Le antichissime civiltà dei popoli sud-africani di Arnaldo Cipolla

Le antichissime civiltà dei popoli sud-africani Alla ricerca delle origini dell'uomo Le antichissime civiltà dei popoli sud-africani nei ppscoperte delia spedizióne scientìfica italiana in Rhodesia mostro >5> di vx&ifco Johannesburg (Transvaal), setttembre. 1 lettori mi consentiranno di pospor re momentaneamente il racconto del mio viaggio nell'Unione Sud Africana {Colonia del Capo, S'alai, Oranue, Transvaal, Rhodesia) per interessarli ad un argomento che tocca, particolarmente l'Italia, voglio dire i risultati conseguiti dalla spedizione scientifica Gnttl-Clprlani che partita da lìcira (Mozambico portoghese) al principio dell'anno ed addentratasi nel territorio della Tihodesia meridionale e precisamente nella regione di Marandellas al sud di Salisbury, vi ha compiuto straordinarie scoperte sulle antichissime civiltà dei popoli boscimani, costruttori, probabili della misteriosa acropoli di Zimbawe e di altri monumenti minori sparsi un po' dappertutto in fthodesia e nel. Transvaal. .. Non ignoro che i componenti della spedizione (Cap. Attilio, Gatti, prof. Lidio Cipriani dell'Università di Firenze e direttore scientifico della spedizione stessa e N. Del Grande) hanno pubblicato in giornali italiani e stranieri delle relazioni sulle loro scoperte. Ma io non intendo menomamente nt ripetere nè riassumere Quello che è già noto sulla spedizione e neppure di prevenire gli esploratori nelle comunicazioni ulteriori ch'essi faranno del loro lavoro al pubblico mondiale. Il mio scopo è di dare un'impressione soggettiva dell'oper.a di cotesti giovani ed ardimentosi pionieri della scienza italiana nell'Africa del Sud, cosi come mi è stalo dato di coglierla dalla loro viva voce. Pochi giorni dopo il mio arrivo a Città del Capo, ricevevo una lettera del Capo della spedizione capitalo Gatti, che m'informava come la spedizione si trovasse a Johannesburg nel Transvaal dove s'era trasportata con tutto il materiale raccolto per partecipare al Congresso geologico mondiale. Anche a nome del prof. Cipriani, il capitano Gatti mi esprimeva il vivo desiderio di incontrarmi e d'illustrarmi personalmente le scoperte dello scienziato fiorentino, sue e di Del Grande, avvertendomi tuttavia che la' spedizione stava per lasciare la metropoli dell'ero. Gatti sarebbe ritornato in Europa per qualche settimana, Ciprlani e Del Grande avrebbero atteso il suo ritorno al Capo da dove, al primi di ottobre la spedizione sarebbe ripartita, compiendovi in autocarro, dopo un'altra permanenza nella Rhodesia del Nord per condurvì a termine importanti lavori di scavo e d'esplorazione scierililìca, il viaggio Capo-Cairo-Roma, lutto per via di terra. Un accampamento: nn museo Sono riuscito ad arrivare da Durban a Johannesburg il giorno prima della partenza della spedizione e fra. i molti italiani che ebbero la bontà dt venirmi incontro alla stazione c'er.a il. capitano Gatti che mi disse: — Cipriani e Del Grande sono occupatissimi all'accampamento a riordinare il materiale e incassarlo per la partenza di domani... L'aspettiamo a colazione sotto le nostre tende. — Ma come non siete in un albergo? Albergo? Ma siamo pieni di ossa di morti, di sassi di pelli non conciate, di neri... Nessun albergo, ci potrebbe accogliere. Siamo accampati lungo la strada di Pretoria in ima specie di parco. Non si lascierà solo sedurre dalle miniere d'oro e dal piemontesi di Johannesburg, lettori de La Stampa, che a quanto so sono numerosi e affézionalisstml al giornale a lei! Verrà anche da noi è sperabile? Il giorno nel quale arrivai a Johannesburg faceva un freddo sensibile sull'altopiano (la città è a quasi 2000 metri sul mare) e tirava un vento indiavolato che sollevando le sabbie di cui son formate le colline artificiali del detriti delle mi hieré d'oro, spargeva stilla città un'in grata atmosfera accecante ed irritali le. Motivo per cui la meli opali aurea del Transvaal m'era a prima vista sembrata una specie di accampameli lo minerario dominato da brutti palazzi sorti all'unico scopo