Le rivelazioni del De Rosa

Le rivelazioni del De Rosa Le rivelazioni del De Rosa e o o r a e a a a i e ! o . i l o r e E' interrogato il vice-questore Pumo, già Commissario di pubblica sicurezza a Milano e capo della squadra mobile all'epoca del delitto attribuito agli attuali imputati. Il tesie rievoca le circostanze in cui il Vitali e il Ferrari vennero tradotti a Milano; il teste dichiara che il Vitali fu assai preciso nelle sue confidenze. Il comm. Pumo accenna alle rivelazioni fatte dal De Rosa e soggiunge: — Un giorno del luglio 1926 fui chiamato dai Prefetto di Milano S. E. Pericoli che mi mise in rapporto con il De Rosa, il quale mi riferì di avere affittato una camera a Rho a certo Pedrocco Garibaldi e alla sua amante. In seguito il Garibaldi risultò essere il Peotta. Io mandai il brigadiere a cercare 11 Peotta; ma l'agente non trovò che la sua amante, la quale, per un certo tempo, si rifiutò di declinare le sue generalità, attribuendosi un nome immaginario. Il teste ricorda la sostanza delle rivelazioni del De Rosa che sono ben note. Pres.: — Può affermare, sotto vincolo di giuramento, che la confessione del Vitali è stata spontanea? — Posso giurarlo. Pres.: — n Vitali non si limito forse a dire di sì alle domande del Bucarelli? — No: egli espose i fotti circostanziatamente. Del resto, non avrei permesso mai che il Bucarelli forzasse 11 Vitali in qualsiasi modo. II teste ammette tuttavia che il Bucarelli. prima che il Vitali rendesse 11 suo interrogatorio, si era recato nella camera di sicurezza e aveva parlato con l'arrestato. On. Farinacci: — E' vero che 11 Pumo. 1 ii quell'epoca, fece un rapporto contro il Bucarci!!? — Non credo di poter rispondere, dichiara il teste; sono affari d'ufficio.Avv. Sai-di: — Perchè non fu trasmesso subito all'autorità giudiziaria il fascicolo riguardante le rivelazioni del De Rosa? — Si trattava di confidenze e io ero diffidente. Tuttavia dopo 1 fatti di Rho •mi recai personalmente dal Giudice Istruttore di Casale, al quale esposi le cose. I difensori osservano che 11 fascicolo giunse assai In riiarrìo all'autorifa,, tanto è vero che, appena giunto, diede luogo a una laboriosa Istrutto ria: ma il teste ribadisce di avere Informato delle rivelazioni fatte dal Re Rosa l'autorità giudiziaria di Casale e ciò in seguito ad ordine che gli era stato dato dal Questore di allora. Avv. Mazzola: — Il De Rosa offri a lei la propria opera, dicendo che era a sua disposizione anche per altri delitti? — Il De Rosa si offri e noi ce ne slamo serviti. La funzione del De Rosa Pi'ès. : — àia sa ne sono serviti solo per i faiti di Mede, o egli rimase a disposizione loro anche per altri servizi? — In sostanza, — incalza l'aw. Omodei, — il De Uosa era una spia abituale della Questura? — Non lo era, ma aspirava ad esserlo, — osserva l'on. Bernini. — Era la prima volta che lo facevaSi accende un vivace dibattito intorno alle rivelazioni del De Rosa, che non furono comunicate in quell'epoca all'Autorità Giudiziaria, la quale andava affannosamente couducendo indugi ni intorno al delitto. — Siccome, — osserva il Procuratore Generale, — le confidenze del De Rosa furono rese note auche alla stampacome spiega il teste che, data appunto la notorietà dei fatti, non si b reso edotto subito il Procuratore del Re? — 11 rapporto fu fatto. Ma la Difesa Annaratone rileva chle rivelazioni del De Rosa furono fatte all'indomani della confessione deVitali, mentre nel rapporto si tace que sta circostanza, e si dice solo che a Rho furono repertati i pantaloni sporchi di sangue, ma senza alcun accenno a quanto aveva asserito il De RosaA domanda del difensori, il teste dchiara ancora che 11 De Rosa ebbe parlare del delitto di Mede prima con l'Autorità politica, poi con il Prefettoquindi con i funzionari della SquadrMobile. Quindi gli avvocati Brusasca e Omo dei chiedono si dia lettura di alcunlettere dirette dal Prefetto di allora dMilano alla Procura Generale. In que sii documenti è deplorato il contegndei funzionari della Squadra Mobildi Milano, perciò che si riferisce adelitto di Mede e alle rivelazioni deDe Rosa. II teste è congedato e viene intrudoto 11 capitano