Emozionante sfilata di testi al processo del professore uxoricida

Emozionante sfilata di testi al processo del professore uxoricida Emozionante sfilata di testi al processo del professore uxoricida si oi a o ri, oa e e aa n a e a on ro eoi a e i a a i ua à isa aa- t-- oRoma. 17 i.otte. L'udienza di questa mattina si inizia con la lettura dell'epistolario tra la signora Nerina Castro e il giovane Mano Emiliani. La prima lettera è quella di cui la cameriera Filippetli inviò copia all'imputato. In essa la Castro rivolge all'amante espressioni di vivo amore e di desiderio. Dopo e data lettura di una lettera sequestrata in casa dell'Emiliani. Lo signora si dimostra dolente per un inciderne automobilistico subito dall'Emiliani ed esprime il desiderio di vivere « dimenticata da tutti » un po' con lui. Dice anche: « Jl giorno che mio marito avesse sentore di qualche cosa, anche solo sentimentale, non avrei più un attimo di ita ». Di questa lettera l'imputato non aveva notizia. !n una terza, la donna parla « del loro amore bello e puro che non ha nulla a che vedere con le comuni passimi- e dell'anima bella di lui ». Si dice lieta di avergli « resistito », perchè cosi può conservare della loro passione un ricordo alto e nobile. Seguono due biglietti dell'Emiliani Anche da partj sua si scrivono parole ardenti, si mandano baci e si riconiano i giorni passa.! insieme SI leggono poi le lettjr' contenute in quel famoso pacchetto, che la signora buttò dalla finestra quandi la sorprese il marito piombato da Cagliari. In una di queste lettere, i la seguente frase: « Coprirei di baci quegli occhi tuoi ctcrtdtsrtFimbrceccsspnclgttmi- a- i i el a- seeel ie lme oe, negono, lgdi nf. e a o a ia. leio o ei è aaeao a uolci f. ze il anto li nenno di 1 CaUn n-! di ali nti di m'elani anulali no eri aloldi so ca tamenboon ioro al che mi ammaliarono; stringerei forte qquel corpo chj mi ho dato le vertigini ». Il padre della vittima Viene quindi sulla pedana il padre dellu vittima, comm. Ernesto Dellucco. Per quanto egli all'inizio dei dibattimento abbii dichiarato attraverso il suo patrono avv Romualdi di desistere dalla costituzione di Parte Civile, tuttavia viene egualmente interrogato come pane lesa Egli racconta come sua figlia conobbe il piof. Castrj, e come si venne al matrimonio «Ebbi l'impressi ine, dine continuando, che l'unione 'osse in principio felice. Per quanto mi risulta, I rapporti tra i due giovani coniugi furono sempre ottimi, nonostante che il carattere del Castro, chiuso ? rudf.. contrastasse con quello di mia figlia, espansiva, gioviali* e socievole Tuttavia l'indole mite delia mia Nerina superava facilmente rivesto piccole divergenze. Purtroppo la sua salute era assai cagione vole e passò gran parte della sua vita di matrimonio ira una clinica e l'altra. Questo forse aveva finito per influire sul sua caratteri. Per una affezione bronchiale i medici le consigliarono i bagni d' sole, e cosi fu scelta la spiaggia di Scauri. Parecchi giorni prima dell.i tragedia, io ero slatn a visitare i due sposi e i mie' d'Ietti nipotini. Nulla notai di anormale. Ripartii per un breve riposo in Umbria. Quivi la sera del 5 ottobre mi raggiunse un telegramma di mio genero cosi concepito: » Ho vendicato col sangue il mia ed II tuo onore ». Intuii che qualcosa di irreparabile era avvenuto. Precipitatomi a Scauri trovai mia figlia morta. Ero rimasto ormai solo a! mondo » « Lo affido alla vostra giustizia! » Frenando a stento 1 singhiozzi il comm. Bellucco dopo qualche minuto di silenzio continua: ■ Dopo qualche tempo ho letto gli atti del processo e mi sono convinto che se mia figlia ha potuto avere un momento di leggerezza, di pauroso smarrimento, nonostante che da me e dalla santa memoria di sua madre non avesse avuto che esempi di rigidezza e di onestà, ciò si deve in gran parte all'ambiente leggero che la circondava e nel aualf ella aveva malauguratamente cercato le sue amicizie. Ma certo si è che da lei non fu compiuto alcun atto irreparabile, per il quale invece fu condannata a morire. Oggi non ho più nessuno al mondo Due tenere creature innocenti, vittime anche esse di tanta tragedia, sono l'unico legame che dà ancora ragione alla mia vita. In loro nome ho fatto tacere ogni altro sentimento, signori giurati. Nulli vi chiedo contro costui — dice con voce commossa il padre della vittima indicando il Castro —; lo affido alla vostra giustizia. Una sola cosa vorrei dire al Castro, che pur mi dimostrava tanto affetto, ed è che se all'affacciarsi dei primi sospetti egli si fosse rivolto a me come ad un padre, oggi nè egli sarebbe In quella gabbia nè mia figlia sarebbe sottoterra ». Un brivido di profonda commozione .pervade il pubblico a queste parole, ri L'imputato si abbaile sul banco della 'gabbia e prorompe in sinchiozzi. 