A colloquio con Maria Perrone la cinquantenne che Gina Pierini crede sua madre

A colloquio con Maria Perrone la cinquantenne che Gina Pierini crede sua madre La casa delle sette zitelle ancora in subbuglio A colloquio con Maria Perrone la cinquantenne che Gina Pierini crede sua madre I risultati di una nostra inchiesta a Racconigi -- « Ho la coscienza tranquilla ma i nervi non mi sorreggono più », dice la donna — Le testimonianze concordi a suo favore dei compagni di opificio -- Vegliata tutta la notte dalle sorelle perchè voleva finirla con la vita Sulla vicenda di quella Cina Picri-l ni, d'anni 27, nata a Saluzzo da ma- d.re ignota e residente nella nostra cit- j tà, in via Madama Cristina, lui, e sul- le ricerche da lei condotte per iden-jetificare e rintracciare l'autrice dei suoi giorni, si può scrivere oggi un nuovo capitolo. 1 precedenti sono noti e li riassumiamo a larghi traili. Gina Pierini, affidata ad una nutrice, lascia Sai uzzo non appena ha raggiunta l'età che le consente di andari' a lavorare in uno stabilimento industriale. Poi si colloca come persona di servizio, cambiando più volle residenza. Diciassettenne, seme premersi sul cuore il misterioso problema della sua nascita ed inizia delle ricerche. Persone amiche la coadiuvano, recandosi a Cuneo, a Saluzzo, a Bacconigi, dove avvicinano ed interrogano persone che potrebbero fornire qualche dato di fatto. Il punto di partenza Il certificato di nascita è arido. Presenta pochissimi elementi, insufficienti nel loro insieme, ad indicare la buona strada. La madre è « uria ragazza nubile e povera d'anni 24, di professione fantesca, appartenente per nascita e domicilio a questo Circondario (Saluzzo) ». La levatrice che presentò la neonata in Municipio è la signora Mollino Margherita, tuttora vivente, ed attualmente risiede a Torino. Si rintraccia cosi chi funziono da madrina al fonte battesimale. Co- stei ricorda soltanto che la madre s chiamava Maria. La levatrice conferma questo dato: altro non può dire perchè vincolala dal segreto professionale. Da altre fornii viene confermato il nome della madre: si aggiunge che essa è di Bacconigi. Gina Pierini si reca personalmente sul posto parecchie volte: va in l'arrocchia, in Municipio; avvicina non poche persone. Di Marie cinquantenni non ve ne sono troppe. Qualcuno — in vena forse di fare uno scherzo — le suggerisce di andare a bussare alia porta di una di queste Marie. Ma Gina non va subito. La famiglia di questa Maria, composto di sette zitelle, esercisce un negozio. Essa si presenta come cliente e compera delle caramelle, lliesce in tal modo a vedere colei che sarebbe sua madre. 11 processo di convinzione, che si radica sempre più nei suo animo, forse è favorito dalla simpatia che la donna — piacente e cortese — suscita in lei. Dopo qualche tempo, Gina Pierini, affronta de cisamenie la situazione. Ritorna a Racconigi, va in casa delle sette zitelle, dichiara di voler parlare con la Maria a quattr'occhi. Dichiarazione dell'una, svenimento dell'altra, intervento delle altre sorelle, altissime proteste, viaggio a Torino dove Gina Pierini, condotta in un pubblico ufficio, dichiara per la prima volta che la ragazza che vuol conoscere sua niadre è proprio lei. Nella fabbrica Alcuni giorni fa abbiamo date le dichiarazioni fatteci in proposito dall'avv. Ferruccio Ton, patrono delle sette zitelle. Maria Perrone di Racconigi — ci dice l'avv. Ton — non è e non può essere la madre di nessuno e tanio meno della Gina Pierini. Una inchiesta fatta sul posto può fornire di questa mia dichiarazione la prova irrefutabile. Siamo quindi andati a Racconigi. Nelle nostre precedenti pubblicazioni non avevamo nominato.questo grosso borgo del Circondario di Saluzzo, tanto meno avevamo fatto il nome di Maria Perrone; lo facciamo solo oggi dietro sua autorizzazione. Ma in paese tutti avevano capilo che il mi¬ sterioso episodio interessava la casa Ug*»?, v?