Urbanesimo di Amerigo Ruggiero

Urbanesimo Urbanesimo NEW YORK, settembre. Quando in Europa, qualche decina d'anni addietro, si cominciò a parlare di «città tentacolari», non si poteva lontanamente prevedere quello che sarebbero diventate le città americane. Al loro paragone le città tentacolari di allora si possono definire dei grossi borghi. Ai principi del 6ecolo scorso New York non contava che 80.000 abitanti, che nel 1850 erano già diventati 600.000. Negli ultimi settant'otto anni essi hanno superata la cifra di sei milioni. Cifra ch9 comprende i soli residenti del « greater New York », che se l'immensa metropoli, sull'esempio di Londra, volesse annettere tutti i centri abitati alle sue immediate dipendenze, ai quali è già collegata con una vasta rete di comunicazioni celerissime, passerebbe di botto a formare uno sterminato agglomeramento umano di 12 milioni di persone, il più grande mai esistito al mondo. 11 progetto è già nella mente di molli, com'è quello della trasformazione radicale del tipo di città finora esistente. I nuovi mezzi di comunicazione, influendo sul rapido sviluppo dei centri abitati hanno creato problemi nuovi di sistemazione urbana facendo apparire del tutto inadeguati i presenti criterii di costruzioni cittadine non molto mutati, invero, da quelle di duemila anni addietro. Per dar,) un'idea della grandiosità e della complessità del problema si pensi che voi potete correre per lo spazio di due ore nei treni elettrici direttissimi delle ferrovie sotterranee di New York senza uscire dalla sua periferia, e che un mezzo rapidissi mo di locomozione come l'automobile, messo di fronte a un antiquato sistema stradale, finisce col rimanere quasi inutilizzato. In alcune ore del giorno nel cen tro di New York semplicemente non si circola. E' un mare di macchine che colina le strade in tutta la loro larghezza: esse devono procedere a stento, a passo d'uomo, fermate ad ogni minuto da ostacoli continui e dai regolamenti del traffico. Non è esagerazione dire che il punto desiderato si raggiungerebbe più presto a piedi. La velocità, mancando dello spazio adeguato per la sua libera esplicazione ha finito col neutralizzare se stessa. Di fronte ad uno stato di cose che s'aggrava ogni giorno che passa e ch'esige un tributo sanguinoso, sempre più grave di persone d'ogni età e ceto, che rimangono vittime dei vortici micidiali del traffico urbano, tìotì è strano che si sia pensato ad una differente disposizione nella costruzione delle città che si stacchi completamente dal passato e risolva i problemi creati dalle nuove invero«ioni meccaniche. Sono stati concepiti progetti mastodontici di città a divèrsi piani stradali : per la locomozione sotterranea e per quella a livello, per la circolazione dei pedoni e per quella automobilistica. Già è in corso di costruzione a New York una strada automobilistica sopraelevata, e altre ne verranno dopo di questa prima. La città a varii piani comincia a pigliar forma concreta nella mente dei loro abitanti. Ma altre proposte sono state avanzate per le città del futuro. Queste non dovrebbero essere altro che degli immensi nodi stradali da cui dipartissero mezzi di locomozione di ogni genere, ognuno sulle piste più adatte alla sua_.progressione. Negli spazii liberi dovrebbero essere eretti gli ecliflcii per la produzione industriale e il disbrigo degli affari. Naturalmente le case per abitazione dovrebbero essere altrove E parliamo dei problemi creati dai mezzi di trasporto meccanici attualmente diffusi, senza tener conto della situazione del tutto nuova che potrà far sorgere l'aeroplano. Il quale determinerà forse un fatto impensato : lo sfollamento totale e definitivo delle città come luoghi di residenza, limitando la loro funzione a quella di punti d'incontro per lo svolgimento delle operazioni inerenti al lavoro, al commercio, alla distribuzione dei prodotti. Nè queste sembrino fantasie. Nel prossimo quarto di secolo si assisterà in America alla diffusione dell'aeroplano quale mezzo ordinario di comunicazione, come all'epoca attuale, che comincia ad esserne sa turata, ci ha fatto assistere a quella dell'automobile. Se ognuno potrà recarsi la mattina in città nella propria macchina aerea ed espletare le sue faccende e ritornare, ad operazioni compiute, alla tranquilla residenza fra il verde dei campi, non ci sarà più ragione di vivere nei grandi agglomerati urbani. L'aeroplano compirà cosi una trasformazione nei sistemi di vita moderna, assai difficile ad ottenersi con altri mezzi. Quello che avviene già attualmente nell'ambito dei centri cittadini, la divisione, cioè, fra quartieri degli affari e quartieri residenziali, potrà estendersi fino al punto da separare del tutto le località destinate al lavoro rumoroso e febbrile da quelle destinate al riposo e al raccoglimento familiare. Perchè, è inutile farsi illusioni: con tutti i miglioramenti igienici che hanno fatto diminuire di molto la sperequazione delle malattie e della mortalità fra la città e la campagna, questa resta sempre alta a tutto danno degli accentramenti urbani. Secondo le statistiche dell'Ufficio Federale del Censimento, le città contano in confronto delle campagne un maggior numero