La città dal Rivo d'oro

La città dal Rivo d'oro Viaggio archeologico in Mesopotamia La città dal Rivo d'oro |g Wa dej bB|,d fe Salomone. Saul, Davide ml so nQ gmdfi ijfi] riconosce'e ,oca]ltùf nel rievocarmI fattj cntJ) fanciullo, avevo nuasi^itemiti irreali. La forza di con- GERASH, settembre. Strana sensazione questa, di vlag giare per un paese che credevamo a noi completamente sconosci,..o, del quale si pensava di non dovere) mai occupare più di quel tanto che occorre per non fare qualche brutta figura, e eh : Improvvisamente si rivela oltremodo familiare. E' che attraverso la lettura della Bibbia, di questa meravigliosa storia di una razza e di una religione, divenuta protostoria della nostra umanità tutti più o meno abbiamo già percorso con la fantasia 11 terreno attraverso il quale ml porta ora velocemente l'automobile. servazione d1 questo mondo orientale ha compiuto un altro miracolo per me, conservando a tutto ciò che mi circonda il suo più antico aspetto, immutato nelle cose e negr uomini. A destra e a sinistra della strada ondeggiano distese sterminate di frumento maturo; in ritmo alternato vi scompariscono, per subite riapparire, le file degli spigolatori intenti alla rude bisogna. I loro costumi dai vivaci colori spiccano insolenti sullo sfondo dorato pallido delle messi; là dove il falcetto ha già fatto riapparire il dorso bruno della terra, mandre Ci pecore lanose e pigre avanzano implacabili, affamate, a stento rattenute da pochi pastorelli seminudi. Radi a.lberl nel quadro: l'uomo è tutto curvo alla sua opera, quasi a venerare In sua grande nutrice; sul dorsi dei mietitori dardeggia Implacabile 11 sale. Seguita a correre la macchina, che ancora fuga greggi e pastori: il paesaggio senza nulla perdere della sua esteriore serenità cambia insensibil¬ mente, man mano che da Amman si sale verso nord. La pianura comincia a curvarsi in colline, a spezzarsi in valloncelll erbosi. Qualche rado casolare segna il punto da cui sgorga dell'acqua: un villaggio di circassi offre una nota allegra di sufficiente pulizia; più avanti uri altro, arabo, ripara una intera tribù sotto terrazze sorrette a stento da rozzi muri tutti lesionati; se a qualcuno potesse interessare la notizia, il villaggio, con annessi e connessi, è in vendita: non c'è altro mezzo di ovviare alla crisi di mezzi e di braccia, chi la terra da coltivare è troppa per la popolazione molto rada. In qualche momento si ha la sensazione che gli abitanti non riusciranno mai a raccogliere tutto il grano che ingiallisce a perdita d'occhio. Chrysorrhoas Una serie di curve ardite in ripida discesa ci permette di raggiungere l'uadi ez-Zerqa, l'azzurro. E" un af fluente del Giordano, un corso abbon dante di acqua chiara fra due fitte spalliere di oleandri pieni di fiori. Si risale por superare un disllvello non meno forte di quello che abbiamo poco prima abbandonato. Il paese è sempre più montuoso : 1? montagna non è però ora brulla come a sud. VI sono evidenti le tracce di una gTande e ricca foresta malamente devastata e che cerca di risorgere dalle sue rovine gettando nuovi rami dal ceppi. E' quanto ne rimane, dopo il disboscamento operato dai Tedeschi e da Turchi nel lunghi ann, della guerra; siamo infatti dinanzi ad uno del tanti serbatoi di materie prime, cui gli imperi centrali attinsero a piene mani per sostenere il loro sforzo bellico. Giungiann In cima ad un altro con trafforte. Esso ci riserva una grata sorpresa: è l'olfatto che ce ne avverte, prima ancor, che se ne possa godere lo spettacolo Vincendo l'odore acre della benzina, un colpo di vento porta versj di noi un'ondata di esalazioni resinose. Siamo, è vero, a quasi mille metri di altezza, ma quaggiù, sotto tanto sole, non c! si fa mai una idea esatta del rapporti tra altimetri* e vegetazione. Non si può quindi trattenere un'esclamazione di gioiosa me raviglia quando subito dopo ricomin ciamo a discendere fra un folto di abetl profumatissimi, sfuggiti chi sa co me alla distruzione che poco prima lamentavamo. Il territorio è ora sempre più riden te. In una bella valletta in mezzo alle alture boscose si eleva una grande fat toria a terrazza, con