«?teTatte%5à» WeSSnl ?'TWmm* IL"i »a?se da oifalci™ chi £„c"; al0 c-.mmto d' ai alche confi 5™ !lai° parte delle Pw/one furono ■ "za- p--n-e Qelle perronc- ''irono tme operaia, successivamente come ca- po-reparto, In seguito come capo-sala:! è una donila un.desta, ma energica che. per le su*; attribuzioni e man- sioni può aversi fatto, anche senza saperlo, gualche nemico, che ora si sfoga, soffiando ne! fuoco. A Racco nigi ci siamo recati in fabbrica e, consenziente il proprietario, abbiamo potuto parlare con parecchi capi ope- rai cno lavorano assieme a Marial ' '?':"'01?* lla venticinque, trentanni, Gl1- interrogatori sono avvenuti se paratamente Ma tutti ci hanno assi curato che Manti ivrrone non ha mai abbandonato il lavoro nei molti anni — ol,fe "?"1.ri - clie è a"e dipendati 88 del setificio. — C°me fi"" — abbiamo chiesto — ad affermare in modo cosi assoluto che la Maria non si è mai assentata dal lavoro? —Si tratta di una piccola fabbrica — ci fu risposto _ dove si vive come in famiglia. Lattaccamento al lavoro delia Maria Pirrone è cosi noto e proverbiale, appunto per questo fatto, presente nella memoria di lutti noi, ehe essa non ha mai abbandonata la fabbrica per un solo giorno. I compagni di lavoro Interrogando una compagna di lavoro della Maria, una donnetta che ci sembrò più semplice delle altre sue compagne, le abbiamo chiesto a bruciapelo: — potrebbe precisare il periodo di tempo in cui Maria Perrone à andata per qualche settimana a Saluzzo? (La domanda stordisce, evidentemente l'operaia). — Ma io posso giurare — essa ci dice con forza — che la mia amica non si è mal mossa, nè per andare a Saluzzo, nè per andare in altro posto. Noi due si può dire che facciamo vita in comune, dentro e fuori fabbrica. Se Maria avesse lasciato Racconigi per sole 24 ore, non solo lo me ne sarei accorta: perchè questo fatto sarebbe stato per lei un cosa cosi straordinaria dal suscitare in me, in quanti la conoscono e la sanno ritiratissima, una specie di scandalo ed un ricordo che non si sarebbe cancellato. Un capo operaio che lavora nel setificio da trentaquattro anni commenta: — Ma pensino un po' se io, che ho gli occhi per vedere, non mi sarei accorto di niente quando, Saluzzo o Vattelapesca, vi fosse stato qualcosa di nuovo) Dicano pure che noi siamo disposti a mettere la mano sul fuoco, quando dichiariamo che si tratta di un equivoco grosso come una casal Ed un'operaia a sua volta osserva: — A meno che noi in quel periodo di tempo avessimo perduta la viste e lei avesse acquistato, come S. Antonio, il dono della ubiquità! La documentazione del libro-paga A questo punto chiediamo al proprietario dello stabilimento se ci permette di controllare i registri-paga del periodo di tempo nel quale Gina Pierini è venuta al mondo: giugno 1902. Il nostro desiderio è subito soddisfato. Chi è pratico di registrazioni, sa come è. redatto un libro-paga. Sono notate le presenze, le eventuali assenze, le ore straordinarie, la paga oraria, l'importo settimanale. La nascita della Pierini avvenne il 24 giugno 1902. La Perrone risulta presente nella quindicina otto giugno-21 giugno; in quella successiva 22 giugno-5 luglio; e nell'altra 6 luglio-19 luglio. Guadagnava allora 1,50 al giorno — tempi felici in cni si viveva con poco, — l'importo settimanale risulta incassato al completo: lire nove. Si può trarre, dunque, la conclusione che, se Maria Perrone — come disse quella sua compugna di lavoro — non aveva iQ dono dell'ubiquità, non può essere la madre di Gina Pierini, poiché è accertalo che sua madre si trattenne per qualche tempo in Saluzzo, nella abitazione della levatrice signora Mottura. Ma vi sono altri punti fermi, oltre le dichiarazioni di chi lavorava con lei in fabbrica e la prova che balza genuina e convincente dai libri-paga dello stabilimento, per venire, alla conclusione che Gina Pierini "ha sbagliato indirizzo, quando ha fatto le scale delle sette zitelle. Uno che conobbe la puerpera Il dottor Appia. titolare della farmacia di via Sacchi, a Torino, che avevamo interpellato prima della nostra partenza per Racconigi, ci aveva dichiarato di aver conosciuto nella casa di sua madre in Saluzzo la madre di Gina Pierini. — Ricordo un particolare — egli aveva detto — che ha permesso di fissarmi bene in mente il viso della