di colpiti dalle seguenti malattie: disturbi cardiaci, appendicite (circa due terzi in più nei cittadini), polmonite, tubercolo si, nefrite (circa un quarto in più), cancro (circa il trenta per cento in più), setticemia puerperale, enteriti infantili, difterite e scarlattina. Nelle altre malattie le ptroporzio• bi sono quasi uguali. La percentuale totale delle morti degli abitanti Belle città supera del 18 per cento quel!a dei residenti nelle campagne. A parte le cause dirette o indiret ile che contribuiscono a render più •«•ve la vita dei cittadini in para¬ gone dei rurali (di circa otto anni, secondo l'ufficio predetto) l'esistenza nelle città diventa ogni giorno sempre più difficile, penosa e piena di pericoli. Ogni nuovo ritrovato scientifico applicato aiti'industria che entra nell'uso quotidiano, richiede un periodo di aggiustamento che fa le sue numerose vittime. E' inutile indugiarsi qui sulle stragi delle automobili e soprattutto sulle ecatombi infantili, per cui le madri risiedenti nei quartieri popolari sono nel continuo terrore che i loro bambini da un momento all'altro rimangano schiacciati. Le stesse invenzioni destinate a dar sollievo alla travagliata umanità finiscono, nelle città, per diventare nuovi strumenti di fortuna che si uniscono ai non pochi già esistenti. Uno dei più recenti tormenti è diventata la radio. f er vivere nelle città americane occorre una resistenza organica e soprattutto nervosa non comune. Quando si parla dei rumori delle città europee è roba da ridere. Le più rumorose di esse sono quiete come conventi. Per conoscere che cosa sia rumore bisogna servirsi delle «subways» americane nelle ore del massimo traffico ed essere straziati dal concerto atroce di quattro linee sotterranee di treni, susseguenti incessantemente alila distanza di qualche minuto, o lavorare in una strada attraversata da migliaia d'automobili o, meglio ancora, abitare come molte famiglie di lavorato ri, in una casa le cui finestre sono ad un palmo di distanza dalda ferrovia « elevata » tanto che ì treni si potrebbero toccare. Ebbene, quando l'abitante di que¬ sti frenetici caravanserragli, dopo avere resistito per ore e ore alla bufera infernale dei rumori prodotti dalla impostazion,e delle travate metalliche di un grattacielo, o dalla trivellazione ad aria compressa usata per le riparazioni stradali, sii rifugia a casa sua e mette la testa sul cuscino per un ben meritato riposo, è proprio allora che un boato emesso dalla radio di un appartamento contiguo lo scuoterà e lo terrà desto fino alle tre della mattina vegnente. Prima c'era il fonografo, ma questo è in declino. Esso richiedeva maggior attenzione, maggior fastidio, stancava più presto. Ma la radio può durare all'infinito. Si pensi con l'enorme diffusione di questi apparecchi e con la nessuna discrezione di chi li usa, in quale "delizia debba trasformarsi l'esistenza in un simile centro per tutti quelli costretti a vivere del proprio lavoro e per cui il riposo è una necessità superiore al pane quotidiano. E come potrebbe essere diversamente quando in alcuni quartieri la popolazione s'agglomera nella proporzione di 22-i.OOO abitanti per miglio quadrato? Pensando che la densità, media degli Stati Uniti è di 17 per"'miglio quadrato, salterà agli occhi tutta l'assurdità mostruosa di una situazione simile. La quale si può paragonare a quella di un gatto che tenti d'acchiapparsi la coda. Più si costruiscono quartieri nuovi per alloggiare altra popolazione e più gente vi accorre; si cerca di provvedere ai problemi del traffico allargando le strade, aprendo nuove linee 'sotterranee, elevate, a. livello, per tutt'i mezzi possibili di locomozione e più il traffico aumenta. Chi non s'è deciso ancora a comprare un'automobile, spaventato dalla difficoltà .di condurla per le strade congestionate, vi s'induce non appena vede che c'è disponibilità di spazio. A sua volta l'aumentato traffico neutralizza gli effetti dei provvedimenti presi, altri se ne rendono necessarii e cosi via all'infinito. Questo fenomeno urbanistico oltre ad essere determinato dalle note cause che provoca l'urbanesimo di tutti i paesi del mondo — accorrere di disoccupati nelle città, l'attrazione esercitata dai centri urbani sulle campagne, ecc. — è, qui, determinato da cause locali facenti capo all'enorme sviluppo della popolazione di massa, per cui alcune località, a causa della loro felice situazione geografica, diventano centri naturali di produzione e distribuzione mondiale. Perchè si possa verificare un decongestionamento degli sterminati agglomerati urbani, o una sensibile riduzione della popolazione dovrebbe intervenire tutta una rivoluzione nel sistema produttivo e in quello delle comunicazioni. Nell'uno e nell'altro dovrebbe verificarsi una trasformazione in senso individualista, per cui si rendesse possibile ad ognuno di produrre e spostarsi senza entrare nell'ingranaggio di un'organizzazione collettiva. Ma per ora le tendenze volgono in senso contrario e finché rimarranno tali le città americane continueranno a crescere fino a un limite compatibile con la loro stessa esistenza. I Amerigo Ruggiero.

Luoghi citati: America, Europa, Londra, New York, Stati Uniti