L'ultima conciliazione

L'ultima conciliazione L'ultima conciliazione (Lo sport e la Chiesa) Le ali assenti. — Il Papa è uscito i dal Vaticano; ò andato incontro al-1 'Italia giovili*; à voluto riunirsi ai nuovi tempi e ai miovi spiriti: mai— avrete letto, e ricorderete — dala festa armonizzatr.ice qualcuno è stato escluso: i cinematografisti, per esempio, e i volatori. Dal cielo furono bandite le ali; dalla terra, le macelline da presa. Il Pontefice non a voluto, Insomma, che a quella festa rinnovatrice fossero presenti i due segni che, più d'ogni altro, at estano la forza vittoriosa del movimento nell'inarrestabile modernià: la cinematografìa, che il moto eterna nel tempo, e l'aviazione, che o esalta nello spazio. Contraddizione ? Non direi. Piuttosto, fedeltà a un ordine costituito cui però un giorno o l'altro, e forse ben presto, nel nome della sua e noStra vita, a Chiesa rinuneierà. La proibizione attuale tu certo espressa automaticamente, per un'abitudine non ancora scossa dal suo letargo: e poi, anche scommetterei che di quel divieto il Santo Padre non à saputo nulla; eh' esso fu promulgato da qualche camerlengo decano, o matro di casa in calze bianche. Ebbi 'onore di avvicinare Pio XI quand'era soltanto pastore ambrosiano e governatore d'una biblioteca, e vi o dire ch'egli è un uomo attualisimo, aperto e pronto a qualsiasi avvertimento civile, conscio e ripettoso d'ogni evohitrice necessità. Dunque quella proibizione non può essere venuta da lui, ma da uno di 3uei cerimonieri che, stando a capo elfo guardie vestite da Raffaello Sanzio, pensano di trovar sempre cielo e terra cosi come ritrovano i oro gendarmi, con l'aspetto che avevano verso il secolo quindicesimn. Mentre oggi si vola; e c'è il giornale Luce »: senza confare i termosifoni e le lampade elettriche che la Chiesa s'è già, del resto, rassegnata ad adottare. Ancora uno sforzo, signor Camerlengo: e saprete sopporare anche la vista delle ali umane. Le quali non anno la presunzione di portarci fino agli Elisi, nella beatitudine prevista dal cavaliere Vincenzo Monti: ma soltanto lo scopo, assolutamente modesto e critiano, d'innalzarci un pochino sule miserie, sui peccati, sulla sudiceria di qtipsto mondo. L'aeroplano del Papa. — Parrebbe già dunque ingiustificato il bando dei cinemntntrrnfisii. Il signor cerimonier" permetterebbe dunque a fotografìa, e non il « film »; la ristezza e l'insincerità delle «pose», e non la fida e veridica letizia del'azione ? E non sa, il cerimoniere vaticano, che in un cristianissimo uogo della mia città, e procisamene nel chiostra dei Frati Minori, a Porta Volta-, padre Amedeo Colómbo va già'da un pezzo girando dele pellicole educative, e sonore per giunta, dalle quali, come eloquentemente egli ci à fatto sapere, noi profani vrvremo un giorno a conocere, e ad invidio re, tutta quanta a musicale vita del convento: « la voce del bronzi, la lenta marcia dele salmodie, il pianto e il tuono del'organo » ? Ma per il cinematograo, passi. Gli sportivi italiani, cioè a dire 1 tre quarti della Nazione, si preoccupano pmttosto dell'esilio del'aeroplano. Come si diceva, 1 buoni credenti non anno da temere che con le prue dei velivoli s'abbia un giorno o l'altro da cozzare contro le assisi superne; da bucare il cielo e da frangerlo, quasi fosse fatto di quella ceramica turchina che si vede nei tondi robbiani, e che le semplice anime immaginano sia lassù, come un coperchio. Che diamine ! H cielo è sempre quello: e sempre yi resterà Domeneddio con la sua gloria e il suo mistero, anche quando l'attuale « record » d'undicimila metri d'altezza sarà superato d'altrettanti. Tra le nuvole irrequiete e e'stelle Inamovibili, le prodezze aviatorie saranno