La meravigliosa isola dei fiori di Arnaldo Cipolla

La meravigliosa isola dei fiori Viaggio alla terra dell'oro e dei diamanti La meravigliosa isola dei fiori g(DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) o e o e o , a n o o i l a e i a e i MADERA, agosto. Passate sopra all'ingenua confessione: non avevo mai veduto Madera, non c'ero passato ancora. La cosi detta perla dell'Atlantico ha atteso a parlarmi di persona che avessi conosciuto quasi tutte le gemme similari disseminate per gli oceani, nella fiducia di rappresentare anche per me l'insorpassabile, la più seducente terra alla quale si possa approdare, il soggiorno d'elezione, l'Eden. Ma a contemplarla dal punto dove la nave getta l'ancora, a cinquecento metri dalla riva di Funchal, di faccia alla ripida montagna verde, l'entusiasmo s'attenua. La veduta è ridente senza dubbio, ma non costituisce nessuna sorpresa. La faccia di Madera è talmente mediterranea che si pensa a Sorrento o alle Baleari o a qualche isola egea. La sensazione oceanica viene più tardi, sulla cosi detta • strada monumentale », lontano da Funchal, in alto, fra i vigneti e le fioriture superlative, in un punto dove si scorge la costa sud dell'isola in quasi tutta la sua Interezza (55 chilometri) e l'altissimo promontorio Glraò che precipita nelle profondità oceaniche d'un colpo negli abissi di 2200 metri e più. Allora si sente, si vede, che questo sopravvissuto brandello d'Atlantide è come la grande Hawaii del Pacifico, ma ancora più insulare, poiché non ha quasi spiaggie. Dovunque la montagna piomba a picco nelle acque di cobalto con violenza che traduce II miracolo della terra sopraovtssuta alla catastrofe di 8 o 9 mila anni fa. Poiché a Madera bisogna credere all'ipotesi dei geografi, dei geoioghi nonché degli archeologhl, che l'Atlantide è perita in tempi relativamente recenti, quando, già gli uomini avevano appreso a comunicare fra loro attraverso gli spazi liquidi che separano le terre, per modo che qualcuno apportò dall'Egitto preistorico al Messico, nel l'Yucatan ed al Perù, le nozioni architettoniche della valle del Nilo che oggi ritroviamo sotto il manto delle foreste americane. Ad essere più attenti però, quetando l'impazienza di raggiungere subito il cuore dell'isola allontanandovi dalla banalità importuna se non ingorda dei portoghesi di Funchal, che vi guastano, con l'offerta insolente di cesti, di sedie di vimini, di vino imbottigliato, delle uve maderesi, il piacere dell'arrivo; la sensazione oceanica la cogliete subito anche dinanzi all'anfiteatro della città bianco-rossa sparsa ed arrampicantesi fra le vigne, i giardini ed l boschi. Basta osservare i ciotioloni che copiano l'approdo, gettativi dall'ultimo uragano avventatosi su Madera un anno fa. La tempesta fu di tal forza da scara ventar le navi frammezzo l'abitalo. Funchal non ha che un embrione di po-rto, un breve molo dove si sbarca, che s'avanza per qualche decina di metri dal centro cittadino, ed una banchina con muraglione. un poco più lunga, che congiunge la terra con una roccia naturale sorgente dal mare. Dietro il muraglione possono rifugiar si le piccole navi; le arosse stanno al l'ancora in mare aperto. E' in progetto un grande porto a beneficio del quale i turisti pagano una sterlina « mezza di diritto di soggiorno con la speranza di vederlo realizzato a beneficio dei pronipoti, poiché con la profondità delle acque, la costruzione di un porto a Madera non é affare di poco. Un molo in pieno Oceano Tutto questo per concludere che quando il tempo é cattivo, cioè quando soffia il vento dal sud, invece di approdare a Funchal, le navi danno fondo in faccia al versante opposto dell'isola, al Porto da Cruz che è il luogo dove sbarcò lo scopritore ufficiale di Madera, Consalvo Zarco, nel 1418. Modera quindi non é che un molo in pieno Atlantico di 35 miglia marine di lunghezza, e che sorpassa i 2000 metri d'altezza {quota di Monte Buvio, cima eccelsa dell'isola) e in direzione normale dei due venti predominanti del nord e del sud. Gli altri