puerpera. Costei, che si trovava già in casa mia da qualche giorno, aveva manifestato a mia madre il desiderio di conoscermi; ed un giorno rientrato in famiglia, notai che una porta si apriva al mio passaggio; era quella donna che, attraverso il breve spazio di poco più di un palino che aveva fatto fra [a porta e lo stìpite; mi guardava connleresse. Quella faccia mi restò assai impressa — come ho detto — e posso escludere nel modo più assoluto chesia quella della Perrone di Racconigi La vera madre della Pierini è un'altra. Non possiamo farne il nome; ma mia madre, che ha ancora un'ottima memoria nonostante i suoi 80 anni, ed io e mia sorella, sappiamo benissimo chi è colei che partorì a Saluzzo in casa nostra il 26 giugno 1902. Non possiamo dire di più. Siamo però convinti che, continuando le indagini a Saluzzo, la Pierini può trovar la ma: dre, che è persona modestissima, è può darsi benissimo che scoperta, essa non neghi la sua maternità. Dopo Bruneri e Canella... Chiudiamo la parentesi e passiamo a riferire il colloquio che, dopo quelli con i compagni di lavoro, abbiamo avuto con la protagonista dell'intimo dramma, Maria Perrone, che dimostra dieci anni in meno di quelili che effettivamente ha. E' una persona simpaticissima. — Dopo la scossa del primo momento — ci ha dichiarato — mi sono preoccupata della faccenda solo in quanto pensavo alila possibilità che qualche donna si fosse presentata alla Maternità con falso nome, assumendo le mie generalità. Dopo la storia di Bruner! e Canella non vi è più niente che possa dirsi impossibile. Ma ciò non fu.... Maria Perrone ci fa vedere un certi ficaio che ha una tale portata da osclu dere ogni possibilità di equivoco. — Notino — aggiunge la Perrone — che W certificato ha la data anteriore alla prima pubblicazione giornalistica. Non v'ft dunque nessuna possibilità che io abbia dei fastidi. 1 fastidiio potrei darti ad altri: a coloro che hanno avviato la Pierini verso la mia casa. Ma, pur avendo la coscienza tranquilla, i nervi ogni tanto non mi sorreggono più. Oggi sono svenuta due volte. Nei primi giorni dopo la visita della Pierini non ho potuto prendere cibo. Avevano un bel dirmi: fatti coraggio! Ed una notte, io che da tutti sono conosciuta come donna equilibrata, sono stata assalita da una brutta idea: di farla finita con la vita. E le povere mie sorelle hanno dovuto vegliarmi per tutta la notte. Ma perchè questo scherzo atroce? »• Tut-ti sanno a Racconigi che io nonamo i divertimenti: nessuno mi hamai incontrato al cinema, nè a teatro.Posso giurare di non aver mai visto Saluzzo. La maggior parte degli abitanti della città non mi conoscono neppure di vista. Non so di aver mal fatto de.il male a nessuno: molti sono stati da me beneficati. Ora perchè — si domanda la Perrone con parola commossa — perchè c'è qualcuno che mi ha voluto fare oggetto di uno scherzo cosi atroce? * — Che ne dice — chiediamo — del sogno della Pierini la quale afferma di aver visto lei, per inteicessione di Don Bosco, e di averla riconosciuta prima ancora che parlasse? — Che posso dire! Io credo molto in Don Bosco, ma poco nei sogni. Ma in questo episodio del riconoscimento anticipato, Don Bosco pare che non c'entri. La Pierini mi aveva già visto ed aveva già parlato con me quando era venuta nel nostro negozio a comprare le caramelle. Quindi può avermi benissimo sognata indipendentemente da ogni intercessione del Beato Don Bosco. Dopo una sosta di pochi secondiduraule Ha quale un'amica della Perrone la rimprovera sorridendo di aver rifiutato parecchie combinaziondi matrimonio, la Maria ci osserva: — La Pierini fece scrivere che dMarie di 51 anno ve ne sono poche a Racconigi. Ora, quando essa venne a casa mia, alla domanda che le rivolstendente a conoscere la ragione per da quale fosse venuta da me anziché da un'altra Maria, mi rispose: perchè leè da sposar» mentre invece nelle case delle altre Marie vi sono degli uomini. Quando si ragiona a questo modo — esclama Maria Perrone — non è lecito concludere che quella donna ha agito con grande leggerezza e che Don Bosco, in tutto questo affare, non c'entra in nessun modo!