Nuovi particolari sulla vita del De Rosa

Nuovi particolari sulla vita del De Rosa Nuovi particolari sulla vita del De Rosa a o Sul Fernando De Rosa, il tristo attentatore, abbiamo assumo nuove informazioni, che ne illuminano la strana figura. 11 paure del Le Rosa era meridionale. Emigrato giovanissimo in America, aveva cola realizzala un'ingente foitu- i a, ed era po; tornalo in Italia, a passarvi in tranquillità ed in agiatezza ì suoi ultimi unni Venticinque anni la egli" capitò a Torino, dove trascorse qualche tempo Poi, parendogli che il clima non gli confacesse, si stabili a Bologna. Quivi pero riOii rimase che un paio di anni, dopo i quali tornò nuovamente ad abitare nella nostra città, alla quale si era affezionato durante il primo soggiorno. Da Torino più non si mosse, ed a Torino mori, una quindicina di anni addietro. Era un nono di multa prestanza tisica, sebbene già inoltrato negli anni. Vestiva elegantemente, era socievolissimo, ed i conoscenti ricordano come, dedicasse somm? notevoli alla canta privata. Era assai a corto di istruzione, poiché aveva sortito natali umilissimi, ma la fortuna realizzata dimostra che aveva avuto in sommo grado il senso pratico degli affari unito a laboriosa attività. Edi avevi già toccato I 60 anni quando da uni donna con la quale aveva stretto intima relazione ebbe un i'g'to, 1! Fernando. Il bimbo nacque a Milano, ma. come già abbiamo detto, in ancor tenerissima età venne portato a Torino, dove fu affidato alle cure della signora Zanetti, colei che doveva diventare la seconda madre. Lo allevamento del piccino avveniva a spese del padre, il quale tuttavia non abitava in via Cibrarìo, 10, dove abitava la Zanetti col bimbo. La fanciullezza Questi non venne riconosciuto dal padre che qualche anno dopo la nascita. Fu solamente allora che il De Rosa diede il suo nome al figlio illegittimo. Circa I suoi legami famigliari J'ex-emigrato non ha mal, che si sappia, fatto larole con chicchessia. Ma alcune fra le persone che lo avvicinavano riportarono l'impressione, da parecchi, vaghi segni, che egli in America avesse contratto matrimonio, avendone fors'anche della prole. Fu probabilmente soltanto dopo che ebbe sistemati i rapporti finanziari con i congiunti — rimasti, non si sa per quali motivi laggiù.in America — che eeli si decis: a riconoscere il figlio, senza d'altra parte essere In grado di regolarizzare la sua posizione con la madre de) figlio stesso. Venuto a morte, egli lasciò un tuiore al figlio, nonché un consiglio di famiglia; e per l'allevamento e l'educazione di lut lasciò pure una somma, abbondantemente sufficiente allo scopo. Fu perciò con i danari del padre e non con quelli della madre, come si è in un primo tempo ritenuto, che il D? Rosa rote crescere nell'agiatezza e intraprendere e continuare i suoi studi Quando, come già Tu detto, fu riprovato agli esami ni secondo corso liceale, il giovane potè compiere privatamente i suoi studi, disponendo di che pagare gli insegnanti. Comp I lettori ricordano, sì e- detto che il tutore designato, dal padre per II figlio fosse l'ex-deputato dott. Giulio Casalini. Si tratta di una inesat tezza. Quando il De Rosa padre, in età già matura, si stabilì a Torino — il che risale a circa 25 anni fa — il Casalin-l venne chiamato a curarlo. Fu in quell'occasione che, sebbene sulla sessantina, l'ex-einigrato lo avverti che stava per avere un tiglio e che il parto sarebbe avvenuto a Milano, per ragioni che non disse ma che erano facilmente comprensibili II De Rosa collocò poi il neonato, al quale aveva dato il nome di Fernando e un copno-me provvisorio, presso una famiglia di Troiai-elio, perchè lo allevasse, e incaricò il dottor Casalini di seguirne l'allevamento; il che questi fece. Più tardi il vecchio De Rosa si trasferì col bambino a Bologna, ma, come dicemmo, tornò