I confratelli dello Spirito Santo

I confratelli dello Spirito Santo I confratelli dello Spirito Santo I RNei pressi di via Garibaldi, accanto qal «Corpus Uomini! », sorgeva, antl- U chissima una volta la chiesa di San iaSilvestro. Vi è chi afferma die le sue 1»mura risalissero all'epoca imperiale [cdi Roma e che originarlaineiite fosse idun tempio dedicato alla dea Diana, cNulla però lo prova, e soliamo risulta mche San Silvestro fu tra le più annidici parrocchie di Torino sotto il patrona- io dell'autorevole famiglia comunale Vdel Sili. Ancora parrocchiale, con due- ccentocuiqnama fedeli, era verso il 1575, pquando tre cittadini di buona volontà g— mastro Gaspare De Rossi, dottore ain leggi; Bernardino Vidotto, musicista pe "a^co -Vw"L° sp.a"a' h"?.-'" Icante di panni in Doragrossa — deci- dsero d fondare una nuova compagnia ?religiosa sono la invocazione dello Spi rito Santo. Il Senato concesse la licenza di congregazione, l'arcivescovo di Torino, monsignor Girolamo della Rovere, assegnò alla nuova compagnia, come luògo di riunione la vecchia chiesa di San Silvestro, e designò quale primo priore il notaio Gabriele Dcmaglstris, segretario della Santa Inquisizione. Si vestirono, i nuovi confratelli, di una tonaca bianca con due medaglioni, l'uno sul petto, l'altro dietro le spalle, raffiguranti una colomba circondata di raggi, e mutarono poi la primitiva candida divisa solo nel 1610, quando Papa Paolo V. per più eccitarli alla umiltà, volle che vestissero alla moda dei Cappuccini, il sacco di lela cruda, stretto alla vita con una rozza corda. La confraternita dello Spirito Santo si diffuse presto largamenie nella cittadinanza torinese, ed assunse una notevole importanza, che sovrastava spesso anche a quella delle più anziane compagnie di S.ta Croce e di S. Martiniano. Comparivano sovente in pubblico, celebravano solenni uffizi e pe-. savano non poco anche sulla vita comunale cittadina: talora anzi l'umiltà del saio cappuccinesco pareva contrastare notevolmente colle ambizioni che sotto si celavano. Il 2 ghigno 1675 la confraternita di Santo Spirito celebrò il suo primo centenario, e per l'occasione usci coi tipi di Zappata un ampolloso « Ragguaglio della solennissima festa ». Non manca nel prezioso opuscolo neppure lo sfogo poetico di un vate che volle esaltarp la divisa cinerina dei confratelli: Se a voi come a suol fieli Dalli sovrani girl oggi discese Il paracielo amor fra Maglie acceso, Fu per voler unir con sacro gioco AUe ceneri vostre il suo hel fuoco. I versi non sono peregrini e non meritano davvero l'immortalità, ma il poeta è rimasto ignoto, forse perchè la lirica gli fu ordinata su misura e mediante pagamento. I confratelli avevano il compito non facile di ammaestrare i catecumeni, e per tale loro merito avevano ottennio nn dal KiO dal duca Carlo Emanuel* I l'esenzione di un bandito di forca o di galera. Tale privilegio però diede luogo a molti inconvenienli e venne più tardi limitato e quasi abolito. L'opera dei catecumeni hnece fioriva, e il padre Francesco Bianchi, inquisitore di Torino, volle affilare alla confraternita dello Spirito Santo l'incarico di aprire a tale scopo un ospizio permanerne. Venne cosi comprata una casa attigua a San Silvestro, attrezzata con una certa larghezza, e par merito sovratutto di molti generosi oblatori, fra cui messer Ludovico Bcgetto. Margherita, Perdomo e Giambattista Luserna, l'opera prosperò educando ed avvicinando alla fede fitte schiere di miscredenti. Fra costoro va ricordato meglio d'ogni altro un tal Bartolomeo Caillot da Ginevra, che nel 1645, colla moglie e i figli, fu accompagnato solennemente al battesimo da tutti i membri della Confraternita. La sua storia in realtà ò assai curiosa, pittoresca, straordinaria, e si prestò certo alle ampollosità di qualche predicatore quando dal pulpito venne divulgato alla folla il miracoloso avvenimento. Bartolomeo Caillot era a servizio presso il ministro calvinista Rigat saaqvcfrIt-rGtgLmmrpptssdibcssVcsqpvtclblslzivtssglldv°dcdccisimpiGinevra. In questa città cadde