Come operava la banda

Come operava la banda Come operava la banda Il Colombo, che procede nel suo racconto prolissamente, abbandonandosi a digressioni, accenna con commozione le condizioni in cui si venne a trovare dopo le vicende che lo portarono alila chiusura del suo esercizio di via General Govone e al suo secondo arresto avvenuto l'8 ottobre 1927. — Venni arrestato In un garage dove mi ero ridotto a fare i lavori più umidi, quello del lava-vetture. E questo per procurare alla mia famiglia il pane, dopo avere avuto posti importantissimi e avere posseduto l'automobile in quel periodo di tempo in cui i milionari di adesso andavano ancora a piedi e avevano le scarpe rotte. Riprendendo la sua esposizione, il Colombo afferma che le sue disgrazie odierne derivano tutte dalla « terribile catastrofe » che gli capitò in Francia. Egli rievoca questi avvenimenti e narra che a Parigi gli si era presentato un giovane di 26 anni, certo Della Negra, offrendogli in vendita un brillante ; egli non volle acquistarlo, ma si fece intermediario tra il Dedla Negra e un orefice, certo Rainaldi. Costui acquistò il brillante per nove mila lire. Senonchè, il gioiello proveniva da un furto e In conseguenza egli fu imputato di ricettazione e condannato. Dalla metà del giugno 1926, tornò in Italia perchè la moglie non voleva saperne di rimanere a Parigi I non già, egli afferma vibratamente, perchè l'aria di Parigi fosse irrespirabile come sostenne la sentenza della sezione di accusa. Giunto in Italia, lasciò la famiglia a Bergamo presso del parenti e per qualche settimana fece la spola tra Bergamo e Milano. Un brutto incontro Durante #una di queste gite a Milano si incontrò con il Massari, il quale lo sorprese mentre era intento a leggere W giornale. Il Martin era accompagnato dal Pollastro! ma questi era rimasto in disparte. Poscia anche costui si avvicinò e riconosciuto il Co lombo gli narrò come nel periodo In cui era ancora a Parigi avesse avuto la visita di un agente di Polizia. Il Pollastro assicurò che la polizia francese non poteva essere in possesso di una sua fotografia a tutto fini 11. Lasciandolo, il Martin volle sapere quali locali il Colombo frequentasse a Milano e il Colombo gli indicò 11 « Caffè degli Angeli • come quello dove si recava abitualmente. Intanto U Coloni bo, attraverso il tramile del signor Zurlone, cognato di una figlia del povero gioielliere Zanetti ucciso dal banditi In via Manzoni, acquistava l'osteria d.1 via General Govone, dove un bel giorno vide capitare il Massari e U Poi lastre l due ritornarono ancora altre volte. Più tardi ebbe modo di annoverare fra i clienti anche il Peotta il « Bimbo >. Pres. : — Peotta si recava da solo nel vostro esercizio c in compagnia di altri? — 11 Peotta venne sempre da solo. Recava immancabilinH,nte con sè una borsa, con libri e riviste. Ma, dopo l'ottobre 1926 non lo vidi Più. La Piolatto invece non venne mai. Io la vidi una tola volta a Parigi, quando venne a cercare nel mio esercizio U Peotta. E arriviamo al conflitto di via Generale Covone — continua l'imputato. — Il 14 novembre era una domenica. Si fermò dinanzi alla mia osteria un torpedone, sul qunUc erano degli agenti, tra i quali! 11 brigadiere Crespi, detto Maciste, che io conoscevo. C'era pure il commissario Bucavelli, il quale mi chiese a che ora venivano a cenare a!Ha trattoria un giovanotto con In gamba di legno e la sua amante. Dichiarai che non vi erano mai stati perchè questa era la verità. Il giorno dopo leggevo sui giornali la cronaca del delitto di via Manzoni ; si accennava a un giovanotto con la gamba di legno e si davano Indicazioni su altri individui, clie erano indicati con i nomi di Moro e di Biondo. Ebbi il sospetto che si trattasse del Massari e del Polla stro, e quando il giorno successivo co storo si presentarono all'osteria, li pregai di non più tornare e di lasciarmi tranquillo. Intanto sopraggiunsero di nuovo gli agenti, che mi Invitarono 1n Questura, dove il commissario Buearelli mi chiese se sapevo dove abitavano il Massari e il Giovanni Dissi che mia moglie si era interessata per fare affittare al Massari una camera in