Il Monte Titano

Il Monte Titano Escursionismo... internazionale Il Monte Titano rimim,settembre. Sovente Qualcuno dei numerosi villeggianti che affollano durante l'estate le incantevoli spiaggie dell'Adriatico — da Cervia a Rimini, da Rimini a Cattolica — si domanda e domanda agli altri, scorgendo profilarsi azzurrognolo nel cielo un monte dalla forma strana: Cos'è ciuci « coso » la? E gli altri bagnanti, che guardano seniore il mare e le naiadi gentili, e non si curano di ciò che sta loro alle spalle, fanno delle smorfie come per dire: Chi lo sa? Chi se ne cura? Però si trova sempre qualche saputello o qualche bagnante intelligente che spiega: Quello è San Marino. Sa, la famosa Repubblica... (e schiaccia un sorrisetto tra il malizioso e il burlesco). A voler essere precisi quello è il Monfe Titano. E poiché, certamente, non ti muoveresti apposta da Torino o da altre citta d'Italia, ti conviene, di eia che trascorri le tue vacanze in una di queste spiaggie adriatiche, toglierti la curiosità di visitare la famosa repubblichetta. Dopo un ido' che, hai lasciato alle tuo spalle la Rocca Malatestiana, sgrani tanto d'occhi per scorgere un segno di frontiera e ti dici : Ora vedrò le loro guardie. Ma non vedi nessuna guardia; allora ti dai attorno, sempre con gli occhi, per scorgere nei-conladini, nelle costruzioni. Oualche cosa che ti dia la impressione della repubblica, ma una volta ancora la tua curiosità rimane delusa; niente di nuovo, di straordinario; campagne, case e contadini che hanno lo stesso aspetto delle campagne, delle case e dei contadini di Romagna. Solamente ti interessa il Monte Titano die, dal tuo comodo posto in autocorriera, lo vedi spostarsi, ingrandirsi, allungarsi, e lo paragoni a qualcosa come un drago mostruoso di quelli che si vedono sui paraventi cinesi. Intanto anche le vedute si sono fatte interessanti e l'autocorriera sale decisamente »er la strada che serpeggia fra vallette e colline cosparse di vigne. La muraglia grigia del Titano, striata dai canaloni, precipita su Borgo, e ti viene da chiederti come mai l'autocorriera si metta In mente di arrampicarsi fino alla citta di S. Marino, che — ti hanno detto — trovasi immediatamente sotto una di quelle tre torri, ove il monte culmina. L'enigma (chiamiamolo cosi) si spiefra quando giunta fra le case che formano il Borgo o Mercata.le, come lo chiamavano anticamente, il conducente jmiorime alla macchina la volontà sua e quella dei nasseggieri ed essa, docile ed ubbidiente come una cavallina svolta a destra, s'impunta un poco di fronte la ripida salita, poscia si rimette ad andare con rinnovato ardore e con raddoppiato sforzo. La carrozzabile gira a costa del monte e va a fluire sull'altro versante, con una fretta di salire che fa ronzare cupamente la macchina. Ouando la strada si aillarga dando luogo ad un largo » belvedere », sotto le mura medinevali della Porta di San Francesco, sei giunto alle soglie della capitale repubblicana e l'autocorriera ti depone Allora — che proprio puoi dire di aver messo i piedi su terra a straniera • — passi sotto le grigie pietre della Porta e t'inoltri in mezzo alle altre Pietre che formano l'acciottolato, le case. 1 muri. E gli occhi cercano di vedere con iuce nuova e, in phvt.fi.; ci riescono. T'imbatti subito nella casa Sìmonclni, ove alloggiarono nel 18>9. Garibaldi ed Anita Lo spirito comincia a riceverò alimento. Coniinui a salire — poiché la città è disposta come una piramide di caso e di viuzze — e arrivi alla piazzetta del Titano. Alberghi. « jazz-band «. bandierine biancazzurre, francobolli per collezioni, cartoline e « ricordi di San Marino», rivendite di tabacchi: il tutto riunito in pochi metri quadrati. Fai la constatazione dì un immediato vantaggio oiierto dalla libera terra repubblicana: le sigarette Macedonia a Lire 1.50 (E una concessione del Governo d'Italia in cambio alla rinuncia da parte della lteoubbliea dei diritti doganali. I tabacchi italiani vengono spacciati a minor orezzo). Più in sii trovi il busto di Garibaldi, eretto dai sanmarinesi nel 1882; quindi sbocchi nel Pianello o Piazza della Libertà. La bianca statua della libertà, il Palazzo del Governo, con le sue merlature, ed il panorama bellissimo che vi si gode, ti fanno sostare a lungo in questa silente piazzetta, che ha tutta l'aria di una gaia scena per un'opera storica. Il Palazzo del Governo. Inaugurato nel 1894 da Giosuè Carducci con un discorso a sulla libertà perpetua di S. Marino », è una magnifica costruzione in istile XIV secolo. Nell'interno trovi in ogni dove medaglioni, inscrizioni latine, lapidi, busti. Sono effigiati e ricordati anche Mazzini, Garibaldi, Carducci, Vittorio Emanuele II. Umberto I e la Regina Margherita, tutti benemeriti della Repubi ica. (Dove si vede che pure i Re possono acquistarsi