anima-1 ltato gravemente all'albergo un mercati- lte cattolico di Varallo, che sentendosi morire, chiese d'urgenza la confessione. Accorse al capezzale del moribondo il Bigat, che tutto ascoltò assicurando di prender sopra di se ogni peccato. Una specie di sacrilega assoluzione fu anche data, e il mercante mori lasciando al ministro molte forti somme per convertirle in opere di carità. Ma per il Rigat l'unico prossimo era sè stesso, ed egli si diede ai più sontuosi bagordi. Stava una sera a tavola con gli amici, ubriacandosi e bevendo alla eterna salute del mercante di Varallo, quando alla porta battè con un colpo sordo un cavaliere armato e severo. Il buon Caillot, apri 1 battenti e l'incognito sovraggiunto domandò seccamente del Rigat. — E' battuta l'ora sua e lo attendo. Fategli subito l'ambasciata. — Da parte di chi? — Da parte di chi ha molto atteso l'esecuzione delle ultime volontà di un certo mercante di Varallo! Caillot sali neUa sala da pranzo ed annunziò la strana visita. Rigat dapprima non volle muoversi, ma i compagni lo schermirono dicendo che aveva paura. Allora scese traballando, e con voce avvinazzata chiese al guerriero che cosa volesse. — Voglio sapere se avete ascoltato in confessione un moribondo mercante di Varallo. — Si. — E allora venite con me! Il Iligat cercò di sfuggire, ma due braccia dure corno il ferro lo afferrarono, lo posarono sull'arcione mentre 11 cavallo spronato' a sangue scompariva nella notte. Da allora più nulla si seppe e la diceria si sparse fra il popolo che il demonio eTa sceso in città per accompagnare all'inferno il Bigat. Ad ogni modo Bartolomeo Caillot rimase tanto impressionato dal fatto che abbandonò subito Ginevra e la religione protestante, trasferendosi colla famiglia a Torino, dove a tutti raccontava la sua straordinaria avventura. Altro catecumeno insigne di Santo Spirito fu nel 1728 Gian Giacomo Rousseau, che il 21 aprile di tale anno abiurò solennemente e due giorni dono ricevette nella diiesa della confraternita U battesimo condizionale, aven do — come risulta dai registri dell'ospizio dei Catecumeni — quale ma drlna «madama» Francesca Maria Rocca e quale padrino .monnsù» Giuseppe Andrea Ferrerò. Però nè la madrina ne il padrino ebbero gran fortuna col loro figlioccio, il quale, se non fu ptù protestante dopo il 23 aprile del 1728, non diventò davvero per questo un buon cattolico. La vita della confraternita non fu però mai molto tranquilla neppure quando ebbe, su disegno di Ascanio .Vittozzi, 11 suo nuovo oratorio nel vecchio forno del presidente Spatis fra le vie del Cappel Verde e dei Pelliciai: 1 confratelli dello Spirito Santo non Ovrandavano d'accordo coi loro vicini, troppo vicini, compagni del Corpus Domini, e la contesa per l'uso delle 'due contigue chiese, annessi e connes- «1. sì avvelenò poco evangelicamente A tal punto da esigere, e senza alcun risultato, l'intervento prima del santo cappuccino padre Giovanni da Moncalieri. poi dell'Arcivescovo, e ii»nne incile del Papa. I,a questione si tramino Più tardi perfino davanti allaI Reticente Madama Reale, la quale per o quattro orp )a Jc d, s)are- U senM rei bisticci dellp dito nnrtl Nen ia s ■1 MstJCCi delie dm. parti, isep 1»'re allora però si giunse ad un ac [cordo, e per anni ed anni confratelli ideilo Spirito Santo e compagni del corpus Domini mantennero reciproca mento il viso dell'armi, i Cj. neitanto l'istituzione fiori- ul° T10n mummo i istituzione non V» e ■» confraternita con tutti 1 suoi componenti faceva sovente viaggi e pellegrinaggi. A Roma fu accolta con grande solennità ed al ritorno, nel 3720 acquistò un proselito di singolare ima portanza: il maresciallo Ottone Bernar-" Io. barone di Rhefinder, svedese e sol- d_; „ranrte ,....„ rnttolico ?r0 ".' f™™,e lanla'race cattolico,lussò il saio cinerino, e fu gloriosamente priore della confraternita per almeno tre volte. Nel 17ì3 lasciò infine questa valle di lacrime, e il suo corpo venne tumulato in una cappella della chiesa ad edificazione di lutti i confratelli presenti e futuri. LUEGI COLLIMO.