Il nuovo colpo di Stato a Belgrado contro i croati e gli sloveni

Il nuovo colpo di Stato a Belgrado contro i croati e gli sloveni Il nuovo colpo di Stato a Belgrado contro i croati e gli sloveni Vienna, 4 notte. Nello spiegare ai colleghi del Gabinetto il mutamento della denominazione ufficiale dello Stalo serbocroato-sloveno, che in avvenire potrà chiamarsi soltanto Jugoslavia, il generale Pera Zivkovic lo ha attribuito al desiderio di accentuare la perfezione dell'unità statale e nazionale. L'idea della piena uguaglianza di diritti di tutti gli jugoslavi, e cioè a dire dei serbi, dei croati, degli sloveni è riaffermala; sempre secondo Pera Zivkovic l'armonia dell'unità nazionale è ora manifestata palesemente ed al popolo jugoslavo è data la possibilità di progredire nel campo culturale, come nell'economico. Se però ci eono voluti dieci anni per conferire valore ufficiale al nome (i Jugoslavia » e se questo conferimento è avvenuto proprio mentre i croati, pentitisi del passo di due lu9trl addietro, lottano per l'autonomia, segno è che nel reame mai ha regnato in proposilo concordia: prova ne sia, d'altro canto, la circostanza che la decisione è stata presa in assenza del Parlamento da un Gabinetto dittatoriale. Il generale Pera Zivkovic personalmente è sempre stato favorevole al concetto di far prevalere l'idea jugoslava 6uila serba, sulla croata e sulla particolarista: però mai egli ha avuto dietro di sè l'intera opinione pubblica, anzi egli ha dovuto lottare contro op; positorl influentissimi (oggi da lui In parte eliminati) che sostenevano, viceversa, la necessità di rinunziare coraggiosamente al programma jugoslavo, di appagarsi delle frontiere di una Serbia grande e forte, e magari di disinteressarsi dell'Adriatico, concentrando tutti gli sforzi e tutte le energie della Serbia in Macedonia e nella direzione di Salonicco. In un certo senso, dunque, il programma paneerbo veniva presentato entro una cornice perfettamente balcanica e in condizioni che a: vrebbero permesso rapporti migliori con l'Italia, mentre i! programma jugoslavo trova la sua principale caratteristica giusto nella punta italofoba. Noi consideriamo la decisione presa ieri a Belgrado dal Governo dittatoriale un esperimento come un altro, uno dei molti esperimenti ai quali deve fare ricorso un regime sema vie di uscita che ad esempio sulla carta può ribattezzare lo Stato, può conferirgli parvenza di unità, ma non riesce invece a formare un Gabinetto. Sempre si parla di rimpasto, sempre si parla di passi compiuti presso personalità croate che concedendo il loro appoggio a Belgrado dovrebbero simbolizzare la conciliazione; ma poi si sentono nomi che o vengono riposti alla svelta nel dimenticatoio, oppure designano persone che in condizioni normali mai più avrebbero sperato di sentirsi chiamare al potere. Contemporanea al mutamento del nome dello Stato è una riorganizzazione amministrativa che sostituisce ai 33 Giupanati 9 Banati che hanno confini naturali segnati anzitutto dai fiumi, come la Sava, la Drina, la Verbas, la Drava, il Vardar, la Morava, la Zela e il Danubio. Anche questa riorganizzazione amministrativa non risponde affatto a quella di cui si parlò nel periodo pre-dittatoriale c che avrebbe dovuto consistere nella rinascita delle Provincie storiche. La si illustra dicendola utile specie al Affli dell'economia, dell'amministrazione stessa ed alla rapidità nel disbrigo delle pratiche: è ovvio che i due argomenti sono validi, ma argomento non meno valido deve essere per Belgrado il riflettere che il Paese si governa meglio con 9 Banati affidala Bani di fiducia e ben visti, si capisce, dal Governo centrale, anziché con 33 Giupanati. Che i Banati dCroazia verranno a comprendere quasi tutta la Croazia e la Slovenia conta poco, perchè bisognerà in primo luogo vedere quali saranno i poteri ed i sentimenti del Bano; ed in secondo luogo i croati rammentano come nel programma del defunto Stefano Radic mai figurò una Croazia amministrativamente divisa dal litorale dalmata, oppure dalla Bosnia, regioni che adesso vengono a formare Banati diversi. Infine, mentre i croati quando sdiscuteva di dare allo Stalo un nuovo assetto mirando alla ricostruzione delle Provincie storiche, accampavano che la Voivodina fosse assegnata alla Croazia, ecco oggi Belgrado prendersi Semlino, che sta sull'altra sponda del Danubio, e sottoporla alla sua amministrazione civica facendo ricadere una città della Voivodina sotto competenza amministrativa puramente e nettamente serba. In questo caso l'estendersi di Belgrado sull'altra sponda ha valore di simbolo. I. Z.

Persone citate: I. Z., Pera Zivkovic, Stefano Radic, Zela, Zivkovic