Il discorso di Turali ai legionari fiumani

Il discorso di Turali ai legionari fiumani Il discorso di Turali ai legionari fiumani « Altre battaglie ci attendono. L'Italia di oggi non può esser fermata » « L'imponente corteo nelle vie di Roma « Le grandiose manifestazioni al Duce = L'omaggio al Milite Ignoto e all'Ara dei Caduti fascisti Roma, 12 no:te. La prima celebrazione nazionale :!rtlla marcia Ui Honchi ha fallo af..ìire a Roma da ogni parte d'Italia . ran numero di legionari fiumani, ..unti alla Capitale coi treni di ier.-..•ra e di stamane. Gli ultimi cont.n: -enti sono arrivati nelle prime ore di lìuesta mattina. Alle 9 si è iniziato il .uro ammassamento in piazza dell'Esdra. I legionari sono al comando del .olonnello Lanari, coadiuvato dal comandante la Legione fiumana Corrado, dal capitano Castelbarco e dal tenente Manai: l'onorevole Rossi-Passavanti, medaglia d'oro, presidente del Comitato laziale, dirige il movimento .Iella massa e la disposizione del corteo. Tutti i legionari portano sulla camicia nera o sul risvolto della giubba ia medaglia di Ronchi. Mentre si andava effettuando 1 ammassamento, una rappresentanza del Comitato nazionale e del Comitato romano e la Legione trentina hanno mosso da piazza dell'Esedra per retarsi al Verano a rendere omaggio .illa salma del loro commilitone uiu«eppe Piffer di Trento, già aiutante di rampo del Comandante Gabriele D Annunzio e morto a Roma nel 1927 per malattia. Il gruppo ha sostato davanti .illa tomba presso la quale si trovavano la madre ed 1 parenti del cap. Piffer. Il gagliardetto della Legione trentina si è inchinato e tutti i presenti hanno sollevato il braccio nel -aluto romano. Ha brevemente parlato il tenente Lorenzoni della Legione trentina che ha commemorato '1 estinto Egli si è poi inchinato a baciare la' mano della madre del cap. Piffer. Il corteo Il gruppo ha fatto ritorno a piazza dell'Esedra dove i legionari si erano già disposti in formazione di corteo. Molta folla si accalca sotto ì portici, presso ta basilica di santa Maria desìi Angeli e all'imbocco di via Nazionale per assistere all'inizio delio sfllamento. Qua e là, tra le colonne pronte alla marcia, si levano canti che risuonavano dieci anni or sono nella città, olocausta. Alle 10,45 il corteo w muove. Lo apre un pio one di metroYmlltani a cavallo, a cui fa seguito la ffia della Scuoia tecnica di poMna di Caserta. Vengono quindi 1 rappresentanti del Comitato nazionale, del Comitato romano e il gruppo degli ufficiali: poi la massa dei legionari con alla testa la bandiera della Reggenza del Carnaro. portata dai granatieri di Ronchi, tra i quali si trova il figlio del Comandante. Gabriellino D'Annunzio; a fianco di questa bandiera, che porta ricamato il motto « Si spiriti s prò nobis quis contra nos? » sono 1« bandiera di Fiume e la bandiera ita "'legionari procedono in formazione militare. Si vedono sfilare le colonne, si odono echeggiare i nomi che la mirabile gesta ha consacrato alla gloria. Ecco il corpo della guardia: la « Disperata ., ecco il battaglione Randaccio, i reparti d'assalto, la legione fiumana, la legione dalmata, la legione giuliana, la legione trentina; ecco ì nuclei dei bersaglieri, degli alpini, degli artiglieri, delle autoblindate, del Genio, della Marina, dell'Aviazione, della Cavalleria, delle Guardie di Finanza, dei Carabinieri, della Croce Rossa coi rispettivi labari, rossi, ere misi, azzurri, gialli, bianchi. Il cor teo sfila per via Nazionale fra due fitte ali di popolo che saluta i gagliardetti e le bandiere, mentre dalla massa del legionari si elevano potenti alala e ja musica accompagna il ritmo della marcia. L'omaggio al Milite Ignoto A piazza Venezia sono schierate ai lati del Vittoriano tutte le associazioni combattentistiche con labari e ban diere. Reparti di Milizia prestano servizio d'onore. Si vedono le urne post» ai fianchi dell'Altare della Patria elevare in alto i candidi pennacchi del