L'oste di via General Govone e l'anarchica Piolatto respingono indignati l'accusa di complicità coi banditi

L'oste di via General Govone e l'anarchica Piolatto respingono indignati l'accusa di complicità coi banditi L'oste di via General Govone e l'anarchica Piolatto respingono indignati l'accusa di complicità coi banditi La fine dell'interrogatorio degli imputati -- Lunedì si inizia l'escussione dei testimoni Milano, li notte. Tati. In fine di udienza. Luigi Peotta bveva annunziato che oggi, proseguentto nella sua difesa, avrebbe battuto in breccia l'accusa dimostrando una .verità cui egli conferisce un carattere assiomatico: Oe Rosa nel fare la rivelazione alla polizia circa l'eccìdio di Mede aveva mentito, mentito spudoratamente. Ma i bellicosi propositi dell'Imputato si sono perduti per via. Egli stamane tiene tutt'altro contegno. L'irrequietezza di" cui eri ha dato cosi bizzarre manifestazioni è svanita. Peotta è rinsavito, rinsavito dfiflnitivamente. Riacquistando la ragione egl ha perduto la verbosità dilagante, con cui ci aveva afflitto per un paio di ore nell'udienza pomerirliono di ieri. Miracolo questo reso possibile dal fermo atteggiamento del presidente, che. respingendo l'istanza intesa ad ottenere degli accertamenti psichiatrici sull'imputato, lo ammoni a cessare la sciocca commedia che aveva inscenato. Stamane Peotta è assai parco di parole. Docile, tranquillissimo, egli non tenta neppure di riprendere 1 motivi di ieri, ed attende di essere interrogato. Il Presidente gli contesta l'ultimo capo di imputazione; la partecipazione al conflitto di Rho, nel quale sette agenti di pubblica sicurezza sfuggirono miracolosamente alla sparatoria dei banditi. — lo non ho partecipato a questo latto — risponde Peotta. Pres.: — Ma ne sarete almeno Informato visto che abitavate a casa del De Rosa, dove avvenne appunto 11 conflitto. — Non ne sapevo nulla. A domanda dell'avv. Danesi, di P. C, l'Imputato esclude d'essersi recato la notte del delitto di via Manzoni in casa del Movati, e precisamente di esservisi recato due ore dopo che il delitto era stato consumato. Non gli si muovono altre contestazioni, e Peotta siede. Corti, Novati e Colombo La brevissima ripresa del suo interrogatorio è stata seguita da Caterina Piolano con la stessa tiepida attenzione con cui ella l'aveva seguito durante il vaniloquio di ieri. Pallidissima, la donna si volgeva verso di lui scotendo sconsolatamente il capo, quando la bizzarra autodifesa minacciava di portare a risultati pericolosi, o, approvando giuliva, quando gli argomenti difensivi che il suo amante andava esponendo apparivano, a suo giudizio, di quailche consistenza, di qualche importanza. E' la volta ora degli imputati minori: Corti, Novali e Colombo. 1 primi due sono imputati di partecipazione nella brigantesca impresa di via Manzoni, dove, come si ricorderà, fallito il tentativo di furto all'oreficeria, i banditi uccisero a rivoltellate l'orefice Bussano Zanetti, e ferirono il portinaio dello stabile, Cesare Fumagalli. A proposito di questo delitto la posizione processuale degli imputali é identica a quella che scaturì per il gruppo dei cinque imputati per l'eccidio di Mede, in seguito alia confessione del Vitale. Anche qui si è in presenza di una confessione esplicita, accusatoria per tutti, resa alla pubblica sicurezza e poi confermata al giudice Istruttore, subito dopo il delitto, ma ritrattata a breve distanza di tempo. La confessione risale a Cesare Novatil'uomo dalla gamba di legno, il quale narrò : • La sera del 25 ottobre 11 Corti mavverti che avrebbe avuto bisogno di me; successivamente, il giorno 8 novembre, mi diede appuntamento per la sera di mercoledì Quella sera infatti trovai il Corti e con lui un tale, detto 11 «biondino» (il Massari) un certo '« Garibaldi » (Peotta) e un certo «Mario • (Pollastro) da me conosciuti soltanto di vista. Essi mi dissero di trovarmi alle 2 di notte del 1S-U novembre all'angolo di via Spiga con via Manzoni. Al luogo ed all'ora