L'avvenire

L'avvenire I PROBLEMI DELLA MONTAGNA «s L'avvenire Lavvenire 'della Prealpe vicentina LvtnQusupbobiotingli AsistadisgnVICENZA, settembre. Anche prima della guerra all'imponente fenomeno migratorio dalla montagna e dalle valli del Vicentino si accompagnava l'esodo di quelle famiglie che erano riuscite, magari dopo varie generazioni, ad elevarsi alquanto economicamente sulla media delle popolazioni montane. L'alpe domanda un lavoro rude e una vita di sacrili- f10jjo; non è quindi da meravigliarsi se ^uem die appena lo possono cercano di sottrarsene. E' stato sempre cosi e sarà sempre così. Ma si tratta di un esodo così ristretto, che demograficamente è quasi impercettibile ed economicamente provoca una rotazione di piccole proprietà, la quale, più che dannosa, riesce utile. Occorre tuttavia che questo esodo non si trasmuti in diserzione, perchè allora cadremmo nei deprecato spopolamento della montagna. Ora questo pericolo c'è stato con la guerra. Dei settantaseimila profughi calati nelle finitime pianure e sparsi per ogni regione d'Italia molli non sono più ritornati. O son riusciti ad acquistarsi dei poderi in campagna, o sono passati alle industrie, o di una 6lstemazione provvisoria han ratio una sistemazione definitiva. E forse allora era fatale che cosi avvenisse, perchè era materialmente impossibile che l'economia montana distrutta potesse mantenere un contingente di popolazione uguale a quando essa era nel pieno della sua produttività. Difatti poi grado grado che l'economia silvana e pastorale è venuta ricostituendosi e i paesi sono risorti come per incanto, più regolari, più lindi, più igienicamente agguerriti, anche il patrimonio demograiico è venuto ricompaginandosi, per cui, come ho detto, ora. dopo dieci anni, la maggior parte dei Comuni ha riavuto la popolazione del 1914 e taluno l'ha anche sorpassata. , A questo incremento della popolazione dispersa dalla guerra contribuì anche la eccezionalità dei lavori occorsi lassù per la ricostruzione. E quindi evidente che, essendo questa ormai sul punto di essere condotta a felice termine e sarà vera gloria del Governo nazionale l'averla accelerata e condotta con romana volontà, s'inizi adesso, e in qualche punto sia già accentuata, quella crisi di assestamento, o meglio, di sutura fra l'economia forzatamente provvisoria del dopoguerra e quella stabile e definitiva. La quale tarda soprattutto per il fatto che il rimboschimento promosso e attuato con tanta decisa larghezza non può dare il suo reddito che a 25 o 30 e anche 40 anni dall'impiantagione. Occorrono, adunque, provvidenze per questa situazione eccezionale, le quali nel contempo tendano ad accelerare la ricomposizione della vita sociale ed economica della montagna in assetto normale. Si deve tendere, anzi, a far si che il reddito della montagna superi il normale incremento del passato, perchè possa mantenere una popolazione più numerosa e con minore disagio. Invece ci sono delle famiglie che sempre in maggior numero tendono a scendere in pianura. Realizzano co me possono, magari anche svendendo, il loro piccolo patrimonio di montagna, per stabilirsi in pianura. Molti lavIn gioUla qumoincnefibaccinio venlaincnefvircinprepiùivne so,sulBresieliomeraiSe ottpefredelpreLCofattorfìaFoposteF, pemòin tarrhpecendi mGrreSedi°questi montanari adesso forse son jtjsgià "pentiti e se potessero tornerebbero ai loro monti, perchè hanno avuto stagioni avverse, che non permisero loro di far fronte ai debiti contratti; e auesto contribuirà a rendere più cauti gli altri che guardano alla pianura come ad un miraggio. Ciò non toglie che il fenomeno esista e clic occorra fronteggiarlo subito, perche non si faccia valanga. E questo non solo nelle zone combattute, ma anche in quelle dove la guerra non giunse. Nella meravigliosa conca di Recoaro, per esempio, i segni di questo sfaldamento demografico sono non meno evidenti di quelli del suo rovinoso Rotolon. A Recoaro come cenno di cura il Governo Nazionale ha dato in questi due o tre ultimi anni tanto d'incremento, quanto gli altri Governi non erano riusciti a darle in quarantanni. E malgrado che i nati superino i morti dagli 80 ai 100, tuttavia nell'ultimo quinquennio la popolazione, che uel censimento del 1921 era di 7323 abitanti, è diminuita di circa 800. Ai l'ietto, sopra l'industre Schio, malgrado