Con gli alpini sull' Adamello

Con gli alpini sull' Adamello Con gli alpini sull' Adamello p(Dal nostro inviato) a r a e a , i TEMU', 24 notte. [Dal Mtugio Garibaldi) (F. B.). - Anche stavolta, come sempre, la mobilitazione del 10.0 Alpini è riuscita perfetta. Lo si può constatarli stasera qui su, all'accampamento presso il Rifugio Garibaldi, dove balenano già i luccicori delle lampade accese, nelle tende già pronte. F.ccoci qui ancora lutti, vecchi e giovani alpini, chiome grigie e barbe brizzolate di veterani e l'accie rosee e fresche di albini nuovi. Ma in montagna e fra gli aiipini la territoriale non c'è. La montagna è proprio il regno dell'eterna giovinezza • Momium Juventus sempiterna >. Tutti si sentivano giovani la notte scorsa alla stazione di Brescia, all'arrivo dei treni che scaricavano i mobilitati, alpinisti del C. A. 1. ed alpini dell'A. N. A., tutti uguali anche perchè la maggior parte appartiene all'uno o aill'altro sodalizio. Tra le piccozze ed i sacchi e le cucine di alluminio c'era da credere stessero per sbucar fuori i moschetti e le maschere della guerra. Ilei resto, ai « vecchi », ognuna di queste adunate è un ritorno nostalgico al passato, che riappare sempre più bello e più dolce. Passato di guerra, ilo so. La guerra vera, quella senza le false retoriche dell dopo, quella coi morti e con le giornate grigie. Ma ai morti non ci si pensava e nelle giornate grigie, trascorse nelle baracehette di trincea, si cercava di allontanare la tristezza bevendoci sopra. e poi si cantava. Anche la stazione di Brescia fa ricordare i tempi di allora. Chi noli ripiova un senso nostalgico in questa stazione che segnava la prima lappi verso la montagna e verso la trincea? Brescia per la vaicamonica, Verona per la Val d'Adige, Tovernelle per il Pasubio, Vicenza per la Val d'Astico e gli Altipiani?. A Brescia frastuono di allegrezza, canti, saluti ed abbracci di gente clic si ritrova dopo anni di assenza. Ma a dire il vero, con le adunate alpine, i reduci hanno finito per tenersi in contatto e la recente adunata di Roma, una vera mobilitazione generate di trentamila alpini, hà servito a cementare più che mai i congedali. Questo non vale solo per ricordare meglio 11 passato ma anche per tenere pronti gli animi ed amatati i quadri, perchè gli Alpini ci tengono a lar sapere che si considerano sempre soldati e quindi sempre pronti, e l'A.N.A. vuole far ricordare il passato solo per prepararsi meglio alle eventualità del ìuiuro (parentesi, questa, che potrebbe servire anche per uso esterno, vogliam dire di oltre confine). Il mattino fresco ha smorzato un po' i cauti e le conversazioni. Si dorine come si può. perchè qualche minuto di sonno servirà meglio all'esame di coscienza che faremo stasera, alla prima scarpinata da Temù al Rifugio Garibaldi, quando ci rimproveremo la notte bianca di Brescia nell'ansito della salita e nella paura di figurane male... Impallidivano le prime stelle quando 11 treno ha cominciato a costeggiare il lago d'Iseo, scuro di acqua tra le montagne piU nere. Il sonno apparso fugacemente, è presto fugato. Riprendono i caini, qualche sacco di montagna, greve di corde e dt ramponi, unisce sulla lesta di cui sta dormendo, qualche scarpone chioaato pesta i cani di chi si preparava al sonnellino. Edolo. La prima tappa è compiuta. 11 vento fresco della montagna sveglia gli ultimi sonnecchiati mentre si scaricano giù gli apparecchi da montagna, nell'inevitabile confusione di questi declivi dove c'è sempre qualcuno che perde qualcosa e i sacchi buttati giù dal treno hanno l'aria di zaini. Per l'abitudine antica, ci mettono allineali sulle banchine. Come allora, i capi squadra fanno l'appello e prendono la forza. Siamo ormai tra le alte montagne. Biancheggiano ad est le nevi del Unitone, prime avanguardie dell'Adamello. Sopra lo scuro dei boschi, si drizzano ormai le pareti nere di roccie del massiccio immenso, che abbiamo costeggiato nel nostro viaggio notturno. Ad ovest, Invece, appaiono declivi più dolci, verdissimi di pascoli, verso la conca ed il passo del Mortlrolo. Ricordo della guerra Ho la fortuna di trovare la macchina veloce di un compiacente amico, ciò clie mi risparmia il camion. Ricorderò cosi un po' meno le fragorose « 18 BL » che facevano arrivare con le ossa stracche, ma andremo in compenso più veloci. Risaliamo ora l'Oglio, ormai ridotto ad un magro torrente. Le acque sono gelide e verdastre per I ri flessi della ròccia scura, acque che sentono del ghiacciaio vicino. Oltrepassiamo i camions che salgono su in colonna A Vozza d'Ogllo, più avanti, qualcuno ricorda che il 13 giugno 1918, nel tentativo austriaco di sfondamento, picchiarono fin qui