nella nostra città. Morì poco dopo, ma il Casalini non lo assistette perchè, eletto deputalo, era sovente fuori di città. Il dottor Casalini non fu indicato rial padre quale tutore del bambino, giacché ad esercitare la tutela il De Rosa chiamò un suo amico, un commerciante della nostra città, che la esercitò fino alla maggiore età del pupillo, il Casalini fu invece chiamato, quale antico medico de! bambino, a far parte del consiglio di famiglia. Egli accette'., e così ebbe occasione di seguire l'agitata esistenza del giovane Quanti hanno avvicinato il De Rosa, spècie nella sua fanciullezza, sono concordi nel dire essere egli dotato di intelligenza viva, superiore alla normale. Ciò concorda con le dichiarazioni del professore da noi interrogato ieri l'altro, il quale affermava che. quando il De Rosa attraversava uno di quei periodi in cui si metteva con impegno allo studio, riportava brillanti risultati e si distingueva tra i compagni. Che il futuro delinquente politico fosse dotato di intelligenza e fosse an zi. per questo lato, un precoce, ne abbiamo avuto una prova sicura. Ieri ci è capitato sott'occhio un documento che 6 al riguardo significativo, e che acquista un particolarissimo interesse nuche sotto un altro punto di vista. Pi tratto di un componimento scritto dal De Rosa quando faceva la quarta o la quinta ginnasiale, vale a dire uunndo aveva dieci o undici anni. Il componimento è stato svolto intorno ad un tema fissato alla scolaresca, che era: » Una cartolina illustrata». Esso venne pubblicato In una raccolta di terni svolti da allievi delle scuole secondarie, e lo riproduciamo integralmente : Una cartolina Illustrata S'era iniziata, da pochi giorni, la posta aerea Torino-Roma. Un volo ravido nell'azzurro, si/ le pianure fertili d'Italia, a traverso l'Appennino, variolato di case e di vlaneti... Dal Po rcaale al Mando Tevere, dalla culla della libertà italiana. alncslssicslapmDsbsclI l alla culla ventisette volte secolare della civiltà mondiale. Al He soldato volò In quella mattina odorosa di aprile il mio pensiero, che ai confini d'Italia combatteva e soffriva, ver una Patria più. grande; a lui avrei voluto lanciare a traverso lo spazio il mio salutu fervido, entusiasta. Non lo potevo. « Scn'ui al Principino Umberto — ini disse mamma. — Egli pure è fanciullo e aradirà il tuo pensiero. E' cosi buono! E' tanto cara e gentile la nostra Regina! ». Entrai a una cartoleria. Il vicina. Guardai un istante e scelsi... Il tricolore!... E scrissi, con mano tremante, col piccolo cuore in sussulto, su le ciglia una lacrima di tenerezza infinita : « A VOI, futuro erede della corona Sabauda, il saluto riverente di un bimbo che vi ama tanto. — Fernandino De Rosa ». E aoaiunsi l'Indirizzo. Impressi un bacio ardente, e spedii. Tre uiorni dono, ancora per posta aerea, un bioliettino candido, con latino d'oro e corona reale, mi diceva: a Umberto ai Savoia ringrazia affettuosamente. SU buono e gentile sempre! ». Ouel prezioso cimelio, con l'autografo del Principino nostro fa ora bella mostra di se nel salotto di ricevimento, accanto al ritratto del babbo mio. che non è più. Sara il ricordo più caro della mia fanciullezza. Non si può leggere senza commozione questo scr,iitto del piccolo, innocente De Rosa, in cui egli immagina di scrivere al Principe e di ricevere, come dono supremo, una risposta. Esso misura l'abisso fra il ragazzo di un tomuo e il giovane di oggi. Il termine di confronto — come per un terribile gioco del destino — è uno: il Principe Umberto. Là devoto ingenuo amore ; qui odio cieco e brutale. La perversione, la degradazione, vi è misurata in tutta la sua orribile realtà. E vien fatto di credere a coloro i quali, pensando al De Rosa fanciullo, mai si sarebbero immaginati un De Rosa macchiato della più obbrobriosa e infame colpa. sd