che i nati superino del 40 per cento i morti tuttavia la popolazione ch'era di 3111 è diminuita di Tuo abitanti. Press'a poco nelle identiche condizioni si trovano il Canal di Brenta e la zona di Valrovina. A Posina la popolazione è ritornata al contingente dell'anteguerra, ma le nascite vanno diminuendo, forse anche perchè l'emigrazione temporanea estesissima, vi ha importato certi brutti esempi dall'estero. A Valli dei Pasubio, invece, dopo i! collasso della guerra ,dal 1925 al 1928 la ripresa è stata decisiva cosicché la popolazione supera i 6 mila abitanti e le nascite sono superiori a quelle dei 1914. Dovunque, tuttavia, l'incremento, come ho dimostrato, si mantiene in proporzioni minime e va vigilato nel modo più attento. Da parte delle nostre autorità non 6i sarebbe potuto desiderare di piti ; da S. E. il Prefetto all'ultimo Segretario Politico, dagili organi forestali agli organi agricoli, dai Podestà ai Parroci tutti hanno affrontato con fervore il problema e lo tengono costantemente eott'occhio. A quello che si è fatto nei campo silvano, nel campo pastorizio, nel campo zootecnico e nel campo edilizio — che mette la Provincia di Vicenza al posto d'onore —- bisogna aggiungere quello che si è fatto e si fa per 1 problemi generali della montagna. Il Consiglio Provinciale dell'Economia ha affrontato e vinto il ponderoso problema delle Ferrovie Nord-Vicenza che interessano le Valli del Leogra e dell'Astico e soprattutto l'Altipiano di Asiago. Tale era la crisi che le aveva investite, che se ne dovette sospendere l'esercizio. Questo non solo fu ripreso, ma nel giugno scorso il Parlamento ha approvato la nuova convenzione, la quale importa un totale di spesa dì oltre 16 milioni con beneficio radicale per tutto l'esercizio. Già si sta preparando il binario normale sul traito Kocchette-Arsiero e si aspira alla elettrificazione della cremaliera d' Asiago, ciò che accelererebbe le comunicazioni dal piano al monte. In fatto di strade l'alto Vicentino era già ricco anror grinta della guerra; con la guerra le a raddoppiate. Troppe di esse sono state però abbandonate, mentre sarei* feero state vantaggiosissime per 11 ino yimento turistico. Ora grazie al Po desta di Recoaro e all'Ispettorato Fo restale si è ripristinato il transito sulla Campogrosso-Pian delle Fugazze. riaperta nel 192»' per l'inaugurazione «all'Ossario del Pasubio. Sarebbe desiiterabile che altrettanto si facesse per il «onco Xomo-Posina e per quello Pas tiù d*U» Vena-Folgaria, per compiotare quella «rada delle Piccole Dolomiti, che costituirebbe una delle maggiori attrattive turistiche. Di più le tre frazioni del Tretto, S. Ulderico, S. Gattorima e S. Rocco reclamano una strada più comoda e un ulllcio postai", elio non si riesce a spiegare come ancora manchi. L'alta valle del Chiampo, che testé lfu dotata di autocorriera in collegamento con l'elettrificata linea tranviaria di Chiampo e Recoaro — beneficio Inestimabile per tutta la moniagna occidentale del Vicentino — vuole, e giustamente, rettificala e allargata la strada, ormai insufficiente e pericolosa. Se noi ii ricollegassero le tesiate delle valli dell'Agno e del Chiampo con i ledici comuni veronesi, si aprirebbe FodoMmMcolatrresue cemimsucacodabae qutegetovavege inpFe agterdmtegctu10t•'bi;inivCld «1 turismo una delle zone più pittoresebo. A proposito dol quale movimento turistico mollo si è fatto, ma molto ancora resta a lare. Lo nostre stazioni climatiche han dovtno affrontare Ja concorrenza con Quelle dell'Alio Adige e adesso stanno superando la crisi, mercé soprattutto i boriosi campi di battaglia dal Pasubio al Grappa, die sono mòta di continui patriottici pellegrinaggi. Anche gli sports invernali sull'Altipiano di Asiago sono venuti prendendo la giusta caratteristica popolare, che li tiene distimi da Cortina e da Ponte di Legno e dà loro una ragione di vita. E f10 psr lnizia„'ivr<i soprattutto del Dopo lavoro, che S. E. Turati l'anno scorso In Asiago ha additato all'ordina del giorno della Nazione. Un altro elemento fondamentale per la vita della montagna vicentina è quello della sistemazione dei bacini montani. La nuova legge forestale ha incominciato già a portare i suoi benefici frutti. La sistemazione dell'alto bacino del Chiampo è già fotta per il cinquanta per cento; quella dell'alio bacino dell'Agno è appena al venticinque