Gli autori del furto al notaio Torretta

Gli autori del furto al notaio Torretta Gli autori del furto al notaio Torretta Come i tre audaci ladri furono assicurati alla Giustizia •- Le rivelazioni del venditore scialacquatore « Un primo tentativo fallito Vivo ancora nei lettori è il ricordo di un audace colpo ladresco compiuto nella primavera scorsa, ai danni del notaio comm. avv. Ernesto Torreita, in via Arsenale, 6, al secondo piaaio, ove si trova appunto lo studio del noto professionista. L'ora in cui avvenne il fatto, dall'una alle due del pomeriggio, la località centralissima, l'ingente bottino di circa centomila lire, non mancarono di suscitare intorno a questa impresa delittuosa una particolare e profonda impressione. I ladri, approfittando della breve assenza del personale dall'ufficio del notaio, forzarono facilmente con un grimaldello la porta, entrarono nei locali e aprirono parecchi cassetti dei tavoli e delle scrivanie, senza però riuscire a mettere la mano sopra quanto stava loro particolarmente a cuore, perchè 1 mobili frugati contenevano soltanto documenti, naturalmente per i malfattori privi di qualsiasi valore. Essi lasciarono allora il salone dirigendosi verso l'ultima stanza, dove presero di mira la scrivania della segretaria del comm. Torretta. Con un breve giro di chiave aprirono il cassetto che offrì loro la vista di un centinaio di biglietti da mille. In un lampo i ladri s'impadronirono del denaro, raggiunsero rabidamente la porta di ingresso, e, precipitandosi per le scale si eclissarono. II fattorino recatosi, come al solito, verso le ore 14, ad aprire l'ufficio, constatava per primo la visita dei ladri nello studio del notaio Torretta, mentre poco dopo sopraggiungevano gli altri impiegali, che ne davano av ,. .viso al titolare, il cui alloggio privajto è situato nel medesimo stabile, in i via Arsenale C. Si constatava come fos- !fisamente | se stata trafugata una cassetta di zinco contenente biglietti di banca per un complessivo ammontare di L. 101.750,50 nonché due piccole altre scatole di legno con L. 840,50 tra nichelio e argento. L'uomo della scala Particolarmente difficili e laboriose riuscirono sulle prime le indagini del la Questura, poiché i ladri, abilmente non avevano lasciata alcuna traccia del loro passaggio. Un unico particolare tuttavia assai importante l'inchiesta aveva potuto stabilire. Verso le 13,30, ora in cui certamente i ladri già si trovavano nello studio del comm. Torretta, la sig.na Virginia Toso, abitante in via Arsenale 6, impiegata presso il notaio, mentre saliva le scale, incontrava, fermo sul pianerottolo del primo piano, un indi viduo di statura normale, bruno, da gli ocelli e dai capelli neri, con una busta di pelle sotto 11 braccio. Costui, per giustificare la sua presenza, le disse che cercava dell'avv. Giacomo Bocca-Saputo, il quale ha precisamente il proprio studio attiguo a quello del notaio Torretta, ttì sconosciuto chiese anzi alla Toso il permesso di telefonare, ed essa aderi al suo desiderio. L'uomo entrò nell'appartamento, rimase qualche istante dentro la cabina telefonica, quindi ringraziata la Toso della cortesia, si allontanò La signorina in quel momento non diede naturalmente alcuna importanza nè alle parale, nè alla manovra dell'individuo, non immaginando ch'egli fosse il cosidetto » palo », il quale con quella mossa banale, aveva eluso l'attenzione della giovane, dando così mo do di lavorare con tutta tranquillità ai suoi compari Frattanto il giorno successivo a quel lo in cui era stato consumato il furto una nuova circostanza veniva in luce La cassetta di zinco, contenente i valori trafugati, era rinvenuta in una aiuola del giardino del «Museo Civico» in via Manfredo Fanti angolo corso Galileo Ferraris. Essa era completa mente vuota, presentava le serrature divelte e, dato il