La spiritosa Sofia

La spiritosa Sofia La spiritosa Sofia Piccoli borghesi quegli Arnould chb tenevano una pensione per (ami- glie in uua delle più vecchie strade di Parigi e precisamente nel palazzo dove nella famosa notte di San Bar-tolomeo l'ammiraglio Coligny era sta-to trucidato e poi buttato dalla finestra. A quella stessa finestra la piccola Sofia, bruna e viv'ace come un granellili di pepe, si allacciava a guardare nql sottostante crocicchio le. pescivendolo avviate al vicino mercato e lo ascoltava, con delizia, ingiuriarsi e far baruffa proprio lì, sotto i suoi occhi. Dell'ammiraglio Coligny e delle guerre di religione ella non sapeva un bel nulla, ma poco ne sapevano anche i pensionanti della casa. A tavola si parlava di Luigi il benamato, che ora regnava gloriosaincute e degli sfarzosi spettacoli che a Versailles organizzava la marchesa di Poiitpudotir, protettrice delle arti. Il signor Allumiti non apriva bocca su nessun argomento essendo uno di quei timidi scoloriti che vivono e muoiono in silenzio. Ma la signora Amould, una piccola provinciale di aspetto modesto, pia c virtuosa, non mancava di grazia, nò di spirito, uè di coltura, ammirava i letterati, i dotti, e nutriva per la .musica una profonda pa&sione. Fu certo per questa passione che la sua primogenita Sofia fu messa, appena ritirata da balia, a studiare canto, da' poter, a cinque anni cantar i vespri in modo tale che, udita da una nobile devota, un'italiana, la principessa di Modena, moglie separata del principe di Conti, appassionata del n bel canto » divento immediatamente la sua protetta. Com'era carina la bimba prodigio, con quella vocina d'angelo, gli occhioni neri pieni d'un fuoco doloe e la lunga veste di cerimonia dentro cui ella sgambettava, vivace e instancabile... Quando cantò alle Orsoline di San Dionigi, dame e cavalieri di Parigi e di Versailles andarono in estasi e Voltaire, entusiasmato, le scrisse una letterina ; qtiando cantò nel convento delle Agostiniane l'ufficio della Settimana santa, la folla aristocratica si pigiava fin nella strada. La notizia giunse alla regina che volle conoscere la minuscola e affascinante cantatrice. La principessa di Modena glie la condusse. La buona e brutta Maria Leczinska, sempre reclusa nel mio appartamento dorato, la fissò con gli occhi melanconici, l'ascoltò con un sorriso rapito, si lusingò di poter tenere per sè quella deliziosa fanciulletta. Desiderio di regina. Sarebbe stato esaudito, se un desiderio più potente ancora non si fosse intromesso. La marchesa di Pompadour aveva anche lei sentito parlare della bimba prodigio, anche lei la volle vedere, sentire. La coprì di carezze, di lodi, poi espresse il suo volere: la fanciulla doveva entrare a far parte dell'Opera del re. "."^Desidèrio di favorita. L'ebbe naturalmente.' vinta. A diciassette anni Sofia Arnould esordì all'Opera con un vestito di seta lilla ricamato d'ar l'ento. Fu un trionfo. L'entrata all'Opera di Sofia aveva allarmate e afflitto la pia protettrice e la savia e-virtuosa madre, giacché la fanciulla restava sottratta all'autorità famigliare e i pericoli, le tentazioni erano molte. Esse non sapevano che il pericolo, la tentazione maggiore erano in lei, nel suo temperamento di fuoco, in quel destino di amore che scandalizza e incuriosisce la posterità. I fratelli Goncourt non furono i primi ne gli ultimi a occuparsi di Sofia Arnould: André Billy ne racconta ora «La vie amoureuse » con qualche documento inedito: un grazioso ritrattino di più di questa piacevole creatura