via Castelvetro. Trattenuto in Questura, io vidi che il commissario Stivala predisponeva una operazione per ricercare i due. Io, e questo 10 voglio dire per:hè illumina il contegno degli agenti, osservai allora al oav. stivala che il Massari era di carattere alquanto violento, ragione per cui mandando a ricercarlo dovevansi avvertire gli agenti che si conducessero con prudenza. E qui — conclude l'imputato — finisce U mio racconto. Trattenuto in Questura, io non ho assistito ai tragici fatui. Dove è andata a finire la banda? Fres. : — Voi sostenete, dunque, di ìon aver fatto parte dell'associazione criminosa; ma vi ricorderete che ili questore Risso nel suo rapporto afferma che l'associazione esisteva e che di essa facevate parte vai, il Della Negra; voi, anzi, in Francia foste anche arrestato per questo. — Ma, diciamolo in buon milanese, questa banda dove è andata a finire dalla Francia? — replica l'imputato. — 11 rapporto dei auestore Risso non è altro che un rapporto della Polizia francese; egli ha preso per buono tutto quello che il Barthelemy, capo della Polizia francese, gli ha detto contro di me. 11 Presidente dà lettura del rapporto, dal quale è detto che M Colombo in Francia faceva il favoreggiatore. 11 ricettatore dellv banda, la quale, nel 1925, diede l'assalto ai magazzini! dlrsqnilvrlcm , e i a o o l r i e . i e i e a , e . n a ro . , i! della ditta Ferrari. II 23 dicembre dello stesso anno svaligiò una oreficeria in via dell'Opera. L'associazione si rinnovò poi in Italia, avendo per quartiere generale l'osteria di via Generale Govone dove appunto 11 furto in danno dell'orefice Zanetti venne ideato e preordinato. Pres. : — Si dice che. quando il Pollastro e il Massari si recavano nella vostra osteria, vi appartavate con loro in una soletta, avendo cura di allontanare i vostri famigliari e specialmente la figlia Zaira. _ — Ma, signor Presidente —- esclama l'imputato — vuole che permettessi a mia figlia di presenziare ai discorsi di quei giovanotti che si esprimevano talvolta molto liberamente? Avv. Lizzini, di P. C: — L'imputato disse dapprima che ignorava dove il Pollastro si fosse recaio quando cessò di frequentare la sua osteria a Parigi; successivamente egli disse che il Pollastro si era recato in Italia. Perchè questa discordanza? - Ma non c'è sugo nella sua domanda — risponde vivacemente 1 imputato — dove è il sugo nella sua domanda? E come si fa a fare delle domande di questo genere? E l'imputato, quasi congestionato, pronuncia altre frasi di questo genere, tra le proteste della Parte Civile. Avv. Danese, di P. C: — Signor Presidente, ci lascia insultare da un manigoldo? Colombo, dalla gabbia: — E' lei un manigoldo. I rumori si accentuano, ma il Presidente domina e ammonisce l'impu tato e ristabilisce la calma. Quindi all'imputato: — Quale è la verità? Sapevate che il Pollastro era tornato in Italia? — Sono da trenta mesi in carcererovinato nella salute e negli aver: Anch'io, come Annaratone, attenti vo (mesto giorno per avere giusti/lo. Chiedo scusa di quanto ho detto, I un momento di eccitazione, all'ouDanese... Avv. Danese:' — Adesso è tropposono semplicemente l'avvocato DaneseLa difesa, in coro, all'avv. Danese: — Accetta come augurio (si ride). Imputato, continuando: — Risponderò di avere detto che il Pollastro era tornato in Italia, cosi per modo di dire. Andandosene da Parigi, iPollastro non mi disse dove si recava; non mi salutò neppure. Pollastro domanda la parola Pollastro, dalla gabbia, accenna a parlare. Pres.: — Cosa volete dire? Pollastro: — 11 questore Rizzo disse che il quartiere generale deilla pretesa banda Pollastro a Parigi era nel Caffè Vallino, al boulevard de la VilletteOra, se la banda aveva il suo covo in tale caffè, perchè non è stato chiuso dalla polizia ? 