Commiato dal Vajolet di Vittorio Varale

Commiato dal Vajolet ALPINISMO DI CRODA dl Commiato dal Vajolet PERRA 01 FASSA, settembre. Quale orchestra, l'ultima notte passata lassùl Sul Gartl parevano essorsi ìlati convegno tutti 1 gwii malefici della montagna, le strie del Magare che fan perdere la ragione agli uomini, i croderes dal cuore di pieira che scatenano gLi uragani. Lo loro voci profonde ululanti acuto lamentose, venendo da ogni parte riempivano di sibili di singhiozzi di scrosci il pianoro sassoso che si stende sotto le più bello erode del mondo. Veniva il vento dal Puez, insolfandosi fra le tre Torri e le cime di Laurino; veniva il .vento dell'altipiano di Carezza e urtando contro il Cagnaccio e le Coronelle s'infilava mugghiando nel passo di Santner; saliva dal Vajolet fra lo strapiombanti pareti della Emma e deMa Winkler, e s'univa al coro fragoroso, sotto Quella furia la baracca di Pederiva scricchiolava in tutte le sue giunture, gemeva, oscillava. La leggera costruzione di legno, ancorata a terra da Quattro tiranti, avrebbe resistito alle spinte del vento? — Domani mattina ci sveglieromo al Vajolet — brontola uno dei due cui l'amicìzia della guida ha regalato un giaciglio per la notte: materasso steso a terra, coperta, e per cuscino la corda. (L'altro non risponde, che dormo so'ào. Che importa il vento e H freddo? Jjassù sono andati perchè domattina, ìli primo sole, daranno l'ultimo abbraccio alle torri prima di lasciarsi J)er un anno. Rimarranno cosi sole, la nostre amiche, per tutto l'autunno, 6 l'inverno, e la primavera... Noi saremo lontani, affaccendati nelle opera e in se gii cri ti le nostre illusioni, che le prime pioggia le laveranno, pareti lessure anfratti canalini cengie terrazzi creste vette, perchè si preparino a ricoprirsi del bianco manto che ottobre non tarderà a stendere qui e «altrove, su tutte le erode che dalla Tosa a Sesto, dallo Sciliar ad Auronzo, da Cortina a Primiero s'ergono In quest'angolo di paradiso alte diritte disperate e come invocazioni al cielo. Ancora una settimana. Giù al basso le quattrocento automobili ch'ogni giorno passavano davanti agli alberghi zeppi coi tettucci Un nelle stanze da bagno sono ridotte a trenta, a venti. I rossi torpedoni della Compagnia turistica hanno diradato le cor 6e, e passano semivuoti. C'è ancora qualche Tedesco ritardatario di pas saggio, una famiglia milanese diretta a Bolzano capolinea ferroviario della regione. L'albergo, che era hotel, ridi venta osteria, e il padrone fa il conto dei guadagni elargitigli ria questa staglone cosi favorevole: farà ingrandire quella baracca di legno porrtposamen te battezzata a dópendence •, ma in compenso non aumenterà il condì mento alle porzioni di patate, cosi bianche e così insipido da far rimpiangere a qualcuno lo « kartoffel > di Mnuthausen. Su al Rifugi il personale ridotto non ha. che accudire a qualche raro camminatore di passaggio. Finita l'inva sione d'agosto, con dieci trenta quaranta ipersone che ad una sola voce ma in cinque favelle chiedevano pastasciutta, spezzatino di vitello omelette vino birra e un buon tetto da riposar; finita la processione dei vii- leggiantl venuti dal basso carichi di giacche pastrani panciotti sciarpe dì lana come s'andassero al Polo 'e delle donne in scarpette di serpente e cai- ze d'organzino che dopo l'agape intonavano le « nostre » canzoni ma tosto la smettevano che certe occhiatacele storte le richiamavano alla santità del luogo. Qui non sopportiamo genie in ribotta; chi vuole salga, mangi e beva, ma il flato se lo tenga per domattina che gli verrà buono per an dar su dallo roccie e non si troverà costato a farsi tirare dalla corda ansimante come una foca e spaurito come un naufrago. Le guide arrotolano le lunghe corde di canapa che tante volte come serpentelli imbizzarriti si attorcigliarono attorno a uno spuntone facendo ritardare l'ascesa. Qualcuna è da riformare. Con certi clienti che al passo di Winkler si fanno tirar su come salami, le prudenze non sono mai troppe. E se qualcuno di essi lasciasse la presa nel Picklriss della Delago, reggerebbe la vecchia conia allo strappo e conseguente pendolo sulla scabra parete? Corda di buona canapa nazionale e scarpette dalla suola di stoffa; un martello, qualche cluodo in tasca e due moschettoni alla cintola, è lutto l'armamentario del rocciatore, cosi diverso e tanto più leggero di quello dell'alpinista classico. Niente ramponi nè piccozza, niente scarpe ferrate nè marcie caute e lente sui ripidi lastroni di ghiaccio intersecati dalle aperte fauci dei crepacci. Cinque minuti fuori d^-1 Rifugio qui la guida o l'amico accademico ti hanno hell'e legato nella loro cordata, e tu stai in basso a veder te loro suole di pezza elevarsi sempre più nel camino o sulla muraglia, fin che la corda si ferma, e una voce che par venire dal cielo