La vittoria di gremo nel G.P. Lancia

La vittoria di gremo nel G.P. LanciaTv e competizioni eiolistielie La vittoria di gremo nel G.P. Lancia Erano poco più dolio novo quando ieri mattina sul corso Peschiera, dopo che il signor Sargiotto ebbe alimento i concoiTontij il cav. Lancia abbassò la bandierina, e diede licenza a quella muta impaziente di andare verso l'ulto colle del Sestriere*. K ce no siamo andati anche noi. con una segreta speranza: di trovare nei regni dell'alpe silenziosa oltre ni silenzio anche un po' di sole. 11 mattino autunnale, grigio e punto invitante a lasciare i tepori del letto, non aveva l'atto nemici della corsa ne i corridori, che avevano risposto presente quasi in cinquanta, nò g'.i appassionati che erano alla partenza qualche centinaio, 1 corridori dal canto loro hanno voluto fare le cose subito sul serio. E fosse la brezza mattutina, fosse l'asfalto del bel via'one di 'Rivoli sta di fatto che si è inizialo subito con un «treno» degno di questo nome. Ter più minuti la lancetta del contachilometri della nostra meravigliosa Lambda ha oscillato tra i 40-42 chilometri. Varetto cnpitombo'a prima di Rivoli proprio mentre un suo compagno di società — Graglia — fa da svelto battistrada Un'occhiata alla macchina, una rettifica al manubrio e allò sterzo e poi eccolo, agile come uno scoiattolo, Iti— seguire il grosso. Ad Avigliana egli è di nuovo con i primi. Il buffe della compagnia con i primi anche un macchinista, E' un certo Manfrino, che i corridori chiamano « M monfrin » il quale pedala dondolando dorso e testa come se — appena partito — avesse percorso qualcosa come quattrocento chilometri. Questa specie di corridore ha il torto di ignorare che esiste un rapporto tra là lunghezza dello suo gambe o l'altezza «lei suo sellino. E poiché i suoi arti inferiori sono abbastanza lunghi ò giocoforza, per evitare di dar dei colpi di ginocchio nei com.i'i. di sopraelevare la setta. Ma 't monfrin non intende ragione (che se ne intendesse canlbicrebhe mestiere) e va... va fino a quando il suo testone (die sombra un enorme hattacohio non r,i stanca di dondolare. Allora tartarino scompare e noi non ne sapremo più niente. Co lo ritroveremo tra i piedi alla prossima corsa per un'altra ora circa. Più di un'ora egli non può soffrire la compagnia degli avversari. E cosi ieri prima di Suso ha. finito la sua parte. Della corsa fino a finsa non mette conto dire. Ma sùbito fuori della città, una freccia clic indica la strada del Monginevro avverte «die bisogna far conoscenza con le asperità delle prealpi. Fino a Gravere. e cioè per 5 chilometri, la strada si inerpica nella conca che domina Susd: la pianura, a cui ora il sole dà tonalità delicate mentre il fciallo delle foglie pare abbia riflessi d'oro, si estende per intero sotto ai nostri ocelli. Indugiamo ad ammirarla mentre a mezza costa vediamo salire i nostri corridori in gruppo compatto ed a passo modesto. Li guida Garino, quello stesso Garino che or e un anno, proprio su questo tratto, aveva, con un colpo d'audacia gettato lo scompiglio in mezzo affli avversari e deciso la. corsa. Ora sale lento, il lanciano, e dietro » lui sono una trentina di uomini. Ma la sua condotta è un calcolo. Basta che Halmamion tenti per conto suo di rettificare la velocità che proprio Garino da battistrada diventa serratile. Ancora un po' di schermaglia verso Gravere, ma poi sul falsopiano torna la pace e uno dopo l'altro, i meno pronti, sono con i primi. Man mano che ci avviciniamo al castello di Exilles (col suo cipiglio di dominatore della valle) il gruppo infittisce ancora più. Contiamo trentasette corridori. Ci paiono un po' troppiMa c'è, poco dopo il forte, un certo