di conservarvi in ben difesi sotterranei l'enorme quantità d'oro proveniente dalle miniere. Ma al di là della città, nel suoi va stisslml. sobborghi coperti <l< fitta e ri \ilentc verzino, lieti dì boschi, di vino Ir di liori, m'ero trovato in InU'altro \amblcntc, voglio dice nel vero ambiente dell'altopiano transvaallano, soggior. nndslaotrsegnsMnagclqlpmlnpcinSstitgccarAtttvscsdpsgbcdifactattcsmfrdstbsZcmrAsFlpldiprtdlc no privilegiato degli uomini bianchi se non dei. neri, dove dicci mesi, sui dodici dell'anno, il clima vi. è dolcissimo, aluberrimo, il cielo slmile al nostro, a vita facile e le tendenze generali ottimistiche quanto mai. Nella notte dei tempi All'accampamento della spedizione rovo Del Grande con la febbre addoso presa nel soggiorno del Mozambico e trovo pure il segaligno, vertiginoso, geniale Ciprlani che non mi lascia neppure aprir bocca raccontandomi: — Ilo lasciato l'Italia nel Novembre scorso, solo, ed fio raggiunto Go.ttl nel Mozambico dove egli già $i trovava non Del Grande. Mi parve che t miei amici fossero benìssimo attrezzati per gli scopi che mi proponevo o meglio che si propone il Museo di Antropologia dell'Università di Firenze per il quale lavoro e quindi mi. sono unito a loro. Il mio nume tutelare in Italia t il prof. Aldobrandino Moessi al quale comunico ogni nostra scoperta e che dal'Italia mi guida e mi consiglia. E' bene che le confermi ch'io sono un. antropologo, un biologo, cioè vado alla ricerca delle origini dell'uomo, studio nsomma l'uomo zoologicamente. Il Sud Africa, e specialmente la Rhodesia, sono i campi più fertili per cotesti studi. Qui l'uomo ha vissuto più intensamente ed anticamente che altrove, i boscimani sono più remoti degli egizi delle prime dinastìe, la loro civiltà rivelata dalle scollure-pitture che noi ritroviamo sulle roccie degli altipiani solcali dallo Zambese, dal rAmpopo, dal Vaal, dall'Orange, à an terlore alle più venerabili civiltà asiatiche... — Scusi se la interrompo. Volevo sol tanto dirle che l'Impressione che prò va il viaggiatore straniero attraversando le solitudini sud-africane è precisamente quella di percorrere un paese decrepito, usato dalle generazioni, diboscato peggio della Persia. Non le pare? — SI, ma quanta ricchezza ancora su colesta % usurati Ma non divaghiamo troppo. Le parlavo dunque del boscimani, di cui del resto esiste ancora un superstite brandello negli indigeni del grande deserto di Kalahari, il Sahara del Sud Africa, compreso fra il Transvaal e ti Damaraland. E' anch'esso un deserto per modo di dire, che una gran parte -potrebbe diventare più fertile dell'Egitto, poiché è attraversalo per 1600 Km. dia un fiume tnOfme, VOka.wo.ngo, che con un delta altrettanto ampio di quello niliaco, sì perde nelle sabbie... — Veniamo alla vostra scoperta. La spedizione italiana è la sola, attualmente, che faccia ricerche nello sconfinato cimitero costituito dall'altopiano rhodesiano? La storia scritta sul granito — No, ve ne sono altre, come la spedizione di miss Colon Thompson, che sotto gli auspici della Rritish Association, studia specialmente le necropoli boscimane, ma è venuta alla conclusione che la più insigne fra esse, cioè Zimbawe, non sarebbe antica che di cinque o sei secoli, ipotesi, secondo me, erratissima, perchè fondata sui risultati di scavi assai problematici. Anche i tedeschi lavorano in grande stile con la spedizione Froebenitz, di Francotorte. In quanto a noi, che vuole che le dica. Io personalmente, dopo la scoperta dell'* emiro », di cui le parlerò, ho ricevuto dal Governo della Rhodesia l'offerta di rimanere indefinitamente su questi gelidi altipiani disseminati dalle tipiche coitine rotondeggianti di granito, a decifrarvi la misteriosa storia sette o ottomiltenaria, che vi sta scritta, sotto forma di bassorilievi rupestri. E l'offerta è naturalmente accompagnala da un lauto compenso... Non so ancora che cosa- finirò per decidere. Questo campo scientifico per la ricerca delle origini dell'uomo <> sconfinato. I resti di templi, di acropoli, le tombe, le pitture sono infiniti. E