flnestroni arcati chiusa come fortezza entro un alto re cinto; 11 suolo Intorno è scrupolosamente coltivato con ogni sorta di verdure: solo ic terra può dare la pace che qui emana da tutto l'insieme! Il viaggio volge alla fine. Ancora un'arrampicata e poi nel mezzo della vallata che si infila, ecco profilarsi nel cielo 1 tre archi di un edificio romano: è la porta di Gerasa; sulla destra rumore di acqua corrente fra uno stormire argentine di pioppi scossi dal vento: abbiamo raggiunto il Rivo d'o ro, 11 Chrysorrhoas degli antichi, vita e delizia della città sorta sulle sue rive. La ricerca delle origini L'origine di Gerasa è avvolta nel mistero; dev ■ essere però antichissima. Nella veste cor la quale oggi ci si presenta dov* trasformarsi ben presto. Non mi sembra pero che fino ad ora siano molto evidenti le tracce lasciate da editici di epoca ellenìstici, per quanto non manchino ogni tanto elementi più specialmente decorativi che vi si possano riportare. La città ha subito numerosi e radicali rimaneggiamenti ed occorrerà promuovervi degli scavi sistematici per ricavarne dei dati sicuri: non c'è dubbio che essi potranno essere di primo ordine per la storia dell'architettura classica. Fino a questo momento non vi sono stat. fatte molte ricerche. Più che altro l'architetto Horsfleld, che dirige il servizio delle Antichità in Transglordania, si è preoccupato di restaurare e consolidare i monumenti più notevoli e maggiormente deteriorati: cosi facendo hr però messo in luce anche la strada principale con 1 suoi colonnati e gl'ingressi ai propilei del tempio maggiore. In questo lavoro egli fu per qualche anno coadiuvato da un nostro connazionale, l'architetto Ricci, anima di entusiasta aperta a tutte le manifestazioni del bello e del buono, restauratore sicuro e coscienzioso; una crudele malattia lo ha lentamente condotto alla morte in questa terra che egli già amava per le soddisfazioni che concedeva al suo spi rito, per l'affetta di cui lo circondava L'orma che eg)1 ha lasciato nei monu menti che riportò alle loro antiche no bili forme, e erma di italica finezza, di sensibilità romana nel più alto sen so dell'espressione. Ricerche più estese e sistematiche e con buoni risultati sono state invece fatte nel monumenti cristiani per cura di una missione anglo-americana, diretta da Mr. Crawfoot. Ma di essa a più tardi. Gerasa sbarra completamente con 1 suoi edifici Ja valle. Un largo giro di mura con torri e bastioni la circonda va, arrampicandosi sulle alture che serrano la gola. Come posizione stra tegica non è certo bene scelta; la preoccupazione di mantenersi vicini all'acqua dovè avere il suo peso nella decisione dei fondatori e non sappiamo dar loro torto. Monumenti romani Del resto la storia della città non c ha tramandato notizie di speciali gra vi disavventure Incorsele durante la sua esistenza; qualora ciò non dipenda dalla nostra ignoranza in materia bisogna concluderne che le mura furo no sufficienti allo scopo per cui erano state erette, e che per indole di abitan ti unita a speciali condizioni di ambiente, Gerasa riuscì a mantenere sempre buone relazioni con i suoi vicini. Alla invasione araba essa non tentò nemmeno di resistere. Chorobabil, inviato da Omar, ne ottenne subito la sottomissione da quel momento Gerasa decadde rapidamente fino a cessa re di vivere. Le sue mura disertate dagli abitant', solo nel 1878 tornarono a racchiudere una popolazione. Come in Amman, anche qui fu insediata una colonia di Circassi: per una pura com binazione questa preferì di insediarsi sulla riva destra, dove era il quartiere più popolare dell'antica città, e cosi furono salvi, o quasi i monumenti pubblici della riva opposta. Ancora una volta mi trovo in una città con predominanti caratteri archi tettonici romani, per quanto il confine orientale dell'impero sia poco distan te. 1 punti di contatto con i maggiori centri dell'antichità classica sono fre quenti e di assoluta evidenza: non so Io, come è ovvio, vi ritrovo dettagli già notat; ad Amman, a Palmyra, a Baalbek, a Damasco, ma in qualche momento ho quasi l'illusione di tro varmi a Leptis Magna. Gerasa ci accoglie con un triplice