La crociata contro le malattie professionali

La crociata contro le malattie professionali Per la salute degli operai La crociata contro le malattie professionali Ho affermato che ]a legge promulgata in Italia por l'assicurazione obbligatoria sulle malattie professionali tende ad un fine più vasto di (lucilo apparente- mira cioè aila riduzione dei casi e della gravità delle malattie del lavoro. Essa contempla l'obbligo della denuncia anche di gran parte delle malattie professionali non comprese nella lista delle risarcibili, con l'intento di raccoglier* i dati statistici sulla frequenza, la durata e l'entità del vari processi morbosi dipendenti da lavoro, onde includerne gradualmente altri nell'elenco degli assicurabili, qualora il Governo ne ravvisi la necessità. Poiché gli oneri dell'assicurazione sono a carico dei datori di lavoro appare evidente l'interesse di questi di evitare che la « lista » si allarghi. D'altronde è naturale che ad un Governo come il nostro nessuna ragione per evitare questo allargamento potrebbe essere addotta, se non la dimostrazione chiara, onesta, inconfutabile di una scarsissima o nulla percentuale e gravità ili altre malattie professionali all'infuori di quelle già contemplate nella legge assicurativa. Di qui la necessità di mettere In opera, con vera oculatezza e con « programma massimo », tutti i mezzi profilattici, atti appunto ad evitare l'avverarsi ed il moltiplicarsi di nuove malattie del lavoro. Ma se contro la possibilità affacciata da] Governo dell'allargamento della « lista » già si muovono i datori di lavoro avvedutamente appoggiandosi a quell'unico sistema morale ora accennato, occorre subito ammonirli che tale loro intento programmatico è ancora limitato ; necessita perseguire un fine più vasto: non soltanto impedire un allargamento della « lista », ma prefiggersi per=ino (sempre e soltanto attraverso t mezzi profilattici) una riduzione di quella già codificata. 1,'ideale consisterebbe nel riuscire a rendere persino superflua l'assicurazione, venendo t mancare qualsiasi casistica di malattie professionali nelle nostre industrie I Non certo però ad una tale utopia pensa che si possa addivenire, anche in un lontano giorno, chi ha sostenuta l'opportunità dell'assicurazione di cui si discorre, nonostante l'alta fiducia che ripone nel mezzi igienicoprofllattici. Pensa invece che si debba tendere almeno ad ottenere un equilibrio tale da mantenere inaumentato il numero delle malattie soggette ad assicurazione, facendo cioè sì che ad ogni nuova malattia ammessa al risarcimento corrisponda la -cancellazione di un'altra già compresa nella lista; o. meglio ancora, perseguendo il risultato che complessivamente, qualunque sia il numero delle malattie « eJencate •, quelio dei malati per cause di lavoro risarcibili non sia annualmente in aumento, ma nella peggiore delle ipotesi, solo stazionario. Il caso di malattie gravi, sovrastanti intere falangi di cittadini, scomparse definitivamente in seguito ad un'accanita, sistematica lotta igienica non è nuovo in Italia. La pellagra, che circa un ventennio addietro infestava ancora alcune nostre regioni del settentrione specialmente, oggi non eBitte più. L'esemplo deve servire di incitamento per iniziare e portare a termine altre campagne contro altre malattie non meno dolorose, non meno pietose della pellagra. Tra quelle che 11 recente decreto ha compreso nelle professionali una ve n'ha che si distingue dalle altre • compagne di lista » perchè unica d'origine parassitaria: ranchilostomiasi. Proprio contro di essa una lotta «a fondo > potrebbe essere ingaggiata con buone speranze di riuscita. La storia della sua epidemiologia ce ne offre affidamento. Mentre durante il traforo del Gottardo l'anchilostomiasi causò una vera decimazione dei minatori addetti alla grande impresa, falciandone la vita a ben diecimila; avendo attirato in forma tanto clamorosa l'attenzione sopra di se, nel traforo del Sempione rimase impotente di fronte alle misure profilattiche, di cui lo studio della malattia, da parte soprattutto di eminenti scienziati piemontesi. (Perronclto. Bozzolo, Graziadei, ecc.), potè dettare l'attuazione. Il trionfo sull'anchilostomiasi fu tale che la celebrazione dell'apertura del Sempione con l'Esposizione di Milano fu non soltanto la consacrazione di un'opera tecnica, ma la valorizzazione di una grande vittoria dell'igiene del lavoro. La malattia è però tutt'altro che spenta oggidì .in Italia. Il fatto stesso che il Governo l'abbia compresa nella lista ne dà la dimostrazione eloquente. In alcune nostre miniere 11 Trambusti nel 1912 riuscì a trovare il 75 % e talora anche il 95 od il 100 % di lavoratori colpiti da anchilostomlasi. Ancora nel 1919 si poteva calcolare che una cinquantina di provinole fosse infestata dal parassita cui si deve il nome della malattia. Esso è 1'» anchilostoma duodenale », per quanto anche il « necator americanus • possa essere talvolta incolpato; è un verme cilindrico lungo da un centimetro ad uno e mezzo e largo da mezzo ad un millimetro, che predilige per abitazione quella porzione del tubo digerente costituita dal duodeno. Nell'intestino