L'accusa contro Pollasfro-Peotta per I'eccidio di Mede ribadita dinanzi ai giurati dall'amante del De Rosa

L'accusa contro Pollasfro-Peotta per I'eccidio di Mede ribadita dinanzi ai giurati dall'amante del De Rosa L'accusa contro Pollasfro-Peotta per I'eccidio di Mede ribadita dinanzi ai giurati dall'amante del De Rosa II proprietario del « garage » di Mede afferma che la gita di Annaratone a Sartirana è stata fatta precisamente la sera del delitto Milano, SI, notte. Spentasi l'eco dei clamore di venerdì sera, il processo riprende stamane quietamente. L'ing. Vittorio Brasa, direttore della Banca di Alede, la cui deposizioni.- aveva dato luogo l'altro giorno ai tempestosi incidenti che consigliarono la sospensione dell'udienza, è presente. Ma egli non e richiamato alila «pedana. 11 Presidente lo avverte seiniplicemente che dovrà rimanere a disposizione per essere eventualmente interrogato in seguito. L'amante di De Rosa E' chiamata invece a deporre Cesonia Ferrari, la donata che conviveva a Kho con l'anarchico Michele De Hosa. Le dichiarazioni di questa donna apparvero in istnittoria come il corollario e .la riprova delle rivelazioni fatte dal suo amante intorno al delitto di Mede e alle responsabilità di Pollastro e di Feotta. Notevole, decisiva si prospetta 'quindi la portata delle dichiarazioni che la teste si accinge a rendere. Essa è una donna di una trentina d'anni, ■esile, non brutta, vestita modestamente. Rievoca con poche parole gli episodi che si riferiscono all'andata a Rho del Peotta e delta Piolatto, le ragioni per cui il De Rosa subaffittò alla coppia urna camera del suo alloggio, le visite che al Peotta presero a fare Pollastro e Massari, i quali furono presentati dapprima soltanto con il nome di « Giovanni » e • Martin ». La Ferrari dichiara di aver visto qualche volta a Rho il Pollastro ed il Massari, ma aggiunge che ignorava le ragioni per ctil si trovavano insieme. La teste accenna quindi agli avvenimenti successivi, determinati dalle rivelazioni che 11 suo amante ebbe a fare alla polizia milanese dopo le confidenze avute dal Peotta intorno alla sua partecipazione all'eccidio di Mede. Ma su questo argomento la Ferrari, che e già per temperamento poco loquace, •deve essere interrogata lungamente e pazientemente. Ella sostiene che trascorsi tre anni dai fatti non si sen.te in grado di precisare. I ricordi sono in lei vaghi, confusi, incerti. Ma il presidente le contesta che in Istruttoria si espresse invece con precisione assoluta e con dovizia di particolari. ■ Si inizia quindi una fìtta serie di contestazioni. Pres. : — Come apprese la teste le notizie del delitto di Mede? Teste: — Dai giornali. Pres.: — Ouando7 Qualche giorno dopo il delitto? Teste: — Credo qualche giorno dopo, •perchè 1 giornali non li leggevo abitualmente. Pres. : — Quando il brigadiere Rizza fu a Rho, si trovava già sotto l'androne dalla casa il mastello contenente i pantaloni lordi ili sangue? Spieghi co. sa era contenuto nel mastello. Teste: — C'erano tre paia di pantaloni, che la Piolatto aveva messo in bagno qualche giorno prima. Pres.: — Non ricorda quanti giorni prima? Teste: — Un palo di giorni. La valigia di Peotta E la teste aggiunge di aver visto la Piolatto versare dell'acqua bollente in HkiaA mastello. Ma la Piolatto nulla disse con lei, perchè da tempo non erano In buone relazioni. Richiamandosi a quanto la teste precisò in Istruttoria, il presidente la Interroga circa quanto ebbe a notare nelOa giornata del 18 giugno 1926. Teste.: — li 18 giugno vidi partire 11 Pollastro fra' le ore 14 e le 15. Egli era giunto alla mattina portando in capo il cappello: quando £i allontanò aveva 11 berretto e sotto il braccio una borsa da legale. Presidente: — Peotta era in casa? Teste: — Credo. Un'ora e mezza dopo vidi allontanarsi anche il Peotta. Egli recava una valigia. Presidente: — Vide anche il Massari? Teste: — No, quel giorno non lo vidi. Il Peotta possedeva tre valigie di diversa grandezza. Quella che egli recava quando si allontanò il 18 giugno era la mediana: un valigia di fibra color margone. 