Una nuova avventura giudiziaria del maggiore Bennardo

Una nuova avventura giudiziaria del maggiore Bennardo LETTERE D'AMORE IN CARCERE Una nuova avventura giudiziaria del maggiore Bennardo La fatalità ha voluto che il maggiore d'artiglieria Giuseppe Bennardo, protagonista delia fosca tragedia coniugale avvenuta 2 anni addietro, in un alloggio di via Mazzini, ricomparisse ieri al cospetto dei magistrati nella stessa aula In cui, il luglio scorso, egli veniva condannalo per uxoricidio, a cinque anni e nove mesi di reclusione, col beneficio della semi infermità mentale e delle attenuanti. La Sezione VI del Tribunale avanti la quale era stato rinviato per direttissima il Bennardo e due agenti carcerari, colpevoli di avere provvisto al recapito di corrispondenza, clandestina, ha dovuto infatti tenere l'udienza, anziché nella sua solita sede, stante 1 lavori di' riattamento del Palazzo di Giustizia, nell'aula della Corte d'Assise. I fatti che diedero luogo al nuovo procedimento penale contro 11 maggiore uxoricida si sono svolti nelle locali carceri giudiziarie dove trovasi detenuto Il Bennardo, In attesa dell'esito del ricorso presentato alla Cassazione avverso la sentenza della Corte d'As sise. La Direzione delle carceri era venuta recentemente a cognizione che egli corrispondeva clandestinamente con persone estranee ed aveva posto i sospetti su qualche guardia incaricata della sua sorveglianza. Dlfattl una perquisizione operata adosso all'agente di custodia Eraldo Nardi di Luigi, di 35 anni, da Portoferraio, condusse al sequestro di una lettera indirizzata alla signora Clotilde Gnocchi in Carraro, abitante in via Po 40, con la quale il Rennardo aveva intrecciata una relazione amorosa. Attraverso le deposizioni rese dalla signora Gnocchi, l'autorità inquirente ebbe modo di rintracciare un secondo responsabile, attraverso il cui tramite si sarebbe facilitato 11 recapito delle lettere del Maggiore: l'agente di custodia Salvatore Carta, da Mara (Sassari), di 29 anni, li Nardi, colto in flagrante, venne subito dichiarato in arresto, mentre il Carta fu denunciato a piede libero. Ieri, come più sopra accennavamo, si è svolto il processo a carico di costoro. Aperto il dibattimento, il Presidente conte Pinelli, inizia senz'altro l'Interrogatorio del Nardi, Il quale nelle dichiarazioni rese in istruttoria, non sarebbe stato completamente sincero tentando di travisare la inoppugnabile realta dei fatti. II Presidente dopo avere contestato la versione offerta dal Nardi in aperto contrasto con le risultanze processuali, passa ad interrogare l'altro agente di custodia, il Salvatore Carta, individuato mediante le rivelazioni della signora Gnocchi. Ed è la volta del Bennardo. Il maggiore uxoricida vesie correttamente di nero e non dà il minimo segno di agitazione quando si alza a parlare. Bennardo: — Signor Presidente, io non ho commesso alcun reato, nè tanto meno ho indotto alla colpa le due guardie carcerarie che oggi mi sledono accanto sul banco degli accusati. Premetto che non conosco il Carla, cui mon ebbi mai a consegnare corrispondenza clandestina. Per quello che ritiene il Nardd posso dire come la sera del 25 o 26 agosto scorso egli sia venuto a cercarmi in preda al più vivo sconforto. Sua figlia giaceva ammalata: la moglie gli aveva scritto ài recarsi subito a Portoferraio. Il Nardi chiese tre giorni di licenza che gli fu accordata. Era sprovvisto però del denaro necessario per affrontare il viaggio ed aiutare la disgraziata famiglia. Avendogli la Direzione delle Carceri negato un anticipo sul mensile egli pregò i superiori di prorogargli il termine della partenza allo scopo di giungere alla fine del mese e percepire Io stipendio. Io gli suggerii dil parlare senz'altro al Direttore. Lo rividi dopo due giorni: un amiof lo aveva rifornito di denaro ed era 'partito. Il maggiore Bennardo Inizia il suo racconto, narrando come 11 Nardi, rientrato dalla licenza ed informato circa la malattia di sua figlia, sia rimasto vittima di una grave disavventura. Sorpreso a dormire durante il servizio, gli era toccata una settimana di sospensione dalla paga. Bennardo: — Si fece fare il conto della ritenuta da me — continua i! maggiore — risollecitandomi per un aiuto finanziario. Lo assicurai che l'avrei indirizzato ad una famiglia di mia conoscenza. F uallora che scrissi una prima lettera alla signora Gnocchi. Successivamente le inviai un'altra mia in uui la pregavo di dare cinquanta lire al Nardi, detraendole da un vaglia postale che sapevo essere stato spedito alla Gnocchi... Pres.: — Strano tutto questo, perchè 11 contenuto aella corrispondenza, assai voluminosa, (c'è persino una let fera di 24 pagineI) ha detrli spunti mollo piccanti ed anche osceni... Lo stile noi non è quello che si usa per conv.licere alla beneficenza una... pia sicnoui! Certe frasi, mi pare, siano un po' compromettenti: • per il ri¬ schio in cui si mette, meriterebbe certo molto di più ». 