Giovanni De Benedettcomandante della compagnia dei cara binierl di Pavia all'epoca del delitto 11 teste, quando ebbe notizia del delito di Mede, si preoccupò di accertarse nella sua giurisdizione vi era quache pregiudicato la cui pericolositfosse tale da dare luogo al sospettche fosse uno degli autori del criminPer l'insieme della sua personalità1 sospetti si rivolsero sul Marini. teste ricorda di avere dato incarico un sottufficiale di procedere all'arrestdi costui; senonchè, all'approssimardel carabinieri, il Marini si diede allfuga, scalzo e in maniche di camicia o e l a a n , a e i o e l l ! te là o e. . ! a o i a a. Non fu possibile arrestarlo e si addivenne solo al sequestro della giacca che aveva lascialo a casa. I sospetti addensatisi sul Marini Successivamente, il lesie in persona operò una perquisizione nell'abitazione del Marini, trovando in un tascapane una lampadina elettrica lorda di sangue e, tra molti ferri, un proiettile di rivoltella calibro 7,60. Null'allro avvenne in quei giorni che potesse rafforzare i dubbi addensatisi sul Marini. In seguito, il teste fu avvertito della confessione resa dal Vitali a Milano, e si recò alla Questura milanese dove la cosa gli fu confermata. Le dichiarazioni del Vitali confermavano che il Marini era uno dfg'i assassini. Prosegui allora le Indagini che portarono a rintracciare il Marini a Varese. Pres.: — E' vero che il padre del Marini faceva il doppio gioco: fingeva cioè di aiutare i carabinieri a rintracciare il figlio e aiutava poi costui a fuggire? — Non mi risulta. E' emerso, invece, che la madre del Marini aveva aiutato il figlio con denaro e che gli mandava da mangiare in campagna, dove si era rifugiato. Si fecero delle battute per catturare il fuggiasco, ma invano. Avv. Dal Fiume: — Non è vero che la perquisizione operata da lei nella casa del Marini era stata preceduta da un'altra operaz:one del genere, per la quale non si era redatto il relativo verbale? — Il giorno avanti si era recato alla casa del Marini un brigadiere, il Crespi; ma la sua non fu una vera e propria perquisizione, tanto è vero che, se la perquisizione fosse avvenuta, si sarebbe trovato quanto si rinvenne da me poi il giorno dopo. P. G.: — Ricorda che il 18 giugno sia avvenuto a Pavia un violento tem porale? Questa circostanza fu affermata dal Marini e portala insieme ad altri elementi per provare il suo alibi, ma 11 teste esclude che in quel giorno si sia scatenato un temporale nella zona di Pavia. Esll afferma poi che 1 sospetti sul Marini sorsero immediatamente dopo il delitto e prima che il Vitali rendesse la sua confessione. In questa confessione si trovarono poi elementi che completavano le accuse ontro il Marini. A domanda dell'aw. De Marslco, il capitano De Benedetti dichiara infine che non vennero compiuti accertamenti peritali per stabilire se le macchie riscontrate sulla lampadina erano effettivamenle di sangue. Le dichiarazioni di Bucarelli Ed è la volta del cav. Filippo Bu carelli, l'ex vice-commissario di Mi lano, al quale si sono rivolte, da par te degli imputati, in questa prima fa; se dei processo tante accuse circa i sistemi che avrebbe impiegato por ottenere la confessione del delitto. Molta era l'attesa per questa deposizione e. In previsione di un dibattito movimentato e forse emozionante cui la presenza del teste avrebbe dato luogo, il banco dei patroni e le tribune del pubblico sono anche più gremite del solito. Pres.: — Lei ha preso parte alle indagini per il delitto di Mede; esponga quanto le è risultato e creda che «possa avere interesse per la giustizia— MI sono interessato con 1 colleglli e con i superiori per scoprire glautori del delitto di via Manzoni... — Cominci dalle Indagini per il de litto di Mede — interrompe il Presi dente. — Questo è il punto più im portante di questo processo. II teste aderisce e racconta che, to stochè giunse alla Questura la notizia del delitto, pregò il questore De Sanctis di mandarlo sulla località per le indagini. Il Questore obbiettò che 1misfatto era stato compiuto fuori del la giurisdizione territoriale della Que stura di Milano, ma il teste inistette osservando che in