malgrado che il materiale scoperto o raccolto nel musei di Pretoria, di Salisbury, di Bulawayo, di Livlngstone, di Johannesburg, sia già ricchissimo, c'è da lavorare, cioè da scoprire per secoli. Voglio dire che qui archeologhì e btologhi non saranno mal troppi. Il Sud Africa è, dal punto di vista della biologia umana, uno scrigno senza fondo. Basta scavare al piedi delle roccie di granito, vicino alle grotte, specialmente dove la roccia cade a stra¬ e a è n e i l . d ¬ piombo, per trovarvi la riproduzione fedele della vita di coleste antichissime stirpi ignote a noi, ma note probabilmente agli esploratori babilonesi o persiani o indù dei millenni avanti. Cristo. Lei sa dt che cosa »i tratta. I boscimani non hanno trascurato di tramandarci, si può dire, un particolare solo della storia dei loro tempi, che ha dovuto essere estremamente agitata, a giudicare dalle scene di guerra riprodotte di continuo sul granito. E in quelle scene è tutta l'eistenza del Sud Africa litico, che ritorna, con i suoi animali, le sue piante. Parecchi dei primi sono antidiluviani e riprodotti con stupefacente intensità ed efficacia di movimento. Molte delle seconde non esistono più, come i palmizi, assolutamente assenti in Rhodesia, oggi. — Ma tutto Questo è assolutamente meraviglioso! — Più meravigliose ancora sono le figurazioni di uomini giganteschi, circondati da omuncoli che tentano di abbatterli. Cotesti Gulliver fra i boscimani sarebbero gli invasori originari, gli uomini venuti dal mare, dall'Oceano Indiano, fisicamente più forti dei boscimani, i quali erano piccoli di statura, e lo dimostrano le ossa che si trovano e che anche noi abbiamo trovato a mucchi nelle tombe preistoriche, tanto che ci siamo fatti fra i neri della Rhodesia la non invidiabile fama di raccoglitori dt cadaveri, con conseguente inconveniente della fuga dei neri stessi dalla spedizione, la quale, come lei vede, è materialmente costituita da noi e da un camion capace di trasportarci... Dunque, gli uomini venuti dal mare, i giganti fra i boscimani, unendosi con le piccole e probabilmente graziose boscimane. generarono i bantu, i pardi della razza che soppiantò e distrusse gli autoctoni e che costruì le poderose fortezze di Zimbawe e di Kami, erette per difendere le vie di accesso ai paesi dell'oro e dei diamanti per parte dell'incessante immigrazione asiatica nel Sud Africa. Basta enunciare queste cose, che alla fine non sono che ipotesi, perchè il nostro pensiero s'accenda dinanzi al fantasmagorico e remotissimo passato delle lotte delle razze nel Sud Africa... II piccolo «emiro» — Sino a quali limiti spingerà la storia degli uomini la documentazione rupestre boscimana? — Chi può dirlo — risponde Ciprlani mentre la sua esile persona, rotta ad ogni fatica, vibra d'entusiasmo e i suoi occhi scintillano di scientifica gioia dietro gli occhiali all'americana. — Chi può fissare del limiti? Noi abbiamo trovato non solo pitture rupestri colorate d'ocra, ma terrecotte e minuscoli teschi e rovine d'acropoli slmiglianti a Zimbawe {naturalmente gli scavi in queste nuove acropoli furono da noi appena iniziati, il lavoro dev'essere continuato e lo continueremo malgrado che alcuni ambienti italiani invece di sostenerci frappongano al mio lavoro ogni genere di difficoltà...) e, in una volta sola, 50 tombe che demoliscono molte teorie. In quanto all', emiro •, ecco di che cosa si tratta: £' una elegantissima ed accuratamente disegnata figurina umana in paludamento babilonese ch'io ho trovata dipinta su di una rpccia sprofondata nel terreno e coperta dalle alte erbe e dalle piante. Non si è mal scopeno niente di slmile nel Sud Afrtea, voglio dire che F« emiro • ( l'ha chiamato cosi il prof. Moessi) è la prima figurazione del genere che appare as sieme però ad una quantità di altre che riproducono speciali momenti della vita boscimana. V* emiro* è alto 20 cm. e la sua scoperta ha commosso profondamente gli ambienti archeologici e in generalo scientifici del Sud Africa. Che cosa ci fa quell'uomo vestito all'orientale fra i boscimani? Al Congresso geologico