Un'altra giornata dedicata al delitto di Mede

Un'altra giornata dedicata al delitto di MedeLa sfilata dei testi alle Assise di Milano Un'altra giornata dedicata al delitto di Mede Le deposizioni dei funzionari che fecero le indagini e raccolsero i primi interrogatori degli imputati Milano, 15, notte. Kpertà l'udienza ricompilile alla pe nana il questore comm. Giovanni [Rizzo. Neill'udienza di ieri il teste ha fatto una lucida sintesi dell'attività criminosa spiegata all'estero ed in Italia dagli aiìlgliatì della banda. Ora egli riferisce talmii particolari, ime 6i a mettere in risalto ed a precisare le responsabilità degli imputati. Pres.: — Lei ha affermato che la banda era capitanata dal Pollastro: e che di essa era « magna pars • il Peotta. Teste: — La banda prendeva il norie dal Pollastro, ma il capo effettivo di essa era. il Peotia. Costui era il più eaaiguinario di tutti. Pres.: — Pollastro ebbe a dichiararle che a Med'j era stato progettato un furto in danno di un negozio di tessuti. Le ha precisalo, il bandito, di tritali tessuti si trattava? Per fare un fcèrto valore occorre una quantità notevole di tessut' Orbene, cosa le ha dichiarato il Pollastro a questo proposito 7 Teste: — pollastro mi parlò di un negozio di tessuti, senza per altro precisare. Io lo interrogai diverse volte in proposito, ma non aggiunse paritiCoQari. P. G. :' — Ha accertato se esistessero legami fra i componenti l'attuale gruppo Vitali e gli associati alla banda Pollastro? Teste: — Durante le indagini fatte Sn Francia, dove scopersi l'associazione criminosa che faceva capo al Pollastro, non mi è risultato nulla in questo senso. L'amica di Pollastro... Avv. Lener: — 11 questore Rizzo ha detto che la banda Pollastro aveva una sessantina di affigliati. Può indicare i nomi di costoro? Teste: — Dissi che la banda si forino con la fusione dell'associazione, che faceva capo al Massari, con quella che pigliava il nome de! Pollastro. Orbene la polizia francese indicò una sessantina di associati affienati a questa organizzazione. Sn costoro io ebbi 'delle Indicazioni dalla polizia francese e nel verbale diedi un elenco nominativo di tutti. Avv. Lener: ~ Risulta al teste che fcei diversi procedimenti penali subiti dal Pollastro in Francia fosse implicato il Colombo? Teste: — Non mi risulta. Il Colombo fu semplicemente processato per ricettazione de! brillante che egli ave,va avuto dalla Negra. Avv. Acito: — Ouai! precedenti pedali aveva in Francia il Peotta? Teste: — Egli aveva assunto il nome di Boccalo e come tale era ricercato per concorsa nei diversi reati attribuiti al Pollastro. Pollastro domanda la parola. Egli chiede se il questore Pizzo può indicare l'epoca in cui si trasferì in Francia. Il teste spiega eh» dal 1920-21 fino al Ì925 la banda facente capo ai Pollastro agiva in Italia. Pollastro: — Benissimo! Teste: — In seguito, nel 1925, passò in Francia. Pollastro: — Quando ero In Francia e frequentava i« ristorante detl'exIdeputato Quaglino a Parigi, il comm. Rizzo prese a frequentare il ristorante, nel quale venne una prima volta accompagnato da una donna. Poi la donna tornò sovente da sola. Io ne divenni amico. Un giorno l'accompagnai ad acquisire dei fascicoli di musica, poi ad una stazione de! k Mètro » d'abbandonai bruscamente 6enza che ella potesse seguire le mie tracce... Pres.: — Tutto ciò non ha alcun riferimento col precesso. Occupatevi dei delitti di cui sirte imputato. Pollastro: — lo desidero chiarire beni cosa: dato e fattiI Ma il presidente non gii consente di proseguire. Avv. De Marchi, di P. C: — Quando il teste interrogò il Peotta a Lie61. gli contestò il delitto di Mede? Teste: — No, gli furono contestati solo i fatti di via Manzoni e via General Govone. Egli però dichiarò di non aver commesso alcuno di questi delitti, tentando di far credere di non essere Peotta, bensì Locati, al cui nome egli