11 mattino successivo non vidi nessuno degli amici di Peotta, ma sentii tuttavia la voce di Massari e Pollastro. Più tardi vidi rincasare il Peotta. Non recava più Ja valigia. Questo fatto mi impressionò. « Chissà — pensai — è partito con la valigia e arriva senza «. Il presidente desidera sapere perchè la teste faccia risalire esattamente al 18 giugno quanto ha riferito finora. La Ferrari dichiara che la data del 18 giugno fu da lei accertata in seguito attraverso vari riferimenti e circostanze. Pres. : — Il mattino successivo in cui 81 Peotta tornò II De Rosa fu chiamato da questi? Era di domenica? Teste: — No. era un giorno non festivo. E il De Rosa era ancora a letto perchè non si sentiva bene. Da qualche giorno era febbricitante. Erano circa 3e neve e mezza quando Peotta chiamò dalla cucina. Io avvertii il De Rosa, il quale si alzò per sapere cosa volesse il Peotta, Al colloquio non ho presenziato, nè dal De Rosa seppi alcunché. A mezzogiorno 11 De Rosa fu chiamati» un'altra volta. Quando usci dalla casa del Peotta appariva turbato. Non volle più pranzare e si buttò sul letto. Pres.: — Il Peotta ebbe a dire qualche cosa a lei? Teste : — No. Pres.: — Ha notato che il Peotta, Invece della valigia, portasse una borsa da legale, vista prima al Pollastro? — Non vidi ; notai solo che non aveva la valigia. Pres. : — Il De Rosa si recò subito a Milano? — No, vi andò il giorno dopo. Pres.: — Non le disse che avrebbe parlato con qualche personalità e non soggiunse : « Non ti allarmare se venissero carabinieri o agenti • ? Ed al ritorno da Milano che cosa le riferì ? — Disse semplicemente che l'avevano arrestato. Peotta ed i poeti greci Pres. : — Lei ha avuto occasione di vedere i pantaloni che erano nel mar stello; saprebbe indicare di che colore era la stoffa? — Un paio — risponde la donna — erano di color bigio, con fllettini scuri, e questo era del Massari ; un paio, color marrone, e questo apparteneva al Peotta; il terzo paio, invece, era più oscuro, ma non so a chi appartenesse Pres.: — Il De Rosa non spiegò le ragioni del suo arresto e non parlò delle rivelazioni fatte alla Polizia? — Mi disse semplicemente, al suo ritorno da Milano: « Mi hanno arrestato, ma ne ignoro il motivo ». Le rivelazioni intorno al delitto di Mede, ' le lessi nei giornali che le avevano riportate largamente. Pres.: — E dopo la lettura del giornali, non richiese spiegazioni al De Rosa? — Do Rosa era un temperamento cosi eccitabile che non gli rivolgevo delle domande su fatti di cui non mi parlasse spontaneamente; ma, ripeto, che ora, a distanza t'i tempo, non saprei precisare se tutto quello che seppi intorno al fatti lo appresi dai giornali o me ne parlò anche il De Rosa. Pres. : — Sta pene ; ora sono trascor¬ sllLres«icoztldpaeltgslfmcsOlfsazNeesmlbmssdcpddgtrtsllldnimlccRDarq l ? r e — , , a a e ò o , e o o i , i . r¬ si tre aiiai, ma in istruttoria e a quell'epoca lei aveva un memoria fresca; le sue dichiarazioni furono diverse. Lei affermò che U De. Hosa le aveva riferito le confidenze avute dal Peotta e non le aveva neppure nascosto essere slato minaccialo nel caso che « avesse parlato ». E' possibile — dice, la Ferrari — che il De Rosa mi abbia riferito quelle cose, ma io le lessi poi sui giornali; ora non saprei precisare la circostanza in cui le ho