metallo ossidato, non conservava impronte digitali. Le ricerche della polizia incomincia rono a fermarsi, dopo avere battute parecchie vie con risultati negativi sulla persona di un venditore ambu lante, certo Attilio Supertino di Biagio d'anni 27, dimorante- in corso Regina Margherita, 252. Costui aveva richiamato l'attenzione degli agenti perchè disoccupato e privo di qualsiasi mezzo di sussistenza, si abbandonava a spese eccessive, frequentando abitualmente un caffè di via Barbaroux, dove la sua prodigalità si manifestava in mill . ;modi II1 tenore J|_\>«(|el Supm.no in s "d^ dagli addetti ama bquactra MODiie, or- mai sicuriIdi "„ec "XreTmaM buona strada per acciuffare i malw : venti, Gli agenti seguirono 11 venditore ambulante nelle sue peregrinazioni e ven nero a scoprire come il Supertino a vesse frequenti contatti con due mes seri conosciuti sotto fi nomignolo di « Pierin la gorba » e « Carletto ». Anche costoro furono presto individuati e classificati con le loro vere generalità- Pietro Bolgheroni di Emilio, di anni 25, dì Ginevra, disertore, senza fìssa dimora, e Carlo Bassino, di anni 30, di Torino, qui abitante in via Cavour, 7. La triade colpevole | EvIdenH5"#*c^ £° I «va essere M™™0**™^™*» $io„7aQ7ale di una tale pesta ai agenti avevano li-accolto sufficiente materiale per sta ibilire la colpevolezza di costoro, già inoli per imprese ladresche e sorveglia {«*j^"g Posto il fèrrno al Super ]{jno^eostùi cercò dapprima di giusti ficare la provenienza del denaro, che con tanta facilità spendeva, adducendo la scusa di averlo guadagnato mediante il commercio delle penne slilografi| rhe e » traffico delle polizze del Monte ifjj pjetà. La spiegazione offerta dal venditore ambulante non rese certo paghi gli agenti che, sotto rincalzare delle domande, nella morsa di stringenti interrogatori, riuscirono a far confessare al Supertino quale fosse realmente la fonte della sua strana ricchezza, .„ Egli narrò infatti come ideatore del 'piano ladresco fosse stato il Bassino il quale, meglio degli altri era im grado di predisporre e guidare l'impresa, frequentando egli lo studio del notaio Torietta, dove si recava spesso a ritirare delle cambiali del padre suo capomastro costruttore. 11 Bassino aveva notato l'affluenza di denaro nel cassettino della segretaria del notaio, la facilità di penetrazione nell'ufficio, la semplicità con la quale il furto avrebbe potuto essere condotto a termine. Ne parlò quindi al Supertino ed al Bolgheroni a et.si i tre mariuoli decisero di derubare il comm. Torretta. Un primo tentativo fallì. Il 6 aprile u. s. il Bassino si recò nello studio del notaio ed a lui si unì il Bolgheroni, ma i due ladri dovette 0 ritornare a mani vuote perchè troandosi sprovvisti di grimaldelli, non poterono introdursi nei locali di via Arsenale, 6. Il secondo tentativo, che ebbe poi esito favorevole, si effettuò senza il Su pertino : egli però rimase sempre all'erta, informato pur senza partecipa re direttamente all'azione, pronto pe ò ad intervenire alla spartizione del bottino per intascare la propria quota Il Supertino si sarebbe accontentato 1 poco : L. 250 versate ad un legale he gli aveva difesa l'amante a nome Antonietta Canepa. Di più si fece com parare dagli... amici un carrettino per endere frutta e verdura. Evidentemente aveva intenzione di redimersi ponendosi a guadagnare onestamente. Ma la Polizia, pure approvando queste menzioni, lo tradusse in carcere, mentre subito si poneva alle calcagna del Bassino che veniva arrestato a San Remo, dov'erasi recato per tentare la fortuna al Casinò. Egli fu infatti raggiunio in una camera d'albergo, nel l'attimo in cui rientrava dalle sale da giuoco, impeccabilmente vestito di nero, con la sigaretta fra le labbra. Un arresto movimentato Intanto anche 11 Bolgheroni era vi cino a cadere nella rete