venti, quei di Madera fingono di ignorarli per affermare che il loro paradiso non ha che delle brezze (« no dust, no mud, no wind », dicono le • réclames », tutte e unicamente inglesi, poiché gli inglesi sembrano i padroni effettivi dell'isola) Scordano anche lo scirocco che vi'en dal Sahara, che soffia di preferenza in settembre, ma non bisogna essere meticolosi all'eccesso, astenendosi dal convenire che questa terra ha il pregio di una temperatura costante d'inverno e d'estate, un clima di un bel giugno nostrano, ma sempiterno, con il sole un pochino più forte, ma non eccessivamente, e soprattutto con i fiori che mal cessano di sostituirsi l'uno al l'altro nel loro sbocci prodigiosi, altra verso i dodici mesi dell'anno. Tuttavia la temperatura non sarebbe sufficiente a generare la meraviglia floreale e bacchica di Madera. Essa é il risultato non solò del clima, ma dell'acqua, vale a dire della sua abbondanza relativa, ma soprattutto della sua sapiente utilizzazione. Qui piove pochissimo, ti cielo si limita ad inaffiare lievemente durante il costdetto Inverno II grande giardino oceanico, rendendone più vividi i colori, ma esso è ricchissimo di poderose sorgenti, che scaturiscono tutte o quasi sulla sommità dei monti {ve n'è persino una sulla cima del Buvio, che esce dalla roccia con tal forza da ricacciare fuori le grosse pietre che vi si geltan dentro). L'acqua dall'alto scorre in basso attraverso una venatura di piccoli canali « freddi e molli », che coprono l'isola di una fittissima rete. E' una realizzazione artificiale del Casentino dovunque mormorante : lungo i margini delle strade, nei campi, nel vigneti, nei boschi di mimósa, contribuendo in guisa fondamentale a spargere la fertilità e una deliziosa sensazione di freschezza e a permettere che a Madera lituano qualche cosa come duecentomila persone, che tanti sono i nativi. Le amenità di Max Twain Qui dovrei fare una digressione suutl abitanti di Madera dalle molte origini compresa la genovese, ma dirò solo che esiste un tipo generale isolano che differisce dai lusitani puri per il colore più olivastro dell'epidermide. I moderni sono iter in 1,111/rtn- ■•/•(") -, . contadini, anzi vittcultort, elogiabile fatica su'questa terra che non ha, si può dire, dieci metri quadrali di pianura e che conserva costumi curiosi se non originalissimi, come quei carri senza ruote, slitte vere e proprie, che scivolano sui sassi levigati con i quali le strade campestri e cittadine sono selciate. Di cotesti veicoli ne vedete di tutte le dimensioni, dai minimi trascinali dagli uomini al massimi tirati dai buoi, cioè ai « carros ». Il turista dovrebbe sentirsi ancora attratto a servirsene, per lo meno nella discesa dal punto raggiunto dalla vecchia funicolare, la quale partendo da Funchal sale sino a mille metri sino al « Terreno da lucia • e alla colossale statua eretta a Nostra Signora della Pace, che è poi la Madonna del Monte, protettrice dell'isola. Ma a dire il vero quelli che vanno in funicolare a far colazione al • Monte » preferiscono discendere con la medesima, anziché con la slitta, polche l'emozione della corsa di ritorno al mare è poca cosa. Lo scivolamento è relativo, gli uomini che guidano la slitta devono spesso « ungere » la strada' con uno straccio intriso di grasso. Noto a questo proposito che fu precisa mente quest'affare 'del grasso, unito alle amache che trasportano le vecchie americane al Gran Cursal, cioè nelle balsamiche foreste del cuore dell'isola e unito pure ai copricapo Indigeni, che provocarono le osservazioni più amene di MacTwatn su Madera. L'umorista americano non aveva torto, specialmente per quanto riguarda il cappellino femminile, una calottlna con un rigido gambo molto lungo che fa l'effetto di una rapa idagiàta sul capo. Ma le maderesi non sembra detengano a record della bellezza muliebre portoghese e in ogni modo vivono come le musulmane vecchio stile. Gli indigeni della campagna sono cortesi e rispettosi, ma le donne le tengono nascoste anche quando stanno sulla strada a ricamare