Le criminose gesta della banda Pollastro nelle deposizioni dei testimoni e nei racconti delle parti lese

Le criminose gesta della banda Pollastro nelle deposizioni dei testimoni e nei racconti delle parti leseLe criminose gesta della banda Pollastro nelle deposizioni dei testimoni e nei racconti delle parti lese Il tenente colonnello Barisone narra come e perchè si venne all'arresto del rag. Annaratone: un sacerdote che non avrebbe voluto parlare - La vedova c la figlia dell'orefice Zanetti rievocano la loro tragica avventura - La diffusa relazione del Questore Risso Milano, 14 notte. Chiuso il ciclo degli ìnterrogaiorii, gii imputali hanno ripreso stamane nella gabbia la loro prima formazione, vale a diro i componènti il gruppo Prillarne sono tornali in coda, lascìan-do la procedenza ai componenti i) gruppo Vitali-Annaratone, nell'ordine stabilito fin! capo di accusa I parenti degli uccisi E si api e l'udienza. E' introdotta per prima la signora Rosalia Gofe'i, vedova del vice-brigadiere PudvireiiM, ucciso nell'osteria di via Cenerai Movono Le fu riferito soltan ... 5°J&S ,co„n,V.lllssano Bucarelli avevaordinato quella operazione per la eat tura dei banditi in modo cosi inadeguato che )u tragedia fu possibile. Ora ella chiede giustizia al giurati. Anche la signora Annina Tristaino, vedova del maresciallo La Corte, ucciso nello stesso conflitto, non e in grado di riferire alcun che intorno ail'eccidio. — Domando che vengano puniti gli autori della uccisione del mio povero marito I — dice ia signora, con voce rotta dai singhiozzi. Pres. : — 1 giurati sono compresi dell'alto compito che e loro affidalo ! Alla pedana succede il signor Emilio Somaschini. di 53 anni, abitante a Ceriale, padre del vice-brigadiere Somaschini, trucidato dal banditi insieme al carabiniere Cerbi sullo stra dnle di Campo Rosso, presso Ventimiglia. Il giorno In cui avvenne il luttuoso episodio il signor Somaschini si tro Viva a Genova. Avvertito telefonica mente che suo figlio era stato ferito in un conflitto e si trovava ricoverato all'ospedale di Ventimiglia. accorse nella speranza di trovarlo ancora in vita. Ma il suo povero figlio era stato— com'è noto — fulminato dai banditi A Ventimiglia. da un carabiniere, il signor Somaschini apprese che il fi glio. tornato da un servizio al quale era stato comandato, aveva scorto nel la campagna, presso un albero, tre individui che cercavano di appiattarsi Tosto che fu di ritorno egli riferì la cosa ai superiori e, quantunque avesse cessato il servizio, volle tornare fuori di pattuglia peT ricercare gli sconosciuti. Anche la madre del povero e valoroso soldato, Anna Somaschini Bottero. riferisce quanto ha detto or ora H marito. E la povera donna, fra le lagrime, grida : — Me lo hanno ucciso. Si meritano Ja ghigliottina quella gente. La ghi gliottina... Il marito deve aitasi farle dolce violenza per riportarla al suo posto, mentre il presidente soggiunge: — Si debbono gloriare del loro fi gliuolo. Non sono presenti altre parti lese e si passa alla audizione dei testimoni Le indagini per il delitto di Mede E' introdotto il tenente colonnello de! carabinieri Angelo Barisone, comandante della Divisione dei carabinieri di Pavia. Egili si occupò attivamente delie indagini intorno al delitto di Mede Lomelllna e cosi riferisce ora in proposito: — Fui informato del delitto alle 10 delk-19 giugno. Mi recai subito a Castellato de' Giorgi e mi convinsi che it rtelitìo doveva essere stato commesso da gente che infendeva mettere non soltanto una barriera fra sé e i carabinieri, ma era dominata da un interesse molto più grande: assicurarsi di suggellare definitivamente la bocca dei poveri militi. I miei carabinieri sono stati assassinati tre volte: colpiti su hito da una prima scarica deflle armi dei malfattori, sono caduti esanlm4 ni suolo. Per gente che aveva Interesse a liberarsi di accusatori Incomodi po ieva bastare. Invece no. Gli assossin' ■mnnn disarmato un carabiniere del moschetto ed hanno .selvacgiomente in ferito sui corpi dei raduti. Ad uno dessi hanno spaTato anche un colpo drivoltella, puntandogli ia canna alla tpmnia. e poi col calcio de', moschetto gli hanno snacatn il cranio. — Assassini 1 assassini! — gridano congiunti delle vittime. Teste: — Ci doveva dunque essere un motivo prave perche gli assas=1ninfierissero in quel modo K.sst doveva no essere conosciuti dai carabinieri e temevano che costoro, anche feriti, po lessero parlare. Mi recai poi a Torre Rpretti dove seppi dei quattro fndivi dui che erano stati nell'osteria Rome la sera del delitto. Ma quella trente non ha voluto parlare. Cli interrogai— tre, quattro o cinmie individui hanno dato sempre connotati divers' Parnasi fermo nel mio concetto e di sposi perch? fossero ricercati i preirti ri '.