I genialoidi

I genialoidi I genialoidi Si sento dire molto spesso che nella vita moderna non c'ò più uè tempo nè voglia d'occuparsi delle cose dell'arte e dei problemi che ne na aenarte e aei problemi cub u« °J^* ^fu?n.?^p?^»11»u!^potrà essere anche vero Quella spe-eie dimisero, che avvolgeva in pas-sato l'opera dell'artista, facendola apparire come un inesplicabile miracolo o come espressione divina, sembra svanito per sempre. Almeno esteriormente, i rapporti fra coluche crea, l'uomo superiore, l'ispiratol'iniziato, l'eletto e le folle, sono ben diversi da quelli d'una volta; la facilità dei contatti, la rapidità della divulgazione delle opere d'arte, i livellamenti sociali e la diffusione della cultura, hanno abbattuto molte barriere e rotto molti incantesimi secolari; e questo stato di cose può spiegare abbastanza il sempre minore interesse per tutto ciò che ò ilavorìo intimo, dove giocano personalità, tendenze, correnti estetichevalori intellettuali, problemi tecnicidal quale poi nascono le opere d'arte. Ma a questo disinteresse, che, parendo ignorarle, si risolve poin un riconoscimento delle sostanziali barriere e delle distanze naturali fra l'artista e « il resto «, non corrisponde affatto, come potrebbe anche pensarsi, un disinteresse genericoper le cose dell'arte. Sciaguratamente, caduto il mistero che ne proibiva l'accessibilità, l'arte ò intesa dai più come qualcosa alla portata di tutti, non soltanto nel senso cheognuno se la possa godere e possagiudicarla, ma anche nel senso chognuno, se voglia, ci possa mettele mani sopra. Question di voleredunque; non più question di poterePortato, sia pur ridicolo, della mentalità contemporanea? Siamo tentati di crederlo; ma non vogliamandar tanto a fondo nell'argomentonè stuzzicar vespai. Qui si vuol semplicemente osservare, non senza permetterci l'ardire di deplorarla un pochino, che l'impudenza, con la quale un numero sempre crescentdi persone si butta a maneggiare glstrumenti dell'arte, va facendo troppa strada, anche al di fuori del solito e tollerato dilettantismo dellsignorine di buona famiglia. Ci sono dei campi di attività, della sfere d'aziono », delle professionidove nessuno, normalmente, s'arrischierebbe d'infiltrarsi, non essenddella partita: esistono perfino dellleggi e dei regolamenti minuziosissimi e severissimi a questo propositoAl contrario, il campo dell'arte, che, a quanto sembrerebbe pacifico, ipiù delicato e il più diffìcile, appara chi osservi bene sottoposto a infinite e impunite incursioni e scorribande; percorso, invaso, scalpic.ciatoguastato e. devastato tutti i giorniper ogni verso e in ogni manieradalla folla più eterogenea che si possa immaginare. Non si vuole qui alludere ai guastatori in malafede, allrazza degli speculatori, dei commercianti e . degli sfruttatori dell'artedi costoro è troppo facile accorgersie d'altra parte i loro fini reali e pratici son troppo evidenti, perchè non si capisca subito che l'arte, nel lorgioco, non è che una pedina o un pretesto. Ma i più terribili, i più pericolosi invasori, e insieme i più difficili da identificare e da combattereson quelli in buona fede, sono gli illusi, gli appassionati, i maniaci, genialoidi; coloro che si senton« spinti da un indomabile amore »« chiamati alla nobile missione », che si reputano a sacrificati dalle necessità materiali della vita, mentrerano nati per l'arte e soltanto pel'arte ». t Quella era la mia strada I > quanti mercanti di baccalà impiegati ai botteghini del lotto non sospirano così, poveri martiri. E sospirassero soltanto : vien sempre igiorno che quella loro a passione. li trascina davanti a un cavallettoo li include in una commissione giudicatrice di faccende artistiche, o mette in condizioni di far valere lpropria « compotenza » ai dannd'un paese o d'una contrada. Sono i genialoidi : non c'è famigliborghese che non abbia il suo; noc'è capoluogo di circondario nè paesucolo con posta e telegrafo e sezione di pretura dove non se ne contqualcuno. Non si dà occasione chla loro buona fedo lasci passare senzfaTe un po' di male; quella buonfede che è la loro vera forza, e chealla fine, li fa pesare sinistramentsul buon gusto d'un'intera nazioneSembra che non contino nulla, si direbbero innocui, si ha dapprima limpressione d'esser crudeli volendsoffocare quel loro istinto, e quellloro illusioni ; ma quando ci s'accorge dell'influenza imponderabile continua che hanno nella vita dtutti i giorni, la crudeltà diventa un dovere. L'impossibilità di saperquanti siano, di stabilire come precisamente agisca il loro gusto sugusto di tutti ; la loro presenza in ogni zona sociale e il contatto quotidiano ch'essi hanno con ogni cetola stessa mancanza di autorità ufficiale e di funzione definita; son tutti elementi che concorrono a persuaderci che i genialoidi contano più di quel che non si creda. Sono state recentemente pubblicate, ora che la statistica è tanto di moda, lcifre relative alla quantità degli artisti esistenti in Italia : son numerche fanno rizzare i capelli in testaEppure non basterebbe forse centuplicarli