Lo sport nell'Esercito

Lo sport nell'Esercito Lo sport nell'Esercito Lo sport In Italia é cosa seria da «piando il Fascismo lo ha reso tale elevando 1 problemi dello sport a problema <ll Governo. La 6torla delle difficoltà che 11 Fascismo ha incontrato ed Incontra tuttora per trasformare e nobilitare, nel giudizio del popolo Italiano, la valutazione « l'apprezzamento dello sport, sino a farlo considerare quale fattore decisivo di progresso civile, rappresenterà, 11 giorno In cui tale storia potrà essere scritta integralmente, uno dei più duraturi ed inattaccabili monumenti che il Fascismo avrà elevato a uè stesso. Molte cause avevamo congiurato assieme per fare dell'italiano il popolo meno adatto a saper scorgere nelle rudi fatiche e nelle sane emozioni dolio sport, la forma ipiù vantaggiosa di riposo e di (restauro alla stanchezza prodotta dal lavoro professionale, sia intellettuale che fisico. jjfl ancora oggi, dopo sette anni di Instancabile martellamento fascista per forgiare una più virile anima nazionale, quella di dedicare allo sport le ore ttl libertà è ben lontano dall'essere, o idal promettere di divenire, una abitudine per tutto il popolo italiano. Gli sforzi che il Fascismo compie per raggiungere questo risultato, sono insistenti e sagaci; molto opportunnitamente. questi sforzi si sono diretti, sopratutto, verso tre ambienti: l'ambiente operaio, che è il più numeroso, 11 meno colto, il più meritevole di Interessamento e di aiuto; la Scuola, attraverso la quale passano tutta l'Infanzia e quella parte della gioventù che dovrebbe formare la classe direttiva dell'Italia futura; l'Esercito, che è lo strumento essenziale con cui ogni Paese si difende ed offende per attuare la sua politica. Nicolò Tommaseo, uomo politico e di lettere, diceva: li per raccomandare gli esercizi ginnastici basta rammentare che, senza questi, ogni Stato deve, tosto o tardi, perire ». D'altronde citazioni, ricordi, esempi sono superflui perchè probabilmente, In Italia, dopo la predicazione fascista, dopo la legislazione fascista, dopo l'esemplo e la propaganda personale del Gerarchi, non vi è più alcuno che dubiti dell'utilità dello sport. Questa persuasione è forse perfetta nel terreno ideologico, ma, per la grandissima maggioranza degli italiani, non è produttiva di effetti pratici; in Italia, se si escludono gli sportsmen professionisti e — da qualche tempo in qua — i dopolavoristi, sono ben pochi i cultori dello sport. Infatti, dei tre ambienti che abbiamo citato, verso i quali il Fascismo ha diretto i suoi sforzi, quello che meglio ha risposto è staio l'ambiente operaio, al quale il Fascismo ha offerto l'assistenza di quella impareggiabile Istituzione, di spirito e carattere classlcanipnte italiano, che 6 il Dopolavoro. I.e scuole in Italia non hanno ancora saputo liberarsi delle muffe accademiche e l'insegnamento della ginnastica, ntlidatr^.-yL.e.lejnentl di scarsa idoneità (gli insegnanti di ginnastica sono quelli clic erano e non se ne sono potuti improvvisare dei nuovi) rappresenta una delle pagine piti ingrate della storia della nostra pedagogia. Fortunatamente lo spirito risolutivo dell'Italia nuova si è rivelato anche qui cge. poiché nulla era lecito sperare da Tnai^i a cicloni -muti a*. ì^„;™„.ii .u< \ mezzi e sistemi amati da ixrimedlabi-|le senilità, il Governo ha dato mano alla costruzione delle palestre per l'O- pera Nazionale Balilla, e quest'anno aprirà I suoi battenti a 150 allievi la Accademia Nazionale Fascista di Educazione Fisica, destinata a fornire alle scuole italiane I futuri, degni Insegnanti di educazione fisica. Ma voglio qui esaminare sopratutto ciò che si t> fatto nell'Esercito». Nell'Immediato dopo-guerra, per Iniziativa di un gruppo di appassionati sportivi militari, elio avevano creato e curato, sul finire della guerra e nel periodo dell'armistizio, la cosldetta squadra ginnastica del Comando Supremo, vennero gettate le basi, a Roma, di