-a*' dotiq regione. L'attenzione nostra — prosegue IBarisone — fu fermata su nn prò giudicato, il Marini, uscito da poco dal carcere. Diedi ordini perchè fosse arrestato, ma i carabinieri che si re carono nella sua abitazione per esegui ire l'operazione non poterono trarlo Ir arresto. Appena il scorse 1n distanza il Marini si diede alla fuga. Tuttavia si potè sequestrare una giacca e pin lardi furono trovati una lampadina ta scabile macchiata di sangue ed un prò iettile del tutto simile a quello raccol to presso 11 carabiniere ucciso. Il Ma rini. scomparso da Pavia, si era reca to a Varese ove fu infine arrestalo Portato 1n raserma, si riscontrò che suo1 r>ant»*nnt nr^rift 'n^d' ri1' snneuP « Da altre indagini s! seppe che la sera del IR giugno quattro individuavevano cercato a Torreherretti una carrozza per farsi trasportare a MPdePensai che costoro avessero avuto per mira un colpo ladre-co contro qualche ufficio •pubblico, la Posta o una delle quattro succursali di Banche che sono a Mede. Intanto ar>nresi che due funzionari della Questura di Milano erano stati a Mede ed avevano portalo via la valida con I ferri ladreschi, abbandonata dai malfattori sul binerò dedelitto. Facendo un passo indietro. — dichiara il fpste — seppi che, alla ferm«ta di Bozzolo era stato notato nn individuo in bicicletta: costui, scannando, lasciò a terra una tintura che fu poi riconosciuta per quella della bicicletta dell'appuntato Ter/ano Oliando appresi ancora che eli sconosciuti si erano recati in automobile a Milano, venni a M'iann per mettermd'accordo con la Squadra mot-ilio : nefrattempo si ebbe notizia rlel fermo di due Individui n Ventimicrlin ». Perchè fu arrestato Annaratone Pres. : — Il Ferrari e il Vitali ? — SI; disposi perchè fossero tradotta Milano, ove fui chiamato qualchgiorno dopo. Si era annunciato che iVitali aveva confessato. Stavo per partire alla volta di Milano, quando giunsero in automobile : commissari Bucarelli e De Manilio, i quali mi raccontarono come il Vitali avesse accennatdi avere preso accordi con un individuo, impiegato presso la Banca di Novara, sede di Mede. Egli aveva descritto questo individuo: basso, rosso, calvo. Passammo in rassegna tutti glimpiegati deMa Banca, ma non trovammo quello corrispondente ai con j ci avvertì che ne mancava une-, il cassiere Annaratone, il quale era a casa sua a Frascarolo. Aggiunse anche che l'Annaratone aveva le chiavi della cassa. Ci recammo tosto a casa dell'Annaratone e il Bucarelli lo avvicinò. Annaratone ci segui senza dir nulla ; rimase solo un istante perplesso. Tanto per dire qualcosa gli dissi: «Lei non ha lasi'iato nessun ammanco di cassa?». L'Annaratone rispose di no. Dopo la perquisizione operata nella sua abitazione e nella quale venne sequestrata una rivoltella di calibro 6,35. lo conducemmo in carcere. Il Bu- .carelli e il De Martino osservarono su- 'bn0 cnp ( connot.lti deill'Annaratone notati dati dal Vitali. Il direttore però 0 i a o e ; e e e e 1 I o e r a n 1 a i a . r e e o o a l — n e a i l o i e l ruo iotli ¬ corrispondevano esattamente a quelli dati dal Vitali. Richiesi ai due funzionari se erano ben certi di ciò, e. poiché mi si assicurò che la cosa non poteva essere messa in dubbio, lio finito io stesso per dire: «Arrestiamolo». Rivolgendomi quindi all' Annarratone gli dissi a bruciapelo: « Si dice che lei abbia partecipato alla uccisione dei due carabinieri ! ». L'umiliazione delle manette ■ — Noi — rispose l'Annarratone. — Egli ci mosse solo una preghiera: quella di coprirgli le mani strette dalle manette, per non esporlo alla vista di tutti. Il commissario Bucarelll lo accontentò, coprendogli con una sciarpa Je manette: quindi lo portammo in carcere. Egli era silenzioso; non sembrava neppure abbattuto. Solo nell'attraversare la piazza, dove sostava una vera folla, si alzò in piedi e gridò: Vedete quello che mi hanno fatto I ». Fu quello l'unico suo scatto ». Il colonnello Barisone prosegue accennando che il giorno appresso volle egli stesso