fumo dell'incenso che brucia nel loro interno. Alla base del monumento at tendono l'arrivo del corteo il segretario generale dell'Urbe, avvocato Aldo Vecchini e il generale Ragioni, comandante la X Zona della Milizia, i rappresentanti delle Associazioni proDalmazia, medaglie d'oro, co-mbatten ti, mutilati, famiglie dei caduti fascisti, madri e vedove di guerra ed altri enti e organizzazioni. I legionari si schierano davanti al Vittoriano, mentre una loro rappresentanza seguita dai membri del Comitato nazionali-- e del Comitato romano sale la scalea per deporre sulla Tomba del Milite Ignoto ■una corona d'alloro con nastri dal colori fiumani. Una musica intona la ■ Canzone del Piave ». Deposta la corona, una tromba dà il segnale del l'attenti. Tutti si irrigidiscono nel saluto romano: 1 labari, le bandiere, i gagliardetti si inchinano. E' un minuto di intenso raccoglimento. Quindi il gruppo delle autorità ridiscende la scalea. A mezzo di essa. s*il ripiano dove si erge l'Altare deliu. Patria, la medaglia d'oro Rossi Passivanti si ferma, circondato dagli ufficiali superiori, e rivolto verso l'ammassamento fa l'appello del caduti. Risuonano I nomi di coloro che gloriosamente caddero nella causa fiumana e dei fascisti che sono caduti per la causa nazionale, e ad ogni nome tutta la massa dei legionari grida: Presente! Il corteo si avvia quindi in Campidoglio per rendere omaggio all'Ara dei Caduti fascisti. Presso la scalea del Palazzo senatorio si fa incontro apcdalcadansironQgcamRmCnptappcolaraqFfitiilmcEstczpe fodatinasStecGMpcstRmletlotast.pSlvlrodFpllpdmddsldtcfdgpa a e r o l a i e , i o I a a ! a a o al corteo il Governatore di Roma, principe Boncompagni I.udovisi, accompagnato dal Ministro Depretis e dal suo capo di Gabinetto. Di fianco all'Ara è schierato un manipolo di camicie nere dell'Urbe, con il labaro della Federazione, presso il quale è anche la bandiera del Gruppo universitario dalmata. 1 legionari hanno deposto una corona sull'Ara, davanti alla quale hanno sostalo in devoto raccoglimento. Quindi hanno lasciato il Campidoglio per recarsi alle Terme di Caracalla dove è stato loro offerto un vermouth d'olnore dal Governatore di Roma. „ Al Colosseo I legionari hanno consumato il primo e il secondo rancio alle terme di Caraealia e quindi verso le 17 si sono nuovamente ordinati in corteo per procedere verso il Colosseo per ascoltare il discorso di S- E. Turati. Accanto ai legionari hanno voluto partecipare a questa adunata le rappresentanze di-tutte le associazioni combattentistiche. Le loro colonne sfilando per via degli Annibaldi hanno raggiunto il Colosseo fondendosi con quello dei camerati dell'impresa di Fiume. Rapidamente la cavea dell'anfiteatro si affolla. Sono anche presenti tutte le sezioni del Fascio di Roma, il cui labaro purpureo scortato da un manipolo di camicie nere, va a collocarsi sul podio, da dove parlerà S. E. Turati. Canti dì guerra, inni fascisti echeggiano da ogni punto; e ai canti si confondono vibranti acclamazioni al Duce e al Comandante. Ben presto anche gli spalti del Colosseo e le gallerie superiori brulicano di folla. Lo spettacolo è veramente grandioso. Alle 1S.30 giunge in automobile all'ingresso del Colosseo S. E. Turati, salutato dai membri del Comitato nazionale e dalle autorità che erano ad attenderlo. Le vibranti manifestazioni al Duce Sono fra i presenti: le L.L. E.E. Rosbocili e Ricci, S. E. Tel-uzzi, capo di Stato Maggiore della Milizia, il luogotenente generale on. Landò Ferretti, capo dell'ufficio stampa del Capo del Governo, il vice-segretario del Partito Melchior!, il Governatore di Roma principe Boncompagni Ludovisi, il conte Piero Parinl, segretario dei fasci all'estero, l'avv. Vecchini segretario federale delil'Urbe, il generale Ragioni, comandante il raggruppamento Camicie Nere dell'Italia centrale, e gli onorevoli Chiesa e Parolari, e alitre personalità fasciste. Quando S. E. Turati, circondato da