11 caffè è rimasto aperto e questo fatto dimostra che la bandanon esisteva Avrà cambiato proprietario — osserva il Presidente —. Del resto i delitti li commettono gli uomini e non li commettono i negozi. A domanda deM'on. Farinacci, Pollastro e Peotta dichiarano di non avere mai visto, prima d'ora, il cassierAnnaratone. E si passa all'interrogatorio di Caterina Piolatto, l'ultima degli imputati. Vi era molta nttesa per questo interrogatorio e così tutti gli sguardi sappuntano su di essa tostochè il Presidente la invita ad alzarsi. Caterina Piolatto, nata a Vlsche ne1900, è domiciliata, secondo raccontaad Alessandria, in via Milano 51. Essha il solito abbigliamento non demiecri, ma molto accurato. E' palìidissma,, senza un sorriso; gli occhi rivoltverso i giurati con espressione mitequasi di implorazione. Parla con garbo, imprimendo un tono di piacevolsouplesse al suo discorso. In una forma precisa e misurata. E' imputatacom'è noto, di associazione a delinquere, nonché di favoreggiamento nedelitto di Mede per avere procedutosecondo l'accusa, a far scomparirmacchie di sangue esistenti sui pantaloni dei presunti assassini. — Io — ella dichiara — ho semprlavorato in vita mia, sono sempre visuta col frutto de! mio lavoro, modestamente ma onestamente. Non ho atro da dire; se mi si vogliono fare dele domande, io risponderò. — Raccontate, allora; quando siete andata ad abitare a Rho? Quali vsite ricevevate colà e cosa faceva Peotta ? — Tornala dalla Francia, ho ritrovato il mio compagno. — Chi era il vostro compagno ? — Il Peotta. — L'avete conosciuto in Italia? — No. in Francia. Io non ho avutche il Peotta per compagno. Ritornain Italia, perchè abitare in un albergsarebbe stato troppo costoso, decidemmo di andare ad abitare a Rtio, dovdimorava il De Uosa. Ma a Rho, essendo accompagnati dal De Rosa, nessno ci volle affittare una camera. Fallora che il De Rosa chiese alla supadrona di casa di poterci subaffittaruna camera nel suo alloggio, nelquale, qualche tempo dopo, siamo adati ad abitare. — Come si faceva chiamare Peotta? — Pedrocco Garibaldi. — Perchè? — Perchè era renitente al servizcn liitarn. — Lo sapevate che era colpito anchda mandato di cattura? — Non l'ho mai saputo. — Chi veniva presso di voi a Rho?— Ebblmo la visita di Pollastro, chio avevo conosciuto a Parigi, e dMassari. A domanda, la Piolatto afferma chle gite a Rho del Pollastro e del Ma sari non avevano altro carattere che quello di scampagnate. I due vi si recavano tutte le domeniche. Ella non ntese mai parlare tra loro di delitti e non vide e non seppe mai che avessero lasciato dei ferri ladreschi presso ! De Rosa. Le 10 mila lire che fanno gola — Andavate d'accordo con la Cesonia Ferrari? — Nei primi tempi si andò d'accordo e vi fu buona armonìa; poi i rapporti si guastarono per varie ragioni. 11 De Rosa chiedeva continuamente del denaro al mio compagno. Le somme che gli abbiamo date sono state diverse: 100, 200, 700 lire. Un'altra volta richiese ancora 400 lire ed io finii coll'oppormi a che il mio compagno concedesse altri prestiti, suggerendo al Peotta di dire al De Rosa che avevamo solo quel poco di denaro, che bastava per arrivare alla fine del mese. Ma il mio compagno non era capace di respingere le richieste del De Rosa. — Avete avuto la restituzione delle somme date a prestito? — A me il De Rosa non ha inai restituito nulla. — In complesso di quanto slete ere. ditrlce? — Non saprei dirlo. E la Piolatto sostiene che le rivelazioni fatte dal De Rosa circa la partecipazione del Peotta al delitto di Medesono una invenzione perfida. — Il De Rosa, afferma la donna, affogava nei debiti, aveva cambiali che scadevano ogni giorno, non sapeva più dove battere la testa. Quando vide balenare l'occasione di guadagnare la taglia di 10 mila lire promessa a chndicasse gli autori del delitto, fece quelle rivelazioni che sono semplicemente delle invenzioni. Almeno questo è il mio convincimento. Caterina Piolatto aggiunge di non avere mai visto che il Peolta possedesse una rivoltella e, ritornando amotivi per cui i rapporti tra lei e la coppia De Rosa si guastarono, spiega che questi motivi erano vari: talunanche di natura delicata. 