strappo ove sarà d'uopo fare un po' di conti non solo colla propria volontà ma colle proprie possibilità. E qui, quasi una corda invisibile fosse attaccata alla bicicletta dei due terzi dei concorrenti, arretrano non meno di venti uomini. I quali non solo ritengono che i primi, cioè i più atti e sono i migliori, ma pensano che quelli hanno delle energie da buttare per voler insistere a pigiare sui pedali. Una eaduta di Bertolazzl Ed eccone una larga teoria a piedi, occupati a spingere il proprio cavallo d'acciaio. A piedi, o meglio intento a rimetteisi in piedi, è anche Bertolazzi- E campione del mondo, che era a ruota di Moro, si trovò a un certo momento davanti a... un improvviso ostacolo. Moro, di colpo, si rialza e mette piede a terra, nel bel mezzo della strada. Bertolazzi si urta con lui e avendo_ i piedi prigionieri nelle cinghie dei clips, va a ruzzoloni. Fuoco alle polveri. Camusso balza all'offensiva — da bravo alpino non avrebbe potuto fare diversamento — e il campione del mondo perde un buon minuto. Ma l'alpino non trova aiuto nò in Gremo, Sella, Tiretto, Minasso e Facciani (compagni di squadra del lungo Fiero), uè in Bertolino, Martano e Grnclin. E allora ad Oulx, dopo che anche De Giorgi, Callegari, Caudana, Moro hanno ripreso contatto con i primi, pure Bertolazzi è 'della comitiva. ' I corridori mangiano qualche po', mutano i rapporti e si preparano alla contesa, con il gigante che li attende ai piedi di Cesana. E poco prima delle Tina Camusso porta i compagni all'attacco. TI quale non è sulle prime troppo deciso. Sembra che in ognuno vi sia un sacro timore (Ielle conseguenze. Tino studia l'altro e il terzo fa lo gnorri in attesa delle novità. Ecco un giovane prendere — metaforicamente si intende — per il bavero i compagni. E' Barai che pianta in asso amici e nemici e se ne va. Non tanto lontano, però, perchè Martano. Gremo, Camusso non sono del suo avviso. Pertanto questo strappo ha operato la seminagione .lungo il nastro stradale di quasi tutti i componenti il gruppo. Non abbiamo sott'occhio più che Gremo — il quale ha raggiunto Barai — Camusso, Grafia, Balmamion, Martano, Lessona, Bertolazzi, Bertolino, Piretta, _ SellaMa anche questi non sono tutti in grazio di camminare colla velocità che garba a Gremo e dopo tre chilometri contiamo sulle dita della mano quelli che 'lo tallonano. Sono Lessona. Martano e Camusso. Un po' di pausa e si ricongiungono Graglia e Balmamion. Barai k già lontano, per aver osato troppo. •Che è che non è l'alpino Camusso vuol entCstGdtLc esser solo. E come uno scoiattolo se ne va. Cinquanta, conto, duecento metri. Eccolo vedetta azzurra il vigori noCavallotto non sta più nella pelle. Il suo pcidains sbalordisce. Duecento metri ! Gremo dice: basta. Brano il signore della montagna E incomincerà la caccia. Como è noto Gremo in salita si trova... conto tn discesa. Vola. E ti agguanta lo scoiattolo poco prima di Cbamplas du Col, trascinandosi un ragazzo che come arrampicatore sa il l'atto suo. E' questi Lessona. 11 sig. Ghelfi si frega ora le ninni. Ma Gremo — passatemi la parola — li frega tutti. A Cliamplas du Col li saluta e dà loro l'arrivoderct a Torino. E sul Kestrières egli giunge come un falco. Tanto per l'esattezza stabiliremo le distanze che al valico napoleonico dividevano i singoli concorrenti: Gremo transita allo 13. fi' 17". dopo aver impiegato 36' a percorrere gli 11 chilometri della salita. Camusso passa alle 13. 10' 6"; Graglia. Lessona e Giuppono Stefano (il redivivo: era stato vittima di malore a Exilles) alle ore 13, 10' 50": Balmamion e Bertolino alle 13, 11' 50"; De Giorgi alle 13.12*38": Martano alle 13. 12' 4ó": Bertolazzi e C'allegari alle 13, 12' 55"; Piretta e Giuppone Serafino allo 13. 