sempre dei giochetti in confronto dell'eternità. Lasciateli dunque divertire, questi piloti che intendono salire, non già sino a Dio; ma almeno sin dove arriva l'eco dei canti, il fumo degli incerisi votati in onor suo. Nulla è più religioso del volo, ascensionale come la preghiera. Si afferma che un Pontefice recente, Benedetto XV, àvesse le aeronavi in orrore. « Voglio andare al cielo — egli a-vrebbe esclamato un giorno — sotto forma d'una colomba, e .non d'un biplano ». Parole infelici, se pur furon dette. Certo un colombo, come specie di trasporto aereo, sarà sempre più garantito d'un Caproni o d'un Fokker, non avendo da temere nè perdite d'ala né arresti di motore. Ma poiché non si può immaginare che un Pontefice faccia delle questioni di sicurezza, sopro tutto circa quel di del giudizio in cui il Signore non vorrà certo tollerare delle « pannes », tanto nei velivoli che nei piccioni viaggiatori, evidentemente la questione ò un'altra, e -riguarda l'antico e profondo, e però- non insanabile dissidio tra la contemplazione e il cimento, tra la Chiesa e lo « sport ». Per cui tutto speriamo,] appunto, dal Pontefice attuale. II! Papa che preferiva le tortore ai biplani era gracile e ritroso. Ma questo che ora regere le Sante Chiavi è vigoroso ed ardito. E fu già un alpinista; fu già uno spori ivo. Pi lui Paolo Buzzi, in un fulgido canto, à detto che il pastorale fu in un primo tempo un « nlppnstock ». Pio XI sa dunque già la letizia pura, la cristiana bellezza del salire. Si tratta di portare questa gioia dell'elevazione un po' più in alto, e con altro mezzo. Le ali. dunque ! Un altro canto d'altro poeta, il quale è Oggi Accademico d'Italia, s'intitolò appunto, or è molt'anni, « L'aeroplano del Papa ». Lodiamo la profezia, e aspettiamone il compimento. Che spettacolo, che esultanza, !1 giorno in cui lo strumento della Wschiosa fragilità umana porterà in cielo, altissimo per vederci e benedirci tutti, l'Infallibile 1 Ricordate ? Nel '22, andato Mussolini al potere, fi primo atto d'autorità fu di cac-|dgdvepnipfgiiszpgtvsa—pcsuppdzppczmucunlgsmq «riarsi in una carlinga, e di far di lassù le fiche al « suocerismo ». Tro vaia maiuscola. Gesto grandioso, Di quei gesti che fan poi lo stile e | la storia. Cosi, e non altimenti, s'à da affermare quel dominio dell'aria, cui gli uomini oggi tendono più che a quello del mare e della terra. Redenzioni sportive. — La purificazione del corpo — affermano, unanimi ormai, gli igienisti — è nello <« sport ». Ma quella dell'anima? Quella dell'anima, avvertono gli uomini pii, è un'altra cosa. Non confondiamo l'acqua santa con quella delle piscine terapeutiche. Troppo lunga discorsa, e troppo grave, sarebbe da sopportare in proposito: nè qui è luogo certamente. Ma che la pulizia e il bene dello spirito siano almeno in qualche rapporto con la forza e la nettezza delle membra, non può essere negato da nessuno, devoto o miscredente. La rigenerazione sportiva deve quindi avere per tutto un senso ed un valore. Osserva il Watkins, autore d'un prezioso quadernetto sull'educazione corporale, come nelle penitenze imposte in chiesa dai confessori, per cui è sì spesso fatto obbligo ai fanciulli di qualche fatica fisica, sia già un principio filosportivo: e cioè il presupposto, forse involontario e inavvertito, che il peccatore si possa mondare del suo guasto per mezzo d'un movimento di dura disciplina. Verrà il giorno, predice l'inglese, in cui le penitenze saranno tutte d'ordino ginnastico: e per ogni vizio generato da un ozio ci sarà la sua assoluzione assicurata da una attività. « Mezzo peccato originale — rincalza l'autore d'« Eglantine » può essere redento nello sport ». Usciamo dunque all'aperto, o