i granatoni da 30rnsddnlbzlsgPndczcCzscmsangssvsfgcrKeEdmiedclustpcpcspcmmatppèssslcrgudrlilcl—tttdptssdpcSfsczrrDCfafppcinvBSals 305. Avevano creduto fosse facile allora, l'attacco presso gli Stati Maggiori nemici. Avevano ammassato tre divisioni, ed una doveva sfondare le linee, da Cima Cady ai Monticelli, e l'altra doveva travolgere giù per la Vaicamonica ©untando su Edolo, e la terza filare noi su oer il Mortlrolo e piombare su Tirano, dove il saliente svizzero di Poschiavo rendeva più facile la manovra. Tutto il settore Stelvio sarebbe stato troncato fuori. Un magnificò preludio cer l'oflensiva del Piave che doveva scatenarsi due giorni dono Ma doDo un bombardamento d'inferno, riuscirono appena a intaccare le linee di Cima Cady e una posizione avanzata sui Monticelli, ed un contrattacco travolgente del « Monte Clacier » bastava a riprendere le posizioni perdute. Gli alpini avevano stroncato cosi di netto, in sei ore di combattimento, il superbo piano nemico... Se ne riparla ora, mentre l'alta cresta dei Monticelli comincia ad apparire alla destra del valico, che si apre dinanzi. I Monticelli, il calvario dei battaglioni, la più tormentata posizione del settore, l'osservatorio da cui il nemico spiava il nostro movimento nell'alto valle. Le posizioni furono prese, riperse, riprese. 11 battaglione «Morbegno» fu quasi distrutto nel '15. Solo nel maggio 1918 furono Analmente e del tutto conquistati, ma il :S giugno il nemico riusciva a riprender piede. Alpini e Kaiiseriager versaron fiumi di sangue e si prodigarono con uguale eroismo. E ci si metteva anche la montagna a difenderli, perchè nell'offensiva del maggio '18 una valanga spazzò via una intera compagnia del « Paillanza • che era di rincalzo... Arriviamo a Temù. Eccoci alla fine del viaggio. Ora comincia il bello, cioè la salita. Si lascia un po' a malincuore la comoda macchina, si dà un'occhiata di inquietudine al pesaute sacco da montagna che bisogna portarsi su. Arrivano i camions, gli alpini si buttan giù, come frettolosi di cominciare a salire sul serio. E' la parte più grigia e monotona del percorso questa, ed è meglio affrontarla subito. II primo quarto d'ora, e magari la prima mezz'ora di salita è la piu'dura com'è noto... Poi ci si rinfranca. La montagna fa ritrovare le energie dimenticate e fa sparire gli acciacchi accumulati nella vita sedentaria e cittadina. Ci vogliono tre ore, e sono proprio tante, di marcia e di salita per arrivare alla « prima tappa », che è una tappa per modo di due perchè si prosegue. Occorre rimontare la bastionata rocciosa in tutta la sua indiscutibile ripidità prima di arrivare al lago, che uno sbarramento grandioso, costituito da una diga a gravità, ha reso ancora più grande. Verso l'Adamello Intanto, davanti a noi, si svolge grandioso l'anfiteatro deU'.^damello e uelle sue giogaie. Nero di roccie e candore di nevi sempre più prossime. L'aria diventa ormai fredda anche nell'ora avanzata del meriggio. A destra il Baitone, in faccia ila parete nord dell'Adamello, la famosa terribile parete che è costata la vita di parecchi scalatori, fra i quali il quarto — l'ultimo — dei fratelli Calvi. Uno mori all'Ortigara, un altro ai Monticelli, un altro lo portò via la spagnuola. Il quarto, mutilato di guerra, nella tristezza del 1919, volle cimentarsi a salire la parete nord ,da solo. E piombò giù, tradito dalla roccia malsicura, che si sfalda e bersaglia con valanghe di sassi e di ghiacciuoli. Intorno incombe ormai 11 silenzio dell'alta montagna. Folate di nebbia passano alte, velano ad un tratto le cime, spariscono spazzate dal vento. Si sale ora direttamente verso il Rifugio Garibaldi. La lunga fila indiana si snoda per un pendio interminabile, coperto di baranel. E' l'ultima vegetazione che tra poco cederà il passo al regno della sterilità. L'anfiteatro di roccie si rivela sempre più grandioso. Dopo il Battone e l'Adamello, ecco il Corno Bianco, e tutta la cresta che va fino al Monte Mandrone e che limita ad ovest 11 regno delle nevi eterne. In faccia si apre una specie di solco, una porta. E' il Passo Garibaldi, che appare sopra un ripido canalone nevoso che gli dà accesso. Ecco Analmente, in una spianata di neri detriti morenici, delle costruzioni, una, due... Il vecchio e il nuovo Rifugio Garibaldi. Biancheggiano delle tendo preparate. Si arriva e, se Dio vuole, si fa zaino a terra, e in quest'ultima fase tutta la stanchezza piomba giù, insieme al sacco. Mentre ci si prepara alla sosta notturna, l'occhio ansioso guarda il cielo, come per interrogarlo. Non c'è tempo da perdere. L'orario segna la sferrila alle 2,30... a

Persone citate: Baitone, Cima Cady, Mandrone, Monticelli, Vozza