un istituto militare di educazione fisica che, attraverso trasformazioni e peripezie molteplici, divenne poi la Scuola Centrale Militare di Educazione FisLca della Farnesina. La Farnesina fu il centro dal quale si irradio o, meglio, tentò irradiarsi la propaganda e la dottrina sportiva nell'Esercito. L'opera della Farnqsina si è estrinsecata con corsi per Ufficiali e sottufficiali, e con l'elaborarti e fornire il materiale di csnerwizii nnr un nuovo regolamento di ginnastica militare, che oggi è adottato e che è ottimo. Il regolamento riguarda essenzialmente la truppa, come pure sopratutto alla truppa vennero rivolte le cure degli Ufficiali e sottufficiali, allievi Ideila Farnesina, rientrati ai loro reparti. In conseguenza di queste cure rivolte I alla truppa, oggi 1 cortili delie caserme e le piazze d'armi sono invasi, per parecchi mesi dell'anno e per mol te ore della giornata, da reparti di tut te le armi. Ma per gli Ufficiali le cose vanno diversamente. Gli Ufficiali, soprattutto quelli di grado superiore, fanno poco sport; e coloro che ne fanno non trovano l'assistenza e l'incoraggiamento che sarebbero desiderabili e giustiflI cati. Fra le alte autorità militari che hanno seguito decisamente l'indirizzo sportivo della nuova Italia vanno citati, anzitutto, l'Ispettorato delle Truppe Alpine e l'Ispettorato delle Truppe Celeri. Il primo ha a capo il Generale Zoppi, che in guerra ha comandato truppe d'assalto, il secondo ha a capo ii Generale Pirzio-Biroli, che è stato ed è schermidore di faina europea, il quale ha per collaboratore diretto il Generale Ambrosio, che è provetto cavaliere e appassionato alpinista. E questi particolari personali spiegano molte Cose. L'Ispettorato delle Truppe Alpine, di parte sua, ha istituito i coi-sl tecnici 'di alpinismo e speciali gite invernali 8Hi addestramento sciistico per tutti gli j Ufficiali delle truppe da montagna. L'interessamento dell'Ispettorato ha fcvuto subito effetti tangibili': il Tenente Silvestri, alle Olimpiadi di SaintJUoritz, trascinando la sua pattuglia di Bchiatorl a competere gómito a gomito Icon 1 grandi specialisti della neve, l'ha portata a classificarsi tm le primissitae; il Capitano Sora, al Polo, ha oflerto al mondo intero un tale spettaco- lo di vigoria morale e fìsica, che 11 solo episodio Sora sarebbe sufficiente ad aver resa utile, per il buon nome dell'Italia, la spedizione polare. L'Ispettorato delle Truppe Celeri, a sua volta, ha disciplinalo ed incoraggiato, con fervide disposizioni pratiche, l'addestramento ippico sportivo degli Ufficiali e la loro partecipazione allo garo e gli Ufficiali Italiani, questo anno, nel concorsi Ippici esteri, sono passati come trionfatori. Cito questi risultati clamorosi, senza volerne esagerare o travisare il significato, ma perchè sarebbe utile che essi servissero di incitamento a tutti. Tralasciando, per il momento, quanto riguarda gli sports atletici, ai quali dedicherò una trattazione a parte, si può affermare che gli sports in particolare modo adatti agli Ufficiali e che tutti gli Ufficiali dovrebbero coltivare, senza eccezione di età o di grado, polche In ogni grado si richiedono coraggio e robustezza fisica, qualità che solo l'esercizio dello sport dà, o conserva; gli gports, ripeto, più indicati per gli Ufficiali dovrebbero dunque essere: l'equitazione, l'alpinismo, lo slty, la scherma, l'aviazione, l'automobilismo. Per molte cause, che tenterò di individuare, questi sports sono quasi tutti poco diffusi tra gli Ufficiali. L'equitazione è coltivata con passione dagli Ufficiali di Cavalleria e in qualche reggimento di artiglieria, ma anche per costoro, l'esercizio dell'equitazione, Incoraggiato molto dalle auto¬ rità centrali, ma meno da quelle periferiche, non si svolge senza difficoltà. E Dio guardi gli Ufficiali delle altro armi dal voler coltivare l'equitazione, questo sport per eccellenza educativo del coraggio militare e del coJpo