Fra I'arte e il popolo di Mino Maccari

Fra I'arte e il popolo Fra I'arte e il popolo Margherita Sarfatti, in alcuni vi- vaci appunti comparsi il 27 di questo mese sui l'optila d'Italia, ba oppor- tunameute rilevato alcune storture e goll'aggiui di natura burocratica, ;che sono seguite malauguratamente all'ottimo iprovvedimenLo circa il tgratuito ingresso alle Gallerie ed ai Musei italiani. All'articolo, che di-imostra in modo esauriuute e convin- centissimo l'assurdità di queiie « di-! sposizioni esecutive», e ue sottolinea : li lato edificante e tutt'altro che lu- singuiero per il buon nome degli Ita- liani, non sarebbe da far seguire al- cun coiumenio, ma piuttosto l'augu-jrio che gli argomenti in esso contenuti Iservissero a provocare un pronto ri-1medio. Non ci vurrebbe molto, per ! dir |a verità, ne cascherebbe il mon- do, se quelle tre o quattro norme regolamentari, che scmbran fatte ap- posta pei ostacolate i benefici efiet- Iti della saggia decisione del C'onsi- glio dei Ministri, venissero sostituite o modificate sostanzialmente. Il fatto di qualche «comma» concepito male e manipolato peggio, non dovrebbe dar luogo che all'attenzione dei «competenti organi» per le necessarie modifiche, se non emergesse troppo chiaramente tutta una mentalità, della quale essi «commi» son conseguenze, e che permane, e, quando può, opera, malgrado il nuovo clima e il nuovo costume instaurati in Italia. Dove lo scritto di Margherita Sarfatti ha un'importanza ohe va al di là del fatto deplorato, è precisamente nella constatazione di questa infausta sopravvivenza. Su tal punto è necessario provvedere, se si vuole eliminare, non voglia nio dire del tutto, ma almeno quasi del tutto, la possibilità che certe incongruenze e certe situazioni si ripetano. In che cosa consistono le « istruzioni i che hanno fatto sèguito, e con quale rapidità, purtroppo 1 al provvedimento governativo ? Prima di tutto, nell'obbligo fatto ai visitatori italiani (e diciamo italiani perchè gli stranieri se la cavano con la semplice esibizione del passaporto) di declinare — come suol dirsi — le proprie generalità, come davanti a un giudice istruttore, e di provare la verità del proprio asserto, mediante i documenti prescritti, di cui è dato il relativo elenco. In secondo luogo, nella proibizione cate- forica dell'ingresso per chi non abia compiuto e per chi non provi di aver compiuto 1 diciotto anni ; proibizione che può essere superata soltanto in grazia di una autorizzazione scritta di capi d'istituto, come sarebbe a dire Presidi e Direttori. In terzo luogo, le tremende « istruzioni » prescrivono : « Sarà severamente vietato di entrare nelle Gallerie con un libro, a meno di dimostrare che sia una guida della Galleria stessa». Come si vede, ce n'è quanto' basta per farsi un'idea della tnaturità civile degli Italiani. Ed è questo il punto, sul quale occorre fermarsi. c II moltiplicarsi di formalità e scartoffie burocratiche, tanto dà noia ai galantuomini, quanto poco molesta i ladri, professionalmente addestrati a eliminare o girare simili ostacoli », scrive'' Margherita Sarfatti; ed è un'osservazione giustissima; ma bisogna aggiungere che oltre all'inutilità pratica di certi meccanismi, c'è tutta -un'intenzione, c'è una ispirazione, c'è un tono insomma, nella maniera di considerare il pubblico nostro, che in modo assoluto, non solo non è accettabile, ma non va neppur tollerato. Avvenimenti troppo grandi perchè non sia penoso per noi il doversene servire per la difesa di ragioni ormai tanto "ovvie, hanno dato agli Italiani una niatu rità, e alla Nazione tutta una dignità e un grado di civile costume, che il voler perpetuare un sistema di trattamento burocratico così gretto come quello di cui abbiamo dato esempio, è qualcosa di più che non ■una semplice mancanza di praticità. Gli stessi stranieri, che provengono da Paesi tradizionalmente ed esemplarmente organizzati alla vita unitaria nella tranquillità sociale e nel perfetto funzionamento dei pubblici jervizi e dei rapporti burocratici, riconoscono ed ammirano il nuovo ordine che la gagliarda volontà di Mussolini e l'operosità del Regime hanno saputo realizzare. Anche volendo prescindere da ogni considerazione politica, è innegabile che il progresso, la disciplina e il costume civaie degli Italiari, si è aflermato in tutto il mondo. E' quindi da deplorarsi che il nuovo atteggiamento, col quale è considerata !a vita della nostra Nazione, non venga, qualche