apprese. Farinacci: — Ma, in istruttoria, la teste ha detto la verità? Teste: — A me pare di avere detto la verità. Pres.: — Le pare o ne è convinta? — Ne sono convinta. Pres.: — Sinceramente? Si. E si leggono le deposizioni rese dalla Ferrari in istnittoria. Nel suo primo interrogatorio, la teste accennò ampiamente alla Piolatto e al Peotta e parlò anche del Massari e del Pollastro. Dettai la Piolatto donna » scaltra, chiusa, misteriosa, esigente con gli altri, ma riluttante a parlare di sè ». Durante 1 mesi trascorsi a Rho, la Piolatto cerco di evitare i troppo frequenti contatti con ia Ferrari, dimostrando una certa riluttanza ad accoglierla in casa. Il Peotta, che vestiva elegantemente, leggeva molto Omero, Dante, i poeti greci. A queste letture alternava quelle di commedie francesi. L'affare Massari E la Ferrari accenna infine al Massari. « L'affare Massari » 6 sempre di attualità, ad onta che la identillcaziozione del bandito con il suicida di Nuits-sous-Ravières sia orinai pacifica, essendo molti, e tutti convincenti, gli elementi che la confermano, ed inconsistenti, invece, ed arbitrari, gli elementi opposti per contestarla. 11 presidente chiede: — Di che colore erano i capelli del Massari? Teste: — Erano biondi, ma di un biondo a vane gradazioni. Chiarissimi sulle tempia, scuri sul capo e più scuri ancora sulla nuca. Nel comples- 0 davano l'impressione di essere rossicci. Pres.: — Lei ha visto le fotografie del morto di Nuits sous Ravières? — Mi furono mostrate e riconobbi con certezza in esse il Massari. La lettura degli inierrogatorii è ripresa. In essi la Ferrari accenna che, dopo avere ovino notizia dell'eccidio di Mede, si ricordò che, nel pomeriggio del 18 giugno, il Pollastro era uscito con la borsa da legale, mentre un'ora più lardi era uscito il Peotta, recante la Valigia. Il mattino seguente rincasarono, per primi, il Massari e il Pollastro che si chiusero in camera con la Piolatto; poco dopo tornò anche il l'eolia, l'oichè la porta e la finestra della camera occupala dal Peotta erano sempre rimaste chiuse, ella rimase impressionata dal movimento alquanto misterioso che vi si svolgeva e ne parlò con il De Rosa che rispose: «Va là che sei maligna». Senonchè, dopo 11 colloquio con il Peotta, anche il De Rosa parve impressionato. Infine, il De Rosa le raccontò di essersi recato a Milano dall'allora segretario federale comm. Giampaoli per riferire quanto gli era stato confidato dal Peotta. Un ultimo rilievo è esposto in questo interrogatorio. La Ferrari dichiarò di avere notato che i famosi pantaloni erano stati messi a bagno con "saponaria », il che la Piolatto non era solita fare Ella non lavava mal indumenti di lana, limitandosi a spazzolarli e a smacchiarli con dell'ammoniaca. I pantaloni rimasero In acqua più giorni e poiché mandavano un certo fetoro, ella provvide a farli sequestrare, avvisandone la polizia per mezzo del De Rosa. Pres. — Per far sequestrare i pantaloni, il De Rosa si recò in questura? No, — spiega la Ferrari. — Durante la perquisizione, fatta dal brigadiere Rizza, io avevo chiesto se potevo levare i pantaloni dall'acqua. Mi fu detto di lasciarli stare; più tardi, venne il maresciallo Nava e li sequestrò. In un successivo interrogatorio reso il 25 settembre 1927, la Ferrari si dichiarò impressionata dal fatto che la valigia, che fu trovata sul luogo dell'eccidio dei carabinieri, corrispondesse in tutti i particolari a quella con la quale era uscito il Peotta. Si dichiarò pure impressionata dal fatto che uno del quattro avventori dell'osteria Torreberettl portava una borsa da legare. Il riconoscimento della valigia Pres.: — Le è stata rammostrata la valigia sequestrata a