materia di delittnon esistono divisioni territorialquando si hanno da ricercare 1 col pevoli. Egli fece presente anche chal delitto non dovevano essere estranei elementi della malavita del Milanese, molti dei quali erano da lui co nosciu'ti. Potè cosi recarsi a Mede, ove chiese di esaminare la valigia abbandonata dagli assassini, per accertare se, attraverso l'esame dei ferri, gli fosse stato possibile di risalire alla identificazione di coloro che 11 avevano abbandonati. — Mentre stavo vagliando, — prosegue il teste — tutte le possibili Ipotesigiunse la notizia del fermo avvenuta Ventimiglia del Vitali e del Ferrari I due arrestati furono tradotti a MI lano, dove, al loro arrivo, qualcundel miei colleglli li Interrogò sul de liitto di Mede. 11 Vitali sembrò più In cline a rispondere. Pregai allora miei colleghi di consentire a me dinterrogare il Vitali, e con il mare scialle Nava mi recai In camera dsicurezza, esortando l'arrestato a rspondere. « Tu puoi Illuminare la giù stizia», dissi al Vitali, e, parlandogl|gli feci credere che io non pensav| alia sua partecipazione al delitto, mritenevo semplicemente che egli avrebbe potuto dare indicazioni utili per lscoperta degli assassini. Dopo avermguardato tristemente, il Vitali accenna ventimi Incontro e & fa» delle ri velazionl. Egli biascicava parole ilegate, accennava a un furto che doveva essere compiuto In quella notte; infine, alla mia richiesta — « Sei disposto a parlare? » — rispose affermati vani ente. Lo portai cosi in ufficio, alla presenza dei miei colleglli, ai quali Olissi: Guardate, questo giovanotto è al corrente del delitto di Mede e vuole fare delle dichiarazioni. « Tutto a verbale, mettete » — A verbale queste parole del toste — chiede l'on. Farinacci. — Tutto quello che io dico, lo si può mettere a, verbale, — risponde il teste. E il cav. Bucarelli continua, raccontando che il Vitali fece una narrazione completa, esponendo tutti 1 particoari del fatto e dando sulla località ndicazioni tali da permettere al teste, che non aveva mai visto gli uffici dela Banca di Novara, di dirigersi sicuramente verso d'i essi e riconoscerli subiio. Il Vitali si espresse con chiarezza, con precisione, assumendo un atteggiamento più mite e dimostrandosi lieto e sereno dopo la confessione, come se si fosse liberato da un peso. Rievocato l'arresto del cassiere Annaratone, il teste ricorda che la cassaforte della Banca fu aperta con e chiavi che erano in possesso del'Annaratone. Il contegno di costui e rilievi ciré poterono essere fatti sul ibro cassa (in quel giorno l'Annaraone aveva commesso degli errori di scritturazione) lo impressionarono. Del resto, Annaratone non fu sincero. Dopo avere supplicato di coprirgli le mani strette dalle manette ebbe, transitando per la piazza di Mede, quello scatto che è noto. Tradotto a Milano, Annaratone, si ebbero i confronti ra questi e il Vitali; quindi intervenne il giudice istruttore e il teste non si occupò più delle Indagini, Pres.: — Lei ha detto che 11 Vitali •n camera di sicurezza non fece confessioni Accennò solo a parlare in seguito alle sue esortazioni. Durò qualche tempo questa sua esplorazione, preliminare? --Pochissimi minuti. Il Vitali non parlò quasi. Il racconto dettagliato lo fece più tardi, in presenza di tutti i funzionari. Pres.: — Quandi il Vitali confessò, ei aveva già sospetti sull'Annaratone? — L Annaratone lo Individuai in base alle Indicazioni datemi dal Vitali, u quale fornì indicazioni anche sulla località e sui ferri che erano stati trovati, dicendo, ad esemplo, che uno di quegli arnesi era uno tagliasbarre costruito a Piacenza. Pres.: — Dice l'imputato che, per avere la confessione, ella lo avrebbe trattato non con blandizie, ma con minacele e con violenze. — Ho letto, nei giornali, queste cose; devo, dire che sono sempre stato contrario a maltrattare I detenuti. Io facevo il mio dovere con passione e so che I delinquenti, quando sono maltrattati, sono restii a parlare, non parlano più anzi. Io mi sono occupnto delle indagini per 1 maggiori delitti: ho arrestato G^egori, l'assassino di Genova, sono stato in conflitto con Quattro pregiudicati a Porta