d'occhio; l'Ufficiale che voglia fare dell'equitazione si trova, sovente, nelle guarnigioni italiane, nelle condizioni di colui che al centro del Sahara volesse dedicarsi al nuoto. I maneggi, dove esistono, sono occupati in continuazione per l'istruzione della truppa e campi-ostacoli ve ne sono pochi, per quanto non sia ardua impresa costruire un campo-ostacoli In ogni piazza d'armi. Gli Ufficiali che hanno più Imperiosa necessità di fare dello sport 6ono gli Ufficiali di Fanteria e, pejr costoro, l'equitazione (Il solo sport che educhi contemporaneamente coraggio e muscoli, e che possa essere fatto continuamente in tutte le stagioni ed in tutte 1? Tegioni d'Italia) è pressoché vietata. VI fu nel dopoguerra un'epoca la. quale andò tristemente famosa anche per le umiliazioni inflitte all'Esercito; In quell'epoca, come ò noto, agiti Ufficiali vennero tolti prima i cavalli, poi la sciabola, poi la pistola ed infine si tentò anche di togliere loro l'obbligo di reagire alle con lumielie. Oggi l'Esercito ha ripreso nel Paese la posizione cui il suo non mal offuscato prestigio gli dava diritto. Ma, per una strana anomalia, quale unico superstite degli infelici provve- dimenti di quell'epoca, sono rimaste proprio le restrizioni relative al cavalli, restrizioni che sono tra le cause prime dello scarso sviluppo, nell'Esercito, dello sport Ippico. Per esemplo, vige tuttora il controsenso che l'Ufficialo superiore di Fanteria che non ha comando di reparto perdo il diritto al cavallo. Cioè, quando l'Ufficiale superiore (il quale ha sempre una età nella quale nulla è più pericoloso che l'abbandono dello sport) passa a cariche d'ufficio, sedentarie, malsane, che più lo demilitarizzano, proprio allora gli si toglie il cavallo, unico mezzo che gli rimane per mantenersi in esercizio militare, moralmente e fisicamente. Ma il fatto che questo controsenso sussista ancora oggi, In tempi In cui fi Governo Fascista è venuto incontro, con evidente buonvolere, a tutti i bisogni dell'Esercito, non è esso forse un'altra conferma della già rilevata tiepidezza di spirito sportivo nell'ambiente militare? L'alpinismo e lo sky sano attivamente praticati dagli Ufficiali delle truppe da montagna, imitati da qualche Reggimento di Fanteria di linea e da alcuni Ufficiali di altre armi, dislocati in sedi favorevoli; ma anche questi due vivaci ed utilissimi sports meriterebbero maggiori premure. E la diffusione dell'alpinismo e dello sky nell'Esercito risponderebbe altresì a criteri di rendimento immediato, per che non devest dimenticare che la gsmglfvèselclgpdgthgstvpppgglgqvr guerra dell'Esercito Italiano dovrà essere sempre, ad ogni costo, guerra di montagna. La scherma, esercizio militare magnifico, che addestra mente e nervi alle decisioni pronte ed alle esecuzioni fulminee, una volta, nell'Esercito, aveva molti cultori appassionati, ma oggi è pressoché abbandonata. A voler ora tirare una conclusione sincera, immune da reticenze, o da eufemismi, occorrerebbe dire cosi: nell'Esercito chi fa molto sport, con sani criteri e con eccellenti risultati data la brevità della ferma, è la truppa; gli Ufficiali, the nell'Italia di un tempo erano, si può dire, i soli depositari della maschia consuetudine di dare agli esercizi fisici una giusta parte del tempo disponibile in ogni giornata, hanno perso la loro posizione di avanguardia, lasciandosi sorpassare, in questo, da correnti più attive e più strettamente congegnate nel moderno movimento di rinascita italiano. Ciò non deve essere: le posizioni perdute debbono essere riconquistate: perchè chi sia. giustamente, preoccupato più dei problemi che riguardano gli Ufficiali che non di quelli che riguardano la truppa, in quanto il valore di un Esercito posa anzitutto sugli Ufficiali, deve comprendere che questa conclusione segnala un inconveniente degno di essere vigilato e curato energicamente. Giacomo Carboni.

Persone citate: Giacomo Carboni, Nicolò Tommaseo, Pirzio