PROCESSI

PROCESSI PROCESSI Il ladro pescato nel Po con un « morto » in tasca cIl processo del pregiudicato Armando Saccani, arrestato giorni sono, come i lettori ricorderanno, mentre si bagnava in Po, riusci molto animato, non solo perchè l'imputato è mollo conosciuto nel suo ambiente avendo riportato ben 10 condanne nei 27 aninl di vita fin qui vissuta, ma sopratutto perchè l'imputalo si difese con molta, spigliata disinvoltura. 11 Pretore cav. Coriiaro gli contestò la contravvenzione all'ammonizione poiché, uscito il il aprile ti. s. dal carcere e diffidato dalla P. S. a voler comunicare alla Questura la dimora stabile che intendeva prendere, non ottemperò mai a tale invito. Egli si giustificò dicendo che in verità dal 2 aprile sino ad oggi non aveva mai preso nessuna dimora stabile e clte, del resto, gli obblighi della ammonizione sono tali che proprio gli era Impossibile ottemperarli... Come è noto infatti, l'ammonito dovrebbe ottemperare ad un decalogo, ubbidendo al quale si evita di gpsere processati per contravvenzione aTt'am monizione. Il decalogo dell'ammonito è il seguente: Darsi al lavoro continuativo ed assiduo - Fissare stabile dimo. ra e farla conoscere alla P. S. - Vivere onestamente - Rispettare le persone e la proprietà - Non dar ragione a so spetti - Non rincasare alla sera pin tardi delle ore 20 - Non uscire al mattino prima delle ore 6 - Non associarsi a pregiudicati - Non portare armi Non trattenersi nelle bettole. Ora — ragionò il Saccani — dopo qualche condanna, è quasi impossibile vivere onestamene e non rimane chu attuare il primo comandamento dei decalogo, cioè quello di darsi al lavoro continuativo ed assiduo... Rimarrebbe solo da discutere sulla natura di quel lavoro... •. Ma al Saccanl venivn contestata, oltre alla contravvenzione alla ammonizione, la contravvenzione che il Codice Penale prevede nelle ipotesi di oziosi, vagabondi e pregiudicati trovati In possesso di somme di cui non sanno giustificare la legittima provenienza, e cioè la contravvenzione che passa sotto il nome di «possesso Ingiustificato di valori ». Tale imputazione era sorta dal fatto che il Saccani era stato trovato in possesso di lire 800. All'udienza l'imputato' riuscì a provare, atiiaverso la testimonianza di un suo parente, la provenienza legittima di itile somma. II giorno prima dell'arresto un suo cugino, nella speranza elle il Saccanl si assestasse una buona volta dopo il suo avventuroso passato, gli aveva consegnato 800 lire perchè egli iniziasse il commercio del meloni, ma la fatalità volle che quella somma, che doveva porlo sulla diritta via, almeno secondo la intenzione di chi la dava, dovesse Invece essere causa di una nuova imputazione. Ed Infatti l'imputato — giovane molto spigliato e disinvolto, che vestiva con una certa eleganza — osservò come non gli sarà possibile di mettersi sulla diritta via perchè... perseguitato dalla Giustizia. 11 difensore avv. De Marchi chiese che il Pretore volesse mandare assolto il Saccanl dalla imputazione di possesso illegittimo di valori, essendo stata chiarita la, detenzione della somma sequestratagli al momento del movimentato arresto e il Pretore assolse per Inesistenza di reato l'imputato da tale imputazione. Lo condannò per la contravvenzione all'ammonizione a 3 mesi di carcere e due anni di vigilanza. " Ma contro il Sarcam sono in corso dPLlbrmPddpqgdzztRvgrlIcvdLnaddIlpCpStPcCberscmolle procedure per furto, rapine "e quindi le sue... disavventure giudizia¬ li rie non sono Unite Pollastro è giunto a Milano e proclama che tonferà la fuga Milano, 10 notte. Col treno qui in arrivo alle ore 11,5 6 giunto alla nostra staziono .