Mede? — No; ma credetti di ravvisarla attraverso la descrizione fatta dal giornali. L'aw. Barosio chiede che la valigia sia nuovamente portata e rammostrata alla teste. Le valigie sequestrate sono due; viene portata dapprima quella che gli assassini dei carabinieri abbandomarono sul luogo del delitto; la valigia, come è noto, conteneva l'armamentario dei ferri ladreschi Appena la Ferrari vede la valigia esclama: — A me sembra la valigia che portava in quel giorno il Peotta. Pres.: — Le sembra o ne è certa? Teste: — Dico « mi sembra » in quanto tutte le valigie si rassomigliano. Bisognerebbe che quella avesse avuto dei segni particolari per poterla riconoscere con certezza. Avv. Dal Fiume: — Il Peotta, 11 Pollastro e il Massari come parlavano tra loro in casa? Parlavano in dialetto o in italiano? Teste: — In italiano. Avv Dal Fiume: — Atto a verbale. 1 quattro individui visti a Torreberettt parlavano in italiano? La lettura degli Interrogatori resi dalla teste si chiude con quella del verbale relativo al confronto avvenuto tra la Ferrari e la Piolatto nel carcere di Casule. In quella occasione, la Ferrari espose tutti i particolari riferentisi alla vigilia del delitto e la Piolatto reagì vivacemente contro di lei, invrendo ed apostrofandola. Falsa e bugiarda furono le invettive più tenui. ■\ un certo punto, la Piolatto si slancia contro la Ferrari, colpendola con uno schiaffo. Viene intanto portata nel pretorlo, in seguito a istanza di Farinacci, anche lo. valigia contenente 1 famosi pantaloni insanguinati. Le tre paia di calzoni vengono sciorinate sul pavimento e la Ferrari indica quale di esse apparteneva al Peotta, e quale al Massari, ma le indicazioni della teste vengono contestate dai difensori. Sulla appartenenza di quegli indumenti al Peotta o al Massari, si accende una discussione assai animata, cosi come sull'indicazione data dalla donna intorno alla valigia posseduta dal Peotta. Costui, secondo ha detto la teste, possedeva tre valigie di dimensioni diverse e l'aw. Januzio di P. C. chiede: _ Quando la teste conviveva con la Piolatto, costei non le proibiva di entrare in camera sua? Ora come ha fatto la Ferrari a sapere che il Peotta possedeva tre valigie? Teste: — Le ho viste quando le portava fuori per partire — risponde la teste. Aye contestazioni dei difensori, la FestdiPedei sicusiraricerelotrl'inolaromtome fulitzitadoneerchdazivesiJivrfa18norigii'Astmfenododorecesuresemti•li vSveciillugalchdaniRl'dgtrlie « gafidptinSdvadvmsdtocagc1ns-gradvRfidzzlèLclhd«do"ivZrcttnetnvt—crslsc o a , e . n , i i i a . a a a . a a a a Ferrari tiene testa con energia, insistendo nel dichiarare che i pantaloni di color marrone sono quelli che II Peotta indossava il 1S giugno. Il padrone del garage di Mede Ma la cosa c contestata dai patroni del Peotta, e il P. ti., per eliminare i dissensi, propone che gli indumenti siano misurati, il che viene fatto a cura di un usciere. La stessa Ferrar: si presta a collaborare in questa operazione. Le misurazioni danno questi risultati: rispettivamente 73, 75 e 78 centimetri. 1 pantaloni più corti sarebbero quelli del Peotta e il loro colore corrisponde infatti a quello attribuito dalia teste ai pantaloni dell'imputato, u dibattito intorno a ciò non si acqueta e si discute anche sulla tonalità del marrone; marrone cliiaro, marrone scuro. — L'ho già detto, dichiara seccamente la teste, quando gii avvocati tornano ad assediarla con le stesse domande. Ma si discute ancora sulla valigia e si vorrebbe conlondere quella che fu trovata a Mede, sul luogo del delitto, con quella sequestrata nell'abitazione del Peotta a liho. La teste e stata chiara e precisa in proposito. Quando le fu presentata la