peccatori: e mano alle sbarre e ai bastoni Jager. Ma ì pastori debbono uscire insieme al gregge. Fu già osservato che all'aria aperta avvennero sempre i miracoli più illustri. Quei miracoli, « recite della divinità », che San Luigi Gonzaga compiva sempre fra quattro pareti: e per questo gli mancò un po' sempre l'integrale popolarità. Santi e profani, è all'aria aperta che debbono attendere trasfigurazioni e prodigi. Ai miracoli della modernità, oggi, è stato assegnato uno stadio. La dottrina, e gli atleti. — Non c'è del resto, in tutto l'Evangelo, una sola controindicazione alle buone discipline sportive. Non si ballava dunque intorno all'Arca? Ed erano danze ginnastiche, eugenetiche, a capo scoperto ed a pie nudo, secondo i più. rigorosi precetti svedesi. Ma poi guardate gli angeli, nelle pitture consacrate. Han corpi snelli, ma pronti e sciolti ad ogni gioco acrobatico, e d'una giustezza atletica che dice tutto, circa l'orrore ch'essi debbono avere della vita sedentaria, dell'inerzia sfibrante e morti ficatrice. Ora, di quella serafica levità, di quell'energia vittoriosa è data chiara ragione nei capitoli del più dotto, del più austero, del più citato fra gli ecclesiastici: San Tommaso d'Aquino. Che dice, San Tommaso d'Aquino? Che il perfezionamento morale non si può ottenere senza quello fisico. Non ricordo il suo preciso latino, Ma se non le parole, il concetto è quello: e mi smentisca chi può Onoriamo, o sportivi, l'altissimo dottore. Egli ci assolve tutti, e per sempre. Anche il nostra corpo ci ftì dato da Dio, e quindi dobbiamo difenderlo e conservarlo. Altrimenti, è il suicidio. E il suicidio è delitto. Mentre un bel defunto, fu detto, è un omaggio al Signore. E' la rimessa di un'amministrazione ben tenuta: una resa di conti senza ammanchi e senza debiti. Saliremo dunque al cielo come il cielo ci ha fatti, e meglio forse: mentre l'angelo dalla spada fiammeggiante, il più atletico di tutti, rifiuterà certo l'ingresso in paradiso al bigotto artistico e alla pinzochera tossicolosa. Verse la conciliazione, — Gli sportivi non hanno ancora santi patroni (ah, quel Cristoforo, che pure era di gagliarde membra, e non seppe portare un fanciullo in bracciol) salvo, forse, quel" Francesco da Paola che correva per salute intorno agli stagni. Ma gli sportivi non han perduto, per questo, nè perderanno la grazia. E alla totale conciliazione con la Chiesa arriveranno anch'essi: oggi che la Chiesa è già uscita incontro alla giovinezza, e quindi alla salute e alla forza. Segni conciliativi s'erano già a"vuti, in questi ultimi anni. Gli stessi oratorii cristiani avevan adottato l'attreazeria ginnastica; i seminaristi italiani cominciavano a giocare a palla vibrata, e certo avrebbero finito per giocare al calcio, al pari dei seminaristi inglesi; qualche prete, cominciando dai valdostani amici di Giocosa, faceva audacemente l'alpinismo; gli stessi Cardinali s'eran decisi a lasciar la berlina per l'automobile. Uno fu visto persino in bicicletta. Ricordo, in proposito, qualche dibattito aspretto. Ma le polemiche non si rinnoveranno. Segni ancora più augurali danno 1 nuovi tempi: il dottor Peltzer, 11 marciatore, che viene dagli studi teologici; Gene Tunney, il «boxeur», che si allena al campionato del mondo tra due consultazioni della Bibbia. Non più le colombe sole sorridono dunque, in Vaticano, ai pensieri d'elevazione e dì trasfigurazione. Si rassegni l'ombra di papa Benetto. Dietro l'ali degli angeli possono ormai avviarsi, senza scandalo e senza tema, queste ali d'aeroplano che si vollero bandite anche l'altro ieri, ma per l'ultima volta. , Marco Ramperà* UTCSbpnemnmatrtdzsrlczcilnnspce

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