Col Duca di Spoleto al suo campo di base

Col Duca di Spoleto al suo campo di base La carovana de «La Stampa » al Caracorùm Col Duca di Spoleto al suo campo di base (Dal nostro Inviato > A SCO LE (valle del Braldoh) - Cam-, citpo di base della Spedizione | coGeografica Italiana al Caraco- talrum - agosto. guSvila tenda del Principe è issatoli d,mguidone di Milano, col biscione viscon- teo e la croce rossa in campo bianco La tenda è rizzata in mezzo all'oasi, In uno spiazzo ineguale e un po' inclinato, cui ombreggiano intorno pioppi d'Italia, svettanti e tremuli al vento. E' una delle comuni tende del tipo militare anglo-indiano, non peranco dissimile dalla modesta mia, col doppio tetto e fodera interna, e divisa in due scompartì, l'anteriore per camera, quello posteriore, assai più ristretto, per gabinetto da bagno e deposito di bagagli. All'interno, il leltìcclolo da campo, col sacco-pelo, e un tavolino e un par di sedie; e sul tavolo e sulle sedie e sul letto e per terra, sul tappeto di ruvida tela casclmira, sparse carte e libri, strumenti e materiale scientifico. Vi principesco, non altro che la cortesia, affabile e sorridente, dell'Ospite Augusto. Il quale sgombra dalle carte una sedia, per offrirmela; e lui slede sul letto. Ritratto Non conoscevo prima d'ora, di perso na. Sua Altezza Beale il Principe Aimone di Savoja-Aosta Duca di Spoleto. Ha la statura altissima, la magra figura quanto mai slanciata, e l'imponente aristocratico portamento del maggior Fratello, il Duca delle Puglie, e come questi somiglia per ciò alla Madre, ritiene degli Orléans. Ma nel li-' neamenti del volto sono tratti del Padre, s'impongono caratteristiche del Savoja: dalla fronte vasta e convessa, alla molto sviluppata mandibola, ed entrambe di ossuta struttura si poderose, che, espressive, quella degli animosi concepimenti e della tenacia dei propositi, e questa d'un'inflessibile (orza di volontà, la volontà che serra i denti contro anche al destini, si direbbero rifoggiate in ben più dura e resistente materia che non la carnale, di generazione in generazione, nella successione millenaria, ritemprate quasi nel metallo istesso dell'armi, per l'incessante lotta eroica di chi sa ambire e volere e acquistare regno. Ora poi, in questo periodo di vita esclusivamente di campo, di francescano costume e di operosità senza cessa, nelle altitudini eccelse, tra rocce e ghiacci e nevi, alla bruciante radiosità solare, all'asprezza dei venti, la pelle del Principe s'è colorita di una tinta bronzina fosca, su cui la lanugine glovenile mette riflessi d'oro; e questo color selvatico fa risaltare vieppiù, nel viso, sotto la scarna pelle, i riscolpiti rilievi dell'ossa. E poiché s'è lasciato crescere baffi e barba, c'ha un po' radi e arricciati, e quelli risolleva e questa spartisce in due punte; m'appare suggestiva, se pur 17,071 accentuata che in particolari sinj*0": una somiglianza col Blsavo, il e o i o e l e e o è e ò u a i n , è , o Gran ite, quale lo ricordiamo da qualche ritratto di quand'era Principe, ver so torse il Quaranta. Accenno a questo ricordo; e il Duca mi risponde con un vago riso, mentre si stira lusingalo le punte della barbetta. Veste il kaki co loniale; la camicia di flanella, aperta sxil petto, e le maniche rimboccate — sicché gli osservo il braccio destro tatuato, similmente al Fratello, all'uso vecchio marinaresco; lui, con una farfalla, azzurra e rossa, presso al gomito, e serpeggiante al bicipite un drago, rosso anch'esso e azzurro, di perita fattura, probabilmente giapponese; — caiondili corti sul ginocchio — gli shorts cioè appunto, semplicemente, « i corti » degli Inglesi, — e alla cintura appeso un di que' coltelli scandinavi, a foggia di pugnaletlo, e il manico a barilotto, calzettoni di lana; e ora, ch'è in sosta al campo, per scarpe da riposo porta le calze allacciate di cuoio e I sandali indigeni — i ciaplis dei Cascimirl-, — dal che, insieme che da qualche altro indumento e oggetto, che noto nella tenda, argomento che anch'egll ntftre il gusto delle cose esotiche e degli adattamenti al paese di viaggio: come il Duca delle Puglie, che rivedo nel Deserto Libico, con al piedi le larghe suole dei Tuàreghl, ritagliate in sagoma di violino, — oh come si chiamano?, mia memoria!, che mi manchi, — e la smania ravvolta al capo e sulla