valigia contenente i ferri ladreschi, dichiarò che era cruella del Peotta. Di queste dichiarazioni della teste, Farinacci fa dare ano a verbale. E torniamo alle indagini sulla posizione dei cassiere Annaratone, attraverso le deposizioni di Primo Bertassi, uno dei proprietari del « garage • Ji Mede, presso il quale l'imputato avrebbe noleggialo la macchina per la famosa gita a Sartirana ia sera del 18 giugno. La questione che si collega non la deposizione del teste è nota: riflette le scritturazioni eseguite sul registri del garage dopo l'arresto deli'Annaratone e in seguito alle Insistenze del dottor Sttada. — Quando venne il dott. Strada da me. dice il teste, io non ricordavo perfettamente quando tosse avvenuto 11 noleggio della macchina... Pres.: — Quando venne da lei il dottor Strada? Con temporaneamente o dopo l'arresto dell'Annasatone? Teste: — Dopo l'arresto. Pres. : — Quanti giorni dopo 1 arresto ? Teste: _ Non potrei precisare, ma certo pochi giorni dopo. Il teste, dop i avere ricordato che 1 suoi libri contabili comprendevano tre registri (un brogliazzo, sul quale si segnavano le entrate e le uscite, un mastrino, sul quale si notavano le partite a credito, e un libro, cosi detto •li entrata, nel quale venivano notati i viaggi per i quali il pagamento avveniva immediatamente), narra che lo Strada andò da lui, dicendogli che avevano incolpato l'Annaralone dell'uccisione de, carabinieri, mentre invece il cassiere era stato quella sera con lui a Sartirana su un'automobile del garage. — lo, prosegue 11 teste, chiesi subito allo Strada; E chi vi ha portato? « Lo chauffeur Ravazzoni ». rispose lo Strada, e Insieme andammo dal Ravazzoni, Il quale era a casa ammalato, ti Ravazzoni confermò di avere portato l'Annaratone a Sartirana la sera del delitto e ricordò particolari di quella gita, facendo nomi di persone incontrate durante la sosta al passaggio a livello. Consultai allora il brogliazzo e notai che, accanto all'annotazione « Gita a Sartirana • che figurava 11 giorno 1R giugno, non vi era alcuna a'tra indicazione, lo quindi segnai a fianco il nome dell'Annaratone. Il cliente di Voghera Pres.: — Come spiega che il nome dell'Ani.jratone. se questi aveva compiuta la gita, non era stato segnato/ — Non fu segnato certo per dlmen ticanza. ,, 11 Bertassi dice di non sapere se 11 noleggio dell'automobile per la gita a Sartirana fu pagato, ma soggiunge die, ove non fosse stato pagato, a vrebbe dovuto essere segnato, accanto alla annotazione del viaggio, il nome del debitore. Aggiunge che parecch e volte l'Annaratone si serviva delle macchine del garage. Il presidente, a sua volti riconta che i registri tenuti dal teste vennero sequestrati e il Pretore di Mede li esamino, rilevando che, nel mastrino, apparivano segnati al nome dell'Annaratone questi noleggi 24 dicembre 1925 a Frasaiolo, 31 cerinolo 1926 a Sartirana. W marzo 1U26 a Lomello 18 giugno a Sartirana Ma, a queste date, esiste nel registrò una macchia di inchiostro — Quale origine ha questa macchia? - interroga il presidente. it teste spiega che, nel mastrino. la giti compiuta a Sartirana ^'Annaratoneera stata segnata sotto la data del 22 giugno Quando si chiari, attraverso le assicurazioni dello chauffeur Ravazzoni" clic la gita era avvenuta fi gfomo Ì8. il teste appose l'aggiunta del nome dell'Annaratone nel brogliazzo €MI su" consocio effettuò la correzione anche nel mastrino sostituendo letSlrta ricVrcfdl questo rapporto, che è tornato dal commissario Pumo. n Lo si dice che « a distruggere le dichiarazioni del Ravazzoni concorrono le affermazioni del Bertassi. il quale ha ammesso di avere fatto 11 viaggio del 18non per l'Annaratone. ma per un«itì^ta: - E' vero che ha detto questo? Pres?; - Non ricorda di averlo detto o afferma di non averlo detto? -Non no mai parlato di un cliente "prenderne, insistendo: - Capirà che il commissario Pumo non si sarà inventata oueste cosa. Ma « teste insiste nelle sue dichlara-ZÌ Vengono intanto rammostratl al giurati i tre registri con le scritturazioni che diedero luogo a tanti dubbi e a tanti sospetti. Sui criteri tecnico-contabili, con cui i registri venivano tenuti, si accende fra i patroni di Difesa e di P C una discussione, che si protrae per qualche poco; quindi l'aw. Januzio domanda: — Ne' registri si segnavano tutti i viaggi che venivano compiuti? Teste : No. no, spesso ci si dimenticava di segnarli. Un teste che è preciso — Le dichiarazioni odierne del teste,— nota ancora l'aw. Januzio, sono in contrasto con quelle che ebbe a dichiarare inizialmente. Al colonnello Barisone disse che tutti 1 servizi automobilistici da lui compiuti venivano registrati. Per chiarire questo contrasto è richiamato il colonnello Barisone. bdasidocsnpEtMmrtdlpsdis1cS a a a i o i 1 o ? a ta r a ta o e n o e o n a o e e - i a a i , n aiiiiEgli dichiara che, quando si recò ad interrogare il Berra.-si, gli chiese subito se poteva accadere che uno dei due soci effettuasse delle registrazioni all'insaputa dell'altro. Il Bertassi rispo se negativamente, assicurando che tutti i servizi venivano annoiati. Avv. Farinacci: — Il commissario Bucarelli ha detto che il dottore Stra da ebbe a minacciare il Bertassi, per ottenere che a tutti i costi facesse delle correzioni nenie scritturazioni esistenti sui registri. E' vero? Il teste dichiara che assolutamente non gli fu fatta alcuna minaccia. Il penassi è congedato e si presenta Edoardo Faccio]!, abitante a Cascinotto di Pavia, dove dimorava l'imputato Marini. Dichiara di avere visto l'ultima volta il Marini Pll giugno. Pres.: — Come ricorda questa data? — Perchè l'ultimo incontro col Marini, — risponde il teste, — era avvenuto otto giorni prima del delitto. Pres..- — ]>.j ha parlato col padre del Marini? Cosa ebbe a dirle? Teste: — Mi disse. « Per me va male, ma per lei potrebbe andare anche peggio ». Pres.: — Queste erano minacce: cosa intendeva dire con questo il padre del Marini? — Non so, ma egli pretendeva che io dicessi di aver visto suo Aglio la sera del 18 giugno. — Il padre del Marini — Interviene 1 w, Dal Fiume — avrebbe affermato che tutti avevano visto il suo figliuolo. Secondo lui, anche il testp avrebbe dovuto vederlo. L'eccidio di Ventimlglia Ed è inteso il cav. Angelo Rideila che possiede una proprietà rurale a Cascinotto di Pavia. I.o stabile del teste è attiguo alla casa abitata dalia famiglia del Marini. Dichiara di non aver visto il 18 giugno l'imputato Marini a Cascinotto, perché, in quel periodo di tempo, s: trovava in Toscana, donde giunse il 20 giugno. Pres.: — Si è inforniate dai suol figli e dai suoi dipeniienii se il Marini si trovava a Pavia li 18 giugno? — Alcuni dicevano ili averlo visto, altri lo negavano. Pres.: — Lei, oggi, fa un'aggiunta alle sue dichiarazioni di istruttoria. In istruttoria si espresse molto chiaramente. Disse: »1 miei figli e I miei dipendenti dichiararono che il Marini non si trovava a Pavia ». Avv. Dal Fiume: — E' un'aggiunta di oggi o non piuttosto una lacuna di ieri ? Il teste dichiara di avere appreso che il Marini, alla vista dei carabinieri che si dirigevano verso la sua abitazione allo scopo ih arrestarlo, fuggi precipitosamente come >i trovava, cioè scalzo e in maniche di camicia. Parlando col padre del Marini, gli osservò che se il figlio era innocente avrebbe dovuto costituirsi. Ma il Marini obbìettò che il figlio non intendeva costituirsi perchè