il • punto di Madera », i pizzi particolari dell'isola, poiché volgono invariàbilmente la schiena al passante. Lungo la funicolare è precisamente nella chiesa di • N. S. do Monte • è sepolto l'imperatore Carlo d'Austria, morto qui esule nel '22. Carlo e Zita Il signor Cappettint. direttore del ceUberrimo Beid's Palace, vera dimora di sogno resa tale dalla genialità e dall'operosità italiane, poiché tutti o quasi sono italiani al Beid's, è per questo lo ricordo, mi racconta che l'Absburgo con l'imperatrice dimorarono prima al Beid's dov'erano giunti sprovvisti di tutto, poi, per sottrarsi alla curiosità dei turisti americani che li affrontavano nel giardini con le più stravaganti domande, si rifugiarono in una villetta vicina, dove conducevano vita modestissima. Carlo non diceva mai verbo, illanguidiva ogni giorno di più e dopo quattro mesi dal arrivo morì di crepacuore, l'imperatrice invece, grazie alla sua natura esuberante, reagiva. — Si figuri — aggiunge Cappettint — che non bevevano mai più di mez za bottiglia di birra fra tutti e due durante i pasti. L'imperatore anzi non si cibava quasi, zita parlava l'italiano come una fiorentina e nulla mi sembrava più stranamente tragico di quella coppia imperiale esule, naufraga dell'immane guerra vinta da noi, che parlava sempre In italiano. Ma chi ricordi i morti a Madera? Figuratevi che non sono che due ann che hanno eretto a Funchal un modesto busto a Consalvo Zarco, sepolto In una tomba in stile manuclino al convento di Santa Chiara. In quanto a Colombo che onorò l'isola del suo soggiorno non c'è l'ombra del ricordo. Anzi la cosi detta « casa di Colom bnqpgelgs bo » è stata demolita anni or sono, non si capisce se per ignoranza o per quel curioso sentimento diffuso nei portoghesi per il quale i grandi navigatori dovrebbero essere privativa esclusiva della loro stirpe. Infatti si legge sulle guide di Madera come qualmente Bartolomeo Percsirello, primo governatore di Porlo Santo {l'isoletia abitata che sorge al nord di Muaeiu e a 23 miglia dalla sua punta orientale) avesse una figlia, colombo la conobbe nella capitale portoghese ed essenaosene ihvuuihiv alido ad impalmarla a Porto santo, dove uno sconosciuto pilota oceanico pui.iouhese donava come regalo di nozze a colombo delle carte marine che indicavano senz'altro la strada allautica per • las lndlas » I La storiella È graziosa ma insostenibile di fronte alla documentazione storica esistente sul divinatore genovese. In quanto alla caria marina se essa era esatta come quelle che l portoghesi, vrimi circumnavigatori dell Africa {lìanutonmo Diaz e Vasco de Gama) tracutaiuao ad uso di coloro che dovevano seguirli, il povero Co lombo stava fresco; invece di arrivare a San Domingo Univa chi sa dove con le tre caravelle! In ogni modo, come ripeto, la casa che avrebbe ospitato Colombo e la sua sposa e che autentica o meno, costituiva un cimelio grandemente suggestivo, non esiste più. C'è invece tn costruzione sull'alta roccia fra il molo occidentale ed II Beid's. un mastodontico casino da gioco che sostituirà l'esistente aUruanto modesto. Il fasto della nuova sede della capricciosa • roulette » e> del pazzesco « trenle et quarante » supererà quello delle consorelle sparse nel mondo, con la fiducia di riuscire ad attirare a Madera un numero di visitatori ancora più imponente dell'attuale, già rispettabilissimo. Fiducia che certo non andrà delusa. Al nuovo Casino di Madera non mancherà neppure il muraglione {sostituito nel caso specifico dall'alta roccia che ^precipita nelle acque) a disposizione di coloro venuti qui a puntare sul rosso e nero l'ultima loro speranza. La storia di dne proroghi innamorati E' per questo che anche Madera, per i forestieri, in grandissima maggioranza inglesi che vengono a giocarvi grosso {le comunicazioni più comode e servite dai migliori piroscafi sono da e per l'Inghilterra) è una sirena destinata ad essere ammirata essenzialmente alla stregua dei risultati delle relazioni con la bisca, raramente amiche, come tutti sanno. Quindi, stato