Terzo tempo

Terzo tempo Terzo tempo i i o a a a , o a a a i e o e n : d i e o e e ; a i », la 0 e ea a tti ci momSi o o e et. iee li ton La esi alneIl Popolo d'Italia col titolo: * Terzo tempo », pubblicava ieri un interessante articolo nel quale, dopo di avere spiegato come la politica mussollniana risponda al grande problema dell'Unità Italiana e aver affermalo che al miopi d'oltre Alpe, che parlano di dittatura ermetica e di monopolio personale o di partito, sfugge il carattere unitario della nuova storia nazionale, è detto: E' stato detto che l'anno settimo è l'anno muissoliniano,' intendendo l'anno della definitiva sistemazione degli uomini e degli istituti nello Stato. Certo è che il processo di trasformazione ilil Begime è andato accelerandosi, definendo alcune fondamentali esigenze di unità del Partito verso la Nazione e del Partito e della Nazione verso lo Stato. Non si tratta di un giuoco di parole. L'unità politica del popolo italiano non è una tesi generica, affidata alla taumaturgia della storia. Per poterla valutare e, più, per poterla costituire bisogna commisurare l'intimo sviluppo del Partito, forza rivoluzionarla, con lo sviluppo di una coscienza fascista nel Paese. Quella sintesi nazionale di cui si 0 sempre parlato, richiedeva e richiede questa delicatissima sensibilità di valutazione, che solo il Duce possiede. Dallo squadrismo all'ordine politicò, dalla ' rivolta alla legge, dall'ìnsurrezlone alla conquista del potere, dalle elezioni del 24 alle elezioni plebiscitarie — a traverso e contro l'aventtnismo — dal riconoscimento della Monarchia alla Conciliazione, dal Partito allo Stato, tempi e misure si inquadrano, guidati dalla ferrea volontà, di un Uomo, nel disegno storico del? l'Unità. Si dice che sia troppo presto per leggere nella storia della Rivoluzione. « Noi crediamo viceversa che l'azione del Fascismo abbia sempre seguito una linea precisa di sviluppo. Le rivoluzioni, che non hanno un Capo, cioè che manchino di direttive, finiscono nell'anarchia. Mussolini ba sempre avuto fortissima l'esigenza dello Stato, ossia dell'unità del popolo nella legge sovrana. Nel pensiero di Mussolini, la conquista del potere voleva essere ed era non solo l'atto di responsabilità storica del Fascismo, ma il pegno de-lla responsabilità storica di tutto 11 popolo italiano. Parlare al mondo, dopo la guerra e dopo la involuzione, significava contare sulla forza compatta, sulla solidarietà integrale, sulla maturità politica del popolo. Significava, presto o poi, allargare i piani storici della Rivoluzione, risolvendo questi due fondamentali problemi: 1) superare il Partito nello Stato, figurazione storica e giuridica dell'Unità, mettendo il Partito al servizio dello Stato; 2) fascistizzate il popolo Italiano; portarlo alila responsabilità politica, dargli quella educazione morale, che formava il grande compito rimasto inevaso del Risorgimento; in altre parole: compiere la saldatura fra il popolo e le gerarchie. « Sono problemi già in atto nella prima fase rivoluzionaria, sospesi dalla parentesi màtteottlana, gradatamente portati alla piena coscienza negli anni successivi; -problemi, ebe aprono l'anno settimo e avranno, partendo da linee inflessibili, il loro compimento. • E' possibile oggi fare un bilancio. L'idea di una continuità storica, cinesi eleva nei supremi valori dello Stato è già entrata nello spirito del fascisti, il Partito ha assunto da tempo la coscienza di un dovere comune, di una disciplina unica, di una sola legge giuridica e morale; i fenomeni di irrigidimento, le anomalie campanilistiche e personalistiche stanno gradatamente scomparendo. Le deviazioni, dovute a una erronea valutazione dell'Intransigenza, non hanno fortuna. Un senso profondo del pubblico Interesse ha investito la morale privata, cosi dura a piegarsi alle regole. Lo Stato sta diventando legge e clima. La formula: ovunque c'è un interesse di Partito da difendere, 11 Partito in armi, è stato opportunamente allargata e integrata con l'altra: ovunque c'è un interesse degli italiani da difendere, il Partito Interviene nel nome dello Stato. E' la logica, che ha fatto della Milizia un organo non di Partito, ma di Regime, un organo rivoluzionario, in quanto la Rivoluzione del popolo italiano continua nello Stato; che ha portato alla costituzionnlizzazione del Gran Consiglio, non già per dare a questo ultimo una tinta o un assetto di normalità, ma, perchè fosse, e meglio divenisse, l'organo supremo dello Stato, o della Rivoluzione, che continua nello Stato. Siamo verso la fine di tutti i dualismi o all'assestamento, in funzioni gerarchicamente armonizzate, dei poteri politici. Insomma 11 Partito, lasciati gli sconfinamenti romantici, ha specificato la sua natura e la sua funzione di organo dello Stato. I successivi compiti sono di svolgere questa natura e questa funzione in ogni Istituto e in ogni manifestazione della vi. ta italiana, all'interno e all'estero, im. pedendo che l'autorità possa frazionarsi e predisponendo le gerarchie a questo fine. « Operare la saldatura fra le gerarchle e li popolo è li secondo e fondamentale problema; e si ottiene esercitando a favore del popolo una costante azione di giustizia, integrale e assoluta, istituendo una solidarietà di rapporti, una specie di responsabilità morale non solo verso l'alto, ma verso 11 popolo stesso. Le sanzioni durissime, la aperta condanna di tutti 1 feudalismi superstiti, di tutte le assurde Incrostazioni di interessi personali, che hanno nel Duce il supremo e Inesorabile regolatore, debbono accompagnar, si a un più ampio orientamento delle psicologie. Bisogna ormai decisamente sentire e pensare, che le virtù fasciste e italiane non sono un monopolio del tesserati, ma possono e debbono diventare 11 segno e 11 costume di tutti gli Italiani. C'è un piano di doveri a di oneri che, lentamente ma ineluttabilmente, deve affratellare tutti gli Italiani. E' il fine e la giustificazione insieme dell'Intransigenza. L'anzianità di tessera è un titolo di idoneità politica che si convalida — è stato detto mille volte — con l'esercizio quotidiano del dovere; è un simbolo altissimo che deve saper resistere alla prova del comando e della responsabilità. • Necessario quindi fare del Partito una vera e propria aristocrazia, una milizia capace di formare i quadri della vita Italiana, e di muoversi in mezzo al popolo accettandone e valorizzandone il contributo e i bisogni. Blso. gna formare una classe dirigente, composta di uomini preparati e sensi, bili, competenti e severi, schietti e generosi che sappiano elevare, sopra ogni vicenda di interessi, la incorrotta esigenza dell'ideale. • Portarp 11 popolo Italiano afla responsabilità della sua storia. Ecco il problema rivoluzionario del Fascismo, che solo una politica di grande respiro, la politica mussoliniana, aperta a tutti i bisogni della Nazione, inflessibile castigatrice di tutte le grettezze morali e materiali, può risolvere. Ma qui sta anche la prova della maturità fascista dei dirigenti >«

Persone citate: Duce, Mussolini