interrogare il Vitali. « Io — riprende il teste — me lo ricordo ancora quel momento. Gli chiesi: « E' proprio vero quello che avete detto7 ». Vitali mi guardò un pochino e poi rispose: « Non so, non so ». Ma poiché 10 continuavo a ripetere la domanda, conchiuse: « Ebbene, si, ho confessato », e riipetè quanto ormai è noto: la partenza per Mede, la cena nell'osteria di Torreherretti, dove lui rimase fuori e vide i due poveri carabinieri portarsi sulla soglia del locale; poi riferì le parole pronunciate dall'Ann-aratone quando furono fuori: «Bisogna ammazzarti I ». Infine rievocò la fuara sul primo • merci » in transito per Torreberetti. Io — dice il teste — rimasi cosi scosso dal tono con cui il Vitali aveva reso quelle dichiarazioni, che. vedendo passare per il corridoio della Questura il mio collega colonnello Mombelli. lo invita! ad ascoltare quan; to il Vitali andava dicendo. Il Vitali raccontò ancora osmi cosa. Riehiestogli perchè si Tosse deciso a confessare, rispose : « Perchè non si doveva incrudelire, come hanno incrudelito, contro quei poveri giovani; io sono un ladro, non un assassino». Data l'importanza delle dichiarazioni, ritenni opportuno richiedere subito al giudice Istruttore, comm. Montanari, di recarsi in Questura per raccogliere la confessione. 11 eludice venne ». ^.,fllWu> pres . _ u quale locale il gioidUce procedette all'interrogatorio del Vitain — Nell'ufficio dea Commissario De Martino, posto di fronte a «^J1,!1 capo della squadra mobile, commis- ^Pre^-11^ Lei e I funzionari erano T} 1*6 S fi II ti T — No. Rimanemmo nella anticamera dell'ufficio „ ... . • n teste continua: — Dopo 1 interrogatorio del VitaUi. s ebbe: un confronto tra il Vitali prmui col Marini e poi con l'Annaratone. Po^nè 1 Annaratone era stato messo tra cinque o sei detenuti, dai quali si distagiieva facilmente per il vestito, consigliai di servirsi di alcuni agenti per il confronto e, perchè il Vitali non fosse messo facilmente sulla strada delle apparenze feci levare a tutti la, giacca11 Vii ali fu titubante nel riconoscere il Marini, ma fu precisissimo •P?r l'Annaratone. Uscito dall'ufficio il comm. Montanari ci disse subito che il Vitali aveva riconosciuto 1 Annaratone. Intanto, mentre si estendevano le indagini, si ebbero le pubblicazioni dei giornali, che Prosperavano l'alibi de' cassiere Annara ne Confesso che quelle pubblicazio ni'm! seccarono e decisi perciò di recarmi a Mede per vedere >\ regis io del garage, dal quale doveva risultare la gita fatta dall'Annaralone a Sartirana la sera, del delitto. «Perchè non pariate?» • Fattomi consegnare » "Bistro dal proprietario del garage, gli cinesi s° sui libri potevano essere latte regi strazioni da un socio.all'insaputa dell'altro ed ebbi "na risposta negama Esaminammo quindi I /egistri Lno dei registri recava, annotata la gita a Sartirana sotto la data del 18 giugno: senoncliè non eia difficile riconoscere che la data era stata sostituite a un'altra. La prima data . segnava 1 22 in un altro registro, risultava pure'una gita a sartirana, fatta il giorno 18 da alcune persone. Ma il noni. delil'Annaratone segnato a fianco, appariva evidentemente grafito con scrittura diversa da quella con cut era stata eseguita la prima scritturazione Alle mie contestazioni!. ì due proprietari del garage tergiversarono a lungo; ma dichiararono poi di avere fatta quella aggiunta per le insistenze 'atte presso di loro dal farmacista' Strada. Questa circostanza, prosegue compre il teste, era tale da fare cadere l'alibi dell'Annaratone. lo allora continua! le investigazioni, nel corso delle quali appresi che nn sacerdote aveva sapmo che l'Annaratone la notte del delitto, eTa stato visto parlare con quattro sconosciuti a TorTeberettì. — Da chi ha appreso ciò? — chiede l'on. Farinacci. — E' cosa mia, sulla quale vorrei sorvolare — No. deve rivelarci 11 nome di que sto informatore, deve essere preciso — ribatte l'on. Farinacci. — Glie lo dirò subirlo, allora. Fu il comm Proverà di Fra-soarolo. che l'a veva sapulo da don Gioncada, e me lo rivelò con una lettera. Mi rivolsi a don Gioncada e questi mi disse che la cosa gli era stata riferita da un suo colilega di Frascarolo, don Salvaneschi: il quale a sua volta, l'aveva avuta da un altro sacerdote, don Ra vazzani. il quale ne aveva sentito parlare da un individuo del paese. Co stui aveva veduto nella notte l'Anna ratone parlare con