d'animo poco incline a sentire la seduzione degli infiniti particolari che allietano questo soggiorno. Novanta volte su cento il giocatore se ne infischia del blando mormorio delle > levada », del canaletti irrigatori, non si commuove menomamente di nanzt alle vedute gloriose dei vigneti, non sente i mille profumi che le brezze portano dal mare al monte, dalle mimose dei boschi alle magnolie del giardini, non vede nello spettacolo noi turno di una calma notte maderese, quando miriadi di luci coprono le ripide chine, l'Immagine dell' intensità della vita umana su questo colossale scoglio, non va in pellegrinaggio alle • Desertas », le isolette minori dell'arcipelago, non evoca l'amorosa leggenda del veri scopritori di Madera, che non furono gli ufficiali di Enrico il Navigatore, ma due profughi innamorali, Boberlo Machin ed Anna d'Arfét, gettati dalla tempesta, a mezzo il secolo decimo terzo, sulla disabitata « Bosco sa », che tale è la traduzione letterale di Madera (« Madeira » in portoghese) Per. gustare Madera appieno bisogna avere una torte antipatta per la « roulette » e vivere nell'isola la vita che vi si viveva ai tempi del buon Paolo Mantegazza. La cosa è ancora possi-, bile poiché Sto Vicente con le sue aspre montagne e foreste e cascate è intatto o quasi e non vi giunge nes suna strada automobilistica. La stessa cosa si verifica per Sant'Anna, dove si conservano intatti i costumi dell'isola, per Camacha, per il Grand Curral, un circolo di picchi che circondano l'alpestre valle del Bibetro Frio, per Rabacai, le sue cascate ed il tunnel che porta le acque del versante nord in quello sud e per altri affascinanti luoghi ancora che parlano allo spirito la sempiterna poesia dell'alta montagna oceanica. Né bisogna dimenticare Porto Santo, la strana isola lunga dieci chilometri, larga tre, che geologicamente appartiene all'Africa, mentre Madera atlantica. Infatti il canale che separa le due isole ha quasi 4000 metri di profondità e Porto Santo è coperto in alcuni punti di sabbie gialle tipicamente sahariane che non si trovano a Madera, come pure è ricca di tossili che nell'isola maggiore non esistono... Non ho detto anco/ nulla dell'aspetto della capitale, Funchal, una cittadina linda e civettuola, piena di fiori an¬ cvsnNfcpcfdabcdrdildctemdag ch'essa, con una cattedrale d'aspetto venerabile., dicono i maderesi. A me è sembrilo venerabili- soliamo H rumo'nile che f'.-rse data dalla fine del. '400. Nell'interno della chiesa, nessuna profusione di a azuleios •>, di piastrelle ceramlzzate qeneralmente azzurre, coperte di figure, comunlsslme in tutte le chiese portoghesi Viceversa un sof fitto sorprendente poiché è la ripro dazione di qualche stalagmitico cielo artificiale di un ambiente dell'Alhambra di Granata Ma bisogna por mente che nell'amalgama delle genti di Madera entrano anche, i mori. Per gli italiani non e senza interesse ricordare che a Madera prosperano delle tonnare stabilite ed esercite da italiani, con relativo stabilimento per la messa in scatola de' prodotto. I tedeschi imjice hanno pensalo bene di stabilire a Muderà un deposito uauvuuiuiilv ai vai uunv, ruppi timi, tato da una vecchia nave alla fonda dinanzi a Funchal. Pare impossibile che t tedeschi non abbiano s ifmto rinunciare a questa modesta manifesta ztone della loro influenza su terra portoghese, influenza che come si sa non e disprezzabile. E questa è Madera, o meglio è quanto dalla balsamica isola meravigliosa si può vedere ed tntuire durante la fermata delle-navi dirette al Sua Africa o <-he ne ritornano. Le grandi navi oceaniche italiane raramente la toccano, ma quelle poche volte che appaiono dinanzi a Funchal l nostri colori, vale a dire le splendide navi del « Lloyd Sabaudo », delia • Navigazione Generale » o della «Co salteri*, dirette o di ritorno dal Nord America, i cento italiani dimoranti a Madèra esultano d'orgoglio per l'ammirazione che esse suscitano in questi figli dell'oceano, nei maderioti, al postutto ottimi giudici in materia marinara. Arnaldo Cipolla.