11 presidente rivolge quindi una serie di domanda al comm. Bellucco. — Nulla ha da dire per quello che riguarda la vita di marito del Castro? — Posso dire, risponde la parie lesa, che non mancava certo di affetto "i di attenzioni per la moglie. Il suo óarartsre, peraltro, Io portava ad essere poco espansivo e forse le molte occupazioni e lo studio gli sottraevano molto tempo alla famiglia. P. M. : — Si è mai lamentato con lei della moglie? Ebb- ma.1 a notare che il Castro fosse geloso? — Nulla potrei affermare con certezza al riguardo, non essendo io stato molto a contatto della sua vita coniugale. Presidente- — Le; ebbe a sporgere una denuncia contro la cameriera Fillppetti. Penst che la donna sia stala mossa da qualche motivo inconfessabile nel riferire quanto era a sua conoscenza ? — Certamente - risponde 11 comm. Bellucco. — La Filinpetti ha agito con secondi fini. Io la ho denunciata rac- vztdtdbldlvfiztddd.rlstmn cogliendo gli elementi che erano contro di lei. Sono lerciamente convinto che il suo posto in questo processo sarebbe non di testimone, ma di imputata perchè' solo alla sua perfidia si deve quanto è avvenuto. Il contegno della cameriera — Ma lei denunciò anche certe attenzioni eccessive uella cameriera verso suo genero. — Sono circostanze che mi sono state riferite da vicini di casa e dai proprietari del villino. Così mi si disse che la Flippetti era stata vista sulla spiaggia in costume da bagno in compagnia di mio genero, anche esso in costume da ( bagno, ed in pose tuit'altro che deco- rose. — Eppure, insiste 11 presidente, la cameriera, a quanto risulterebbe, non era in condizioni di prendere il bagno, che Je cagionava la febbre. — Non so, risponde il comm. Bellucco. Dovrei anzi escluderlo, perchè io stesso l'ho vista sulla spiaggia in costume da bagno. Certo è, che usava pollare il costume perfino dentro casa, nonostante il divieio di mia figlia. — E' vero che la cameriera sapeva che subilo dopo I bagni sarebbe slata licenziata? — Si, io sapeva. Ricordo che mia figlia si lamentò anche con me del portamento della cameriera, la quale trattava con arroganza il suo padrone e maltrattava anche i bambini. Soltanto quando era in casa mio genero cambia va contegno, e diventava tutta servizievole. A qualificare, del resio. il contegno della Filippetti bastano questi due soli episodi: Due giorni dopo la tragedia ella si allontanò coi fagotti della sua roba, asportando anche una borsetta di mia figlia, asserendo che le era stata regalata, cosa non rispondente al vero. Vi è di più. Proprio all'indomani delia sciagura, vi è chi l'ha vista insegnare alla creatura di mia figlia cantarellare sull'aria di una canzonetta popolare: « Che me ne importa se l'ha ammazzata?». [Commenti del pubblico). Dopo altre domande, la deposizione del padre della vitiima termina e l'udienza viene rinviata al pomeriggio. Il racconto dell'Emiliano Quando a Me 1C.33 si riprende l'udier..•a, sale alla pedana il primo teste Mario Emiiliano. E' il « caro Mario • delle lettere passionali scritte dalla Ca stro. 11 leste è un giovane sulla trentina, che non ha precisamente l'aspetto di un concimisi a tore. 11 Presidente 10 invila a raccontare che cosa c'è stato tra lui e la disgraziatissima donna. — L'ho conosciuta — egli dice — ne! mese di luglio, in occasione dii urna ni'ia gita a Scaltri, dove villeggiavano signorine amiche. Quindi fu un incon irò occasionale. Presidente : — Al quale tenne dietro l'epistolario d'amore. — Ma si trattava di una relazione puramente spirituale. — Spirituale fino ad un certo punto — gli osserva il