che se non ebbe la profondità d'ingegno e di passione di Adriana Lecouvreur, no l'elevatezza di spirito di Ninon de Lenclos, ebbe qualcosa dell'una e dell'altra. Adriana era stata un tipo piuttosto angelico, Ninon una voluttuosa intelligente, Sofia fu soprattutto spiritosa, con alcun ohe di diabolico, una «verve» indiavolata, una lingua di quelle che è convenuto definire «d'inferno ». Bella?... Dicono di no. Piccola, magra, scura di pelle, avvizzita precocemente, con gli angoli della bocca sempre bagnati di saliva, con altri inconvenienti. Ma i suoi occhi grandissimi neri vellutati parlavano mirabilmente d'amore e di voluttà, ma ogni suo gesto era spontaneo e naturale, ma la sua recitazione era deliziosamente semplice, ispirata, il suo canto espressivo, pieno di grazia, di fremiti, di calore... Ai tempi del suofiulzellaggio, quando già cantava al'Opera, già era celebre, ma abitava ancora con papà e mammà, un provinciale chiamato Dorval era un bel giorno sbarcato alla modesta pensione Arnould e vi aveva eletto domicilio. Era un bel giovinotto dall'aria timida e dabbene, con una borsa ben guarnita^ nessuna pratica della vita parigina. Su Sofia non alzava mai gli occhi e quando si arrischiava ad aprir bocca era per parlare delle sue tenute campestri, dalle quali ogni settimana gli giungevano panieri prodigiosamente carichi di squisitezze: tartufi, frutte, selvaggina la più rara... Egli pregava la signora Arnould i\ accettarla: che se ne faceva lui di tanta roba?... E'la sera invece di uscire stava in casa a giocare col signor Arnould e perdeva con tanta buona grazia 1... Finche un bel mattino la sua stanza e quella di Sofia furono trovate vuote. 11 goflo provinciale altri non era che un audace libertino alla* moda, Luigi Leone dBrancas conte di Lauraguais, il quale inaugurava così un nuovo sistema di seduzione per ottenere le attric, troppo ben custodite. Il povero Ar' nould si ammalò dal dispiacere e probabilmente ne morì, ma per Sofiaaddio! La bella vita era cominciataElla amò il bel seduttore. Lauraguais, ammogliato da tre anni con una santa donna che quantunquprincipessa di Monmorency ne dove va vedere di tutti ì colori, era un amabilissimo .stordito, pieno di trovale e pronto all'eroismo come alla ribellione. Battutosi magnificamente in guerra o rimasto ferito, invece di aspettare l'avanzamento e la ìicom pensa dovuta al suo valore, aveva riunito i suoi ufficiali e aveva loro detto: .1 Ho visto che vi siete condotti benone, d'altra parte voi avrete notato che io non sono indegno di comandarvi. Ma cari miei, che mestiere! Dormire sul duro, faticare come cani e poi ricevere dei colpi di fucile ! lo no ho abbastanza e vi saluto •. Ciò detto aveva dato le dimissioni e all'armata non l'avevano più visto. Si capisce che uu uomo simile poteva avere tutti i difetti, tranue quello di essere noioso. Per questo Sofia lo adorò: egli fu veramente il « leit niolif » della sua vita amorosa. Mille volte si lasciarono, si tradirono, s'ingannarono, per riprendersi e adorarsi e cavarsi gli occhi dopo quindici giorni... Gelosie, lacrime d'amore, tormenti oscuri, gioie deliranti, ella li conobbe solo per Lauraguais. Per chiedere la grazia di Lauraguais ella si mise in ginocchio davanti a Choiseul. Era certamente a Lauraguais che ella pensava quando vecchia e inalata, ricordando i guai amorosi della giovinezza, disse uno dei suoi motti di spirito più fini, più femminili: « Ah, erano i bei tempi... Quanto ero infelice!... ». ♦*» Ella rimase all'Opera vent'anni. Per vent'anni fu