quattro individu sconosciuti e con essi allontanarsi poi fuori del paese; un'ora dopo aveva rivisto l'Annaratone da solo. — Il teste spiega: — Don Salvaneschi ave va consigliato don Ravazzani a rife rine subito le cosa alle autorità, rna l'altro si era stretto nelle spalle. Tuttavia, disse il Salvaneschi, aveva avuto l'impressione che fosse stato lo stesso Ravazzani a vedere l'Annara tone ; ma che avesse paura di parla re. Don Salvaneschi e don Gioncada si recarono poi a ""orino, dall'avvocato Quaglia, patrono di P. C. per la famiglia del Terzano onde chiedere consiglio. Durante quella gita a To rino i due sacerdoti incontrarono cer to Masaccio che li apostrofò in questo nolo: «Bella gente che sieteI Sape te chi ha ammazzalo i carabinieri e non volete parlare Nemmeno il vostro ministero vi impedisce di avere paura? ». Fu allora che i due sacerdoti pregarono ii comm. Provera di parlare con me. lo chiamai don Ravazzani, ma egli non si presentò e mi fu necessario invitarlo a presentarsi per il tramite del prefetto. Egli venne e parve molto turbato. Ci volle più di un'ora per decidenlo a confermare quanto aveva dichiarato ai suoi colleghi. Proseguendo le indagini, ho saputo che un manovale, la notte dei 18 grugno, aveva visto quattro individui montati su due solo biciclette che andavamo verso Valenza. La confidenze di De Rota E si dà lettura di uno dei rapporti stesi dal teste e quindi il Presidente chiede: .— Il Vitali ha dato anche indicazioni sulla località dove doveva essere compiuto il colpo ladresco? — SI, ha descritto con precisione i locali della Banca di Mede, indicando la finestra per la quale conveniva introdursi nell'ufficio. Tali indicazioni vennero poi riconosciute esattissime. A domanda dell'aw. Sardi, il teste spiega che l'Annaratone, al momento dell'arresto, deteneva le chiavi della cassaforte. Ija cassa non fu potuta aprire subito, alla mattina, ma solo al pomeriggio. Di chiavi ne esistevano tre gruppi, ma era consuetudine, secondo le dichiarazioni del direttore della Banca, di aprire la cassa con un gruppo solo di chiavi. Con 1 soli ferri che vennero trovati sul luogo del de litto, non sarebbe stato possibile aprire la cassaforte. Per ottenere ciò, occorreva aver o le vere chiavi o delle chiavi false; ma il Vitali spiegò che i ferri non dovevano servire per apri re la cassaforte, ma semplicemente per spezzare l'inferriata delia finestra. Pres.: — E' venuto a conoscenza delle rivelazioni fatte dal De Rosa nel luglio 1926 alla polizia milanese? Quale impressione ne ebbe? Teste : — Ricordo che me ne parlò quindici giorni dopo 11 commissario Plinio; ma egli osservò che di quelle dichiarazioni non si doveva tener conto. Anzi mi aggiunse che conosceva il De Rosa da tempo e che le sue dichiarazioni, fatte evidentemente allo scopo di scroccare il premio promesso dall'autorità per chi avesse fornite indicazioni sugli assassini, non erano attendibili. Poiché questa era l'opinione del commissario Pumo. il quale conosceva assai bene il De Rosa, non me ne occupai. Un anno dopo, quando le rivelazioni furono pubblicate dai giornali e vennero prese in esame dalle autorità, mi recai a Casale, a Interrogare la Piolatto; la quale mi parve calma. Interrogata replicatarmente ella dichiarò di non sapere nulla. Aw. Mastroianni, di P. C: — Datla anticamera dove si trovava il teste mentre si svolgeva, alla Questura di Milano, l'interrogatorio del Vitali da Parte del giudice istruttore, era possibile vedere nell'ufficio? — L'anticamera era divisa dall'ufficio da una vetrata, ma una tenda impediva di vedere di dentro. Avv. Barosio: — Quando fi Vitali rese la confessione che gli era richiesta, non appariva afflitto e impressionato? — A me fece l'impressione che fosse sincero e spontaneo. Avv. Barosio: — Ma non aveva un atteggiamento dal quale traspariva, più che preoccupazione, ambascia? — Sì, nascondeva il viso tra le mani. < Quello che dloo io è Vangelo » Avv. Sardi: — 11 teste ha accennato al fatto che 11 Vitali riconobbe l'Annaratone. Ma, prima dell'arresto dell'Annaratone, non erano state sequestrate due fotografie sue nel cassetto del suo tavolo, alla sede della Banca? — Le fotografie furono sequestrate dopo l'arresto. Perbacco — dichiara vibratamente il teste — le ho sequestrate io 1 Pres.: — I sospetti sull'Annaratone si addensarono prima che il Vitali ren desse la stia confessione? — No ; i sospetti