aveva Intestato il passaporto di cui si trovava in possesso. Il Peotta protestò vivacemente dicendo che la Polizia italiana incorreva in un errore inadornale. Un ex vice commissario On. Farinacci: — Il Pollastro In udtenza ha dichiarato che il questore Rizzo a Parigi non gli contesto che idelitto di Mede. E' vero? Teste: — No, gli contestai tutti 1 delitti del Quali era accusato e per i ftuall era stato spiccato mandato dcattura. Naturalmente gli contestai anche la partecipazione al delitto dMede. On. Farinacci: — Quanti anni ha i.questore Pizzo? Teste: — Quarantaquattro anni ed ho raggiunto il grado di questore tre anni fa. Viene quindi inteso Giacomo De Martino, vice-commissario presso la Questura di Milano all'epoca in cusi svolsero de indagini circa il delitto di Mede e gli altri crimini imputatalla banda Pollastro. Il teste partecipò a quelle indagini, e ne rievoca ora le itasi ed i risultati, soffermandosi a mettere in risalto la confessione resa dall'imputato Vitali. Pres.: — Ci dica come fu resa la (confessione. Teste: — Venimmo informati dacommissario Bucarelli che Vitali ave iva confessato pienamente. Pres.: — Vitali dove si trovava? Teste: — In camera di sicurezza. Ifcommissarlo Pumo, capo della Squadra mobile, fu informato di ciò e dspose perchè le dichiarazioni rese da Vitali fossero messe a verbale. Ciò avvenne In presenza del commissario Pumo e del commissari Torellini, Buicarelll e del maresciallo Nava. Pres.: — Come venne redatto il verbale? Ci narri ogni cosa : ci dica lscena che si svolse in ufficio. — Il Vitali venne portato in ufficiote 11 commissario Pumo gli chiese: «Co 6a hai detto al commissario Bucareli? ». Allora il Vitali rifece la narrazione, raccontandoci di essersi trovata Milano, in una osteria di Poita Ge nova, con certo Aristide, dal quale eb be la proposta di partecipare all'im presa di Mede; e, proseguendo, poi, rferi quei pochi particolari che si leg gono nel verbale del suo interrogatorio. Egli aggiunse, circa la partecipazione del quinto individuo, che "costuera addetto alla Banca al Mede. No6apeva, se in qualità di Impiegato fattorino. Tuttavia, soggiunse che lIdentiflcarione di costui non era diffcile. Uno scatto di Vitali Vitali, interrompendo: — Le ha dete Bucare 111 queste cosel Non le hBette iol Pres.: — Tacete, Vitali, perchè, altr•nenti, vi faccio allontanare dall'aula— ammonisce il Presidente. — E. continuando nella confessione«— prosegue il teste, — Vitali narrò chegli era disarmato, mentre tutti galtri erano muniti di rivoltella. Quand o i o costoro spararono, egfli si diede a fuggire. Presidente : — Chi redasse 11 verbale?— Non ricordo. — Le dichiarazioni messe a verbale furono dettate? — Si, perchè cosi avviene norma! mente. Pres. : — Dettava il commissario Bucarelli, o il commissario Pumo? — Dettava il commissario Pumo, do po aver inteso quello che andava dicendo il Vitali, e dopo avergli mosso le contestazioni. Il Vitali è slato libero di dire tutto quello che voleva. Pres.: — Ma 11 Vitali riceveva, dìcia mo così, l'imbeccata da Bucarelli? — Lo escludo nella maniera più as> soluta. — Lei ha detto che all'arrestato non fu usata alcuna coercizione. Questo è necessario stabilire, perchè, come ella saprà, l'imputato dice che la confessione gli fu suggerita. — Escludo che al Vitali siano state fatte pressioni. In quella occasione, abbiamo anzi ecceduto in prudenza, perchè si trattava di un delitto, che Interessava troppo l'Arma dei Carabinieri. Pres. :' — L'imputato, tuttavia, sostiene che Bucarelli ebbe a minacciarlo. Teste: — Sono i soliti espedienti, a cui ricorrono 1 detenuti. E il teste aggiunge che della confessione resa dal Vitali venne informato subito il colonnello Barisone, il quale accorse a Milano ed ebbe dall'arrestato la ripetizione del racconto. Sulla scorta delle indicazioni date dal Vitali, circa il quinto individuo (l'impiegato