tutte le autorità, compare sul podio, lo accoglie il grido entusiastico di tutti i convenuti alla grande adunata. Le acclamazioni al Duce e al Fascismo si levano sempre phì intense e potenti e la dimostrazione si protrae per .parecchi minuti, stabilitosi il silenzio S. E. Turati prende la parola. Il Segretario del Partito Egli dice: Camerati, legionari, arditi di tutte le buone battaglie! Io penso che non vi aspetterete questa sera da me nè la bolsa retorica celebrativa nè la rievorazione episodica che si perde ormai nella visione piena e completa della gloriosa gesta legionaria di Fiume. Non piacerebbe a voi, ma penso che sopri ' tutto irriterebbe la squisita sensibilità di colui che l'impresa comandò con spirito di poeta, con cuore di italiano, con ardore di valoroso combattente (acclamazioni a d'Annunzio). La vicenda di Fiume appare ormai, a dieci anni di distanza, quale essa è veramente stata nella storia del popolo italiano: il gesto di ribellione fiera e disperata, ma cosciente, contro un'Italia vile, nonostante la Vittoria, contro una piccola Italia che creava fantasmi di potenza altrui, dove non doveva essere che il segno della sua gloria splendente di sacrificio (applausi scroscianti). Mentre nella fucina ardente di via Paolo da Cannobio. Benito Mussolini forgiava con ansia inesausta le armi per la riscossa decisiva, a Fiume, posto avanzato e battuto del la bella battaglia, Gabriele d'Annuii zio e i suoi legionari salvavano la dignità e l'orgoglio d'Italia, di fronte al tradimento degli alleali immemori e di fronte alla avidità stolida dei vinti Ma quali erano gli uomini che nella fucina di via Paolo da Cannobio o nella avanzata trincea di Fiume contendevano al mondo e difendevano ii buon diritto d'Italia? Erano gli uomini che nella vigilia avevano imposto l'intervento, risuscitando nell'animo del popolo italiano, sano nonostante il mal governo di anni e Varia pestifera di pggmcspPprrodqpcldppNnmiserie politiche, il suo orgoglio ed il suo diritto. Erano ancora gli uo- mini che avevano osato, esigua pai-iuglia, alzarsi audaci contro la volontà del Governo che non poteva ca- pire la tremenda necessità della verguerra; erano gli uomini che la guerra avevano difeso dal torpido male dell'incoscienza e dell'ignavia, che dalla Trincea, combattendo e soffrendo, insegnavano a tutto un popolo che era bello morire per la Patria e chz il gesto del volontario poteva essere un titolo di minor merito per la mentalità di certi generali, ma era una magnifica luce di orgoglio per la libertà e la salvezza d'Italia, (applausi entusiastici). Camerati, se gli uomini furono qualche volta impari alla grande impresa, se il Governo non senti quella che era la grandezza tragica dell'ora, certo spasimò la Patria, quando conlese con mani materne e trepide quegli che cadeva ferito sulla quota carsica e colui che volava nel cielo di Vienna ed ordiva la bella beffa di Buccari. Così dalla guerra alla vittoria e dalla vittoria al tradimento. Necessitò ancora ritornare sulle piazze, riluffarsi in mezzo al popolo, chiamare ancora a raccolta gli arditi ed i generosi e gridare: No, italiani buoni, dalli fede sicura, non è questa la vittoria che noi sognammo e che sorrisa all'agonia dei nostri camerati, non è questo ormai quello che vogliono i vivi. E fu grido e fu ritrovamento, e fu battaglia di strada in strada c fu la marcia di Ronchi e fv il gesto ribelle del po polo italiano che rinnegava il suo Governo nell'ora che doveva essere di gioia compiuta e serena, (Ovazioni prolungate). Dalla gesta generosa un grande comandamento è venuto e viene ancora oggi a tutti gli ita liani. E sia esso ben vivo nel cuore a voi, reduci della bella impresa, a voi, combattenti di tutta la guerra e della rivoluzione è sia ben chiaro ai giovani eh* si affacciano alla vita questo comandamento: che contro ogni tradimento, ogni nemico ed ogni potenza, una sola forza vince lo spirito. Tempriamo come un'arma