Al Quartier generale russo

Al Quartier generale russo Al Quartier generale russo Kabarowsk punto strategico dell'Esercito sovietico -- Cannonate e fucileria sul fronte dell'Amiir (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) KABAROWSK, settembre. Da Mosca a Kabarowsk abbiamo impiegato nove giorni di viaggio, quasi senza soste. A poche verste da Kmbarowsk il treno si ferma in aperta campagna. E' ancora notte, ma il cielo orientale già imbianca alV orizzonte, primo annuncio dell'alba. Un vago chiarore, lieve e lento come una nebbia, si diffonde sulle cose, alleggerisce i contorni degli alberi, rivela a perdita d'occhio le morbide ondulazioni del terreno, coperte d'alte erbe e di macchie di cespugli. Qualche casa, minuscolo dado bianco dal caratteristico profilo delle case cinesi, illumina l'ombra qua e là, lungo la strada ferrata. Sporgo il viso dal finestrino, g sito uno sguardo verso la locomotiva, intorno alla quale un gruppo di soldati, indistinti nella semi-oscurità (russi? cinesi?) si muove gesticolando. Si odono voci irritate, richiami, rumori confusi, che sembrano quelli prodotti dai calci dei fucili urtati nelle rotaie. Anche il mio compagno di viaggio, Mikail Ivanoff, ufficiale delle Guardie Rosse di Blukher, si sveglia, si affaccia, scruta gli uomini gesticolanti intorno alla macchina. — Siamo arrivati — mi dice. — Fra mezz'ora saremo a Kabarowsk. In quella il treno si libera, con una scossa improvvisa, dal sonno che intanto gli s'è venuto accovacciando sulla schiena, e si rimette in moto lentamente verso un lontano punteggiare di lumi: Kabarowsk. — lo spero — mi dice Mikail Ivanoff — che il Comando Generale mi autorizzi ad accompagnarvi nel vostro giro d'ispezione giornalistica. Vi farò da guida. Conosco bene il paese, e sarà un piacere per me se potrò esservi utile nel vostro lavoro di reporter. Nella Siberia polverosa Mikail Ivanoff è un ottimo compagno di viaggio. Non molto colto (suo padre è operaio in un cotonificio di Ivanovo-Vossnessensk, e deve essere un operaio intelligente, se ha pensato a iscrivere suo figlio nella Scuola Militare per farne un ufficiale dell'Esercito Rosso, posizione privilegiata nella vita sociale della Russia dei Soviet), non molto colto, ma sveglio d'ingegno, desideroso d'istruirsi, aperto alle idee, curióso di novità e comunista convinto, egli m'è stato preziosissimo di spiegazioni e di consigli. Si può dire, mi si consenta lo scherzo, si può dire che gli debbo la vita. Se fossi slato solo nei mio scompartimento, se non ci fosse stato lui a istruirmi sul modo di salvarmi, certamente sarei morto asfissiato dalla polvere. La mia povera anima borghese sarebbe salita al cielo, co Vie quella di Romolo, in una nube di polvere. A Mosca, prima di sali re in treno, Pietro Sessa mi aveva avvertito di chiudere bene i finestrini, e di non aprirli mai, per nei sana ragione, se non volevo impolverarmi i polmoni. Ma non avevo preso l'avvertimento alla lettera, e sarei senza dubbio finito male, se il mio compagno di viaggio non vii avesse impedito d'abbassare i vetri. La polvere, infatti, è late e tarila lungo le strade ferrate di Russia, che i treni avanzano come in una nuvola: dagli interstizi, dalle fessure, dagli spiragli delle porte e dei finestrini, entra un terriccio polverizzato, che in breve tempo copie gli oggetti e le persone di una spasa patina scura. Si ha sempre la bocca piena di saliva fangosa, le narici s'intasano, si respira con un sibilo strano, che sembra quello dei bambini ammalati di difterite. « E tutto questo — m'aveva detto Pietro Sessa alla stazione di Mosca — non è nulla in confronto della polvere che si respira viaggiando in Cina, nel paese più polveroso del mondo ». Ecco un inconveniente di cui non hanno avuto a soffrire i viaggiatori - del Conte Zeppelin nel loro volo sulla Russia europea e asiatica; ma, per un giornalista avido d'impressioni, lo spettacolo della Siberia vista attraverso un velo di polvere è uno spettacolo interessantissimo, che sta fra il caleidoscopico e il cinematografico. Sembra di assistere a una interminabile proiezione di fotografie sfumate; i fiumi, c boschi di abeti e di betulle, chiare betulle sullo sfondo cupo delle abetaie, le lande sterminate coperte d'erba rossiccia o di alti cespugli, dai quali sbucano di quando in quando branchi di cavalli selvaggi, dalle criniere al vento, galoppanti lungo la strada ferrata, i lievi ondeggiamenti lontani delle colline, la steppa fuggente a perdita d'occhio fino agli estremi limiti dell'orizzonte, tutto appare sfumato, ombre, luci, colori, e