pronuncia la sacramentate parola: — Avanti 1 Attorno al bicchieri di sidro stanno, coi gomiti appoggiati al tavolo, gli ultimi visitatori delle cime. La città 11 chiama, cento doveri impongono la partenza. Ma quant'è triste questo distacco. Il giovane Mantovano ritorna ai suoi studi e Hans riprenderà il duro lavoro manuale. E Paola, che ha perduto l'impiego pel troppo amore per la montagna? Vieni in vai di Fassa a sciare — suggerisce Piàz. — Staremo insieme al Pordoi, e c'è da mangiare e da bere ■por tutti. Padrone di tre alberghi e d'una motocicletta, il signor Tita ha messo molto argento sui suoi capelli. Eli, quando si è ricchll Quasi trent'anni di attività alpinistica lo hanno fatto denaroso e celebre. Al Club alpino di Monaco mettevano all'asta le sue scarpette da roccia. Non c'è crodatore nostro o bavarese o tirolese che pronunci il nome di questa guida senza una sfumatura di rispettosa ammirazione. L'u nica differenza è nell'accento : essi pronunciano Piaz, e noi Piàz, alla veneta. Magro, ossuto, due mascelle da volitivo, gli occhi chiari sotto te ciglia folte. Duro e sprezzante, un po' geloso dei giovani forse perchè sente ch'essi compiono alla garibaldina le imprese cho a lui costarono mesi di fatica, di osservazioni di prove. Ma se non fosse salito lui pel primo, chi avrebbe aperta la via? Certamente Preuss, l'austriaco, o il Dillfer, tedesco. Il trentino Piàz non volle che la sorte dei Campanili di Brenta e di Val Montanaia fosse quella delle sue cline; e si buttò dall'uno all'altro gruppo, in un'affannosa lotta per giunger primo, con la corda o senza corda, col chiodi o senza chiodi. Un Trentino doveva essere, a salire quel-te guglie vergini, a giungere sulle vette celebri dalle vie più impensate. L'Austria la teneva d'occhio, questa guida brontolona. e al momento opportuno la internò. La guerra fini, e Piàz ritornò ad accompagnare gente sulle Torri di Vajolet, sulla Piccola di Lavaredo, sul Basso di Brenta. Chi vuote provare la più lunga discesa a corda doppia delle Dolomiti? Ecco il Tita che offre II più bel Campanile del mondo: quello di Vail Montanaia, dal quale pel primo egli provò l'ebbrezza di trentotto metri filati d'un sol tratto,.la corda attorno la coscia e la spalla sinistra, la testa reclinata a destra a guardare il giarone bianco che viene su su Incontro all'uomo scorrente corner una carrucola di carne e d'ossa sull'esile filo di canapa. Brontola ancóra, perchè trova sempre qualcosa che non gli garba. E' come quei marinai genovesi che nel con tratto col padrone mettevano prima il diritto al • mugugno > e poi la paga. Se non dovesse ogni giorno arrabbiarsi con qualcuno, certo s'ammalerebbe. Adesso litiga con la mia donna, con la quale non va più d'accordo dal giorno che batterono 11 record di velocità sulla Winkler. Non gli va giù che una sera che lui era al Pordoi essa si sia scelto un altro compagno per la tra versata notturna delle tre Torri. — Non t'arrabbiare, Tita. So bene che tu sei ancora il re delle Torri.. — Re dell'ostia... — Bada che io dico a don Gllardi... Il nome del prete arrampicatore lo ammansisce. Che anche l'apostolo dei ciechi di guerra, il cappellano del bersaglieri, tre volte decorato ai valore, è stato quassù. E poiché è vecchio ami co di Tita, anche lui... per un giorno 10 ha tradito facendosi accompagna re da Marino su per l'aereo spigolo della Delago. Che scena, al ritorno! Io, la donna, il prete, tutti dovemmo lasciarlo solo, col suo cruccio e il suo «mugugno». Fin che al mattino, che: c'era il sole a dare alle roccie una bella palina color di carne, ci trovammo a braccetto su pel sentiero del Gartl. — Guarda che bella... Di fianco a noi, erta, liscia, inflessibile, la est della Winkler lanciava incontro al cielo la sua incontaminata nudità. Una parete vergine. La più bella delle « tre sorelle •. — DI, Tita, la fai? — Dùlfer lasciò detto ch'è una parete impossibile. — Ma tu sei uno di quei maghi che sanno leggere nelle montagne. Una via ben la troverai. L'anno scorso trovasti pure quella della Nord dei Catinaccio... Una nube s'è Insinuata nel vallone venendo giù dal Santner, e nasconde la torre. 11 vento ha ripreso a fischiare. Qualche brivido fra pelle e camicia annuncia che il primo freddo è venuto. Dietro, gli aguzzi profili delle Torri si sperdono nella nebbia ch'or viene, or va, sospinta da un refolo crudo. Passo dopo passo, giù dalle serpentine, verso l'orto del circo magico. Pesa, 11 sacco ch'era pur sembrato cosi leggero il giorno della salita. Gardeccia è deserta; il rifugio ha sprangato te porle; il vecchio custode è sceso a valle, col residuo delle vettovaglie nel capace gerlo. Ancora cento metri, attraversi un'acqua, ti volti indietro: le Torri di Vajolet non ci sono più. Vittorio Varale.

Luoghi citati: Auronzo, Austria, Bolzano, Brenta, Cortina, Laurino, Monaco, Sesto, Trentino