Presidente. — perchè nelle lettere si parla di abbracci e di baci. — Questo e null'altró. — Quante lettere ella vi scrisse complessivamente'? — Credo tre o quattro. — e chi fu ia primo a-scrivere? — Ncn potrei precisare — risponde imbarazzato il ìcst.imone. — Prima di quell'incontro occasionale, non avevate mai avuto occasione dd conoscere la signora? — No. Avv. D'Angelanlonio (Difesa) : — Fu, insomma, un vero « ooup de foudre » per la s!gnora. Invitato a riconoscere la minuta di una lettera della signora a lui destinata, egli diìce di non ricordare di averla avuta nel lesto. Pres. : — Si dovrebbe alio-i prMsare. che la cameriera l'abbia sottratta alla sua padrona nella minuta. — Non saprei — si limita a rispondere il teste. Avv. D'Angelantonio: — 11 teste fu molto assiduo nella corte a;lla signora? — Fu una simpatia reciproca, che sorse spontnmeam-'P.ie. Avv. Bernini (Difeso): — 11 giorno in cui ci fu il funerale della signora, un aeroplano fu visto accompagnare dall'alto il corteo. C'era il teste in quell'aeroplano? — No. Il leste è licenziato. Lo segue il dott. Cesare Simonehi che. secondo l'accusa, avrebbe anche esso corteggiato, con successo, la signora Castrò. — Ho conosciuto la signora — dice 11 testimone — la sera del 13 o 14 settembre, presentatami da alcuni amici Ci siamo rivisti qualche volta. Un giorno vi fu un fidanzamento di alcuni amici comuni al quale prese parie anche la signora Castro. Si strinse cosi una certa amicizia. Il giovedì successivo ci recammo in comitiva a Scauri. La signora Castro ci invitò a prendere il caffè nel villino dove essa alloggiava. Mentre si conversava, la signora Castro volle farci vedere delle fotografie del suoi bambini. E mandò la sui bambina a prenderle. La bambina, uscita sul pianeroitolo, esclamò: « Papà! ». Aveva visto 11 padre che saliva le scale. A questo annunzio la signora Castro si precipitò fuori della camera. Sentii che, rivolta al marito, essa disse: « Peppino. tu qui? ». Per tutte risposta il marito le dette due schiaffli, apostrofandola: « Sgualdrina, hai Insozzato il mio nome! ». Io allori mi alzai e mi presentai quale vicepodestà del luogo, dicendo al professore che poteva anche rivolgersi a me. Egli mi pregò di non occuparmi di nulla ed invilo la moglie a seguirlo. Preoccupalo che qualche rosa di grave stesse per succedere, pregai la sì- _ e rki mormorii da parte del pubbli gnor ina Montagna, amica intima della signora Castro, di recarsi nella sua casa. Ma la signorina mi disse che aveva paura. In quel momento sentimmo la Castro che dalla finestra della sua camera gridava: « Aiuto! Mi ammazza! ». M precipitai verso la camera, ma subilo dopo echeggiavano i colpi di rivoltella. Quindi dalla stanza usci il professore, che si presentò a ine dicendo di avere uccisa la moglie che lo tradiva. La cameriera Filippuii Viene quindi introdotta nell'aula la famosa cameriera Maria Filipputl, accolta da um movimento di curiosità co. E' una veneta sulla ventina, alta ed asciutta, che ha tutte le caratteristiche della donna pronta ed astuta. Dapprima stenta a rispondere alle domande del presidente, ma poi scioglie la parlantina e racconta: — Fui al servizio dei signori Castro per circa un anno, quando il professore insegnava a ComigHano Veneto. Poi li seguii a Scaltri, dove però il professore non venne che raramente. Presidente: — Perchè faceste le note rivelazioni? — Credevo di fare una cosa buona — risponde con prontezza la teste. — Intendevo solo che il professore, messo in guardia, portasse via la signora pe- evitare ogni cosa. Per questo lo avvertii prudentemente. — Non pare — osserva il presidente. La teste'continua dicendo che, sicuri ormai della leggera condotta della sua signora, ne informò il professore nel momento in cui questi ripartiva per Cagliari, scongiurandolo: « Per canta, professore, venga lei a riprendere la signora. Non la lasci partire sola perchè essa ha una relazione a Roma ». — E perchè temevate che qualcuno accompagnasse la signora nel viaggio? — Perchè nella minuta di una lettera che la signora scriveva all'amante avevo lotto purole come queste: « Devr. partire per Cagliari e credo che venga a prendermi mio marito. Però egli nan ti conosce. Ad