si addensarono su lui solo dopo che si ebbero i connotati che del cassiere parteciipante ail de litio aveva dato il Vitali. Avv. Sardi: — Nell'esaminare i registri del gara-ge dii Mede, il teste non ha condotto anche accertamenti per sapere dallo chauffeur Ravazzoni se la gita a Sartirana era stata effettivamente compiuta la sera del 18 giugno? Avv. Farinacci: — Il teste non dirà questo. Teste, vibratamente: — Quello che dico io è Vangelo ! Mi facciano domande e io risponderò. — Quello che lei dice non è Vangelo — ribatte l'on. Farinacci. Pres.: — Non possofpermettere che si attacchino i testimoni ; I testimoni devono essere rispettati I Alle domande formulate dall'avv.to Sardi, il colonnello Barisone risponde dichiarando che i due proprietari del garage di Mede, Vecchi e Bertasso. avevano appunto eseguito una scritturazione relativa alla gita 'del 18. dopo che, in seguito alle insistenze del dottor Strada, avevano inlerrogato lo chauffeur e questi aveva affermato che la gita era stata compnita il 18. L'avv. Sardi commenta: — E dopo tutto ciò. si dice che l'alibi è crollato. Ma l'alibi di Annaratone era affidato non solo alle scritturazioni dei registri, ma a sedici testimonianze dirette e a quattro testimonianze indirette. — In quel giorno — replica il testo — era tina musica soda: tutti indistintamente avevano visto l'Annaratone la sera del 18 giugno. Lo Strada aveva fatto molta... strada. Quando ci siamo recati a Sartirana per Interrogare le ragazze che sarebbero state con l'Annaratone la sera del 18 giugno, esse ci accolsero con queste parole: « Sono venuti per sentire come l'Annaratone ha passato la sera deil If Giugno? ». Si vede da ciò chp si stava preparando l'ambiente. Un punto Interrogativi» Avv. Sardi : — C'è un rapporto in cui si dice che il trasporto delle 300.000 lire fatto dall'Anmaratone alla sede di Alessandria il mattino del 18 giugno, fu eseguito per dissimulare con grande astuzia e abilità le mire criminose che egli doveva più tardi rivelare. Teste: — Si dice che la somma versata fosse tutta di monete d'argento. Avv. Sardi: — Erano biglietti da 1000 e da 500-lire. Ma come spiega lei che l'Annaratone, il quale mirava a impossessarsi dei valor: contenuti ìieiia Banca, proprio alla vigilia del colpo depauperasse la cassa di circa trecento mila lire? — Questo non lo so, — risponde il teste. — Abbiamo anche pensato che egli si fosse recato ad Alessandria per incontrarsi con del complici. Barosio: — E' vero che il Vitali fu colpito a piattonate durante l'interrogatorio? qteqlavqddsfuvedsMsddzqvrdfCfassecptampvclalMmcinmbsstumsmcdccleinspassqavustsesmptesacatacacdptaas—ddipcpnlpcptcnrP1avsvbcnricdgdbregsmnszmspsvlvunmdptramgtdcss — Affatto; lo vestivo in borghese, uindi non avevo la sciabola. Barosio: — Le risulta che sia stato nuto quattro giorni a digiuno? — Non so; non mi sono fermato su uesto particolare. Ora è il Vitali che chiede di parre; egli tiene a confermare che la etrata, la quale divide l'ufficio, nel uale subì l'interrogatorio per parte el Giudice istruttore, della Questura Milano era scoperta; la tenda era ata tirata in modo da permettere ai unzionari, che erano «1 di fuori, di edere quello che avveniva dentro. E Annaratone incalza: — La tenda ra stata tirata per modo elle io dal dentro vedevo i funzionari che soavano nell'anticamera. Teste: — E' impossibile. Il comm. ontanari non avrebbe permesso ciò. Avv. Favia di P. C. fa rilevare che e la somma di 300 mila lire versata all'Annaratone fosse stata costituita a monete d'argento, il peso del preoso fardello sarebbe stato di tre uiulali. Il colonnello Barisone osser a che questa circostanza gli fu rifeta solo recentemente. — Dunque si tratta solo di sentito re, osserva l'on. Farinacci, e lei af rmava che quanto dice è Vangelo. i dica piuttosto se è vero che fra le miglie Annaratone e Salvaneschi e ste una vecchia ruggine. Teste: — SI, la cosa mi fu riferita Dichiarazioni di Annaratone Al colonnello Barisene vengono mose altre domande: quindi Annaratone hiede di parlare. — Il mattino in cui fui condotto la rima volta in caserma, dice l'impuato, mi fu contestato di avere comesso la sottrazione di 300 mila lire resso la Banca. Risposi che non aveo commesso alcuna sottrazione perhè la situazione della cassa era regorissima e ciò era facilmente controlabile senza possibilità di equivoci. ai si disse allora che la sottrazione