Ticinese... Come fa trattato 11 VltaU? — Torniamo ai fatti, interrompe il presidente. Come fu trattato, dunque, il Vitali? — Trattato benissimo. Gli ho dato da mangiare, gli ho offerto delle sigarette e gli ho regalato anche del denaro. Pres.: — Il Vitali non avrebbe fatto un vesto sconsolato, piegando la testa sulla spalla di un funzionario? — Lo fece con me, questo gesto, presente il maresciallo Nava. Il Vitali si commosse e soggiunse. « lo sono un ladro, non sono un assassino ». Ma io non ilo usato con lui che uno stratagemma: quello di fargli credere che losst convinto della sua non partecipazione al delitto. Questo t un sistema che la polizia deve usare talvolta. — E' un sistema più che lecito, os serva il Presideaue. On. Farinacci : — Il teste non ha detto al V'itali: « Ti dò anche un avvocato che ti assisterà? i. — Anche questo. In questura è un sistema, questj, impiegato per conquistarsi l'animo aei detenuti. Ricordo che, mentre lo interrogavo venne un avvocato. Io lo indicai al Vitali, dicendo che quell'avvocato si sarebbe oc cupato di lui. Le dichiarazioni de) teste provocano una specie di tumulto e, mentre l'onorevole Farinacci pretende che il Bucarelli faccia il nom' di questo avvocatol'aw. Dagasso esclama: — C'è dunque un avvocato che ha assistito all'interrogatorio del Vitali; è un testimone che non è stato sentito. Ma il teste, non dà il nome del legale e l'on. Farinacci chiede: — Diggià che il teste si occupava dtutti i delitti e poiché egli era una specie di padroncino di Milano — iche va ad onor suo — vuol dirci se ha notata la presenza a Milano di anarchici pericolosi come il Pollastro e 11 Peotta? — Li conoscevo anche personalmente, risponde il teste. — E non li ha mai arrestati?, ribatte l'on. Farinacci? — Non si arresti la gente, se non shanno dei sospetti. Il battibecco si prolunga, ma si stabilisce che, in quell'epoca, non erano noti alla Questura di Milano i precedenti del Pollastro. In Questura non esisteva ancora una pratica relativa ad esso. D'altra parte, 11 Bucarelli dichiara che non conosceva costoro con 1 loro veri nomi. E ciò fa esclamare afll'on. Farinacci: — E allora faccia a meno di farcsapere che sapeva tutto. Ma voglia rispondere a questa mia domanda: — incalza l'on. Farinacci. — Nessun superiore ha fatto contro di lei una inchiesta? — Mai; ho avuto. Invece, degli encomi dal Procuratore del Re e dal colonnello dei carabinieri. On. Farinacci: — E allora, perchè stato allontanato dall'Amministraziondella Pubblica Sicurezza? — Non ho difficoltà a dichiararlo, — soggiunge il teste. Perchè Bucarelli fu dimissionato Senonchè il Procuratore Generale osserva che la cosa non interessa la causa; ma, poiché l'on. Farinacci insisteil teste indica questa ragione: — Lasciai la Pubblica Sicurezza volontariamente. Gli aiti esistenti al Mnistero ne possono fare fede. Ero stattrasferito da Milano a Catania, e, poche sono cinque volte ferito, — tre volte in guerra, una volta in un conflittcon 1 comunisti, e una volta In un conflitto con dei malviventi, — accampaqueste ragioni per ottenere di non raggiungere la nuova destinazione. Ma iMinistero si impuntò e tenne duro, li 4 dicembre, per non dichiararmi dmissionario, emise un Decreto, con cumi collocava in pensione. La cosa erpossibile e regolarissima, dal momentche io avevo prestato servizk ppr 1anni nell'Amministrazione dello Statodapprima in quella dalle Poste, poin quella della Guerra, • Infine i quella degli Interni. L'on. Farinacci, conclude il teste, <— sarà ora soddisfatto. - Io non posso essere smentito da nessuno!, — ribatte l'on. Farinacci. — Dirò dunque cha la motivazione con cui il Bucarelli fu messo a riposo è questa: «Dispensato dal servizio nell'interesse del servizio ». E' vero? Il teste ammetto e l'on. Farinacci insiste : — Lei ha capito quello che significa questa motivazione? Glielo spiegherò io: significa che la disposizione fu decisa in seguito all'attività che lei svolse a Milano. Ma il Bucarelli protesta che, per la sua attività, ebbe solo encomii anche da altissime personalità. L'aw. Dagasso rileva: — Il commissario De Martino ha riferito stamane che lei disse a Vitali, introducendolo