ogni modo quel giorno andrò al V'erano. Tu puoi venire intelligentemenle. Là, sulla tomba di mia madre, ti giurerò amore eterno ». La cameriera ripete quindi circostanze già noie sulla scena del delitto. Aggiunge di aver sentito distintamente il professore che gridava all'indirizzo della moglie: « Io. sulla tomba di tua madre, portavo i fiori e tu vi davi appuntamento al tuo amante! ». Per quanto le finestre fossero chiuse, senti anche la signora rispondere più volti: « Hai ragione! Hai ragione! ». Subito dopo seguirono le detonazioni. La tèste conferma le assiduità del Slmonilii per la signora e dice che uscivano sempre insieme e tornavano assai tardi a casa. Simonelli: — Non è vero: la signora non ritornava mai dopo le venti! Teste: — Io l'ho vista invece rientrare in sua compagnia anche dopo le ventidue. A domanda del presidente, la teste nega di essere slata sulla spiaggia in costume da bagno in compagnia del professore. » Del resto — aggiunge — il min costume era un vestito vero e proprio ». Alla teste vengono mostrate le lettere da lei scritte al professore. Essa le riconosce per sue e riconosce anche per sua la minuta della lettera che 'a signora avrebbe mandata all'Emiliani, — Ma allora — le contesta il presitìente — In minuta non era di pugno della signora!... -- No. Io l'ho copiata dalla minuta che avevo trovala in un cassetto della signorina Montagna. Presidente: — Sicché andavate a ro vistare anche là... — Era tutta una famiglia — rispon de seccamente la testimone. Presidente: — E perchè non man aasle al professore l'originale della minuta ? Tesie: — Perchè se l'avessi sottratta, la signora se ne sarebbe accorta subito. P. M. - — Fatto sta che l'originale della minuta non è stato trovato. Avv. D'Angelantonio: — Non si vorrà sostenere che se la sia inventata la cameriera.. P. M.: — Questo lo vedremo. 11 presidente dà lettura del testo della 'lettera spedita dalla Filippini al Castro, e poiché in essa si riscontra una insistenza, e una coloritura particolari, il presidente osserva: « Altro che scopi buoni! ». E rivolto alla teste aggiunge: « Ho voluto rilevare ciò perchè serva di monito a questa ragazza di vent'anni, e perchè essa non esca da questo processo con tanta leggerezza d'animo come quella che ha dimostrata quando fece quello ehe si sa ». Avv. Dentini: — E noi ci associamo a 'lei ! A domanda della difesa, la teste dice di avere sorpreso una volta un colloquio ira il Simonelli e la signora Castro. Il primo mostrava di essere al corrente della relazione della signora con l'Emiliani. La signora voleva sapere a ogni costo come mai ne era a conoscenza e il Simonelli, con intenzione, rispose che glielo nvrehbe detto quando la signora fosse partita. Il Simoneilli, mpsso a confronto, nega recisamente tale circostanza, che la cameriera con altrettanta decisione mantiene. L'imputato, che assiste pallido al ccnfronlo, apostrofa 11 Simonelli: « Lei è un vigliacco, e bastai •. Una grave circostanza Grave è la circostanza che riferisce il te.-ie che segue. Il capitano dei carabinieri cav. Giovanni Conte. Dopo avere deposto su particolari riflettenti le prime indagini da lui fatte, dice che interrogò anche il Simonelli e che questi ebbe a dirgli testualmente: « Ha ratto male il professore a dare querela per adulterio anche a me, perchè se non lo avesse fatto io avrei riferito tali circostanze a suo favore che 10 avrei fatto liberare subito ». Richiamato il Simonelli, questi nega. Poi dà alla frase una diversa spiegazione. Ma il capitano Conte mantiene la sua versione ed aggiunge che proprio in questi giorni i! Simonelli, parlando del confronto che sarebbe avvenuto ad processo ebbe a dirgli: « Ma naturalmente io darò una spiegazione ben diversa di quella che al lora diedi ». Ultimo teste è stalo il capitano di fanteria Emilio Francillo, che dà le migliori referenze sul passato di guerra del professore Castro. Era un valoroso sotto tutti I punti di vista, egli dice, e un vero carattere. A richiesta 11 teste dice, che la condotta della moglie sulla spiaggia lasciava molto a desiderare. Più ^Ite egli ebbe a notare delle leggerezze, che per lo meno lasciavano adito a sospetti. Così un giorno la vide