temeva di essere picchiato dai carabinieri. Pres.: — Sa che il fratello dei Mari! è un pregiudicato e che lo stesso padre dell'Imputato è un poco di buono? Il teste si stringe nelle spalle; — Non so se il padre del Marini ha commesso dei furti. Pres.: — Ma cosa può ddre del padre del Marini? Gode buona fama a Pavia ? Il teste preferisce non rispondere. d10scsuutefqfipsfmpsoCgPlaritrrsitondqmreacognusochtevaQmtrcntesdcdrluingsVnuCdeqqtrataVpb1claspqpfscurccesEgli esclude anche che il Marini ab-i hin rivoli dilla mirtawn al «no affli- (ma molto delie minacce ai suo amt- £tavolo Faccioli ove non testimoniasse favorevolmente all'alibi presentato dall'airrestato. Ed è introdotto Giovanni Scambia, maresciallo di Pubblica Sicurezza a Ventiniiglia. 11 teste trasse in arresto, alla stazione di Ventimlglia, il Vitali e il Ferrari che erano stati fermati dal Commissario di polizia'francese e dal capo-stazione Bianchi, Racconta che, appena rinchiusi in camera di sicurezza, 1 due ruppero il catenaccio e cercarono di allentare le viti che assicuravano la serratura, servendosi d'una moneta di rame. Pres.: — Ma il tentativo fu fatto da entrambi gli arrestati? Teste: — Tanto il Fenrari che il Vitali si trovavano nella stessa cella. E' evidente che il tentativo fu compiuto ila entrambi. In seguito a quel tentativo, disposi perchè I due fossero trasportati nella camera di sicurezza presso il posto di guardia dei carabinieri. 11 teste ricorda ancora che uno dei due arrestati ebbe ad esclamare: «Stavolta non si esce più». Un catenaccio poco consistente Pres.: — Queste parole le ha Intese lei stesso? — No, mi vennero riferite dal co mandante delle carceri, Zucca. Pres.: — Quando gliele riferì? — 11 giorno dopo. Pres.: — Sa precisare chi sia stato del due arrestati a pronunziare questa frase? 11 teste non sa precisare e l'avvocato Barosio, patrono del Vitali, chiede al t^ste come mai i due detenuti abbiano potuto spezzare 11 catenaccio della porta delle guardine. Il maresciallo Scambia risponde che 11 catenaccio fu spezzato con la forza; ma pei spiega che non si trattava di un catenaccio bensì di un chiavistello L'imputato Vitali fornisce a sua voi ta delie spiegazioni: — lo non cercai di scassinare la serratura — egli dice — Questa era già sgangherata quando fui messo in cella. Sembrava preparata apposta. Viene data ora lettura della deposizione resa dal teste, 11 14 agosto di quell'anno, intorno all'arresto del Vitali e del Ferrari. Il teste dice, in questo verbale, che costoro eTano respon sabili dell'eccidio dei carabinieri di Mede; e l'aw. Degasso chiede: — Come fa a dite che erano respon sabtli dell'eccidio? Teste: — Allorché arrestai 1 due a Ventimiglia ebbi l'impressione che fos sero gli autori del delitto di Mede. I.i interrogai, ma essi risposero che non sapevano nulla di questo delitto. In seguito, ricevemmo un telegramma dalla Questura di Milano In cui si dicava che 1 due arrestati erano ritenuti autori dell'eccidio. Pres.: — Lei ò stato, dunque, informato da Milano ebe Ferrari e Vitali erano accusati del delitto? — si, fu 11 telegramma spedito dalla Questura di Milano, e col quale si chiedeva la traduzione cola del due arrestati, che ci diede questa convinzione. — Da Milano — osserva l'aw. Farinacci — prima della « confessione » Vitali si telegrafava a Ventimfglla che i due erano gli autori dell'eccidio di Mede. — No, si telegrafava — ribatta l'avvocato Lapema di parte civile — che erano sospettati non già che fossero gli autori di quel delitto. Il teste non può riferire altri parti colari intorno al soggiorno dei due arrestati a Ventimiglia, ed i congedato. L'udienza quindi è rinviata a domani. F, ARGENTA. lttdeprnspsmD