11 De .Rosa continuava a parlare male della sua donna pur continuando a vivere con ei. L'aveva portata via dalla strada e quando era senza denari la obbligava a tornare dai suoi amici, per dirla volgarmente dai suoi clienti, affinchè sfacesse dare del denaro. — Pres.: — Come va che avete lm merso In un mastello tre paia di pantaloni, su uno dei quali vi erano delle macchie di sangue? La Piolatto spiega di avere avuto due paia di calzoni dui Massari e un paio dal Pollastro, 1 quali, normalmenteaffidavano a lei I loro Indumenti da lavare; ma nega che su uno di queglindumenti esistessero delle macchie dsangue. Su un paio di calzoni notò Invece degli spruzzi di vernice rossatanto che al Massari fece rilevare la cosa, dicendo: Ha fatto l'imbianchino per macchiare i calzoni in quel modoI calzoni si trovavano Immersi nel mastello da due o tre giorni, quando la polizia li rinvenne e li sequestrò. — Ad onta di ciò i periti — ricorda l Presidente — poterono ancora accertare che le macchie erano effettivamente di sangue. — Non può essere; le macchie dsangue sì lavano con acqua dì fontenon è necessario metterle nella « saponaria » come avevo fatto io. La logica della Piolatto patroni di Parte Civile ridono dc;nesta competenza chimica rivelata dall'imputato, la quale ribalte: Sono donna e mi intendo di queste cose Il Presidente osserva: — Tra voi e i periti non si può esitare nella scelta11 Presidente, poi, aggiunge: — Avete detto di avere messo a bagno pantaloni qualche giorno prima dell'arresto. Perchè non li avete lavatsubito ? — Se non li ho lavati subito — dichiara, con risoluzione, l'imputata — tanto meglio: vuol dire che non avevo premura di togliere macchie dsangue. 11 Presidente ricorda che, nel 1926la Piolatto fu arrestata e trattenutventi giorni in carcere a Milano penon aver voluto rivelare le proprigeneralità. Diede poi il nome immaginario di Maria Gaiazzi. — Perchè — le chiede il President— avete dato un nome non vostro? — Non volevo far conoscere alla mifamiglia cosa mi era capitato e dovmi trovavo. — Prima di conoscere il Peotta, avete avuto quale amico anche il De Luisi, pericoloso soggetto, condannato poa pena gravissima; foste anche implcata nel processo che il De Luisi ebba subirò dinanzi alla Corte d'Assisdi Torino, dalla quale fu condannata venti anni di reclusione e voi a duanni per ricettazione. — Mi condannarono in contumaci— interrompe la Piolatto. — lo nosapevo neppure di essero imputata. E spiega che il fatto che determinla condanna fu questo: aveva lasciatpresso l'amico una borsetta contenent4 mila lire. Si ritenne che la sommfacesse parte del compendio di ureato commesso dal De Luisi, mentrcostituiva invece il gruzzolo dei rsparmi che ella era riuscita a metterinsieme con il proprio lavoro. A richiesta del suo patrono, la Pilatto narra che, separatasi dal Peottasi recò ad Alessandria presso la famglia. Dapprima lavorò in casa con lmadre, poi si impiegò presso un cazaturificio. Nel settembre 1926, era arivalo a Torino il Peoila, il quale insistette perchè tornasse con lui. Noaderì all'invito perchè non voleva abandonare la famiglia, dandole nuovdispiaceri dopo lanti sacrifici fatti pelei. Pres.: — Fu in occasione di quell'incontro che il Peoita vi parlò del conflitto di Mede? — Sì. — Avete detto di avere conosciusempre il Pollastro e il Massari rispetivamente con I nomi di Giovanni di Martin; non vi è mai venuta la criosità di conoscere i loro veri nom— Non mi interessava sapere i lorveri nomi. — Quando avete saputo dell'ecciddi Mede? — Lo seppi dai giornali. Ad altra domanda, rivoltale dal Prsidente, la Piolatto narra che il Peotsi assentava di lanto in tunto da Rhrestando fuori magari tre o quattrgiorni. Quando si allontanava, portavcon sè la borsa da avvocato. — Quale attività svolgeva 11 Peott— Era commesso viaggiatore, credpresso la Casa editrice Sonzogno. — Sono frottole; non è mai stato im piegato presso questa Casa. Quando Pollastro e il Massari si recavano Rho. vi si fermavano a lungo? — Si trattenevano sino a sera. Mnon c'era nulla d! misterioso nelle !ro visite. La signora Cottaloni, padrna di casa, può dire se c'era qualcodi misterioso nelle visite dei duamici. La causa non è ancora* cominciata — Quando foste arrestata, vi furonraminosi rate le fotografie del Scotdel Pollastro e del Massari. Voi consceste solo quella del Pollastro. Pe che non quelle del Peoita e del Massari? — Quella del Peotta non l'ho riconosciuta per ragioni