i avrebbe facilmente compromesso e he avevo invece concertalo un furto nsieme ad altri individui, con i quali i ero trovato nell'osteria di Torreerretti. In un primo tempo, io sar.'l ato dentro l'osteria; ina, siccome io ono conosclutissimo a Torreherretti, utti avrebbero potuto testimoniare o meno sulla mia presenza colà. In un econdo tempo, si disse che ero riasto fuori, in strada. Quanto al ri onoscimento, il colonnello Barison ice che fui messo Ira due agenti perhè ero ben vestito. Faccio osservare he mi furono levati la giacca, il coltto, la cravatta e perfino le bretelle n modo che i pantaloni mi scivolavao quasi giù. In quello sialo fui meso in mezzo agli agenti, vestiti di tutto unto. L'imputato siede, e tra i patroni si ccende un vivace dibattito a propoto dì una circostanza portata in caua dalle parti civili. Si tratterebbe di uesto: certo Cantoni aveva emesso ssegni a vuoto sulla Banca di Noara, sede di Mede, iper l'importo di n milione. Sulla natura di questi asegni non si seppe nulla per lungo empo, in conseguenza della accondicendenza dell'Annaratone che pagava gualmente gli assegni senza regitrarli fino a quando, con un versamento qualsiasi, il Cantoni non coriva l'importo. Su questo fatto 1 paroni di P. C. vorrebbero che fossero stese le indagini, ma l'on. Farinacci oppone. L'avv. De Mnrchis di P. C. chiede l colonnello Barisone se gli risulla he, non appena tradotti in carcere Casale, i componenti del gruppo Viali ebbero la possibilità di comuniare con il di fuori e che al Vitali nzi, attraverso il barbiere che si dihiarava incaricato da una domestica ella famiglia Annaratone. veniva romesso del denaro affinchè ritratsse quanto aveva prima detto. La serva ed II barbiere L'on. Farinacci desidera si dia atto verbale di questa domanda. Teste: — Mi arrivarono voci in tal enso. — Da chi? — chiede l'on. Farinacci. — Non si va avanti, se non si dice a chi. — Dal comandante della Compagnia ei carabinieri di Casale che me ne nformò, dapprima verbalmente, poi er iscritto. Io segnalai la cosa al Prouratore del Be. La Difesa osserva ancora che 11 rovvedimento preso a carico di alcui agenti carcerari di Casale, cioè il oro allontanamento, fu preso molto iù recentemente e per tutt'altra ausa. / Vitali intanto chiede nuovamente dì arlare: — Quando sono stato arresta o, avevo una ferita all'occhio. Vuole hiedere a! colonnello Barisone se on è vero che io gli ho spiegato le agioni di quella ferita? Pres.: — Quella ferita — osserva II Presidente — l'avevate già prima del 8 giugno, è pacifico. E' invece quella l ginocchio die è sospette e non troa spiegazioni. Vitali: — Ricorda il colonnello Barione che, quando mi chiese cosa ave aino mangiato all'osteria di Torreerretti, risposi: della carne? Pres.: — O carne o salame, come fa evate a dare questa informazione se on eravate stato in trattoria? Vitali spiega questa affermazione, ichiamandosi al meccanismo con cui funzionari gli avrebbero estorto le onfessioni. Conclusa la lettura dei rapporti stesi al teste, il colonnello Barisone è conedato. La vedova dall'orefice Zanetti Si presenta alla pedana la vedova ell'orefice Zanetti, l'assassinato dai anditi. La povera signora veste anco a le gramaglie, e racconta: — Nella notte del 13 novembre 1926 ntrò in camera mia figlia spaventata gridando : « Mamma, mamma, papà, vi ono i ladri! ». Svegliai il mìo povero marito, che aveva, una vera ossessione per i ladri e, appena sveglio, egli altò dal letto. Voleva correre giù sena vestirsi. Si precipitò abbasso con mia figlia. Io non avevo la forza deguirli e rimasi. Dopo un po' di tempo volli scendere anch'io e riuscii a corgere un individuo alto che chiudeva la porta. Alzai gli occhi e vidi, al a destra, un altro Individuo piccolovestito di nero. In una mano teneva una lanterna e con l'altra teneva spia nata una rivoltella. In quel momento mi venne incontro mia figlia, gridan do: « Mamma, matmna, scappa che tnseguono! ». Ricevetti uno spintonepoi perdetti i sensi e da quel momeno non ricordo più nulla. Pres.: — In istruttoria lei ha dlehia ato che l'individuo pallido e piccolo aveva quella che in milanese si chiama basletta, cioè il mento sporgente. — Aveva è vero proprio la sporgenza — Le furono fatte vedere le foto grafie ? — Sì, mi furono presentale due foografie : riconobbi subito nella seconda l'individuo piccolo che avevo visto on la rivoltella spianata. La