per cento della sua atlaziono; e quella del Legra è stata incominciata quest'anno. Ora i benefìci della sistemazione sono stati virtualmente estesi a tutto il vasto bacino dell'Astico e si mira a farvi comprendere anche il comprensorio ancor più va'to della Brenta. Anzi alcuni ivori di rimboschimento e sistemazione sono già in corso sopra la Val d'Asso, sopra Vallonura, sul Longhena e sul versante del Grappa che cade sulla Brenta, il'n sommario progetto d'insieme prevede una spesa di dieci milioni. Finora si è andati un po' lentamente, impiegando solo circa 600 operai, per la scarsità del finanziamento. Se questo potesse essere aumentato si otterrebbe di impiegare la mano d'opena In proporzione più vasta e di affrettare quella sistemazione definitiva della montagna, che deve essere il fine precipuo d'ogni singola iniziativa. La Sezione Agricola Forestale del Consiglio Provinciale dell'Economia ha fatto voti per la costituzione di un Conorzio Provinciale Forestale, « il quale, fìancherginndo l'opera della Milizia Forestale e del Magistrato alle Acque, possa notevolmente contribuire alla sistemazione boschiva delle montagne ». F, insediandosi la Commissione tecnica per la Bonifica integrale, questa affermò che « prima di ogni altro problema in Provincia di Vicenza si deve affrontare quello della sistemazlonp montana, rhe presenta la massima importanza per il regime dellp acque e per le vicende meteorologiche anche nei riguardi della .pianura ». Si è proposto di rimediare « al depauperamento del Grappa », rimboscandolo. E occorre arrestare a tempo la distruzione dei ca¬ svmrvlBSetcdzdcsdlsmhmstldpeatdvèdtr stagneti intomo a Recoaro, se non si vuole scoronaru Ja bella stazione climatica delia sua più aflascinante aureola. Un'altra ottima idea uscita dal Convegno Agricolo Forestale di Asiago del là aprile 19.'9 è quella di costituire una Bandita di caccia sull'Altipiano dei Sette Comuni per salvare, ricostruire ed estendere la fauna delle nostre montagne. E una iniziativa che è già in corso con ottime prospettive e quella della coltivazione e delie industrializzazione delle piante aromatiche e medicinali, per le quali si sono creati dei campi sperimentali e si son tenuti corsi di istruzione dall'Istituto Triveneto di erboristica. Anche la coltura del lampone e dei funghi è propugnata a scopo di esportazione. La moslra della montagna tenutasi a Verona nel 1K8 ha mostrato quante risorse abbia la montagna vicentina, anche nel campo estrattivo-minerario, per cui anche questo aspeito del problema è presente a tutti. In fine le piccole industrie sono fatte segno a cure particolari e trovano interessata tutta la popolazione, la quale ne desidera il progrediente sviluppo. Specialm. nte lo industrie familiari del legno e del merletto troverebbero un terreno propizio. In qualche zona si desidererebbe anche qualche vera e propria industria, come nell'alto Chiampo e nell'alto Posina, ma la cosa iper ora appaile difficile. Lo sviluppo idroelettrico, invece, giovò già molto le valli dell'Agno e dell'Astico e il Canale di Brenta e più potrà giovare nei previsti incrementi. La voce generale poi è quella che invoca per la montagna degli sgravi fiscali, come, del resto, diceva il Pervia, che attribuiva a questa eccessiva pressione fiscale una delle ragioni dello spopolamento della montagna. Fin dal 19?5 il Presidente del Comitato Forestale della Provincia, eh'è un veterano della montagna, dopo di avere esaltato lo spirito montanislieo delle popolazioni dell'Alto Vicentino, le quali .ereditarono dalla Repubblica Veneta la coscienza della funzione alpina nella economia nazionale, disse che « il problema non è quello dì creare dai fondamenti, ma di ricostituire quanto era già stato fatto e la. guerra ha in gran parte distrutto ». In quattro anni si sono fatti passi decisivi per le realizzazione di questo programma, che allora pareva quasi un sogno. Adesso, anzi, la rinnovata coscienza nazionale del problema alpino e l'immissione di forze giovani che il problema affrontano quasi con spirito guerriero, assicurano già che il passato non si ricorderà che come un punto di partenza e che l'avvenire anche della montagna vicentina sarà quello che il Duce ha vaticinato. Giuseppe De Morì. Lcttgdileusgcsedsridsitrqrldnlqscapsogc

Persone citate: Duce, Fo, Giuseppe De Morì, Tretto