internazionale teste tenutosi a Johannesburg ho letto dinanzi ai membri della British Association, convenuti per quella solenne adunanza (c'erano anche i delegati italiani, i geologi prof. Stefanini di Modena e prof. Goclani di Bologna) delle comunicazioni sul problemi an-, tropologici della Rhodesia del Nord. In quanto all'* emiro », mi sono limitato ad annunziare la scoperta senza commenti Ma l commenti li hanno fatti gli altri, specie il prof. Duri dell'Università di Johannesburg, il quale ha messo in rilievo l'importanza dei la¬ vodonel'agitehabipetrSpnee techRpobinilen—stLchrefresqdstcopdgtrstctipqsKsppcmrsmrdpGdrcnMcpMdzdntrsdsCszdIdmtcdlgmnCstdzs«fnSStge vori della spedizione italiana, incitando i sud-afneani, vale a dire il milione e mezzo di bianchi anglo-boeri che l'abitano, ad appassionarsi al prodigioso passato archeologico di queste terre. Inoltre il prof. Breuil, francese, ha fatto rilevare come la pittura abbia un intimo rapporto con quelle del periodo fra il paleolitico e il neolitico trovate nei pressi di Santander, in Spagna. Ma le scoperte della spedizione non si sono limitate all'* emiro » e ad altre pitture che disgraziatamente non abbiamo potuto rimuovere, polche la nuova legge archeologica della Rhodesia lo vieta (non dispero però di portare J'« emiro » a Firenze). Noi abbiamo trovato fra l'altro due • stazioni » prefsioric/ie nuove non lungt dal le t Victoria Falls » dello Zambese, noi, con il nostro camion... Il paradiso degli scienziati — Professor Ctprtani — interrompo — quanto tempo ha intenzione di re-, stare da queste parti? — Ma io ci starei per tutta la vita! Lei capirà: un clima ideale, una ricchezza biologica immensa, un avvenl re minerario che qualche congressista francese (il Jacob della Sorbona, per esempio) prevede tale da ridurre di qui a pochi anni il platino al valore dell'argento... Per uno scienziato questo è il paradiso... Non prolungherò il racconto del mio colloquio con Ciprlani e gli altri componenti della spedizione che, bisogna dirlo, hanno fatto con il loro lavoro grande, onore all'Italia in queste contrade. Aggiungerò soltanto che ho assistito alla partenza della spedizione, cioè del camion meritevole oramai del titolo di glorioso, per il sud, per il Capo. Da Johannesburg al Capo corrono qualche cosa come 1600 Km. di cattiva strada. L'autocarro infatti affondò a 150 Km. al nord di Kimberley. In attesa dei soccorsi, che arrivarono un giorno do po, Cipriani vagò per a deserto, scoprendo un'altra * stazione ■ preistori ca (sarà forse la decima che trova) mai studiata prima, dove trovò nume rosi ed interessanti utensili litici. Forse per questo ritrovai lui ed t suoi compagni a Capetown assai lieti, malgrado i disagi trascorsi, e desiderosi di riprendere al più presto la strada del Nord. — Non posso — mi disse ancora Cipriani — non aderire' all'Invito del Governo della Rhodesia che mi prega di continuare gli scavi nel suo territorio. Io e Del Grande ripartiremo dì qui con il nostro camion fra qualche giorno, e ce ne andremo direttamente Marandellas che è stato il teatro prin clpale delle nostre scoperte per completarvi il lavoro lasciato a mezzo. Da Marandellas proseguiremo nella Rho desia del Nord, a Atonzè. alla confluen za del Kusù con lo Zambese, per stu diami due tipiche popolazioni indi gè ne, t Batonga ed i Bavie, antropometricamente ed etnograficamente. Questo studio potrebbe darmi la chiave dell'origine dei Bantu, la grande schiatta negra abitatrice dell'Africa Centrale e dell'Africa Australe dopo la scomparsa dei boscimani... Ed a Monzè. Del Grande ed io aspetteremo Gatti di ritorno dall'Europa. — Ed a Roma quando ci arriverete? — Mah! L'anno venturo, speriamo. Il viaggio Capo-Cairo in macchina è diventato oramai un'impresa banale, ma non è questo che mi tenia. E' piuttosto la speranza, dovrei dire la fiducia, di riportare in Italia la soluzione del problema delle umanità primordiali (che certamente raggiunsero un alto grado di civiltà) in questa parte del mondo e che forse sono le più lontane nel tempo. Arnaldo Cipolla. up