portale d'ingres so: subito dopo doveva esservi un edificio per pubblici spettacoli: da alcuni si pensa persino ad una naumachia. Duecentocinquanta metri più avanti si sbocca in un largo piazzale, forse il foro, racchiuso tra basse ondulazioni del terreno circostante, recinto da un doppio colonnato disposto come le branchie di un granchio; ad oriente è dominato da un gruppo imponente di costruzioni. La maggiore di esse, dai muri ben alti, con qualche colonna ancora In piedi, si palesa senz'altro per un bel tempio periptero, cui in antico si accedeva da una scalinata monumentale. La muraglia presso il portale d'ingresso è praticabile come nel cosiddetto tempio di Dioniso a Baalbek; dall'alte si domina tutto il campo delle rovine Subito sotto lo spettatore si apre il teatro, uno dei due che adornavano Gerasa, e, di essi il maggiore. La conservazione è quas perfetta: con poco tqm avoro si pohà ridargli le sue linee primitive, ma (In d'ora presenta detagli e scorci di notevole interesse. La numerazione delle file e dei posti nella cavea consentirà anche un calcolo esatto del numero di persone che era destinato a contenere. Alla fine del cosiddetto foro comincia la strada principale, ben pavimentata, flancheg"lata da colonnati. Il rettifilo è lungo circa ottocento metri; si calcola che e colonne poste ai lati fossero cinquecentoventi: in piedi ne rimangono una settantina, con i loro capitelli à posto. Esse non sono tutte della stessa altezza, ma variano da ni. tijifì a m. 9 con circa un metro di diametro, e sono divise in diversi tamburi. Due ardii quadrifronti interrompono questo viale, agl'incroci con strade secondarie ''he lo intersecano ad angolo retto; quello più antico è dedicato a Settimio Severo e alla sua famiglia. Verso a metà del percorso un altro monu mento richiama la nostra attenzione ; si tratta di un ninfeo colossale, ricco di nicchie e di colonne, con un ampio bacino dal quale l'acqua si riversava all'esterno per una serie di bocchette adorne di teste di animali. La decorazione si è estesa anche alle chiusure dei fognoli con gruppi di polipi che agitano i tentacoli in vari modi. Lontana dalle avventure Ai lati del ninfeo si aprono gl'ingressi monumentali al gran tempio che domina il centro di Gerasa: i portali maggiori occhieggiano, in mezzo ad un decoro di passaggi secondari e di nicchie sovraccariche di ornamenti e immettono in ampie gradinate che conducono sulla terrazza occupata dall'area sacra. Verso la porta settentrionale, a ridosso del torrente, una grande massa grigia ci presenta le linee caratteristiche di un edificio termale: sopra uno degli ambienti minori, forse un laconicum, è ancora a posto la volta a cupola di perfetta fattura. Di fronte, finalmente, è il secondo teatro quasi tutto isolato, mentre l'altro ha la cavea addossata alla collina. Le comunicazioni con la riva opposta erano mantenute da tre ponti, in gran parte conservati ed ancora in uso. Anche in quel quartiere non man cavano edifici di mole eccezionale Tra gli altri vi sorgeva un secondo stabilimento termale, più grande del primo già menzionato. Infine era per tetto l'impianto di acquedotto per la distribuzione dell'acqua presa direttamente alla sorgente, e quello delle fognature, molto ampie per smaltire le grandi quantità di liquido che se non altro vi riversavano le fontane. 11 numero e le proporzioni dei monumenti ci danno la certezza di essere in un centro che ebbe vita eccezionalmente prospera e tranquilla; la sua ragione d'essere deve senza dubbio ricercarsi nella grande fertilità della regione e nel suo intenso sfruttamento agricolo, che ne dovevano fare un mercato dei meglip forniti e più ricercati. Lontana da ogni avventura, Gerasa non diede mai motivo di intervenire nei propri affari al distaccamento dela III legione Cirenaica che la presi diava. Ugualmente, come vedremo mostra di essersi tenuta lontana da ogni eccesso, nelle lotte religiose, che verso il IV secolo cominciarono ad mperversare nei paesi vicini. . Renato Bartoccini.

Persone citate: Renato Bartoccini, Ricci, Settimio Severo, Turchi

Luoghi citati: Amman, Baalbek, Cirenaica, Damasco, Leptis Magna, Mesopotamia