Il dibattito sui mandati Ginevra

Il dibattito sui mandati Ginevra Il dibattito sui mandati Ginevra La tesi italiana riaffermata dal Conte Bonin Longare in opposizione al delegato francese - La proposta franco-inglese per la tregna doganale yerso l'insuccesso - Consensi e adesioni all'atteggiamento dell'Italia (Dal nostro inviato) Ginevra, 14 notte. La questione dei mandati non sembrava al principio di questa riunione ginevrina che dovesse avere larga eco di discussioni; segno è che per vari motivi sta maturando tutta una nuova valutazione del problema. Ieri i punti centrali del dibattito in seno alla Sesta Commissione parevano superati; invece oggi la discussione si è allargata e si è approfondita. Uno dei delegati francesi ha voluto ribattere l'affermazione fatta ieri dal nostro delegato, conte Bonin Longare, in cui si rilevava il carattere di temporaneità dei mandati. La tesi francese è che solo i mandati di tipo A (Siria, Palestina ed altri) possono considerarsi temporanei in rapporto al grado delle popolazioni a governarsi indipendentemente: per quelli di tipo B e C (Camerun, Togo, Nuova Guinea ed altri) l'articolo 22 del Patto non attribuirebbe loro alcun aspetto di temporaneità. Il signor Aubert ha cercato di rinforzare i suoi argomenti dicendo che lasciar credere a delle popolazioni che il mandatario governa soltanto a titolo provvisorio non facilita il compito delle Potenze mandatane, le quali, d'altronde, si sentiranno poco incoraggiate a fare grandi spese in opere di pubblica utilità. Bonin Longare H rappresentante dell'altra grande Potenza mandataria, cioè l'Inghilterra, è corso in appoggio della tesi conservatrice francese, prospettando un altro lato del ragionamento; l'attribuzione dei mandati è stata fatta dalle Potenze alleate ed associate alla guerra e quindi soltanto traverso l'accordo unanime di queste Potenze, tra cui sono compresi gli Stati Uniti d'America, potranno essere introdotte delle modificazioni nel regime dei mandati. Il conte Bonin Longare ha risposto che da molti anni egli partecipa a questi lavori e che 6i è sempre sforzato'di sottolineare i diritti permanenti di vigilanza della Società delle Nazioni esercitati attraverso la Commissione dei mandati. Egli ha aggiunto che non ha nessun motivo di mutare il suo atteggiamento, ciò che, del resto, non sarebbe conforme- alle istruzioni ricevute. Non è animato che da una sola preoccupazione, quella della chiarezza e della precisione, doti le quali soltanto possono mantenere la fiducia reciproca. Rispondendo al signor Aubert, circa l'osservazione sul carattere temporaneo del mandato, il conte Bonin Longare considera che il vocabolo «mandato" contiene da solo, secrndò il significato del diritto civile, l'idea di qualche cosa di temporaneo. E facendo allusione ai numerosi legami culturali tra Francia ed Italia, il nostro delegato vede nel Codice civile comune ai due paesi la nozione che il mandato può cessare per volontà del mandante o per volontà delle parti. Il testo dell'art. 22 del Covenant paria di tutela; ora, secondo i termini del Codice civile, la tutela può prendere- fine specialmente con la maggiore età dell'assistito. Il carattere temporaneo del mandato è stato affermato parecchie volte nelle discussioni della Commissione dei mandati; i processi verbali di questa Commissione lo confermano; quelli dell'ultima sessione contengono, perfino, alcuni atti diplomatici provenienti da un Governo, che è stato uno dei grandi architetti del Patto della Lega, in cui il carattere temporaneo del mandato è affermato nettamente. « Detto ciò credo anch'io — ha concluso il conte Bonin Longare che non si tratta di sollevare ora una discussione su una questione di principio molto delicata; mi limito a opporre le mie riserve alla opinione espressa dal delegato francese ». Il principale delegato francese