signora dichiara di avere riconociuto costui anche quando gli fu preentato durante il riconoscimento dal , o u a l e a a i i a l . . e a a e o . e e a e . e e o i l o , o n e e o o i o a o i e a e i a a o l . e a e i 1 l o a ì a e e e I l a oie ea e e, i e i a ai o 6 a vi o oli nn di ma el o, a a o n ti e, na o aa o ono oeal giudico istruttore. L'individuo riconosciuto sarebbe il Peotta. Viene data lettura del verbale dqueslo confronto. In un confronto successivo, la signora avrebbe detto« Non posso giurare, ma mi sembra lui». E aggiunge: «Mentre posso escludere senz'altro che sia quello di sinistra, quello di destra mi sembra pure rassomigliante: però, per me, è quello di mezzo ». Al centro dei tre detenuti presentati, era appunto iPeotta. Questi riconoscimenti avvennero nel maggio 1928, cioè un anno e mezzo circa dopo il delitto che, come e noto, risale al novembre 1926. Alila signora Zanetti segue la figliasignora Maria Zurloni nata Zanettila quale racconta: — Erano le quattro, quando Intesil portinaio gridare : « Signor Zanetti ci sono i ladri 1 ». Chiamai mio padre accorsi subito a basso, affacciandomalla finestra del portinaio e gli chiesse aveva una rivoltella. Egli me la porse. Intanto accorse anche mio padrche, avvicinatosi a me, mi tolse la ri voltella. Due uomini in quell'istantuscivano dal portone. Non potei notaril primo, ma quello che distinsi benportava un soprabito gabardine. Il più piccolo camminava dinanzi all'altroMentre il mio povero papà diceva• Maria, sta attenta, sta attenta », scorsi, vicino al portone, un uomo piccolche puntava una rivoltella contro mipadre. Il rioonosoimento di Peotta Pres.: — Potè scorgere come, si misin salvo lo sparatore? — Dal portone non ha potuto uscirindubbiamente. Pres.: — Infatti risulta che è uscito dalla porta della casa attigua, dopavere scavalcato un muricciolo. Ricorda i connotati dello sparatore! — Ho notato che aveva gli occhi vivacissimi e una fronte vasta, spropor zionata al viso piccolo; i capelli piut tosto chiari. Pres.: — Nelle fotografie che le furono rammostrate, ha riconosciuto l'individuo che aveva scorto con la ri voltella spianata? — In istruttoria mi sono forse un poco confusa, perchè l'individuo mi apparso ingrassato; egli aveva poi la barha lunga; ma, appena sono entrata in questa aula, subito l'ho riconosciu to senza sapere che fosse il Peotta. Avv. Danese: — Ricorda, signora che in cantina sia stato sequestratola sera del delitto, un paio di guantdi filo da donna? — Si, furono trovati dalla guardia notturna. E si dà lettun del verbale relativo al riconoscimento avvenuto in istruttoria ; ultimata la lettura, l'avv. Danesi chiedo che la signora Znrloni-Zanetti indichi tra gli imputati quello che ella ritiene di riconoscere per l'assassino di suo padre. La signora guarda un attimo verso la gabbia: quinditendendo il braccio, indica decisamente il Peotta. E l'imputato, che si è sottoposto a questa prova quasi sorridendo, chiede di poter parlare. Egli spiega che è assurda l'affermazione della signora che lo ha trovato IngrassatoPeotta • Pollastro nella deposizione RissE" introdotto il vice-questore commGiovanni Risso, il funzionario al quale si dove l'arresto di Sante Pollastro e del Peotta. n Risso rievoca molto dettagliatamente le fasi delle indaginche egli ebb*- a svolgere in Italia e all'estero intorno alla attività criminosa della banda. — Subito doro il delitto di Milano e di quello di Mede — dice il testo — il Direttore, generale della Pubblica Sicurezza, S. E. Bocchini, mi incaricò di ricercare ove si trovassero i componenti della banda Pollastro e di svolgere indagini inteso a permettere la ricost-ruztone dell'attività criminosa dei banditi, onde fissare il quadro criminoso deirla banda. Nei primi mesi del 1927, svols: indagini a Milanonoi passai in Francia: e qui sento idovere di rendere omaggio alla polizia francese e a quella belga che collaborarono assai validamente con la polizia italiana. In occasiono dell'arresto di Pollastro, gli agenti francesi fecero tutto i! Ioto dovere e nella feroce collii M-azion e che ne derivò, trcenrla.rm.i francesi rimasero feriti. Ad ossi il governo italiano conferì speciali setrni d! onore. A Milano — dico il testo — svolsindagini nell'ambiente di Greco e Tutto, quartiere iniziale delle gesta della hanrla. Raccolsi notizie secondo cuil morto di Milita xmia Rarièrw; non era il