«ante Pollastro, accompagnato da due carabinieri e da un maresciallo. Il bandiio scese dal vagone Cellulare con passo svello, ina aveva il volto assai pallido. Egli fu preso sotto braccio dal maresciallo Cornmodi. lira, naturalmente, bene ammanettato. Sul piaz zale della stazione si trovavano due carrozzoni cellulari. Sul primo sali Pollastro, accompagnato da otto ca rabinieri Sul secondo prese posto un altro gruppo di agenti. Sul viaggio da Torino a Milano hanno questi particolari. La partenza aveva avuto luogo alle 6,15. Pollastro aveva preso posto in uno scompartimento di terza classe, gli sportelli del quale, per precauzione, erano stati fissati. Nel primo tratto. Pollastro as stinse un contegno sonnacchioso. Sue cessivamente si lasciò andare alle con fidanze. Chiacchierando con i suoi guardiani, egli si disse autore di tutti i delitti imputatigli, all'infuori di quel li di Mede' e dt VenWmiglla. Oliando il maresciallo Manca gli chipse perchè avesse compiuti tanti misfatti, Pollastro rispose: — Dopo il primo delitto non avevo più niente da perdere e gli altri sono venuti spontanei. — Adesso però — gli osservò il Mari ca — devi renderne conto alla Giù stizia. — Renderò conto di lutto. Ma lntan to non abbandono l'idea di fuggire O riesco o mi piglio una pallottola nella schiena I tiiunto alle carceri milanesi, Polla stro diede sensazione di trovarsi a suo agio Egli si diresse subito verso l'ufficio nel quale si prende nota dell'arrivo dei nuovi clienti e chiese notizia del vecchio direttore cav. Ardisson, ora in pensiono. II bandito aveva in tasca 19 lire un vaglia di 50 franchi francesi. In porhi secondi ìa noti/Ma dell'arrivo di Pollastro era conosciuta da tutti i de tenuti che. come è noto, hanno un sistema telegrafico speciale efficaci?i La banda Peotta, Pollastro e 0. comparirà alla Corta d'Assise in ottobre o e a a 3 o Milano, 10, notte. Il giorno 7 ottobre alla Corte di Assise di Milano avrà inizio il processo PeoilaPollastro e C. Gli Imputali sono undici: Luigi Peotta, Sante Pollastro, Caterina Plolatio, Lodovico Corti, Cesare Novatt, Umberto Colombo. Francesco Vitali. Italo Ferrari, Emilio Marini, Aristide Cesinl. Domenico Anarratone: tutti detenuti. 11 Pollastro, Il Peotta o l'amante sua Piolatio, il Corti, il Novali e II Colombo, devono risponderò Insieme ili associazione a delinquere. Il Peotta e 11 Pollastro sono poi particolarmente Impuntii desti omicidi qualificati consumati la notte del i-i giugno del 1026 a Castellarn rie Giorgi (Mede) In persona dell'appuntato Vincenzo Terzano e del carabiniere Francesco Helllnzona; dei mancati omicidi aggravati e continuati della notte del :i luglio 1936 a Rlio. contro 11 maresciallo Giovanni Nava. Il brigadiere Santo Ginrdlna e gli agenii Cesare Franchini. Francesco Carnlrelln. Domenico Francavi!!», Vittorio Meli» e Plagio Merengin: dell'omicidio voIcntnrlo commesso In Ycntimlplln nel dicembre del llMfl in persona di Battista Gavarrino; degli omicidi qualificati avvenuti In località Sant'Andrea di Camporosso Il 7 dicembre 1936 In persona del brigadiere Pietro Soinaschlni e del carabiniere Lodovico Gerbl; di furto Qualificato in danno di Emanuela Garzla, furto consumato appunto in Sant'Andrea. Il Peotta devo inoltre rispondere da solo (essendo morto 11 Massari) dell'assassinio dell'orefice Bassano Zanetti perpetrato nel novembre del ì<m e del mancalo omicidio di Cesare Fumagalli. Insieme ancora al Pollastro, oltre che al Coni e al Movati. I! Peotta e imputato di furto di valore ri levante tentato In danno dell'orefice ucciso. Il Pollastro A Invece personalmente Imputato anche degli omicidi qualificati del n novembre 19-3G, avvenuti in via General Covone in persona del maresciallo Giuseppi La Corte e del brigadiere Polvlrentl Sebastiano. II defunto Massari sarebbe stat-i In questo fatto Imputalo di correità col Pc nastro. Il meccanico Vitali detto • Lunghet », il cameriere Ferrari. I