nell'ufficio dove si svolse l'interrogatorio: « Racconta quanto hai detto a me ». Come si concilia questa frase con quanto il teste ha dichiarato all'udienza? — Io ero un funzionario inquirente, e per me quando un detenuto accenna a parlare è corno se avesse già confessato. A domanda dell'aw. Sardi, il Bucarelli esclude di aver fatto vedere al Vitali la fotografia dell'Annaratone prima del confronto che si ebbe tra ì due arrestati. Senonchè, in un confronto avvenuto in carcere a Casale, dopo che 11 Vitali ritrattò la confessione, e del cui verbale si dà lettura, il Bucarelli ammise di avere mostrato la fotografia del cassiere prima di portare il Vitali alla presenza di questi. La lettura di questo verbale è seguita dall'imputato Vitali con molta attenzione. Ad un tratto egli si alza e indicando il testo grida: — Quello lì mi ha tolto la vita! Il teste riferisco poi di essere venuto a conoscenza che a Casale 1 famigliari dell'Annaratone, pel tramite di un barbiere, facevano delle pressioni sul Vitali perchè disconoscesse ogni sua dichiarazione precedente. Ma la Difesa osserva: — Quel barbiere potè avere l'ingresso nelle carceri di Casale un anno e mozzo dopo; la ritrattaziono del Vitali invece è avvenuta il giorno successivo al suo trasferimento a Casale. Teste: — Il Vitali, che è furbissimo, speculò su molte circostanze, speculò persino su un incidente avvenuto tra il Procuratore del Re e il giudice istruttore di Casale. - In che consiste questo incidente? — chiedo l'aw. Dagasso. Una ipotesi logica D cav. Bucarelli spiega che, mentre il Vitali stava insistendo nella sua ritrattazione, il sostituto Procuratore del Re, cav. Mulas, Jo apostrofi") : « Vedremo se ù. Assisi terrai ancora questo contegno sfacciato ». 11 giudice istruttore intervenne. Il Vitali ritenne che l'atteggiamento del Giudice fosse a lui favorevole e speculò su questo fatto nei successivi interrogatori. A richiesta dell'aw. Sardi, il teste ammette poi di avere dichiarato al VitaIli, per ottenerne la confessione, che il Marini lo aveva accusato. Avv. Sardi- — Prima ancora deJQa confessione del Vitali, il teste non aveva già prospettato l'ipotesi del furto alla banca? — Si trattava di una ipotesi logica, verosimile. A Mede hanno il loro ufficio alcune banche e, poiché si presumeva che gli assassini avessero progettato qualche cosa di grosso, si pensò che l'impresa dovesse consistere nell'assalto ad una di quelle banche. n teste accenna infine all'alibi prospettato dall'Ann aratone, dicendo che, dopo gli accertamenti fatti presso il garage d1 Mede tale alibi venne smon tato immediatamente. Egli spiega anche che avrebbe voluto arrestare lo Strada, il quale, come è noto, aveva esercitato delle pressioni sui titolari del garage affinchè effettuassero delle scritturazioni nel registri onde far apparire come avvenuta la gita a Sartirana il 18 giugno. Teste: — Io parlai col pretore di Mede del contegno tenuto dallo Strada. Si trattava di una vera violenza privata quella che egli aveva ese.rn .tata in danno dei due titolari del garage. Oon. Farinacci: — Mettiamo a verbale che il farmacista usò violenza privata. Teste: — Il Pretore disse che l'arresto dello Strada poteva essere effettuato, ma II colonnello Barisone, vi si oppose, osservando che nel paese vi era una certa effervescenza e che conveniva lasciare fare all'autorità giudizi arria. E' richiamato il colonnello Barisone. il quale su questo episodio aveva già. ieri fatto delle dichiarazioni in un senso alquanto diverso. Il colonnello Barisone conferma essere risultato che i proprietari del garage avevano fatto le registrazioni nel senso voluto dallo Strada solo dopo avere interrogato lo chauffeur e aveve avuto da costui assicurazione che la gita a Sartirana era stata effettivamente compiuta 11 18. Attraverso a quanto afferma il colonnello Barisone, si stabilisce anche che lo Strada non avrebbe esercitato alcuna violenza sul titolari del garage, ma semplicemente delle insistenze. L'incidente è chiuso e l'on. Farinacci osserva: — Potremmo anche chiedere l'incriminazione del Barisone. Il teste sorride. L'udienza è rinviata a domani. F. Argenta.