prende quasi U tono di una stampa antica, il tono, le sfumature, la delicatezza di tocco di quei paesaggi russi e asiatici, che ho ammirato nelle collezioni di stampe dell'ottocento raccolte nei musei di Mosca. L'eco della cannonata Ogni tanto, gruppi di cavalieri della steppa, cosacchi cavalcanti a pelo sui piccoli cavalli dalle lunghe code, con in testa l'alta ciapka di pelle di montone, vestiti del caratteristico kaftano nero dalla doppia cartucciera incrociata sul petto, o kirghisi indossanti le loro vestaglie di seta variopinta, col piccolo copricapo tondo, una specie di zucchetto, posato sui capelli tagliati a zazzera corta, immobili a cavallo sulle selle scolpite e intarsiate di cuoi a vivaci colori, come le selle arabe e siciliane, si profilano in distanza sullo sfondo chiaro del cielo, sfumati come in una nebbia nel polverone diffuso che il treno solleva passando. A lunghi intervalli piccole stazioni: sempre le stesse costruzioni in legno sopra un unico modello; e in torno alle stazioni le case basse e tozze dei villaggi e delie città. Dopo Crasnoiarsk, avendo la steppa ceduto il posto alla tundra, i paesi appaiono come affogati nella immen sa foresta. Le strade si può dire che non esistano. Fra una casa e Val tra cresce l'erba alta come nei pra li. E le vacche e le capre tranquilla mente vi pascolano. I paesi sembrano 'deserti. La popolazione è tutta alla stazione per assistere alla fermata del treno. Gente semplice, ospitale. Mi è capitato più volte di entrare nei ristoranti delle stazioni contornato dalla curiosità generale. E subito qualcuno un soldato o un mugik, mi ha offerto il suo pane e la sua zuppa. Basta un sorriso, basta una parola pronunziata più o meno bene in russo per essere oggetto di una premurosa ospitalità. Finalmente abbiamo trovato dei paesi dove le donne non sono imbellettale e gli uomini non si preoccupano di essere dei dandy. Normalmente gli uomini portano stivaloni di cuoio o di feltro e la caratteristica camicia russa. Sono alti e di bella- presenza. Hanno negli occhi una espressione un po' trasognata di calma e di pazienza. Le donne sono quasi tulle bionde, tutte scapigliale, pupille chiare, gambe snelle che escono nude dalle corte gonne; sorridenti e ritrose. Dopo aver costeggiato ad una di¬ stanza relativamente breve la Mongolia Esterna per circa 2000 chilometri, a Cita la ferrovia si biforca. Un ramo segue il corso dell'Amar, in territorio russo. L'altro attraversa la Manciuria. E' questo appunto il tratto di cui si sono impossessati i cinesi, causando l'attuale conflitto. Il treno viene avviato sulla ferrovia dell'Amar che allunga il percorso da Cita a Vladivostok di più di mille chilometri. Negli scompartimenti non si fa gran caso alla deviazione. Sembra che i viaggiatori di proposito non vogliano interessarsi al conflitto che si svolge a pochi chilometri. Eppure mentre qui in questa lunga casa ambulante si prende il tè, mentre si dispongono le cuccette per la notte, su tutta la linea dell' Amur si svolgono delle scaramucce. E a Blasgoveshcensk, a circa venti chilometri dalla ferrovia, tuonano i cannoni e più innanzi è in azione un treno blindato. Psicologìa degli ufficiali bolscevichi Al richiamo della battaglia il mio compagno dì viaggio si fa più attento: il suo occhio si figge nella lontananza. Poi si volge nuovamente a me sorridente e mi colma di informazioni e di spiegazioni. Come tutti gli ufficiali bolscevichi, Mikail Ivanoff ci tiene a mostrarsi cortese, di quella particolare cortesia che è la caratteristica degli ufficiali d'ogni paese. Durante questi dieci giorni di viaggio ho avuto l'occasione di compiere alcune interessanti osservazioni sulla psicologia degli ufficiali bolscevichi. Non si deve credere che il fatto di appartenere a un esercito proletario, che recluta i propri quadri in massima parte nella classe operaia e tra % figli dei contadini ricchi, dei kulakì, modifichi profon damente la mentalità dell'ufficiale bolscevico, nel quale si riscontrano lo stesso spirito, la stessa forma mentis, gli stessi pregiudizi, chiamiamoli così, di casta, che caratterizzano più o meno i quadri d! tutti gli eserciti. L'ufficiale dell'Armata Rossa è, quasi sempre, d'origine proletaria, sebbene non siano rari, specie negli alti gradi, i gros bonnets dell'esercito dello Zar, chiamali, per le loro competenze tecniche, a prestar servizio all'ombra delle bandiere rosse. Ma l'origine proletaria, se pur tien viva negli ufficiali sovietici una coscienza di classe solid-t'e con gli interessi e con i dogmi della rivoluzione, coscienza