bella questa forza, o camerati, e ripetiamo a noi stessi, come una preghiera, l'ammonimento : — Sappiamo, o Patria, che la meta non è raggiunta, che altre battaglie ci attendono, che il vecchio mondo, quello che ci fermò nella marcia vittoriosa, quello che voleva affogare nel sangue l'impresa generosa e che volle strappare le ali alla vittoria d'Italia, è ancora tutto raccolto intorno a noi e trama ed opera e spera di poter fermare l'Italia di domani come fermò l'Italia di ieri. Ma tutto questo oggi ci allieta e ci fa balzare in piedi, perchè finalmente lo spirito ha vinto ed il popolo ha trovato il suo Capo. L'Italia di oggi non può essere fermata. . , Il discorso di s» E. furati!, quasi ad ogni passo interrotto da scroscianti acclamazioni, dà alla fine luogo ad una fervida imponente manifestazione. Il Segretario del Partito lascia subito dopo il podio e risale in automobile, salutato da nuove acclamazioni. Quindi i legionari si incolonnano e muovono verso piazza Venezia per assistere alla proiezione di un film dell'impresa legionaria. "aHfiume- qugascine corMuni,naunnapamisi nopiaAtadtoshasiadaderadi e cavadi tissismziomedotusudeesmdequnuavribecoOgucopralsomdodiapoveddddL'appello dei Caduti e il discorso di Forges Davanzati Fiume, 12 notte, n popolo di Piume ha degnamente celebrato l'impresa di Ronchi nel suo decennale. Alle solenni cerimonie del pomeriggio hanno partecipato larghe masse-popolari, nonché tutte le associazioni patriottiche, le rappresentanle dei Fasci e delle organizzazioni fasciste della provincia, e numerosissime rappresentanze di ufficiali dell'Esercito e della Marina. Alle 11 precise di questa mattina le campane della città e le sirene delle navi, oltre che con una salve d'onore sparata dalla suadriglia di siluranti qui ancorata, hanno ricordato l'istante in cui 10 anni or sono il comandante Gabriele D'Annunzio etrava i Fiume, alla testa dei suoi legionari. Nel pomeriggio alle 16,30, nel luogo stesso in cui D'Annunzio porse l'ultimo saluto alle salme dei Caduti nel Natale di sangue, è stato fatto l'appello di tutti i Caduti oer là causa fiumana, dai legionari ai soldati dell'esercito regolare, fino ai fascisti che si immolarono nelle sanguinose vigilie fiumane. L'aDDelIo. fatto dal Segretario Federale, console Arturo Marpicati. è riuscito commoventfsslmo, specialmente Derchè preceduto da alcuni I Ll'aDnticaimLnliinrie l'lesvmmdtàcgtavmcoPgmstoRU ■ passi della cp.iebrfi ultima orazione d ! D'Annunzio, pronunciata al cimitero i di Cosala, e Intitolata: « Rinconcilia- - zinne » La folla e 1 legionari, che erano in grandissimo numero, hanno sostato re baiedfhnccdleadcngdlorèsdlmrvgpcClnm verenti tra le tombe del Caduti sulle a e e a a i o e o l ò i d . e quali autorità, enti, associazioni e organizzazioni combattentistiche e fasciste hanno deposto numerose corone di alloro. Si è formato quindi un corteo che si è direno in piazza del Municipio, dove il console Celio Sabini, a nome dei legionari della Toscana, ha consegnato alla città di Fiume una magnifica copia del Marzocco donatelliano, pronunciando brevi elette parole, alle quali ha risposto il Commissario prefettizio conun. Piva, che si è dichiarato lieto del magnifico dono che resterà ad ornamento della piazzetta del Municipio. Alle ore 18 una grande folla di cittadini, di legionari fiumani, goriziani, toscani e di varie altre parti d'Italia-, ha ascoltato tra id più grande entusiasmo il discorso celebrativo tenuto da Roberto Forges Davanzali, membro del Gran Consiglio de1 Fascismo. L'oratore ha accennato come l'impresa di Ronchi sia già in una luce di mito e di leggenda. Senza esaltare retoricamente la gesta, Roberto Forges Davanzatl ha detto .che la sola cronaca di quei giorni me'ravigliosi e frequen tissima, perchè Fiume con la sua resistenza, e D'Annunzio con il suo fulmineo atto, salvarono la dignità nazionale di fronte al mondo e special mente di fronte agli alleati ingrati, dopo