11 conte Pineltl vuole porre rjuindi In risalto un brano dell'epistolario amoroso, in cui egli vedrebbe emergere la responsabilità del Carta: • Da quan do è successo l'affare con te — scrive la Gnocchi al Bennardo — sono agitata per la paura che mi ha messo quel m... di CU. Bennardo • — Non è Carta, ma un certo Cecceri, conoscente della signora Gnocchi e mio compagno di pena P. M.: — Non è' possibile, poiché in quel tempo, il Cecceri non doveva trovarsi detenuto a Torino. Presidente: — Dunque, Bennardo, come spiega l'accusa rivolta dalla Gnocchi al Carta? Bennardo. — La signora aveva 11 proprio mariti qui, in carcere... Viene auindi sentito il cav. Scaglione direttore delle nostre Carceri giudizia rie. Egli accenna una campagna da lui iniziata per epurare l'ambiente dagli elementi corrotti II Nardi ed il Carta erano sorvegliati perchè a loro carico oi nutrivano del sospetti II Nardi gli aveva fatto cenno dei colloqui svoltisi col maggiore Bennardo. • MI faccia questo piacere, mi porti questa lettera ed io cercherò dt aiutarla ». Cosi si era espresso il maggiori con l'agente. Al cav. Scaglione il Nardi confessò di essere stato colto ir un momento critico, stante le condizioni tristi della sua famiglia. In un primo tempo il caso Bennardo fu portato unicamente all'esame del Consiglio interno delle Carceri e perciò le dichiarazioni del maggiore appaiono alquanto diverse da quelle rese poi in Istruttoria. La signora Carraro una donnina ancora giovane e placenta spiega come il marito suo si trovasse In carcere col maggiore. Per i frequenti contatti fiori tra di loro l'idillio. . Il Bennardo aveva aiutato mio marito come un fratello — soggiunge la signora cercando di sviare '1 discorso. — M'incaricavo di quanto poteva abbisognare al maggiore... Pres.: — E auando è scoppiata la... scarlattina? Carraro: — Fin dal luglio scorso. Il Carta faceva il postino... Da me non ebbe mai alcun compenso, nè ci fu rono screzi di sorta. Il P.'M. cav. Casalegno Inizia quindi la sua requisitoria ricordando il precedente procedimento, ch'egli non esita a definire « sensibile » durante il quale si cercò di far apparire il maggiore Rennardo. uno dei più puri difensori dell'onore e della tradizione femminile. « Oggi — esclama 11 rappresentante della legge — a distanza di poco tempo, si discute una ben diversa causa in cui la tragedia si sposa alla pochade. Il Bennardo ha lasciato dietro di sè il cadavere della moglie uccisa, del padre morto per l'onta del figlio assassino. • Malgrado l'immediatezza di questo dramma, è giocoforza raccogliere qui la battuta antipatica e odiosa data specialmente dalla presenza di una donna il cui marito cassiere in una ban ca sta rinchiuso al penitenziario, perchè andò incontro alla rovina spinto dal desiderio di arricchire a tutti i costi la propria famiglia. « Se i giurati avessero avuto sott'oc chio la ripugnante corrispondenza scamhiata tra il Bennardo e la Gnocchi, certo non avrebbero mitigato il loro vretto alla Corte d'Assise ». Il cav. Casalegno, entra quindi nel vivo della Questione e vagliate, con lucida e serrata disamina, le responsabilità dei singoli imputati, chiede che con maggiore severità sia colpito il Bennardo, colpevole di avere travolto con sè anche gli altri due disgraziati. Il Tribunale ha emesso sentenza con cui condanna il maggiore Bennardo alla pena della reclusione per anni 1 mesi 3. alla multa di L. 700. Il Nardi a mesi sette di reclusione. Ha assolto II Carta per insufficienza di prove. Difendevano 11 Bennardo gli avvocati Giglio e Porcù. Il Nardi era patrocinato dall'avv. Rattone, mentre assistevano il Carta gli avvocati Calvi e Dalftume. asamppqdvobgalnccf«aldelsI

Luoghi citati: Portoferraio, Sassari, Torino