della giustìzia, sebbene le indagini condotte a Genova per acciuffare costui fossero rimaste infruttuose, data la sua grange abilita di eludere le trappole della polizia. Ma, inconsciamente, 11 Bolgheroni mettendo piede a Torino, veniva a buttarsi nelle braccia degli agenti. Il maresciallo Satragno lo scorgeva in via Roma, sulla piattaforma d'un tram mentre stava animatamente discuten do con un altro individuo. Fulminea mente si slanciava sulla vettura in corsa, tentando di fendere nel corrido io, 1* calca dei passeggeri ed impe dire così la fuga del Bolgheroni. Il ladro accortosi della mossa si but fava a terra, iniziando una corsa ve locissima attraverso una via laterale ma, ner la ressa della gente che affol lava la- strada, dopo un movimentato e drammatico inseguimento, era co stretto ad arrendersi al maresciall satragno che lo accompagnava quindi in Questura. Il Boilgheroni, di fronte all'evidenza dei fatti, ammise la sua partecipazione al colpo ladresco: sostenne tuttavia di avere perpetrato da solo il furto, la cui ideazione ed organizzazione spettava pe-rò al Bassino. Il Bolgheroni raccontò di avere nascosto, subito dopo lo scasso di via Arsenale 6, i denari rubati nel tronco d'un albero in un prato nei pressi di Orbassano, e parte del bottino di averla consumata al giuoco eri in bagordi. Questa versione però risulta assai poro attendibile, mentre, con tutta probabilità esiste, come al solito, una persona di fiducia, cui i ladri consegnarono immeiiaiamente la refurtiva. Indosso al Bolcheroni furono trovate 1500 lire in biglieiti di banca, nonché alcuni documenti personali appartenenti al signor Alessandro Priola. Strana coincidenza: durante lo svolgimento del match di foot4ia.il Milanliiventns, sul campo della Juventus, uno spettatore, rispondente appunto al nome di Alessandro Priola, era stato alleggerito del portafoglio. Fortunatamente vuoto. Un cumulo di circostanze portano a ritenere autore del borseggio li Bolgheroni, che dovrà, quindi, rispondere anche di qiuesto reato Pure il Bolgheroni venne tradotto alle carceri a disposizione dell'Autorità giudiziaria. La divisione del bottino Nel suo interrogatorio reso all'Auto rità inquirente, il Supertino ha nuova mente sostenuto che 11 furto al notalo Torretta è stato commesso soltanto dal Bolgheroni. Quest'ultimo ammette di essere egli l'autoTe dell'impresa, dichiarando però di avere sciupato tutto il denaro rubato. Quando al borseggio del Priola, il Bolgrieronl si proclama innocente, dicendo" di aver trovato per terra, nelle vicinanze del campo spor tivo, quei documenti che costituiscono contro di lui l'atto di accusa. A sua volta il Bassino non nega di essere stato l'ideatore del colpo: pre elsa però di avere avuto soltanto la somma di L. 10.000 e non di L. 22.800, come sostiene il Bojffheroni. Nella vicenda erano stati pure coinvolti il meccanico Carlo Peletto fu Annibale, d'anni 29, dimorante in Piazza Saluzzo 4, e la dti lui moglie Anna Montiglio, operaia. Il Peiletto, cugino del Bolgheroni, era l'individuo che si trovava sul tram, quando il ladTo fu tratto in arresto e che, vista la scena poco rassicurante, approfittando dell'occasione, pensava bene di darsela a gambe. Contro costoro gravano sospetti di ricettazione e di favoreggiamento, specie nei conlronii del Boìgheroni. Sembra, infatti, che appena il Peletto etobe notizia dell'arresto del Cugino, abbia noleggiata un'automobile e si sia allontanato da Torino. Tuttavia, tanto lui quanto la moglie vennero assolti in istruttoria per non luògo a procedere. Sono stati invece rinviati a giudizio del Tribunale sotto l'imputazione d" furto con scasso, il Supertino, il Boigheroni e il Bassino. Il Bolgheroni dovrà pure rispondere di furto con destrezza ai danni del Priola.

Luoghi citati: Genova, Ginevra, Orbassano, San Remo, Torino, Torretta