Imprese e adunate sulle nostre di Vittorio Varale

Imprese e adunate sulle nostre Imprese e adunate sulle nostre Alpinismo di Croda Sotto la parete DAL VAJOLET, agosto. Sacco, corda e donna mia, torniamo al Vajolet: elio gli altri rifugi non mi piaccion più. Troppo verde di pini e di larici, troppo paesaggio da cartolina illustrata; davanti agli occhi troppi spaisi liberi guadagnati con scarsa fatica venendo su dal sentiero. Ci si arriva dopo un brusco gomito del sentiero, che lascia nascosta la valle dietro di sè: siamo nella conca arida e pietrosa, ove pochi baranci lottane per conservare macchie verdastre sul bianco dei giaroni scendenti dalle forcelle. Il circo è perfetto, l'anello è chiuso, non c'è apertura nò via di scampo : i Larsec a sinistra, dirupati e orridi: di fronte le Cigolad ? e le Coronelle dentelate come merletti fini; a destra il paretene giallo e nero del Calmacelo con la tozza Punta Emma che gli fa da paggio; alle spalle la larga facciata della Torre Orientale spaccata In due dal Camino Piaz che tenta gii ardimenti di pochi tant'è nero viscido sdrucciolevole. Sei rinchiuso nel cerchio magico, la montagna-t'ha fatto prigioniero; se evadere vuoi, una sola è In strada che porta alla liberazione, cioè all'ascensione. E' la strada del Gatti, erta sassosa affaticante che si arrampica fin assù, al pianoro su cui s'elevano le tre torri magnifiche, dono di Dio agli uomini: le tre sorelle del Vajolet, che hanno ispirato un poeta e abbacinato tre generazioni. Viltà nuova . Tarino dagli occhi e i capelli chiari da Tedesco ma Italiano di dentro fi di fuori, è partito con la signora dal golf rosso per tentare una parete ancor vergine. Ambulans per via immaculata..., dove mano o piede di nato da donna mai si posò, essi vogliono salire per lanciare dalla vetta nell'azzurro del cielo il jodler esultante che annuncia la vittoria. Il taglio nella torre è netto. A sinistri, oltre lo spigolo c'è pur una via Preuss; a destra, molto a destra, anche qui svoltato l'angolo, il camino superiore di Piaz invita a salire senza l'incognite che ogni via nuova nasconde. Ma essi sdegnano queste traccie; è l'itinerario nuovo che vogliono aprire. La via appena si discerné, che bisogna indovinarla più che vederla in quel sistema di screpolature che dal baspo salgono obliquando verso destra all'antivetta. Un gatto, forse, potrebbe passarci senza pericolo. Ma l'uomo... Ma l'uomo risponde che dov'è la volontà ivi è una via, e la blusa turchina di Pederiva la vedi subito lanciarsi ad afferrare la roccia gialla, e allungare le maniche una di qua l'altra di là, issarsi, guadagnare altezza. L'uomo sale, non s'arrampica. Si arrampicano i pancioni che a far la Stabeler gli par di toccare il cielo col dito: questo sale accarezzando e sfiorando la roccia coi polpastrelli delle dita, delicatamente, con dei movimenti cauti, lenti ma continui. La corda è-'filata tutta dietro il primo, mentre la donna dal co rilettili o rosso non un istante ha cessato di seguirlo collo sguardo vigile, svolgendola lentamente intorno allo spuntone cui è assicurata. La manovra, perfetta, è svolta con calma, con la perizia del più consumato crodatore. Cento metri d'apicco non fanno tremare questa audace. Essa guarda in giù, e vede appoggiati alla cengia gli scarponi suoi e del compagno. Un filo a piombo, perfetto, segnerebbe la via finora percorsa. La donna ha uno zigomo ammaccato da un sasso rotolato dall'anulare delle Cinque Dita; i pantaloni di grosso fustagno e il corpettino da poche lire sono macchiati dal muschio nero che nel Camino Dibona dei Teufelsturm aspettava da sedici anni il secondo visitatore. — Pazzi, dicono, soffiando dalle narici i piedi dolci che dal Grand Hotel Carezza.in pantaloni di flanella bianca e le damigelle impellicciate e variopinte guardano attraverso il cannocchiale queste vette inaccessibili ai loro cardiopalmi e ai loro muscoletti.da salotto. Ma poi ch'è dimostrato, anche sulle erode, che i pazzi aprono le vie che poi percorrono i savi, la blusa turchina e il golf rosso proseguono tranquillamente la salita sotto il sole di mezzogiorno che accende bagliori e faville sulla parete incandescente. E' una sinfonia di luce di azzurro di vuoto. Il giarone del Gartl è deserto. Nessuno sale, nessuno divalla. Due sucaini che scendono a corda doppia dalla Winkler fanno una rovina di