la femmina, che è più grande del maschio, depone un numero considerevole di uova, che per raggiungere una evoluzione completa e dar luogo alle larve debbono però essere emesse. E' appunto laddove mancano serie misure profilattiche che le uova di anchilostoma si spargono nel terreno, e, favorite dalle condizioni di temperatura e di umidità, quali si riscontrano specialmente nelle miniere, nelle zolfare, ecc., danno luogo alle larve, che trovano poi modo, per difetto di re gole igieniche di ritornare nell'intestino dell'uomo per via orale; sia cioè per 1 "inquinamento dell'acqua da bere o per lavarsi, sia per l'inconsulta abitudine degli operai di posare i cibi sul terreno od il sigaro, od altre cose che vengono poi portale alla bocca. Il contagio è stato accertato, può però avvenire anche per via cutanea negli individui che lavorano nel terreno umido a piedi scalzi. Comunque penetrata nell'organismo la larva raggiunge rapidamente il duodeno, là assume lo sviluppo definitivo di verme, che mentre si prepara alla riproduzione aggredisce la mucosa, aggrappandovi con due pala di uncini assai resistenti ed incidendola con due taglienti lamine faringe di cui il parassita è munito. In tal modo provoca piccoli gemizi di sangue, che in parte serve alia sua nutrizione, ed in buona parte, reso incoagulabile da una secrezione parti colare del verme, si perde ne-H'imte stino. E' a tali emorragie ripetute e numerose che un tempo veniva attribuita la causa dell'anemia profondissima, cui vanno incontro 1 colpiti da anchilostomiasl. Senonciiè più tardi si comprese che quell'anemia, detta dei minatori, dei fornaciai, dei lunncls, ecc., doveva essere sostenuta da una ragione morbosa più grave; venne difatti dimostrato che l'ancliiiostoma elabora un veleno che, assorbito dall'organismo, provoca un'alterazione dei globuli rossi, un'emolisi cioè del sangue. ggln Al contrarlo di quanto avviene nelle regioni tropicali, da noi ìa malattia non esplode in maniera violenta; si manifesta bensì in forma Insidiosa ad andamento cronico. 1 primi sintomi si rilevano dopo sei o setto settimane dall'infezione, e consistono in speciali disturbi dell'apparato digerente, che poi si complicano con altri di varia natura, per lasciar più tardi campeggiare su tutto il quadro morboso il sintomo caratteristico di cui già si è detto: l'anemia. Poiché non sono solo 1 minatori che hanno occasione di contagiarsi con J'anchilostoina, ma tutti coloro che maneggiano la terra, come i mattonai, i contadini, gli sterratori, i giardinieri, e poiché ancora ogni individuo affetto può portare e spargere le uova del parassita nelle regioni In cui si sposta, l'anchilostomiasi ha un carattere ai diffusibilità enorme. E' appunto questo suo carattere, apparentemente fomite di scoraggiamento, ciò che invece impone di ingaggiare una campagna assidua contro l'anchWostomiasi. Oltre a generalizzare i metodi di cura più razionali, in modo non solo da guarire gli ammalati, ma da renderli innocui per 1 compagni e le famiglie, necessita intraprendere un'opera di profilassi su vasta scala; bisogna tener d'occhio non soltanto 1 grandi agglomerati di lavoratori delle miniere, delle zolfare, ecc., ma vigilare su tutte quelle piccole imprese di lavori eseguiti nel terreno caldo umido, che più facilmente sfuggono all'osservazione dell'igienista, epperciò sono fonti di contagio non meno pericolose delle altre. Poiché le deiezioni rappresentano il pericolo più grave per l'infestazione degli ambienti di lavoro, si Impone la innovazione di speciali! impianti sanitari, che là tecnica ha oggi bene perfezionati, e che, mantenuti secondo 1 dettami dell'igiene, riusciranno certamente utilissimi. Inoltre i datori di lavoro e gli operai stessi devono badare che non siano ammessi al lavoro i Donatori di anchilostoma, riconoscibili con un esame di laboratorio, e che frequentemente tutti gli accettati siano sottoposti a visite periodiche di controllo per scoprire ed allontanare fino a guarigione completa coloro 1 quali si siano di volta in volta contagiati. La disinfezione dell'ambiente, mediante prosciugamento con la ventilazione che, tra l'altro, concorre ad abbassare la temperatura ed a rendere quindi più difficile lo sviluppo delle larve, la canalizzazione delle acque, la asportazione del fango con mezzi meccanici, l'impiego di speciali disinfettanti chimici, ia somministrazione di acqua non inquinata ai lavoratori, sia per bere, sia per pulizia, costituiscono tanti mezzi utilizzabili onde combattere il dilagare dell'anchilostomiasi. Non ne ho citato d'altronde che alcuni, a mo' d'esempio, ma credo che siano sufficienti a far comprendere come anche contro questa malattia parassitaria si possano e si debbano aguzzare le armi. Il precedente della vittoria del-Sempione è troppo clamoroso e suggestivo per non incoraggiarci. Ma come In tutte le crociate, anche in questa occorre entusiasmo e perseveranza, coordinazione e vastità di mezzi, nonché molta intelligenza da parte di tutti quanti tali mezzi siano preposti a mettere in azione. Dott. A. Viziano.

Persone citate: A. Viziano, Graziadei

Luoghi citati: Italia, Milano