per avere un'idea approssimativa ai quello dei genialoidi, chnei caffè, nei salotti, negli ufficinelle combriccole paesane, nelle conversazioni di farmacia, animati dallloro buone intenzioni, accesi dasacro fuoco ebe li divora, seminano a piene mani i germi prolifici d'una imbecillità e d'una mediocrità che dilagano -fino a costituire una generale opinione e un gusto collettivoIn questa azione latente consiste la pericolosità di questi esseri, e dquesto dilettantismo particolare e caratteristico dei nostri tempi, e conseguenza — s'intende, conseguenza dannosa — della diffusione super- ficiale della cultura, tanto cara alla civiltà dei nostri giorni. I genialoidi, se si guardano dal punto di vista psicologico, sono mol- to spesso divertenti e quasi sempre offrono il destro a interessanti os-servazioni; ma se si considerano in 1 rapporto a qnel buun gusto, a quella!s?"0^ e-a qu»l coturno artistico, K viun fattodl desiderare che s'in-|sUur.no llazj0„c ad accrescer-, |™°™™to del1 alt- A1,ora 51 sente 1 ! no la potenza civile, non si può farea meno di detestarli. In tale statod'animo, l'impulso ci spinge a cer-care lo forme più adatte e più cner-gicho a frenare una simile tirannia. A ragion veduti, il genialoide nondisturba se non in quanto si credeinvestito d'una certa missione e spin-to irresistibilmente verso l'aposto- lato. Fino a codesta fase, la sua at-tività si svolge pressoché innocua: egli- dipinge, fa dei versi, abbozzastatuette, il poverino, che desta te-nerezza a vederlo; e non ci si prcoc-cupa che per lui, non si ha pena cheper la sua illusione; c'è della poesiain questo spettacolo. Ma quando eglifa un passo più avanti, la tenerezzac la compassione fanno posto a benaltri sentimenti. Quel quadro, quel-la statuetta, che meritavano un cer-t-o rispetto finohè restavan fermi alloro posto, entrano in una mostra;quei versi trovano un editore; quella]ipresunzionc missionaria, rompe ifreni, sbotta, circola; o allora è ilbisogno, la necessità, il dovere che si elevino barriere severe. Allora quell'autorità e quell'ordine, che sa- rebbero detestabili nei confronti del l'opera dell'artista, buono o malvagio che sia, si rivela salutare e sacrosanta. La società, come si difendo mediante la legge contro gli asses| siili, i furti, le truffe, così ha diritto 'di difendere da questi malaugurati galantuomini e candidi guastatori il -buon gusto e la dignità e la fisioJnomia del proprio costume artistico, lche è un elemento di prim'ordine. 1 per ;' ->'—- ~J 1 prestigio d'una nazione nel'[mondo. Nba si tratta, dunque, di com |primere i genialoidi, ma di impedire ,ia ]0ro soverchia espansione; di met- : t,er dei confini alle loro volontarie fatiche, dei limiti all'intraprendente :furore di quegli infuocati intelletti, iSoltanto l'autorità può far da con-jjtrappeso al lavorìo di quella genìa, |1 ristabilendo il necessario equilibrio. :<Oi sia lecito osservare che in questo campo non si ha ancora la sensazio-^,ne dell'esistenza d'una politica arti-j!stica, cioè di un chiaro e preciso or-'dinamento, che affidando responsa- bilità ben definite e coordinate e controllate, elimini, fino al possibile, !il pericolo dell'influenza dei genia [Ioidi — che in questo caso si posson j chiamare senz'altro arruffoni, ciarJlatani, corruttori, e peggio — nelle decisioni che impegnino il buon gu- sto di tutti. Non solo non si ha! questa sensazione, ma non di rado ci jè dato di assistere, sbalorditi, alla | facilità con la quale i genialoidi pos-sono imporre i loro criteri, e alla leggerezza di chi li chiama ad eser- citare qualche funzione non priva d'importanza. Certe mostruose ma- nifestazioni d'un gusto indegno di-rovar posto in Italia; iniziative' betiali e stomachevoli; paesi straziati nella loro fisionomia, mutilati delle loro caratteristiche, deturpati in mille modi, son tutte disgrazio dovuto in gran parte a queste infiltrazioni e a questa prevalenza; le quali con terrore pensiamo che potranno trovare altro incentivo nel moltiplicarsi di esposizioni d'arte che si vanno organizzando qtia e lìi noi centri minori ; e in una certa mania culturale che, originata da odevoli intenzioni senza dubbio, avrebbe secondo noi più bisogno di freui che di sproni. Non si chiede di dichiarar guerra ai genialoidi; perchè in ultima analisi ii genialoide cova quasi in ognuno di noi, purtroppo, al calore di questa civiltà « conquistatrice »; ma si chiede che non sia dato loro tropjjo spago; prima di tutto, perchè non ne"venga a soffrire la dignità comune; e poi, per risparmiare a loro stessi i pericolosi, i dolorosi risvegli. trista colpa: la colpa di chi si vergogna della propria natura, di chi non sa trovate in sè stesso la fierezza e la nobiltà che fanno accettare eti amare la propria missione, pur modesta, nella vita, ... Mino Maccan Pericolosi e dolorosi: perchè se nello sterminato regno delle illusioni il genialoide può vivere indisturbato a suo modo, in quello della realtà egli deve rispondere di una

Persone citate: Mino Maccan Pericolosi

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