volta, condiviso in taluni angoli dell'organismo burocratico. E quando meno si pensa ch<- le vecchie prevenzioni possauo ancora sussistere, ecco che da poche righe di regolamento esse si rifanno vive. Ma lo stupore e il rammarico, che la scoperta di questi residui di mentalità ci procurano, debbono indirizzarci tutti alla loro ricerca e alla loro eliminazione. Quando noi leggiamo, e dobbiamo riconoscere ebe quanto leggiamo è verissimo, che «per la burocrazia italiana, comprila anche l'eccellente categoria dei funzionari delle Belle Aiti, ogni persona del pubblico, in linea di massima, ò auzitutto un sicuro delinquente, salvo che dimostri il contrario-, ia necessità che una mentalità simile venga prontamente sradicata e dispersa, ci appare un urgente dovere, ed ogni prova, ogni .denunzia, ogni incitamento, anche vivace, diretto a tal fine, un atto di sano civismo. Ma l'argomento non riveste soltanto un carattere generico in confronto della dignità e del costume nazionale ; esso rientra nel complesso di una questione, particolarmente dibattuta in questo periodo di affermazione della nuovo assetto sociale del nostro Paese; vogliamo dire 1'torganizzazione» della vita culturale ed artistica italiana. Si può dire p che nell'Italia contemporanea, paci licata e liberate, nella salda inqua dratura fascista, dall'incancrenirsi infecondo e dilauiante delle lotte faziose, l'unico campo, dove non solo gli urti delle tendenze e delle cortrenti non siano ventiti meno, ma al contrario abbiano acquistato nuovo vigoro e maggior impeto, è proprio quelio che attiene a quanto si è con venuto ormai di chiamare ordine ar tisttco. Ordine, s'intende, da rag giungersi ancora; ma che sarà rag giunto, e splendidamente, come con seguenza e come espressione spintuale dell'ordine politico che Mussolini ha saputo dare, in breve volger di tempo, al nostro Paese. £ chi nei contrasti, talvolta alquanto aspri e rumorosi, vedesse a questo proposito l'impossibilità di giungervi, o addi rittura l'immaturità degli Italiani a Idare alla propria vita e alla propria produzione culturale una regola che le inserisca praticamente nella vita sociale e politica, mostrerebbe di non intendere il significato delle cose. E' vero esattamente il contrario: è vero cioè che la virulenza di certe polemiche e l'insistenza su certi temi esprimono una felice orisi nei ceti intellettuali, e dimostrano che, svaniti i fantasmi dell'«arte pura», dell' «arte per l'arte», della vita intellettuale avulsa da quella politica, quegli stessi ceti sono ormai orientati verso una soluzione appunto politica, nel senso più alto della paro'a, dei problemi culturali. Ora è evidente come del complesso dei problemi attinenti all'ordine rtistico faccia parte quello che investe l'educazione artistica delle masse, o meglio quel minimo d'orientamento che è necessario favorire nel pubblico, senza di che sarebbe inutile e infecondo, e infine ridicolo, ogni attacco alla tanta deplorata «turris eburnea» degli artisti. Un ordine artistico nazionale deve risultare da un'armonioso contatto fra la produzione dell'ingegno e il gusto, la capacità d'intendere, l'interesse di tutte le classi sociali. E a questo fino va ricordata e segnalata una recentissima circolare del Segretario del Partito, con la quale S. E. Turati, invitando gli organi periferici dell'O.N.B. a favorire la frequenza nelle Gallerie e nei Musei da parte dei lavoratori, ha contribuito ad avviare nella fase positiva un così interessante ed attuale problema sociale Pertanto, mentre il provvedimento del Consiglio dei Ministri, è d'una importanza essenziale, e realizza una condizione indispensabile perchè l'ambiente propizio alla formazione di quell'ordine si attui; cosi, d'altra parte, le documentazioni d'una mentalità negativa allo scopo, quali sono le disposizioni postillate da Margherita Sarfatti nel suo artioolo, permettono d'identificare l'ostacolo maggiore da superarsi. Dopo tante — e non diciamo troppe, perchè ognuna di esse a qualcosa ha sempre servito — dopo tante polemiche e discussioni su un argomento così difficile, è ormai tempo di passare su un terreno pratico; e siamo lietissimi che ad aprire questa nuova fase, cioè la conclusiva, Sa stata Margherita Sarfatti, cui si debbono opere e iniziative, che hanno dato grande impulso alla valorizzazione della giovane arte italiana. Mino Maccari. ppnzrt

Persone citate: Margherita Sarfatti, Mussolini

Luoghi citati: Idare, Italia