benemerenza da una repubblica). In una vistosa lapide è riprodotto il Bollettino della Vittoria, perchè S. Marino si sente orgogliosa d'aver dato venti volontari alla «Grande Nazione Italiana». Visitata la fastosa e spveva Sala del Gran Consiglio, dal duplica trono pei Reggenti e dai sessanta seggi per i Consiglieri, passi in una saletta conle pareti coperte dal ritratti degli, uomini insigni decorati coti gli ordini equestrl di S. Marino e di S. Agata. E anrora ti trovi di fronte un altro Grande Italiano: Mussolini. Un bel quadro ad olio rafflirura il Duce d'Italia che è Duce anche qui, poiché i sanmarinesi sono fascisti. *** La ripida salita ti porta alla prima dele tre torri o Penne, detta la Rocca, o Castello della Guaita, alta 751 metri sul livello del mare. Quivi è il « nido dell'aquila » dei sanmarinesi. Batti alla porta della Rocca. Ti viene aperto dal custode, che fa da « Cicerone ». Ti mostra subito l'artiglieria della Repubblica (due mortai donati da Re Vittorio Emanuele III e due cannoni da 75 donati dal Governo Italiano), che spara a salve durante le feste nazionali. Ti fa visitare le celle scavate nella viva roccia e la campana, posta nella torre, che arinuncia l'adunanza del Grande Consiglio, la Festa Patria, o la lettura di una sentenza penale. Ci può essere anche qualche detenuto, perchè la Rocca serve da carcere, ma è un caso raro. Chi può, infatti, rubare ed ammazzare in una comunità di fratelli liberi, ma poveri? Da un parapetto della muraglia puoi guardare giti, dove il Titano precipita a picco per oltre duecento metri sul Borgo Maggiore. (Se ltfsei cadere un sassolino in testa a quel ■borehlS'aJ}0!, la*siù- '? PU°1 uccidere Ili). Vedi il rilievo icastico delia regione In una nitidezza meravigliosa. I sessantaquattro chilometri quadrati della Repubblica sono li, sotto di te Nell'immensa distesa di colline e di monti distingui l'Alpe della Luna il Falterona, il Càtrìa, il Fumaiolo, la Carpegna e il Nerone. Poi verso il mare, che r*ék in mini¬ pssoSazacdfl40p3 lo, striscia grigia dove finisce la macchia bruna della terra di Romagna, scorgi Riininl e Ravenna con le pezze scure delle sue pinete lungo la costa adriatica. Se l'atmosfera è propizia vlen avanti anche Ancona; e «l'altra sponda» si avvicina pur essa, perchè la Dalmazia nemmeno un mare amaro come l'Adriatico può tenere lontana dalla dolce terra delia Madre Patria. S'unisce a questa festa di avvicinamenti la Penna delia Verna... Non senti, forse, un occulto richiamo dello scalpellino dalmata che quassù riparò, in vista delia sua sponda, ed il cui spirito da secoli e secoli alimenta abbondantemente la Reipublica? Non ti viene forse naturale porre accanto questo S. Marino, umile, povero e libero, a quell'altro Poverello che pure scelse un monte per rifugio onde amare il Creato in perfetta comunione divina? Cosi puoi sentire, quassù, in cima alla gran rupe selvaggia in un versante e ridente nell'altro, dal • nido d'aquila» ammorbidito con le piume dei colombi. Perchè questo costolone d'arenaria che si chiama Monte Titano ha in sè delle proprietà fenomenali: quella di ribellarsi alle leggi naturali (che altro monte di appena settecento metri domina incontrastato vaste regioni e sponde di qua e di là di un mare?) e quella di conservare intangibili, attraverso i secoli, le leggi civili per i suoi abitanti. E nello scendere verso la Porta di S. Francesco, ove l'autocorriera aspetta, ti sembra di vivere gli ultimi istanti di un sogno. Ripassi dalla Pieve, che hai visitato nell'ascesa, cui la semplicità e la povertà dell'interno danno un aspetto molto suggesiivo; rivedi il Pianello col Palazzo Pubblico e la Statua dela Libertà: e non ti stanchi mai di rileggere e di ripetere a te medesimo queir» Ave Marine Libertalis Fundaor » con la stessa cadenza e con lo stesso inspiegabile piacere per cui, fra le vestigia di un'altra repubblica, un giorno rileggevi e ripetevi: Pax Ubi Marce Evangelista meus. Intanto ti domandi com'è possibile che di questa repuhblichetta, che non disturba mai le cronache dei giornali, abbiano potuto occuparsi uomini come Mazzini, Garibaldi, Carducci... E la parvenza del sogno continua più tardi. Mentre l'autocoTriera corre verso Rimini, ti passano confusamente sotto gli occhi i costumi medioevai del Reggenti, le camicie nere dei fascisti, il grigioverde dei carabinieri concessi in servizio alla Repubblica, le chiassose uniformi delle Milìzie e della Guardia del Gran Consiglio. Attraverso le foggie dei vestiti riafferri i « fenomeni » intravisti proprio come in un sogno. Medio Evo ed Evo Moderno fusi insieme, come in uno stabilimento cinematografico. La mondanità di Rimini ti accoglie in uno stato che non sai se devi svegliarti da un sonno o riposarti per aver troppo sognato art neh' aperti. Sandro Prada. bc2sfs