sassi che si perdono fischiando e ruggendo nell'imbuto scuro fra le due torri. Un corvo, disturbato nel suo nido, rotea gracchiando attorno ai salitori, saetta, schizza via, sperando d'esser scambialo per un falco. Il suo nero si proietta sulla parete, che, battula in pieno dal sole, ormai non ha più rigo d'ombra che non sia quello della corda che unisce le due creature lassù. Solitudine. Pace. Contemplazione. Il silenzio è rotto una volta sola, prima del passo difficilissimo che la blusa turchina deve affrontare per uscire dalla fessura e buttarsi in parete: — Assicurami benel — Vai tranquillo — risponde il corpettino rosso, e stringe la corda colle dita dalle nocche scorticate, avvolgendola intorno all'esile appiglio cui sono affidate due vite. L'eco afferra le parole, le ripete, le rimanda jlì parete in parete, su su pel Gartl, verso la gobba del Passo Santner da cui scendono come sulle uova, con piccoli strilli di spavento, una comitiva di giovanott.ini azzimati e Impomatati colla gamina argentina e di signorine dai pantaloni a quadrettini bianconeri dal taglio perfetto e i fiocrhetli sui polpacci e i braccial«tti sonanti al polso. Guardano, si fermano, scrutano, 'domandano, rintracciano sulla pacete i due puntini colorati ormai vgTcqziadtpsntgtomEsdsnnlaSnfdnlcgcsfaiAiCprssgnccvagmnssrldclcmsdonsdlqgnblpcrsvBlsgcsaicutmQmppsdvpdtvi csssbbl1imfdgsqdvgrncpdlssfgUmddcnplvcccspmafspicnt vicini alla vetta e alla vittoria Non gli par vero. — Una donna? Una donna lassù? Tedesca, vero? — No, italiana. Sucàino A Tendopoli s'annoiava da spaccarsi le mascelle. Non conosceva queste montagne che per le descrizioni fattegli dai compagni più anziani o per la lettura di Carducci «...e il sole calante le aguglie tinga alle pallide Dolomiti ». I compagni partivano in gaie brigate, sacco e corda in spalla, e tornava no dopo due giorni, irsuti, bruciati dalle erode, stracciati, con una gran luce negli occhi e un bel canto nel cuore. Lui solo, timido, e fermo. Non lo volevano nelle cordate. Eppure il Catinaccio, ad ogni alba, si agghindava per lui coi colori della speranza, e ogni tramonto lo salutava colle tinte violacee della nostalgia: — Ti aspettavo, perchè non sei venuto? Partì. Venne al Vajolet, e poi che le guide bisogna pagarle e fili non aveva quattrini strinse amicizia con Steger, l'atleta biondo che qui rinnova le gesta dei Preuss e dei Dulfer. Hans gli lesse negli occhi il desiderio della magnifica perdizione. Gli prestò le pedule, lo legò alla sua corda, o via sul Gartl a far conoscenza con le erode. Furono tre giorni di frenetico amore. Giù da cima, presto sulla seconda. Senza soste, fuor del breve sonno al rifugio o per prender fiato fra duo arrampicate. Il giovinetto diceva, inesausto, al maestro: — Ancorai Accorai — La passione divampava in lui come un rogo. Le magnifiche amanti lo avevano stregato. Il loro contatto gli era ormai divenuto indispensabile, come la luce e l'aria. E al terzo giorno, la prova suprema, quella che avrebbe inorgoglito il più rotto crodatore. C'era una punta rimasta vergine, dopo tanti assalti. Steger lo conduce sulla parete, gl'insegna a vincere lo strapiombo e la vertigine, lo fa uomo in un'ora. Lassù, nel cuore gli traboccano i più dolci sentimenti. Gioia e fierezza per l'ardua prova superata non gli fan dimenticare la sorella che morì fanciulla: Punta Franca si chiamerà l'ardito pinnacolo scalato, che il maestro gli ha ceduto il diritto del capocordata. E a sera, rotoloni a valle, al Grand Hotel dove risiede la famiglia, a portare la lieta novella. Macché! Il padre ascolta con fiero cipiglio, esprime la sua disapprovazione per quanto ha fatto il figliolo, dice che le son cose da pazzi, e appoggia il suo ragionamento con un sonoro ceffone. Il signor Steger farà bene a non farsi vedere, perchè gli direi in faccia tutta la mia riprovazione. E tu, figlio degenere, andrai a Tendopoli a ritirare le tue robe e partirai subito per Firenze. Le tue vacanze puoi considerarle bell'e finite, e finché io sarò vivo in montagna non andrai più. Hai capito? Marchi Eccellenza Turati, premiate il sucàino sedicenne che un genitore ignaro ha castigato. Fatelo un altr'anno ritornare alle erode, « colle falangi — sono parole vòstre — degli scalatori sensibili a tutte le bellezze, preparati a tutte le asperità ». Vittorio Varale.

Luoghi citati: Firenze