sentimentali e le altre perchè non le trovavo rassomiglianti. P. G. — E' possibile che proprio non abbiate visto macchie di sangue sui pantaloni? — Esoludo che fossero macchie di sangue. P. G. — Probabilmente ci verranno a dire che fu il De Rosa a macchiare i pantaloni di sangue. On. tentimi: — 11 De Rosa può essere capace anche di questo, ma non sono diradali! tutti j misteri in questa causa; la causa non è ancora cominciata. P. G. : — E' ora di smetterla di dipingere qucsU). gente come canuide pecorelle. L'on. Bentiui al P. G.: — Dà tanto fastidio una donna7 P. G. : — Non mi dà fastidio una donna, mi dà fastidio una Piolatto. L'imputata interviene nel dibattito: — Se ce ne fossero lame di Piolatto, ci sarebbero più donne I — grida rivolta verso il P. G. L'on. Farinacci osserva vivacemente ai difensori dell'imputata: — E' ora di smetterla di faine l'apologia di queste anarchica. On. Bernini all'on. Farinacci: — Io non mi spiego il suo intervento in questa fase del di.lattimeli to. Io- non sono mal intervenuto quando si discuteva la posizione di Annaratone. Con la legge alla mano, potrei impedirle di intervenire. Non lo faccio perchè I giurati hanno cosi la sensazione di quanto succede. On. Farinacci- — Signor Presidente, è bene precisare che io interverrò ogni volta che vorrò, e questo nell'interesse del mio difeso. 11 Presidente pone fine all'incidente e dà lettura del rapporto della pubblica sicurezza, in cui sono esposti i precedenti della Caterina Piolatto. Si dice nel rapporto che la Piolatto, ribelle di carattere e prepotente, abbandonò nel 1920 la casa paterna, unendosi ad anarchicL Nel 1923. per sottrarsi ala cattura, fuggì in Francia, donde tornò nel 1925, dopo il decreto di indulto, in virtù del quale fu condonata la pena alla quale era stata condannata. E il rapporto rievoca gli avvenimenti di cui fu protagonista il pruno amante della Piolatto, l'anarchico De Luisi, a Tonno. Si tratta del noto tragico conflitto avvenuto in corso Regina Margherita; il De Luisi e certo Milazzo, che rimase poi ucciso, spararono contro gli agenti, facendo vittime. Dopo quel fatto il De Luisi e la Piolatto scomparvero da Torino. Si stabilisce che il Peotta possedeva due valigie di diverso tipo e di diverse dimensioni. Iti P. G. muove le ultime domande all'imputata. — A Parigi non avete avuto per amante anche certo Carlini? — Non l'ho mai conosciuto: ho sem pre vissuto da sola, col mio lavoro; il solo compagno col quale ho convissu to è 11 Peotta. L'imputata nega di avere scritto al Peotta, sia direttamente al suo indi lizzo, sia inviando (lettere ad altri, con l'incarico di recapitargliele. La Piolatto siede ed è introdotto il primo teste: l'agricoltore Edoardo De Giorgis, abitante odia cascina Morsello/ posta a mezza strada tra Firascarolo v Castellare dei Giorgi. La notte in cuB avvenne l'eccidio di Mede, cioè, il 18 giugno 1926, il De Giorgis si trovava nei suo cascinale, quando udì un prime} colpo; poi, dopo pochi istanti, altri tf« o quattro colpi di arma da luoco. Il primo teste: l'agricoltore De Giorgit) Pres.: — Furono sparati almeno 1S colpi. La - perizia ha accertato che 1 due poveri carabinieri vennero rag* giunti da 8 proiettili ciascuna. A (Tua* le ora intese i colpi? — Il mio orologio segnava le 28,46. — Crede che fossero colpi di pistola o di fucile? — Ero convinto fossero di rivoltella. — Che cosa fece allora? — Ero già sulle mosse per andare! a dormire e mi coricai difattl poco do»*' po. Il giorno seguente seppi della uc« cislone dei carabinieri e la misi na* turalmente tri relazione con 1 colpi enei avevo inteso. L'avv. Sardi precisa che il cascinale dove abita il teste dista 150 metri dalla località dove avvenne l'eccidio. L'on. Farinacci domanda: — Fu una! sua impressione che fossero le 22.45T In istruttoria ba detto che erano le 22,30 circa. — No, guardai proprio l'orologio. L'avv. Mazzola, difensore del Pollastro: — Quale distanza intercede tra lai Stazione di Torreberetti e la «Trattoria Roma», che è appena fuori del paese? — Circa 500 o 600 metri. Il teste è congedato, e l'udienza S quindi rimessa a lunedi, per la sfilata delle parti lese.