allontanarsi in una pineta insieme con un ufficiale, che aveva fama di gran conouistatore, e non la vide uscire nemmeno a ora tarda. L'udienza alle ore 20 è tolta e rinviata a domani mattina. Il verdetto si avrà probabilmente sabato sera. Cuore di madre (Tribunale Penale di Torino) Assai tristi i fatti: Alfredo leeone muratore, veniinovenne — il giovarne che prende posto suilla panca degli imputati, sconato dai carabinieri — è incolpato di maltrattamenti ui genitori, ìtt una serie ininterrotta di scenataccie, che ebbero il loro svolgimento dali'jai-zio dei luglio scorso sino al 2 corrente, il Leone percosse a calci ed a pugni i propri genitori, scendendo infine contro il padre a più paurose minacce: aimaio d.i una scure, egli giunse a minacciarlo di morte. Fu questo episodio che indiusse il vecchio genitore a ricorrere alla polizia. Incapace d.i reggere a quella viia d.i martini, il vecchio si recava al Commissariato del luogo. Con animo straziato, iaceva la storia delle violenze che gli toccavano quotidianamente. La s->ra stessa il figlio veniva natio in arresto. e' la decima volta che Alfredo Leone compare dinanzi ai giudici. Ma quando il Presidente gli rievoca questi precedenti, dando leitura del certificato penale che registra condanne per furto, maltrattamenti, diserzione contravvenzione alla vigilanza, ecc., l'imputato fa segni di denegazione. Egli non si ricorda e fa mostra dii non ricordarsi di tante condanne. E per avanzare una spiegazione di' questa ammesta, ricorda subito di avere sofferto, giovinetto, la meningite. Alle conseguenze lasciate da questa malattia si dovrebbero le avventure giudiziarie di cui è stato protagonista. Ma lo sciagurato — con la trista abitudine del criminale — soggiunge tosto che l'accusa mossagli ora è ingiusta. Egli nega di aver maltrattato il padre e la madre e protesta che le scenate scatenale in casa s! ridussero semplicemente ad un po' di frastuono; colto dall'ira aveva infranto qualche stoviglia, ma senza trascendere a violenze contro i parenti. — E' un sistema difensivo che conosciamo — osserva il presidente. — Ma la denuncia sporta, contro di voi è assai chiara ed esplicita. Ora sentirete raccontare 1 fatti da vostro padre. Nell'aula viene introdotto il padre dell'imputato: Giovanni Leone, sessantasettenne, oriundo di Paluzzolo Vercellese. Ma la deposizione del vecchio è priva di alcun intento accusatorio. La sorte che sta per toccare al figlio in conseguenza della denuncia sporta, lo preoccupa e lo appena, al punto da indurlo a negare i fatti o a riduli a proporzioni insignificanti. — Ci faceva ammattire, nulla più — biascica 11 vecchio Le esortazioni del Presidente perchè dica la verità e confermi quanto ha esposto nel primo momento alla polizia, sono vane. La persona percossa da un convulso tremore, il vecchio si irrigidisce in questo atteggiamento che lascia dubbi sulla reità del figliolo. E si presenta a deporre la madre. GÌ occhi pieni di lacrime, la povera donna sostiene che il figlio non ha usato violenza. Ella fa in antitesi coi tenore della denuncia in atti una difesa del figliolo: — In questi ultimi tempi ha sempre lavorato ed ha tenuto buona condotta.Pres.: — Ma non vi percuoteva a calci ed a pugni? La donna non vorrebbe rispondere. E solo alle insistenze del presidente, ammette : — Faceva del rumore, ma non ni ha mai c presi... ». — E tosto la donna aggiunge, con accento pieno di strazio: — e' malato questo ragazzo. Me lo facciano guarire invece di condaurarlo... E la povera donna si allontana ripetendo la sua invocazione straziata. Gli islanti che seguono, sono per lei Ul angoscioso tormento. E" la madre, <!he dopo avere subito le violenze del figlio, si erig» dinanzi alla giustizia che sta per colpire costui, nell'intento di proteggerlo, d! salvarlo. Il sacrificio estremo dettato dal suo affetto materno! Il Tribunale (Pres. cav. Zanottl, P. M. cav. Cottafavi) dopo le umane parole pronunciate a difesa dell'imputato dall'avv. Salza, emana questa sentenza: ritiene chp 1 fatti costituiscano anziché il reato di maltrattamenti quello di tentate lesioni e condanna Alfredo Leone a 4 meo! di reclusione.

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