nel la sesta Commissione, compresa la gaffe commessa dal suo collaboratore nello spingersi a fondo nel combattere la tesi italiana della temporaneità, ha cercato di temperare per lo meno il tono della discussione. Altri delegati sono intervenuti nella discussióne e tutti si sono mostrati concordi col conte Bonin Longare. Sopratutto il rappresentante della Spagna, signor Palacios, ha tenuto a condividere pienamente il nostro punto di vista. Il delegato svizzero ha sostenuto che gli argomenti italiani sono inoppugnabili, sia per il concettò di temporaneità, sia per quello di sovranità del mandato Infine, il Segretario di Stato von Schubert si è associato alle osservazioni del delegato italiano circa la questione della temporaneità dei mandati, ma al delegato tedesco interessava «-.opratutto non lasciare senza risposta la tesi del delegato inglese sul diritto delle Potenze già alleate ed associate circa un eventuale cambiamento nella distribuzione dei mandati, cosi si vorrebbe affermare che un 'accordo tra le Potenze alleate ed associate è la base giuridica del mandato. Von Schubert tiene ad attirare la attenzione sul fatto che tale questione comporta un certo numero di eie menti giuridici estremamente delicati e complicati e perciò egli non crede il momento opportuno per approfondire il problema. Tuttavia fa una riserva di carattere generale. Azione positiva Come si vede, sono stati toccati elementi essenziali del sistema dei mandati. L'Italia ha preso la posizione dettata dai suoi interessi, ma anche dalla visione dell'equità del problema n^llo stesso interesse delle funzioni della Lega. E' notevole osservare come il nostro punto di vista sia stato confortato da larghi consensi. Ciò dimostra che noi possiamo e dobbiamo fare una politica positiva in seno alla Società delle Nazioni e che vi sono molti campi in cui, prendendo l'iniziativa, possiamo costituire un punto di raccoglimento di tanti interessi lesi o trascurati. Cosi il disc-orso del sen. Cavazzonj sugtopemumgel'dstrestmstditl'inil nqnncoulacaPrgchgretochstchsateeucudismqublvisugnsivogdndoraa EraddsidsitichdiririnsaguplasaaitetrncoepstrdbspteininsmgzzctètdldpqgrsppdsbdzaldssmSficmuvBsdlqgpgfmsicg ull'organizzazione del Segretariato generale ha fortemente impressionao per la sua logica impeccabile e er la sua sensibilità verso dei mutamenti che altererebbero grandemente un organismo tanto delicato. Nella seduta della quinta Commissione sono stati discussi due proetti di convenzione, concernenti uno il ritorno al focolare domestico ei minorenni che si trovano all'etero e l'aJtro l'assistenza ai minoenni indigenti che si trovano all'etero. Essi interessano particolarmente l'Italia per le importanti quetioni procedurali che sollevano. Sui ue argomenti per la delegazione taliana ha parlato l'on. Sardi. RnfctltfsL'insuccesso di Loucheur Nella Commissione economica, entusiasmo per la proposta franconglese per la tregua doganale e per l carbone è molto scemato con buona pace del signor Loucheur, il quale non deve prendersela coi giornali italiani se non sono troppo teeri con lui. A parte gli interessi oncreti in cui il suo atteggiamento urta quelli italiani, egli in tutto il avorio di preparazione ha dimentiato sempre che vi è un grande Paese a cui bisogna chiedere il parere a tempo: l'Italia. In questi giorni non ha avuto occhi e lingua he per l'Inghilterra e per il Belgio; l'Italia è un Paese consumatoe, basta che si accordino i produtori perchè l'Italia sia costretta a hinare la testa; non è questo il votro pensiero segreto, signor Louheur? In fondo, se si vuole fare qualcoa di concreto non si potrebbe che entare di costituire un «Zallverein» uropeo evidentemenie contro qualuno, o, per essere più chiari, per ifendere l'Europa dall'espansionimo economico degli Stati Uniti. E' ui tutta la contraddizione del