faccia, Scrupoli Poche volte, nella mia oramai, ahimé!, lunga vita giornalistica, ho titubato com'oggi, per l'impressione di quanto di men che discreto possa alla fiala connettersi coti'esercizio pr.ofes stonale. Che, a malgrado dell'accoglici za, quale più lusinghiera e seducente non saprei desiderare, e a malgrado del chiaro sorriso e della parola graziosa di Sua Altezza Reale; e anzi tanto più per queste circostanze, attestanti, ne' miei personali riguardi, larga indulgenza c conlor.tativa benevolenza, sento che il mio arrivo al campo della Spedizione Geografica Italiana al Caracorùm, promossa e finanziata dalla nere,tatinglegmipil'oricmcotezpainil gitadeladadeobdipadochqunechlegitedasuzipemloavstanCda spvadlafasttalopce sflescpstppche trvtrqmsvesrncrmvqqgmdmssrdsgmcclzeailcmsmqfsruismf citta di Milano, sotto gli auspici e cocch contributo della Società Geografica I- \ sa taliana> mio arriv0 e presenza aua> in guatila di giornalista, sono ragione d,m imbarazzo, 0 inquietudi- m— o a e l a a i a e o a , a a ne: comecché potrebbero forse suscitare, secondo qualcuno qua ha prospettato, certo malumore milanese, vuol ingelosendosi l'irritabile genus dei colleghi, vuoi spiacendosi taluno nel Comitato finanziatore. Ma polche quanto più alto è il personaggio con cui si ha l'onore di conferire, tanto più categòrico, a mio parere, c'incombe l'obbligo morale e disciplinare della franchezza,cosi mi fo lecito precisare a Sua Altezza Reale elementi di latto, a dissipare ogni equivoco; e gli manifesto integro il mio pensiero, dichiarandogli il punto di vista da cui io, sia come giornalista, sia, e assai più, come cittadino, considero il caso — che nulla, del resto, assolutamente, ha d'irrego lare. Sta benissimo — come già il comandante Cugia , comandante in seconda della spedizione, preventivamente mi obiettava, — che il Comitato della città di Milano abbia escluso giornalisti dal partecipare alla spedizione, riservandosi di compilare esso, in base a qualche corrispondenza informativa, di questo o quei membro della spedizione stessa, un suo servizio cronistico, che, a scopo anche di ricupera parziale del capitale esposto, cederebbe a giornali. Ma il mio caso, singolarmente individuale, esula sostanzialmente da tale disposizione: dato che in nessuna guisa non partecipo della spedi zione, io, che effettuo una spedizione per conto mio, con mezzi fornitimi dal mio giornale, e a mio rischio e pericolo. Ecco. Un-antico camminatore, dopo avere battuto, oltre a più svariale altre strade, continentali e marittime, per anni e anni, le carovaniere libiche, da Cirene a Murzùk e a Ubati, nel profon do del Sahara Italiano, e da Giarabùb a Ghadames; ha avuto vaghezza di sperimentare le anche più remole caro vaniete dell'Asia centro-meridionale dal Cascimir al lìaltistàn, dall'Himàla]a al Caracorùm. E solo — e povero, a passo a passo, discretamente affaticalo ma inesauribilmente entusiasta, è pervenuto dove suoi compatrioti, tanto più illustri — è superfluo rilevarlo—e più validi di- lui, stanno compiendo, sotto l'ambita guida d'un Principe Reale, opera ili alta, intellettuale e vigorosa italianità, contribuendo, con sforzo e ardire e sofferenze e personale sagriflclo ammirabili, al progresso scientifico, all'ampliamento e all'approfondimento della conoscenza di questa «... aiuola che ci fa tanto feroci... », per una delle sue più ardue e inospiti plaghe. Posso io, qua giunto, con qualche non ignobile sforzo anch'io, torse, e qualche sagrificio, posso ignorare o trascurare questo, questo animoso lavoro e luminoso vanto di miei compatrioti? E se, per un pavido ritegno, o quale altro anche men corretto sentimento, io fingessi ignorarlo, ostentassi trascurarlo, invece che, come si deve, e per quanto so e posso, illustrarlo e celebrarlo; non sarei, oltreché il più sballato de' giornalisti — il che conterebbe ancor poco, — ma — e questo no, mal — un disamorato Italiano, un cattivo fascista? lelecoindiinteunEamdtachfuopreddleupce pdtitrtoBpgdvtBmPmctsupsscvpfgpetbcgmcdprlapptnrRicordi Il sorriso del Principe è sempre chia ro; le sue parole di risposta sono, co me stio stile, sempre, esatte: quali ovviano ogni malinteso, e {aglian nette le questioni, quasi egli le trattasse con quella corta lama c'ha alla cintura. Egll mi piospclta i vincoli posti dal Comitato di