indicattrovai 11 « Mario » che mi informò essere il compagno Corti, il « biondino « e « Garibaldi • già nell'interno dello stabile, segnalo col n. 44 di via Manzoni, aggiungendo di non muovermi dall'angolo e di dare un fischio In caso di perlcolc. Poi anche lui entrò nell'interno della casa e, dopo qualche ora. vidi aprirsi il portone ed uscirne di corsa il Corti ed il « Mario » che si allontanavano per via Manzoni. Avendo compreso che 11 colpo uon era riuscito mi recai a casa e mi misi a letto Non era trascorsa mezz'ora quando vennero il « biondino » e il « Garibaldi » ì quali mi dissero che rimpre~a era andata maleIl • Garibaldi » mostrò la sua preoccupazione per aver perduto nella corsa la giacca col portafogli contenente documenti intestati al mio nome. Mraccomandarono di non parlare delatto e se ne uscirono; credo che partissero da Milano perchè il « biondino » portava una. grossa valigia » Gli Interrogatori hanno inizio con «niello di Lodovico Corti. Costui è na to nel 1898 a Milano; fa il calzolaio ed è pregiudicato. — E' vero che avevate preso parte afurto dell'oreficeria Zanetti? — Chied11 Presidente. — In quel giorno, — risponde l'im putato. 11 quale parla in dialetto — sì era sposata mia sorella; alla sera ll'accompagnai a dormire e andai a mivolta a dormire. Non so quindi perchmi trovi qui. Uno che non capisce Presidente: — Vi trovale qui in seguito al confronti ai quali foste sono (posto. Intanto voi avete ammesso daver conosciuto 11 Massari, il PeottaII Pollastro, e vi siete unito a costorper compiere delitti di ogni genere, — Non ho commesso alcun delitto. Pres.: — Le vostre affermazioni son6mentite. La vostra portinaia attestche la notte del delitto di via Manzonnon sareste andato a dormire. Imputato: — La mia portinaia nopuò sapere niente. Non sa neppure chala Lodovico Corti. Pres.: — Risulta pure che voi fre cruentavate l'osteria di via General Govone, col Massari e col Pollastro. Imp.: — Ci andavo qualche voltama soltanto per bere. Si sa che il vno piace ai • bagatt • (calzolai). E poiché 11 presidente gli ricordChe Novati le ha accusato precisandogni circostanza, l'imputato ribattvibratamente : — Ripete che sono tre anni che noarrivo a capire quali sono queste circostanze. Ma gli elementi che attestano il rapporto corso fra il Corti e gli associaalla banda Pollastro sono numeros11 presidente li enumera contestandoall'Imputato, 11 quale scatta: — Ma, Bignor presidente, io frequen ♦avo costoro in buona fede; non sape vo affatto chi fossero, altrimenti vuolche andassi con gente di questa razzaIo bo due Agli de mantenere. E pocrede che Pollastro fosse allora comlo vedo adesso? Doveva vederlo a quel'epoca: vestiva come un signore; cearebbe andato insieme anche lei {ride). Pres.: — Risulta ancora che voi avte richiesti al Novati di potervi servre del suo certificato allo scopo di na 60ondere 1 vostri precedenti penalQuel certificato fu rinvenuto nell a e e i o a o , a n i a a a o a , i e l o é l e a , e i i a i o o a ti so a oo no d aa e a ise. cre i el rin a d al de m — o a he eo di a. ro no ta ni on hi e oa, ida do te on rpti si. oli n e le a? oi me el ci si e vi a li la fiacca abbandonata dal ladri in via Manzoni, e che secondo l'accusa apparteneva al Peotta. Ma 11 Corti esclude recisamente di avere chiesto 11 certificato penale al Movati. Pres.: — E' vero che avevate presentato a certa De Tommasl. proprietaria della pensione di vta Martiri Oscuri, vostra amante, ti Massari e il Peotta? — Si, è vero. P. M.: — in istruttoria l'avete sempre negato. L'ammettete soltanto ora. Pres.: — E do>'p avete passato la notte del delitto di via Manzoni? Le indagini hanno esriuso che l'abbiate passata in casa vostra, n£ è risultato che siate stato con le Tommasi. Imp.: — Dirò tutto: io ho passato la notte con la Tommasl e non lo dissi prima per non disonorare mia moglie; preferivo dieci anni di carcere piuttosto che farle sapere che ero stato con un'altra donna. — Che paladino dell'amor coniugale! — esclama il