Pollastro, ma il Massari. Lbanda rimaneva composta da PofQastro. detto il Mor.. e da Peotta, detto Zingaro. A Green e a Turro I banditi avevano lasciato rancori implacabili e questo specialmente a causa dePeotta. La tinta poliflea « La banda — continua il teste — non aveva solo lo scopo criminoso di commettere furti, rapine, omicidi; ma sdava anche una tinta politica. I suocomponenti si chiamano anarchici individualisti o meglio « espropriatoti »Essi avevano nn vero odio verso glagenti della forza pubblica e i carabinieri. In alcuni conflitti con i carabinieri, essi avevano perduto duo deloro compagni, certo Ferrari e il cognato di Pollastro, Comollo. Di qui H loro bieco livore contro I militi del'Arma. Con queste prime notizie, passai in Francia e cominciai a frequentare i ristoranti di Place de la Republique, specialmente il caffè del deputato Quaglino, covo di fuorusciti; parlai con elementi sovversivi e seppi chil Pollastro e 11 Peotta erano a Pariged osavano perfino mostrarsi nel centro della oittà. Avuto l'Indirizzo dePollastro, lo comunicai alla Polizifrance=o. che spiccò subito mandatdi cattura ». II vice-questore Risso prosegue, murando di essersi recato a Liegi dovinterrogò il Peotta, il quale negò tuto, compreso il suo vero essere, tendendo ad attribuirsi le generalità dLocale, la persona immaginaria a cuera intestato il passaporto. Il Pollstro, subito dopo l'arresto, parvo dmoralizzato, tanto che chiese al Rissdi dargli una rivoltella carica di usol colpo, quello che avrebbe dovutogliergli la vita. Il teste lo calmesortandolo a dire la verità intorno delitti a cui aveva partecipato. Il Polastro riconobbe dì avere commesnumerosi delitti In Italia. — Piano, piano — interrompe dalgabbia il bandito. — 11 bandito — prosegue il vice-qustore Risso — differì la narrazione giorno dopo per avere agio di ricodare ». Il giorno dopo egli appartranquillo e confessò la partecipazional delitto di Mede e a quello di Totona, facendo la narrazione che è benota oi lettori. A proposito del delitdi Mede, aggiunse che, se lo si fosmesso a confronto con la ragazza chlo aveva servito all'osteria di Torrberretti con i compagni, lo avrebsicuramente riconosciuto. Tornato Italia, il Risso provocò l'arresto del'anarchico Michele De Rosa, accusaa Parigi dal Pollastro come uno degassassini di Mede. Si occupò quind anche della Piolaito ed estese le indagini a proposito di quell'episodio che si riferisco alle ammissioni fatte dal Pollastro all'avvocato Aldisio circa la sua partecipazione al delitto di Mede con I compagni della banda. E 11 vice-questore Bisso, rievocando tutta l'attività sinistra spiegala dai banditi, precisa: « il primo periodo di vita delia banda va dal 192U-2I a) 1924-25. Il nucleo è dato da Pollastro, da Peotta, da Massari, dal De Luisi e da certo Ferrari, dalla Plolatio e dall'oste Colombo. Il quartiere generale della banda, in questo periodo, ò Torino; ma l'attività dei banditi si svolge fino in Toscana A Genova avviene il conflitto col carabinieri, a Torino il De Luisi spara contro gli agenti. In seguilo, ia banda passa in Francia dove il nucleo dell'organizzazione è dato dalla Piolaito, dai Peotta, dal Pollastro, che si ra chiamare Percivall, e dal Massari che. si trova da tempo in Francia a capo di una piccola banda che si fonde tosto nella organizzazione criminosa di Pollastro. Dell'associazione fanno parte ora il Carlini e la Rosa Ortpré e llm un'altra sessantina di individui dio furono identificati dalla polizia francese, molti dei quali sono purtroppo tuttora latitanti. Della banda fa parte anche l'oste Colombo che ha impiantato a Parigi, in Rue Charendon una trattoria dove convengono tutti gli associati, intanto la Piolatto si invaghisce del Carlini e abbandona il Peotta; ma. dopo una lotta tra i rivali, la Piolatto ritorna presso l'antico compagno. Il questore Risso ricorda che, in quell'epoca, la banda del Pollastro diede l'assalto alla sede deflla ditta Ferrari, attaccando due casseforti e poco dopo svaligiò una oreficeria in piazza dell'Opera. 11 toste rievoca tutte la vlcen de successive che sono note, essendo state riferite abbondantemente già durante il corso del dibattimano. Si dovrebbero ora muovere al teste Risso domande specifiche su determinati fatti per mettere in risalto la respón sabilità dei singoli imputati; ma l'ora è tarda e il proseguo è rinviato a domani. F. Argenta.