celebre, festeggiata, esaltata, temuta e odiata. Per vent'anui innamorò di sè innumerevoli galanti, ricevette tutti i belli spiriti di Parigi, diede dei pranzi sontuosi, scandalizzò in tutti i modi la gente timorata, scrisse poche ma deliziose lettere, disse un mare di cose spiritose e maligne e si difese dalle rivali a colpi di lingua avvelenata. I suoi a bons mots » più celebri non si possono ridire. Ella ammirava sopra ogni cosa l'ingegno, la intelligenza; gli autori mediocri, i poeti mancati non trovavano molta indulgenza in lei. Lo seppe quel tale che leggendole una scena in versi plagiati, ebbe la disgrazia che un cane si mettesse proprio in quel momento ad abbaiare. E Sofia, pronta: « Che bravo cane, come grida bene : al ladro!... » O quell'altro di cui Sofia diceva: « I suoi versi sono come i ragazzi viziati, non c'è che suo padre che li ami >. Ma il vero valore ella, lo capiva, lo esaltava. Quando alla vigilia del « Matrimonio di Figaro » i nemici di Beaumarchais dicevano che la novità sarebbe caduta: a Sì, disse Sofia, cadrà quaranta ' volte di seguito ». Quand'ebbe di poco passati i trenta anni corse la voce che ella sposava 'architetto Belanger, il buo amante dell'epoca. « Che volete? ella diceva. — Mi hanno gettate tanto pietre che non potrei trovar meglio d'un architetto per utilizzarle ! ». Ma non lo sposò. Pian piano, tra tenerezze, capricci, bizzarrie, trionfi, il tempo passava. Durante l'antico regime una attrice, una cantante di quarant'anni era considerata vecchia e in tutti i modi le facevano capire che era ora di andarsene. I giovani la disprezzavano, le rivali la denigravano, i giornalisti non la sostenevano più. Era terribile. « Terribile, diceva una sua amica che*ion poteva rassegnarsi, terribile sentirsi così vicina alla quarantina!... » « Coraggio! — le dis- se Sofia. — Consolati pensando che ogni giorno te ne allontani ! ». Ella si era ritirata di buona grazia. Era il 1779... Il ciarlatano Mesmcr e il suo magnetismo animalo erano alla moda. Soni diceva: « Che Mesmer guarisca prima il mio cane poi crederò in lui ». Il magnetizzatore accettò di curare il cane e dopo qualche giorno lo rimandò guarito, chiedendo una dichiarazione per uso reclame che Sofìa gli concedette. Due giorni dopo il cane morì. Gli amici di Sofia la rimproveravano di aver troppo presto concesso il certificato, a Ma no, ella disse, il mio cane è morto in perfetta salute •. Ella credeva di invecchiare tranquillamente, nell'agiatezza, ma faceva i conti senza la rivoluzione. Naturalmente se la cavò con spirito. « Amici miei, disse ai sanculotti che andarono a perquisirle la casa, sono sempre stata una cittadina attiva ed ho sempre riconosciuto i diritti dell'uomo! •. La bufera passò, ma quando tornò il sereno ella non aveva più amici, no denaro. Lauraguais aveva salvata la vita (la sua santa moglie era finita sul patibolo) ma non possedeva più nulla. I figli che Sofia aveva avuto da lui, dovevano pensare a sè stessi... Un'altra figlia. Alessandrina, era morta lasciandole sulle braccia dei nipotini che non sapeva dove collocare. E poi era malata: un cancro all'intestino... Cerea, curva, appoggiata a un bastoncello, nell'aprile del 1802, ella faceva alle Tuileries le sue ultime passe""iate. Un tempo, su quei stessi viali, che trionfi.. Ora i suoi grandi cechi neri si velavano di lacrimo guardando il sole che tramontava sui Campi Elisi. Carola Proiperi.

Persone citate: Adriana Lecouvreur, André Billy, Belanger, Carola Proiperi, Goncourt, Luigi Leone, Pompadour, Soni