Pubblico Ministero. Vengono letti ora gli interrogatori resi dal Corti in istruttoria, e il Presidente chiede ali'imputato : — Ma per quali ragioni Novati può avervi accusato? Imp.: — Il Novati è qui, lo si Interroghi. Pres.:' — Se non sapete le ragioni di questa accusa è segno che non esiste un motivo perchè 11 Novati vi accusasse falsamente. Procuratore Generale: — Dal Calzaturicio Fontana dove eravate impiegato slete stato licenziato. Perchè? — Sono stato lo ad abbandonare la ditta. Proc. Gen.: — Risulta che avete usato violenze al proprietario. Angelo Fontana, e che per questo fatto avete subito un processo in pretura riportando nnn condanna per lesioni. L'impunto ammette e il suo patrono avv. Mazzola produce 1 libretti di paga del Corti. L'uomo dalla gamba di legno E' la volta di Cesare Novati, l'uomo dalla gamba di legno. E' un giovanotto di 28 anni, incensurato; esercitava il mestiere di tagliatore di tomaie. Pres.: — Anche voi siete Imputato di correità nel furto in danno dell'orefice Zanetti ed in proposito avete reso una piena confessione. Imp.: — Ho confessato perchè 11 commissario Rucarelli mi maltrattava percuotendomi, colpendomi a schiaffi, pugni e legnate. La stessa signorina Zanetti ha assistito a questi maltrattamenti. Io quindi ho dovuto confessare per forza quello che il commissario voleva. Ma la sera del 13 novembre io dormivo in casa mia. Pres.: — Tuttavia avete confermato al giudice i*tnitiore la confessione resa alla Pubblica Sicurezza. — L'ho confermata per forza. Pres.: — Le vostre dichiarazioni sono state rese dinna'izi a tre funziona- di Polizia, i commissari Buearelli, Torello e Stivala. Voi dite che siete stato maltrattato. Chi è che vi ha usato questi maltrattamenti? — Soltanto il commissario Rucarelli, e in questura mi hanno usato ogni sevizia. Mi levavano perfino la gamba artificiale, ma lo sono innocente. Pres.: — Perchè avete parlato del Corti? Com=> lo conoscevate? — Il Corti aveva lavorato con me. Pres.: — E come spiegate 1 particolari contenuti! nella vostra confessione? Furono indicati dal Buearelli; io non potevo sognarmeli perchè non avevo ricevuto alcun appuntamento da quelli eh» sono con me Imputati. Pres.: — Avete confermato la vostra confessione anche dinnanzi al giudice istruttore. — Non sapevo che fosse un giudice Istruttore, credevo fosse una guardia qualunque. Ed ho firmato anche il verbale che egli m< mise davanti. Prec. Gen : — Ma in questo nuovo interrogatorio avete dato altri particolari. L'Imputato nega, e sostiene che 1 verbali contengono delle falsità, il che fa osservare al Presidente: — Sarebbe beni che si verballzzas sero tutte le dichiarazioni che vengono facendo irli mputati. F.' necessarioare loro una buona lezione, procedendo nei loro confronti per calunnia. Olii Imputati hanno diritto di difendersi, ma non di calunniare raccontando di queste menzogne. Proc. Gen.; — Ammette II Novali di aver ricevuto una lettera proveniente da Domodossola e diretta al Corti?— Si. — Ammettete dunque di aver aderito a far indirizzare presso di voi certe lettere dirette al Corti. Oueste lettere venivano spedite in doppia busta: sulla busta interna era segnata semplicemente la sigla « C. .. Queste lettere provenivano da Torino, Alessandria e Domodossola, e dovevano essere recapitate ai Corti, ti quale pensava poi a farle tenere al Peotta cui erano effettivamente direlte. L'Imputato ammette anche questa circostanza e il Procuratore Generale rileva che !n una di quelle lettere, datata da Alessandria è scritto: • Viensubito. Tua Maria ». Avv. Bertasi (difesa Peotta) : — In quella lettera non si diceva sonante questo: erano scritta molte altre cose L'orma di un solo piede Si da ora lettura dell'Interrogatorio reso dal Novati. Appare da esso che l'imputato, nel secondo Interrogatorio reso al giudice istruttore, ritrattò le confessioni fatte il 16 novembre negluftlci della squadra mobile dinnanzi acommissari Buearelli, Torella e Stiva la e confermate poi al giudice istrut tore. In questo secondo interrogatorio egli dichiarò che tutto quanto era contenuto nel verbale precedente era falso. — Tutte false, dunque, le confessioni false le confessioni del Vitale e false le confessioni del Novati ? E 11 Presidente aggiunge: — Sentitese non ci fossero ailtre prove contro di voi schiaccianti, basterebbe questanel giardinetto di via Facchini con cuconfina lo stabile di via Manzoni si trovata l'orma di un piede senza..compagno. 