fieramente antiborghese e antieuropea, non soffoca tuttavia in loro il sorgere di quella partico lare mentalità, di quel tecnicismo di quello spirito di corpo, che si riscontrano negli stessi eserciti borghesi. Insomma, l'ufficiale dell'Armata Rossa è, prima di tutto, un ufficiale, e in secondo luogo un prò letario, un figlio del popolo, cosi come l'ufficiale di qualunque eser cito borghese è, prima di tutto, un ufficiale e, in secondo luogo, un bor yhese, ur> figlio della borghesia. La coscienza di essere i difensori della rivoluzione, i soldati della rivoluzione, pronti a combattere e a morire per la difesa delle conqui ste proletario contro i nemici della Russia dei Soviet, e vivissima in tutti gli ufficiali bolscevichi: questa coscienza si è venuta sviluppando non già nelle caserme, come credono i conferenzieri e i dottrinari del marxismo puro, che si affari nano a dar lezioni di spirilo militare classista ai soldati e ai quadri dell' Armala Uossa, bensì sui cani pi di battaglia, durante gli anni della guerra civile contro i bianchi di Wrangel, di Kolciak, di Denikin e contro i polacchi di Pilsudski. In altre parole, lo spirilo militare si è venuto sviluppando nell'Esercito dei Soviet nello stesso modo come si è sviluppato in tutti gli eserciti del mondo -. cioè attraverso l'esperienza della guerra; non deve far meraviglia, perciò, che la mentalità degli ufficiali rossi non sia in nulla diversa da quella degli ufficiali degli eserciti borghesi,^ per quanto riguarda il senso del dovere, lo spirito di corpo, l'attaccamento alle tradizioni, il senso della solidarietà di casta e della propria superiorità su qualunque altro ordine di cittadini. Si può dire, se lo scherzo è consentito, che gli ufficiali bplscevichi e gli ufficiali di qualunque altro esercito del mondò si assomigliano sopra tutto in questo: nel cortese e velato disprezzo per i... borghesi, lì quartier generale rosso Ed ecco, entriamo nella stazione di Kabarowsk. Non si può dire che il comandante Blukher, nello scegliere la sede del quartier generale dell'Armata del l'Estremo Oriente, si sia preoccupato di trovare una città confortable. La strada che dalla stazione porta alle colline dove sorge Kabarowsk sembra un torrente di fango. Vi si cammina come a guado su carrozzelle sgangherate che ad ogni buca minacciano dì ribaltarsi. Però Kabarowsk se non è una città mollo comoda, rappresenta certo un importante punto strategico, situata com'è sull'Amur e vicino alla con fiuenza del Sungari che attraversa tutta la Manciuria. Va questo punto il Comando può sorvegliare ed essere relativamente vicino a tutti i luoghi strategicamente più delicati della frontiera. Grosso modo, si può indicare il teatro del conflitto cosi; un rettangolo di cui un lato è costituito dal tratto di ferrovia da Man ciurla a Vladivostok, e gli altri tre lati dal corso dell'Amur, Kabarowsk si trova nell'angolo nord-orientale, a circa 600 chilometri tanto da Blagovesheensk che da Vladivostok. Nel caso che ^attuale conflitto as suma le proporzioni dì una guerra manovrata, mentre è assaifimproba bile che i cinesi attacchino dalla parte della Siberia, per i russi è di capitale importanza la sorveglianza della ferrovia presso Bagoveshcensk dove la frontiera è a poche centinaia di metri, e del porto di Vladivostok, che si può considerare il solo sbocco della Repubblica dei Soviet sul Paci fico, essendo gli altri porti del mare di Ochotosk per la maggior parte dell'anno ostruiti dai ghiacci. Kabarowsk è una città in costruione. Pochi anni fa era poco più che un villaggio. Soltanto da poco tempo ha assunto una certa importanza: da quando cioè è stato iniziato un razionali sfruttamento eco mimico delle terre dell'Estremo Oriente. Dove prima si stendeva ster minala ed inesplorata la foresta vergine, ora si stanno impiantando del le aziende agricole esclusivamente affidate agli ebrei russi, che da commercianti si trasformano in agricoltori. Si tratta di una regione fertilis "•ima che non domanda altro che di essère lavorata Ma Kabarowsk, come tutte te città che vedono troppo rapidamente aumentare la popolazione, soffre delia crisi di crescenza. Nè al primo, nè all'ultimo albergo comunale, ho trovato una stanza disponibile. Mi sono accantonato nella camera di un giornalista russo, dove è venuto a visitarmi il corrispondente giapponese dell'Asnhi di Tokio. Povera canterai la poche ore è diventala una strana . Sala stampa » internazionale. Corrado Tedeschi.

Persone citate: Corrado Tedeschi, Denikin, Durante, Mikail Ivanoff, Pietro Sessa, Pilsudski, Wrangel