di Banca), si recarono a Mede, dove si rivolsero ail direttore della Banca Popolare di Novara. Fu tradotto l'Annaratone in caserma e 1 funzionari ritornarono nell'ufficio della Banca, verificando i registri di cassa, che erano affidati all'Annaratone. Dalla verifica di questi registri, — prosegue il teste, risultarono dieci o dodici ammanchi di cassa, che dovevano essere attribuiti al cassiere. Questa espressione, usata dal teste, per definire le irregolarità contabili, provoca vivaci proteste da parie del"on. Farinacci, 11 quale sostiene che non si tratta di ammanchi, ma di piccole differenze di cassa: e cosi è in effetto. I libri del garage La cosa è pacifica e l'ammette anche 10 stesso commissario De Martino, il quale aggiunge che, dopo questi rilievi, altri ne vennero compiuti, tali ria dare nella loro sostanza l'indice dello stato psicologico in cui si trovava l'Annaratone il giorno in cui avvenne 11 delitto; le scritturazioni del libro cassa relative al 18 giugno erano errate e l'Annaratone aveva dovuto correggerle. Presidente:' — A che cosa attribuì questo? — Ad un senso di agitazione In cut l'Annaratone doveva essere pervaso durante quel giorno fatale. Il cav. De Martino assicura quindi che il sequestro dette fotografie dell'Annaratone avvenne dopo il fermo di questi, e che le indicazioni date dal Vitali a luì, e ad colleghi che non erano stati ancora a Mede, furono riconosciute esatte. Tornati a Milano, fu contestata all'Annaratone l'imputazione di aver partecipato all'eccidio di Mede. Egli prospettò l'allibi famoso, ciò che determinò altre Indagini a Mede, presso il garage. Dalle verifiche dei quattro libri esistenti presso il garage, risultò che la data del 18 giugno era stata sostituita ad altra: nel registro debitori, sul quale dovevano essere segnate le somme dovute dai clienti dai quali non si pretendeva il pagamento immediato delle corse (e Annaratone era fra questi) mancava poi la registrazione dell'importo dovuto dall'Aniiaratone per gite effettuate, secondo le sue affermazioni, il 18 giugno. Tutto ciò costituiva una riprova delle alterazioni riscontrate negli altri registri, allo scopo di far apparire come avvenuta la gita a Sartirana il 18 giugno. Vitali ora vuol fornire delle spiegazioni: — Sono innocente — dichiara — e il commissario De Martino, se vuol dire la verità, dovrà ammetter3 di aver detto a BuoaTelli, quando costui dettava la confessione: lasci che parli luti — L'imputato è in errore — dichiara decisamente il teste. On. Farinacci: — Ma Bucarelli non disse a lei ed ai colleglli: «Vitali ha già detto tutto a me »? Quindi la confessione del Vitali avvenne in presenza di nessuno. Vitali intanto continua a ripetere: —10 ho detto la verità, sono InnocentePresidente, al teste: — E' vero che11 Vitali si sarebbe limitato a confermare quanto gli andava dicendo Bucarelli ? — Ha raccontato tutto lui, per Alo e per segno. — E' falso — Interrompe il Vitali; — a me non vogliono credere perchè sono un pregiudicato, ma lo dico la verità. Avv. Dapasso: — A che ora fu redatto il verbale? Una domanda che non ha risposta Vitali dichiara di essere uscito dall'ufficio a mezzogiorno. Dagasso: — Quanto durò l'operazione relativa alla compilazione del verbale? Teste: — Durò tutta la mattina. Vitali: — No, durò da mezzogiorna mezzogiorno e mezzo. Presidente: — Vuol dirci quanttempo il Bucarelli rimase In guardincol Vitali? Il teste dichiara di non essere igrado di rispondere a questa domandaIl P. M. osserva: — In un verbalella accenna che la confessione di Vtali fu resa al Bucarell! alle ore 11quindi le operazioni relative alla redazione del verbale. In cui è contenuta la confessione del Vitali, sono statrapidissime. • 11 verbale di cui si discute è mostratal testimone, e il Presidente fa notarche il documento è scritto di pugndel commissario Torella. In esso srileva una correzione: l'ora