Milano ai membri della spedizione, collettivamente e individuaimene, e ch'egli, cupo della spedizione, si fa scrupolo di più rigorosamente rispettare. Mi dice anche altro, che sarebbe fuor di luogo ripetere. E conclude — e queste, all' incirca, son state sue parole — Un'intervista da me, no: per le ragioni esposte, che mi vincolano. Informazioni, sull'opera svolta e su quella che la spedizione sta ora svolgendo, che io autorizzi le siano fomite dall'uno o dall'altro membro della spedizione, nemmeno; e ancora per le suesposte ragioni. Ma ella è il benvenuto al mio campo, e ospite mio, qua, per i giorni che Intende sostare. Ciò ch'ella vede, della spedizione all'opera; ciò ch'ella sappia, perchè un mio scicari mettiamo, l'abbia raccontato al suo scicari; quelle informazioni che, in un modo o nell'altro, lei uiccogtiesse, questo è affar suo. Ha occhi d'un color neutro, pene franti, il giovine Principe, e imperio si; ma dolci, anche; e a momenti come riflettessero più assorto pensiero, o una pacata malinconia; e a momenti sacLntSinvece, danno lampo, e v'incutono di sùbito una soagezione irresistibile: come quelli, bellissimi, della Madre. MI folgorò negli occhi una di queste oc- hiate: si ch'io non potei non a b ha s-1 care i miei; mentre con le dita andavo *macchinalmenle accartocciando , tembo della mia sahariana. Dalla 9ua-lae trassi miglior coraggio: che mi ri¬ ordava i giorni d'Affrica, e le marce nterminabili attraverso la Sirtica, e le diane e i bivacchi e i combattimenti, nsieme col Duca delle Puglie, il Fraello, cui il Duca di Spoleto tributa un affetto e un'ammirazione sconfinati. Egli nota infatti la sahariana, questa ampia e succinta blusa, con sue sacche dove cape mezzo il bagaglio, introdota in Libia appunto dal suo Fratello, che la chiama celiando « la camicia fuor dalle brache », e di cui egli vesti opportunamente gli ufficiali de' suol reparti mehar.istl, i famosi «. Sahariani del Ducat. Si parla perciò d'Affrica, del Duca delle Puglie... Offerta I teli della tenda, davanti, sono sollevati; e pel triangolare vano si scorge una porzione di paesaggio: i fusti del pioppi, in fila, dappresso; poi qualche casupola e abituro indigeno, di pietra e ramaglia e impastato fango; e campi indi e prati, che digradano al fondo della valle; dove, incassata tra precipiti pareti, fluisce impetuosa e fragorosa, tra scoscese rocce e irti macigni, la torbida, grigio-marrone corrente del Braldoh. E l'altro versante, di là: che prima spazia in una terrazza verdeggiante, con le piccole oasi di Curfà e di Mongiòng; poi sale ripido, verso invisibili creste e culmini. Davanti alla tenda aperta s'affaccia un indigeno, un Baiti; che, poiché, evidentemente, la mia faccia gli riesce nuova, mentre il Principe gli è famigliare, saluta prima me, molto riguardosamente, e il Principe poi, e quasi, appunto familiarmente. E reca in mano il suo calottino di spessa lana, tondo e appuntito, come uno schiacciato cappello di Pierrot pieno colmo di piccole mele verdi. Ha sentito del gran desiderio di frutta fresca, di tutti, al campo; e s'è fatta una corsa di qualche miglio, giù per la valle, a qualche più bassa oasi; e si ripresenta con quel suo dono. E nell'of frirne, ancora, prima a me, l'accompa gna con qualche parola italiana, piuttosto di misto vernacolo romanesco e partenopeo, e nicnt'affatto parlamentare, sì di crassa espressiuttà, delta Su burra, proprio: ch'egli mi ripete con compunta ossequiosità, convinto, come gli hanno dato a intendere, di sottomettermi, nella nostra lingua, { più complimentosi omaggi, li Principe ride un poco del mio restare interdetto — Sono gli scherzi, questi, di Cugia Che il Comandante, cosi rigido e impeccabile in servizio, fuor di servizio ritorna lo sbarazzino di quand'era sot lolenentc di vascello. — Veramente — osserva il Principe al Baiti, prendendo una mela dal cap pelluccio dove questi l'ha recate, — potevi trovare qualcos'altro, per portarle. Che il copricapo d'un Batti, nonché unto e bisunto come si può pensare non manca mai d'ospitare qualche fio rente colonia di parassiti... sclocchez lctsVctdncmgcsoadtcnRpcloglzdtsdpise! Lisciatolo tra le mani, il Principe!■addenta gustosamente il frutto, che crocchia, asprino. MARIO BASSI.

Persone citate: Beale, Cugia, Fratello, Pierrot, Principe Aimone, Principe Reale, Savoja