Come si fa la storia

Come si fa la storia Come si fa la storia Il male esiste da parecchi, da troppi anni e consiste nella sottovaluta-zione della nostra opera in guerrai da parte di stranieri. I rimedi finora tentati sotto forma di rettificazioni a. di polemiche a ben poco hanno valso, e continuamente accade di dover, leggere cose strabilianti. Constatata, l'inefficacia dei suddetti rimedi, conviene rassegnarci ed attendere cha la pubblicazione dei documenti ufficiali permetta alla Storia di pronunciare il giudizio definitivo? É" pericoloso. All'estero troppe persone di grande autorità hanno scritto sulla guerra e, trattando di noi, sono stati o trascurati o parziali, e ne vedremo or ora un recente esem-pio. Antonio Salandra, preoccupato mesi addietro di questo male, ha proposto la sollecita compilazione d'una storia sintetica da diffondersi in parecchie lingue. Il rimedio à buono a condizione che la fonte sia autorevole ed ineccepibile e su di esso ritorneremo dopo d'esserci edi. . Acati su quanto ha scritto di noi il maresciallo Wilson, capo dello stato, maggiore imperiale britannico. o . , a i i n o i i o e e o e i l o l l o o o l i i i e lo i e r a . a n o , e , e Il Wilson, elevato alla dignità di maresciallo alla fine della guerra, coprì importanti uffici durante la medesima: ufficiale di collegamento, comandante di corpo d'armata, membro del Consiglio di guerra di Versailles, capo dello stato maggiore imperiale. Nativo dell'Ulster e quindi contrario all'autonomia dell'Irlanda, dovette dimettersi quando essa venne concessa da Lloyd George alla fin", del 1921. Il 22 giugno dell'anno successivo fu assassinato da due fanatici Sinn Feiner sulla soglia della sua abitazione. Il diario intimo di lui, pubblicate in Inghilterra, sollevò non poco rumore per la libertà di apprezzamenti e per la crudezza d'espressioni verso le persone più rappresentative dell'Impe¬ ro. Vede ora la luce nella traduzione francese. Dovendo, per la natura degli uffici ricoperti ed anche per una certa inclinazione a fare della politica, ini teressarsi degli avvenimenti di tutto il mondo, è naturale che il' Wilson non potesse dedicare a ciascuno d\ essi elio poco tempo e poco spazio e che una minima parte dedicasse fi quei farti. eh-» gli sembrarono secon^ dari. Ma erano secondari i fatti, eliti si svolsero sulla fronte italiana alla fine dell'ottobre 1918? Ebbene: sapete com'è raccontata la battaglisi di Vittorio Veneto? In queste due righe e mezzo: Il giorno seguente', il 2i, l'offensiva italiana sul Piavi fu scatenata eon successo dalle armate 12a e lO.a, quest'ultima comandata dal Cavan. Punto e basta. Lasciamo andare che la battaglia è cominciata il 25 e non il 24, ma la 12. a e la lO.a erano due armatene costituite pochi giorni prima da) nostro Comando Supremo con squisito sentimento di cavalleresco cameralismo per dar moda ai due generali alleati di far valere in seguito il titolo d'aver comandato un'armata. Ma la 12.a si componeva d'una divi» sione francese e ci tre divisioni ita. liane, la lO.a comprendeva due divisioni inglesi e due italiane. Ma della massa di primo urto facevano parte ben altre 23 divisioni italiane . che componevano ìe armale del . Grappa e del Montello e queste sono semplicemente dimenticate. E v'è qualcosa di più grave. • Il diario del Wilson non venne pubblicato integralmente. Non ne sono) pubblicati che brani collegati fra loro da riassunti scritti dal generala C. E. Calwell Lo due righe riporr tate appartengono al riassunto. Men? tre, quindi, non si può dire se realmente il Wilson sia stato cosi sintelieo e-così ingiusto e, qualora così fosse stato, lo si potrebbe anche scu-. sare con l'incalzare degli avvenimenti di quei giorni, si può ben dire che il compilatore del riassunto ave}va il dovere d'essere più precisò è più giusto. Non lo ha fatto e si ha quindi il diritto di ritenere che, neln mente del generale Calwell e di quanti inglesi ignari lo leggeranno; Vittorio Veneto è opera della 12.a. armata francese e della lO.a armata britannica. Vero è che poche pagine più innanz1 si legge, e queste son. parole del Wilson : « Questa mattina (30) Vienna ha ancora pianto per vmarmistizio. L'offensiva italiana procede bene: 16 mila prigionieri fino alla notte scorsa. L'imperatore Carlo ha anche supplicato Diaz di cessare il combattimento per salvare temessi delle pianure della Venezia ». Tutto questo — a parte le messi dà salvare alla fine d'ottobre — può far pensare chd qualche cosa di più importante dell'azione delle armate lO.a e 12a si fosse prodotto .di .poi, ma l'impressione sulla nullità dell'azione degli Italiani rimane. E siccome per lo storico inglese il diario del capo dello stato maggiore imperiale rappresenterà un documento di prim'ordine, Is conseguenze sono evidenti. Se, tuttavia, a voler essere molto benevoli, si può scusare il Wilson per quanto sopra s'è riportato in considerazione degli importanti avvenimenti sulla fronte occidentale, non così è del modo con cui egli tratta degli avvenimenti susseguenti a Caporetto, in quanto che egli venne e rimase in Italia dodici giorni.Tale periodo, troppo limitato certa,, mente perchè un comune mortale possa rendersi pieno conto d'una complessa situazione, ha però nella sua brevità il vantaggio di consentire a noi di seguir* a passo a passo, o meglio a salto a salto, il maresciallo Wilson e di constatare comò il limitato tempo e Pancor più limitata conoscenza d'uomini e di cose non gli abbiano impedito di trinciare giudizi (e di questo era pienamente padrone) e di dar consigli • d'atteggiarsi a salvatore. ^ 0 Wilson non è modesto. Tutte volte che gli dicono non esser la salvezza che in lui, non dimentica di notarlo. Il 5 novembre 1917, paasan* do il treno diretto a Rapallo nei pressi dì Marengo, Lloyd George gli dice: «Voi siete il nostro Keller' marni e voi dovete salvarci dalla sì-

Persone citate: Antonio Salandra, Cavan, Diaz, Feiner, Keller, Lloyd George

Luoghi citati: Caporetto, Inghilterra, Irlanda, Italia, Rapallo, Ulster, Vienna, Vittorio Veneto