muratori Marini e Ceslni devono rispondere anche loro del barbari assassini I del carabinieri Terzann e Bclllnzona consumati il 18 giugno del 19» In Castellare De Giorgi. Domenico Anarratono, l'impregiudicato ragioniere .di Mede che, secondo la difesa, sarebbe vittima d'una vera fatalità di coincidenze e di circostanze, per altro, figurerà al processo con le stesse Imputazioni cria gravano sul Vitali. Il Ferrari. Il Marini e II Ceslni (oltre che sul Peotta e sul Pollastro) per l'eccidio di Caslellaro De Giorgi. Come si ricorderà l'Anarratone. che era cassiere d'una banca di Mede, fu coinvolto in quel fatto perche le Indagini vevano portato al sospetto che la banda Peotta-Pollastro avesse preparato un grosso cclpo <i Mede dietro accordo con Ini. La manto del Peotta. Caterina Plnlatto. devo pure rispondere di favoreggiamento. Sul banco della difesa in questo processo, che sarà certo fra I più clamorosi, siederanno gli avvocali: Arils. Dentini. Cairo, Farinacci, Fiiclgna. Lanara. Manacorda Mazzola. Omodel di Torino. Bomba e Ter zaghl. Alla Parte Civile saranno gli avocati Alfieri e Danesi; Procuratore Generale Il cav. uff. Bolognini; Cancelliere il av. Pirrone. e ¬ 5 e l e i n a o l i s e i ti i i o o e a o fra a n i n Firenze, 10, notte GII abitanti di Collegonzo erano convinti che la famiglia del colono Alderlghl avesse dalla sua una specie di santo proiettore degli imboscali, m quanto Un dall'inizio della guerra nessuno del suol componenti era stato abile a fare II saldato. Nove uomini Infatti appartenenti alla suddetla famiglia erano siali riformati per una sirana imperfezione al dito mignolo del piede destro, che impediva loro di calzare le scarpe. Qualche tempo la. poco prima die uno degli Alderlghl si dovesse presentare alla visita di revisione della classe urne, qualcuno avveniva le autorità militari come la deformazione per la quale gli Alderlghl orano stali riformali tosse dolosamente procurata. Venne arrestato perciò l!go Aide righi, di anni s:ì, e fu compiuta una Indagine, dalla quale risultò la verità dell'accusa. Oltre all'Alrterlghi Ugo furono anche tratti in arresto 11 di lui fratello Vittorio, ed un cugino a nome Giacomo Bellucci, che vennero inviati al giudizio di questo Tribunale-, mentre per gli altri non fu possibile procedere, essendo stato 11 reato commesso prima della promulgazione dell'a mnistia. Gli Imputati In udienza si sono resi confessi, e il Tribunale ha condannato I tre ad un anno di rerlnslonef Dopo aver scontata la pena, essi saranno arruolati nell'esercito, polche mediante una operazióne chirurgica. Il dito mignolo deformato sarà latto ritornare al posto di prima. Un trucco per sfuggire alla leva e la condanna dei colpevoli rumnddmnptvtriscmpfcmtcLvtlcslFdscggVdng2ldtpntdresvittClssclcrdrdsmtreL6Una sentenza del Tribunale di Biella ohe intoressa gli automobilisti Biella, 10, notte. Al nostro Tribunale è stata trattata una Importante questione In materia di con. travvenzloni automobilistiche. Il signor Giuseppe Mlnlggio Impiegato di banca, è stato da un agente della polizia stradale, nel maggio del 1928 dichiarato In contravvenzione perchè trovato senza patente. In corso di istruttoria venne accertato che 11 Mlnlggio in quel giorno stava esercitandosi alla guida per conseguire la relativa patente, ma egli In primo giudizio fu rllenuto colpevole del reato ascrittogli, e, perciò, condannato alla pena di due mesi di prigione e di Sua lire di ammenda. Il Mlnlggio presento poi ricorso In Tribunale, dove 11 difensore avv. Carpano sostenne che anche colui che non è munito di licenza può esercitarsi alla guida di autoveicoli purché sia assistito da persona esperta ed abbia presentato domanqa per sostenere l'esame relativo. A questo punto si trattava di Btaullire se non avendo In tasca