prolema ed il delegato italiano Suich vi si è anche egbi riferito nel uo discorso, che è slato una rassegna completa delle difficolta a cui i andrebbe incontro con una conocazione di conferenze senza adeuata preparazione. Il discorso di Su vien « Bisogna chiedersi — ha detto il elegato italiano, on. Suvich — se on siamo troppo esigenti chieden- ! o agli Stati Uniti di rinunciare du- ' ante un periodo abbastanza lungo ogni libertà in materia doganale. Easi resterebbero, infatti, privi, duante il periodo stabilito, di ogni ifesa nel dominio della loro prouzione nazionale. D'altronde è quai impossibile accettare tale tregua doganale 6e non si conoscono i paei che sono disposti ad acconsenirvi. Come si vuole che degli Stati he seguono una pratica di' trattati i commercio possano decidersi a inunciare ad ogni libertà in mateia di diritti doganali, se non hanno la certezza che lo stesso obbligo arà assunto da vari paesi che seuono il regime autonomo? D'altra parte, occorre anche considerare a questione degli introiti fiscali baati sui diritti doganali, che danno ai bilancio statale un reddito noevole. Poi vi è 11 pericolo che la regua porti ad un i-allentamento nella conclusione dei trattati di ommercio, il che significherebbe un effetto contrario a quello che noi ci proponiamo. « Sono queste difficoltà che, a nostro parere, possono opporsi alla regua ed è avendo in mente tali difficoltà che io chiedo se non sarebbe preferibile di presentare la quetione ai Governi dopo uno studio preliminare da parte dell'organo ecnico della Società delle Nazioni, nvece di lasciare i Governi nella ncertezza che deriva da questa discussione che è stata necessariamente sommaria, incompleta e inorganica ii. Per guanto riguarda la Conferenza per il carbone e quella per lo zucchero, il delegato italiano crede che esse non siano mature. Il punto di vista dell'Italia per il carbone è noto: l'Italia è un paese consumatore e perciò il nostro delegato è dell'opinione che se la Società delle Nazioni rappresenta gli interessi dei paesi consumatori, fi che non è provato, essa deve salvaguardare questi inieressi creando l'armonia generale, altrimenti la questione sarà da considerarsi come una questione particolare di ogni paese. L'Assemblea è stata convocata nel pomeriggio principalmente per approvare gli emendamenti allo 6tatuto della Corte permanente dell'Aia insieme col progetto di protocollo elaborato dalla Conferenza convocata dal Consiglio della Società delle Nazioni. Contemporaneamente è stato approvato il progetto che considera le condizioni dell'eventuale adesione degli Stati Uniti alla Corte. Finita la votazione questi atti sono stati firmati. Il senatore Scialoja è stato il primo ad apporre la sua firma, seguito dai delegati di altri 17 Stati aderenti alla Corte. Ma alla fine dell'Assemblea si è avuto una iniziativa che può essere gravida di conseguenze. I delegati della Danimarca e della Polonia hanno fatto un'azione comune col delegato norvegese per proporre che la futura Banca Internazionale dei pagamenti sia messa in rapporto con la Società delle Nazioni secondo lo spirito dell'art. 24 del Patto. Parlammo della questione quando il delegato norvegese ne fece cenno all'Assemblea su per giù nei termini contenuti nel progetto di risoluzione presentato oggi. La "ommissione prevista dalla Conferenza dell'Aja per studiare la formazione della Banca Iniernazional* si riunirà a Bruxelles il 23 settembre; i suoi lavori saranno lunghi e diffìcili; nfc si può prevedere se le linee generali degli esperti saranno rispettate o se invece non si riterrà più sspnsspbdchrgclèiVdvstscdzstrenssrdcgmilvacseanvimsmatndcldvzzdelifpncnpnfdcRlstèdssmtfifccttgssnFrltgfItacgsnbdtUpòppVtuno "Arnitare'rampila * e" le ! finalità dell'Istituto. Quindi la proposta di oggi precede gli avvenimenti. Alfredo Siraoretti.