11 compagno mancante era rappresentato da una piccola orma rotonda che si alternava ; questa dimostrerebbe che voi avete spiegato una azione più attiva di quella che avete confessato quando siete sitato arrestato. Non avete fatto solo da paloma siete entrato anche nella casa depovero orefice. — Il commissario Buearelli ha sequestrato una mia scarpa; ma come avrei fatto, con la mia gamba di legno, a scavalcare un muro alto più ddue metri? E' la volta di Umberto Colombo, l'oste di via General Govone 24. Ha 5anni di età ed è nato a Milano. Prima di essere portato alla ribalta delle cronache italiane dalle vicende della banda Pollastro, 11 Colombo già godette per un certo tempo notorietà nazionale; gli appassionati del ciclismlo ricordano come uno degli antesignani dello sport ciclistico in Italiaavendo egli partecipato a corse su strada. Oggi il quarto d'ora di notorietà si rinnova, ma per via di quelle sciagurate vicende! — Voi siete accusato di avere fattparte di quella associazione criminosche lece capo a Pollastro — gli dic 11 Presidente —. Raccontate come avete conosciuto il Pollastro. Il Colombo, che parla con foga nel desiderio di poter dire tutto quello che ricorda e clie gli turbina dentro, premette che dovrà richiamarsi ad epoca alquanto remota, al periodo, cioè, in cui si trovava a Parigi. Là appunto ebbe a conoscere il Pollastro. E narra, infatti, che il 2 giugno 1924 era subentrato nella gestione della trattoria sita a Parigi nel 12.o arrondissement, cioè in quel quartiere che è abitato in prevalenza da italiani. Colui che gli aveva fatto acquistare l'esercizio gli presentò il Massari, che conobbe sempre con il soprannome di Martin. Costui lavorava come carpentiere in uno stabilimento e alla sera prendeva i pasti nella sua trattoria. Per sei o sette mesi il Martin lavorò indefessamente, ma in seguito, essendogli toccato un infortunio sul lavoro, smise di fare il carpentiere per darsi al commercio. Fu solo una diecina di mesi dopo, cioè nell'autunno 1925, che il Martin portò in trattoria il Pollastro, presentandoglielo solo col nomignolo di Giovanni. Le rettifiche dell'oste Colombo — Giovanni — prosegue l'imputato — vestiva molto distintamente, portava gli occhiali, recava sempre con sè una borsa da avvocato. Io lo credevo un viaggiatore di commercio. Ogni due o tre giorni veniva u pranzare alla mia osteria. 11 Peotta invece, che mi fu presentato più tardi, e che conobbi sempre solo con il nomignolo di « Bimbo », non venne mai a pranzare nel mio locale intanto, il 19 dicembre 1925, il Martin tornò in Italia e io non rividi più alcuno dei suoi amici. — Lei, signor Presidente — riprende l'imputato — nella dotta relazione che ha fatto ai signori giurati, ha detto una cosa che io devo rettili are. Ha soggiunto che il quartiere generale della banda Pollastro a Parisi si era trasferito dal caffè del Va il ino, nel quartiere della Villette, nel mio esercizio. Devo precisare che il mie esercizio era in un quartiere opposto. Ora, verso la metà di gennaio Mìa, venne da me un agente della polizia segreta di Parigi a chiedermi se nella mia osteria si recava a prendere i pasti il Pollastro e se sapevo dire dove si fosse recato. L'agente mi fe.e anche vedere una fotografia, nella quale non riconobbi con sicurezza il Pollastro ; ma mi si permetta Ora una considerazione. E' mai possibile che Giovanni, il quale aveva subito una condanna all'ergastolo, venisse a dire a me, a un oste che conosceva solo superficialmente, dove si recava dopo aver compiuto un furto di 700 mila franchi?