la rlca vuta della presentazione di questa domandi da esibire, il Mlnlggio doveva cssore condannato. Il Tribunale ha accettata la tesi contraria e assolse l'imputato. aLa condanna di tre soldati al Tribunale Militare di Gasale Casale, 10, notte. E' comparso stamane dinanzi al Tribunale Militare di Casale, Salvatore Sparacio di Pietro, d'anni 21, da Prizzi. soldato nel 3S.o Reggimento fanteria di Alba, accusato di furto ed è stato condannato ad l anno di carcere militare, col beneficio della condizionale. Imputato di rifiuto d'obbedienza verso un superiore, non ti melale, è pure comparso Giuseppe Castagno d'anni Si, da Barbaresco, soldato nello stesso reggimento. Egli (■ stato condannato a i mesi di carcere militare col beneficio della condizionale. Con la stessa imputazione è pure comparso Dante Paollccbl fu Egidio, da'nnl Si. da Seravezza. II Tribunale lo ha condannato a \ mesi di carcere militare, con beueticio della condizionale Lo gesta tll un malvagio Acri, 10 notte. Il contadino Francesco Gencarelli, varie volte condannato anche dai Tribunali militari, era riuscito tempo addietro, dopo molte minaccie, a convivere con una sua cognata, tale Rosina Ritacco, vedova di un suo fratello moro in guerra. In casa della povera donna, madre di diversi figli, il Gencarelli spadroneggiava, maltrattando a donna ed i propri nipoti, e spillando alla Ritacco il denaro che le proveniva dalla pensione dì vedova di guerra. Il Gencarelli, tra l'altro, insidiava una figlia sedicenne della Riacco. Le cose andarono cosi per molo tempo, finché la donna, stanca di ante sofferenze, fece comprendere risolutamente al cognato che non lo voeva più in casa. Il Gencarelli dapprima resistette, poi asciò in pace la povera famiglinola e prese moglie. In casa della Hitacco lornò cosi la serenità e la tranquillità, ma per poco tempo, perchè il Gencarelli, abbandonata la casa coniugae, riprese a dare fastidio alla cognaa ed ai nipoti con le sue prepotenze. Giorni or sono, il Gencarelli st recò dalla Ritacco e le chiese del denaro. Ne ebbe un rifiuto, e cercò di vendicarsi. Infatti domenica, a notte tarda, andò dalla Ritacco e, appena enrato in casa, prese a menare botte da orbo alla cognata ed ai nipoti, i quali, terrorizzati dalla improvvisa omparsa del delinquente, invocavano disperatamente aiuto. La Ritacco, pazza dal dolore, alla fine riuscì a fuggire per fare accorrere gente in loro soccorso, ma fu presto raggiunta dal cognato, il quale, con un' tremendo calcio le spezzò nettamente una gamba. Caduta a terra e nella impossibilità di muoversi, la donna stava per essere finita a colpi di scure, quando un suo figliuolo, Carmine Gencarelli, appema quattordicenne, accorse in aiuto della madre e dopo lotta impari ed eroica, riuscì a ogliere dalle mani delle zio la scure. Il Gencarelli non si diede però per vinto, ed estrasse fulmìneamente di asca un accumulato pugnale per colpire il ragazzo e la madre di lui. Ma l giovanotto, con uno sforzo davvero ovrumano, volendo salvare a tutti i osti la madre, riuscì a levare dalle mani dello zio anche il pugnale e, poiché costui aveva nel mentre riaferrata la scure e stava per colpire, on lo stesso pugnale il piccolo Carmine feriva più volte lo zìo al capo. Dopo l'accaduto il ragazzo si costi; ul ai carabinieri, narrando i fatti he abbiamo sommariamente descritti. La cittadinanza, che ha appreso con viva -indignazione i continui maltratamenti subiti dalla povera famiglinoa, attende con ansia che Carmine Gencarelli, il quale ha salvato la vita di ua madre, venga presto rimesso in ibertà, ed invoca per il Gencarelli Francesco un severo ma giusto provve dimento che lo allontani da Acri, ove se continuasse a restare, dopo guarito compirebbe, come ha promesso, più gravi vendette sul nipoti e sulla cognata