la sanguinosa guerra combattuta in comune. « La Marcia di Ronchi e la Marcia su Roma — ha proseguito l'oratore — debbono considerarsi come prodotti ed espressioni dello stesso spirito, subii me di passione e di volontà, di grandezza patria. Riconoscenza Immensa quindi deve andare a Gabriele D'Annunzio, ai legionari ed ai fiumani, per aver saputo dare il primo segno della riscossa nazionale. « Non più dolorose ma necessarie ribellioni verso lo Stato Imbelle — ha concluso Roberto Forges Davanzali. — Oggi vi è l'unione di tutti sotto la guida del Duce, per il quale è gioia consapevole l'obbedire, perchè egli per primo obbedisce alla ferrea legge ed al comandamento della Patria. Nella sofferenza dei fiumani, nella bellezza mirabile bellezza, confortata dal ricordo della loro epopea la Nazione non dimenticherà le sue benemerenze ». Il discorso, più volte interrotto da applausi, è staio coronato alla fine da ovazioni frenetiche all'Italia, al Duce ed a Gabriele D'Annunzio. La folla si è quindi sparsa per le vie della città, che fino alle più umili case del popolo è tutta riccamente imbandierata ed illuminata sfarzosamente. dcolol'IlinmmasgglnlugdpnsipdmCdClCdUndCudbndldssshai e o l e e a e a a, e eoe i puee ieiei I La commemorazione a Ronchi Ronchi dei Legionari, 12 notte. Nella piccola ed ospitale borgata dell'agro monfalcnese, da dove Gabriele D'Annunzio parti per Fiume, dieci anni or sono alla testa dei fedeli granatieri, la commemorazione della storica data ha assunto la grandiosità e la importanza degne dell'avvenimento. La celebrazione del decennale ha riunito a Ronchi le autorità civili e militari, le associazioni dei mutilati e invalidi, dei combattenti, dei volontari di guerra, degli arditi, delle madri e vedove del caduti di Trieste, dell'Istria e del Friuli. La radunata dei legionari è avvenuta a Ronchi coi più svariati mezzi di trasporto ; si è formato un interminabile corteo Inframmezzato da musiche, labari, .gagliardetti e vessilli, cori a capo le autorità e i gerarchi del Partito che, percorse tra la folla plaudente ed inneggiante, le principali via della borgata, si è portalo dinanzi alla casa do ve Gabriele D'Annunzio iniziò la marcia. Dopo la deposizione di una corona con i nastri nazionali e fiumani, il Podestà di Ronchi, generale Castagnola, ha tenuto il discorso comme morativo, in cui ha rievocato l'impresa fiumana. Quindi il corteo si è sciolto e 1 diversi gruppi hanno lasciato Ronchi per rientrare alle loro sedi. osptdcjppqlplvLa celebrazione a Milano Un. epigrafe dettata da A. *<^Z.... M.'lano, 18 notte. I d o a- n e Un centinaio di legionari della Lombardia, con a capo il capitano degli arditi conte Castelbarco, sono partiti ieri sera per partecipare all'adunata di Roma, ma il grosso dei volontari fiumani, che sono circa un migliaio, ha partecipato alla cerimonia milanese In unione agli arditi, alle associazioni mutilati, alle associazioni combattentistiche della città, ognuna delle quali conta tra i propri soci del legionari, ai gruppi rionali fascisti; alle associazioni patriottiche e ai sindacati. Gli appartenenti alle singole associazioni si sono adunati alle 20,311 nelle rispettive sedi, ed in corteo coi gagliardetti sono confluiti in piazza del Duomo, ammassandosi davanti all'arco centrale della Galleria, ove alle ore 21 è stato inaugurato una lapide ricordo dell'eroica impresa. La lapide è stata offerta dalla Federazione Fascista, e le parole sono state dettate da Arnaldo Mussolini. L'epigrafe dice: « Nel decennale della Marcia di Ronchi, la popolazione milanese, memore dell'alta passione ribelle, celebra e ricorda la temeraria volontà del Poeta condottiero, l'impeto generoso dei legionari, la saggezza politica del Duce, che restituirono, riconsacrata dal sacrificio, la città del Carnaro alla vigile forza romana dell'Italia Fascista ». L'avv. Emanuele Gianturco e il te nente Federico Pinna hanno commemorato l'epica gesta.