indicatdal Vitali come quella 1n cui sarebbavvenuta la partenza da Milano peTorre Beretti. Tale ora fu spostatdalle 18.30 alle 20.30. L'on. Farinacci vuol sapere dal tesse non vennero fatti degli accertamenti per stabilire se esistesse o meno lpossibilità di falsificare la chiave de!cassaforte esistente negli uffici dellBanca, posto che era emerso, con evdenza manifesta, ebe, mediante 1 ferabbandonati dai ladri, non sarebbstato possibile forzare la cassaforte. — Non era compito mio, risponde teste. L'on. Farinacci: — Era compito suinvece di creare il castello dell'accusAl rilievo del patrono, 11 teste dichira che 1 funzionari di polizia non hano veste per eseguire accertamenti pritali. Tal! accertamenti sono devoluall'autorità giudiziaria. Procuratore generale:' — Uno dverbali in atti dice che lei si è recaa Mede col commissario Bucarelli pstudiare dove fosoe stato ordito 11 futo; avete parlato con molte persone avete incaricato 11 maresciallo Ghidella, comandante! la stazione di Mede, di completar-' le indagini presso la Banca del luogo facendo anche tenere un elenco degli impiegati presso la Banca, coti i connotati di tutti costoro?11 teste peió nor sa precisare alcun che a questo proposito, perchè il rapporto del maresciallo fu trasmesso non alla polizia, ma ai suoi superiori e il colonnello Barisone, che è presente nell'aula, conferma la cosa, spiegando che il maresciallo di Mede si limitò a fargli tenere un elenco di- banche the per la loro consistenza economica po tevanu avere suscitato le mire dei mal fattori. Ancora la valigia P- M. : — Il teste ha potuto esaminare assai bene la valigia rinvenuta sul luogo del delitto. Orbene, egli ricorda, di aver chiesto al Vitali se fosse mai stato all'estero. Ciò ha un alto interesse perchè sulla valigia è stato trovato un bollo della dogana belga. 11 teste non ricorda : nou esclude però ci.e una domanda di tale genere possa essere stati rivolta al Vitali da un altro funzionario. Pres. : — Lei sa dove si è portato il Cancelliere di istruzione, comm. Montanari, per interrogare il Vitali? — Nel mi. ufficio, che è separato dall ufficio del commissario Pumo da una porta a vetri. — Era solo i: Montanari? — Si, solo; nell'altro ufficio, erave.mo lo e altri funzionari. — Le vetrata era coperà da una tendina nera? — Non mi para ci fossero delle tendine, ma, del resto, era impossibile vedere attraverso 1 vetri perchè 1 vetri erano smerigliati Quanto afferma 11 teste ò in contrasto con quanto sarebbe emerso sinoraRichiamai) il colonnello Barisone, questi conferma di avere visto le tendinnere che furon i tirai accuratamenteIl cav. De Martino allora ammette chle tendine nere si usavano solo in cete circostanze e cioè in occasione dcerti interrogatori di imputati per nofare vedere dal di fuori quello che avveniva dentro. On. Farinacci: — Risulla che i pre giudicati fanno tuito li possibile peessere trasferiti dalla guardina dellQuestura alle carceri? Teste: — Questo si spiega per la dversità di trattamento che hanno icarcere, dove il vitti t pi" abbondan te e dove non sono costretti a dormirsul tavolato. ,, . On. Farinacci: — Cosa ha detto il teste quando il vice-questore Rizzo inviall'autorità il rapporto nel quale accusava, come autori del delitto di Medeil Pollastro e compagni? — A me non risulta nulla. On. Farinacci: — Ma la cosa fecclamore e lei doveva preoccuparseneVi erano già cinque persone in carcerper questo delitto. — Era una questione personale, questa. — No, replica l'ori. Farinacci, noera una questione personale; era unquestione di umanità e di giustiziaCi dica allora le ragioni per cui iBucarelli fu allontanato dall'amministrazione della P. S. Ma il teste le ignora e l'aw. Omodemuove una istanza, questa; che ai giurati siano fatte vedere le chiavi dellcassaforte della Banca di Mede perchè si accertino di quale delicata complessità sono questi arnesi.