13' 30": Minasso e Facciani alle 13. 14'. La corsa — come ormai vuole la tradizione — c decisa dal Sestriere*, giudice severo e imparziale. Gremo saprà in discesa e in piano avvantaggiare tanto da avere sui suoi più immediati inseguitori 2' a Fenestrelle. 4' a Pinerolo. C a Rivoli. 8'50" all'arrivo. La sua corsa — spettacolosa — è tutta in queste cifre. Che atleta egli sia lo si può desumere dallo sforzo che egli ha compiuto, tutto solo da Cbamplas du Col all'arrivo: quasi cento chilometri a più di 30 chilometri all'ora. Tra gli uomini di rincalzo invece si sono avuti mutamenti. Camusso veniva raggiunto prima da Graglia, Giuppone Stefano e Lessona. Questi alla loro volta vedevano sopraggi-ungere Balmamion, Bertolino. Do Giorgi e Martano. E alle porte di Fenestrelle anche Bertolazzi e Callegari erano con i compagni. Appena in tempo il secondo per capitombolare o il primo per vedersi saltare la catena. L'incidente fu un grido di allarme. Via a quarantacinque all'ora, tanto più che venivano appiedati anche Graglia e Balmamion. Bertolazzi rimedia. Ma pi raggiungere i fuggitivi e la catena lo tradisce un'altra volta. TI campione del mondo non si scoraggia, ripara e riparìe alla caccia dei suoi avversari. A Piossasco li ha a portata di voce... Un chiodo. Il campione dalla maglia multicolore non potendo prendersela con il destino, prende un'automobile e rinuncia a. proseguire. Il suo ritiro porta la calma nel gruppo. Ma la calma è stata la trappola per Martano, Lessona, Bertolino, De Giorgi e Giappone Stefano. draglia Alle porte di Rivoli li raggiunge il castigamatti, nella persona di Graglia. F. bianco-blu è ora sicuro del fatto suo. Non cosi Balmamion che giunto in gruppo con Graglia è appiedato alla borgata Leumann. TI mar/nano rioara e come un fulmine li riagguanta all'ultimo chilometro. Nella volata il penultimo vomito mette tutti d'accordo. Graglia — con un guizzo prodigioso — è buon primo... cioè buon secondo perchè quasi nove minuti prima di lui Felice Gremo ha tagliato vittorioso il traguardo. Pubblico da tappa di Giro d'Italia. Da Rivoli a Torino automobili e motociclette degne della Maratona. Successo organizzativo completo e superiore a ogni elogio. Citiamo por debito di oggettività: Rapino. Sa.rgiotto, Lnndi. Ferrerò. Gamba. Gazzaniga. E per debito di riconoscenza diremo che la fiammante « Lambda » 8.a soie messa .a nostra disposizione in un con il guidatore signor Cancia sono meritevoli di ogni più alto elogio. Carlo Trabucco. L'ordine d'arrivo 1. GREMO FELICE, del V. C. Lancia di Torino, alle ore 15, 44' impiegando ore 6.1S' a percorrere Km. 198 alla inedia di Km. 31..3S0. 2. Graglia Giuseppe, déJl'U. S. Torinese alle 15, 52' 50" (Lo di IV categ.). 3. Martano Giuseppe, del G. S. Spa, a una macchina. 4. Balmamion Ettore, della Pro Dronero a mezza ruota; 5. Lessona Michele dell'U. S. Venaria, n mezza macchina; 6- De Giorgi Francesco, dell'U. S. Torinese, a un quarto di ruota; 7. Giuppone Stefano, della Pro Dronero, ad una macchina; 8. Camusso Francesco, dello S. C. Vigor a 10 macchine; 0. Bertolino Vittorio, della Ciclisti Trevigiani, a 15 macchine; 10. Minasso Andrea, del V. C. Lancia, alle 15,59'20"; 11. Giuppone Serafino, a una macchina; 12. Polano Piero, alle 1G.3': 13. Facciani Cesare, a mezza macchina; 14. Muttini Luigi, (l.o di V categoria) a una macchina; 15. Barai Luisi; 10. Caudana. Luigi: 17. Callegari Edi; 18. Penna Riccardo; 19. Piretta Michele; 20. Moro Emilio; 21. Guerra Decio; 22. Miglia-sso Felice; 23. Perego Ambrogio; 24. Givone Rolando; 2o. Bonino F.; 20. Torchio M.; 27. Negri Bruno. La Coppa Lancia è vinta dal V C. Lancia per merito di Gremo.