Un nostro colloquio col Ministro Mosconi

Un nostro colloquio col Ministro Mosconi L'Italia alla Conferenza dell'Aia Un nostro colloquio col Ministro Mosconi « Nulla da aggiungere dopo le dichiarazioni del Duce » == Rigida difesa degli interessi italiani -- Il grande duello franco = tedesco - L'incognita inglese (Dat nostro inviato) f a rinfilano «lai cai daLia riUIlIUUc UCl od fgL'AJa, 5 notte. La capitale olandese ha accolto le delegazioni con una temperatura più che autunnale; chi si preoccupava di un agosto afoso qui all'Aja, deve ricredersi, a meno che il fresco della temperatura non venga compensato idal calore dei dissidi e delle discussioni. Il Governo olandese è stato colto alla sprovvista dalla decisione, ©, meglio, dalle incertezze intorno alla decisione di tenere la Conferenza all'Aja, e cerca del suo meglio per rimediare alle inevitabili defloenze. Il Palazzo degli Stati Generali, questo austero e severissimo edificio, proprio nel centro della città, è un vero cantiere. Nella giornata sono arrivati tutti i principali delegati; dei nostri, S. E. Mosconi è giunto a mezzogiorno, ossequiato alla stazione dal Ministro degli Esteri olandese e da numerosa folla. S. E. Grandi è arrivato questa sera alle 21; domattina arriverà il dott. Alberto Pirelli. Abbiamo cercato di incontrare il nostro Ministro 'delle Finanze e lo abbiamo trovato mentre visitava le camere disposte per gli uffici della delegazione. Come era facile immaginarsi, egli si è trincerato da principio in un mutismo assoluto. Cosa vuole — ha detto — dopo le dichiarazioni del Duce, non c'è più nulla da aggiungere. Abbiamo degli ordini da eseguire, e li eseguiremo fedelmente. . . . Ma la conversazione, a mano a mano, si allontana dagli argomenti più strettamente legati all'interesse dell'Italia, scivola su altre questioni, intorno a cui il pensiero di S. E. Mosconi può essere meno ermetico. La Conferenza dell'Aja sarà non solo interessante, ma difficile; le difficoltà sono nella stessa gravità dei nioblemi da risolvere; essa avrà degli alti e bassi di ottimismo, ma, infine, l'interesse superiore porterà i ▼ari Stati ad un accordo. Se vi è una intransigenza britannica su alcuni punti di carattere finanziarlo, che potrebbero destare qualche preoccupazione, vi sono certamente degli altri motivi più squisitamente politici iène modereranno questa intransigenza. Tale è il tono delle parole del Ca- fo della nostra delegazione, il quale dominato dal senso vigile di difendere l'interesse italiano in quei punti fermi da cui non si può nè si deve indietreggiare. Preceduta da colloqui fra i segretari delle delegazioni, alle ore 7,30 del pomeriggio ha avuto luogo, all'albergo Des Indes, dove risiede Briand, la riunione dei delegati delle sei Nazioni che parteciparono ai colloqui del Beau Rivage di Ginevra, da cui sortì la celebre dichiarazione del 16 settembre, alla quale diplomaticamente si riferiscono tutti gli avvenimenti successivi. Era la prima volta da allora che rappresentanti dell'Italia, della Francia, dell'Inghilterra, del Giappone, del Belgio e della Germania si riunivano; ciò ha, naturalmente, suscitata la curiosità dell'ambiente giornalistico, che qui, all'Aja, è numerosissimo. La curiosità è andata crescendo col prolungarsi della seduta che è durata ben due ore. Uscendo, i 'delegati si sono schermiti da ogni assalto, assicurando che era stato compilato un comunicato. Ma la delusione è stata grande quando Loucheur ha letto il documento che... non passerà alla 6toria: « Domani mattina avrà luogo una seduta pubblica e plenaria; Briand è stato incaricato dagli altri delegati di rispondere al saluto che verrà recato dal ministro degli Esteri olandese; la prima seduta effettiva della Conferenza avrà luogo domani nel pomeriggio, alle ore sedici, e sarà privata ». I dubbi si sono addensati intorno all'aggettivo plenaria: vi parteciperanno anche i rappresentanti dei piccoli Stati, quali la Grecia, la Rumenia, la Jugoslavia? Loucheur è stato reticente, ma semhra di sì. Le congetture affrettate per l'ora tarda intorno alla riunione di due ore non possono che vertire sull'argomento della procedura: si parla di due sezioni della Conferenza, una finanziaria e una politica; verrebbe nominato un presidente generale e due presidenti, uno per ciascuna sezione. I nomi che si davano più quotati erano quelli del Presidente del Consiglio belga, Jaspar, per la presidenza generale, dell'ambasciatore del Giappone a Parigi, Adatci, per la presidenza della sezione politica e del ministro Loucheur, oppure del nostro ministro Mosconi, per la presidenza della sezione finanziaria. Segretario generale sarebbe il signor Hamkey. segretario del Gabinetto di MacDonald. Ma, a parte i nomi, le questioni della procedura inveslonn problemi più sostanziali di quel che possa sembrare a prima vista. Come si compirà il collegamento fra le due sezioni? Pntrnnno nndnre avanti i lavori per l'evacuazione della Rennnia, se. intanto, si arenassero aneli' per l'apnlicnzione del piano Yonncr o viceversa? La vecchia tesi tedesca per cui la Germania avrebbe dirit'n indinendentemenfo dalla formazione della Commissione dì investicrnzione e di roncilinzinne e nerflno dall'approvazione del ninno Young. allo sgombro renrmo. si accentila spmnre più nelln cniTmnsrna giornalìstica e nelle vociferaz'oni ufftc'nse. Mn questa insoddisfazione risnonde a uno dei metodi preferiti dalla Germania: e in tal caso la mette fuori cnpncmrpclrzlccgrlsgfpdcldiuhlmtmaArt.I da ogni responsabilità nel parteg- giare per Snowden o per gli altri,creditpri a proposito della ripartizione delle quote. La logica per cui il piano Young e l'evacuazione renana sono, nella pratica, intimamente connessi, dovrebbe portare la Germania a sostenere l'inscindibilità del rapporto degli esperti; ma essa non può compiere qualsiasi gesto che rechi dispiacere ai suoi più preziosi alleati nell'attuale momento, i laburisti, ed evita di prendere una posizione netta su quella che riteniamo la questione pregiudiziale dell'insuccesso della Conferenza dell'Aja, trincerandosi nella sua intransigenza giuridica di interpretazione del paragrafo 431 del trattato di Versailles, intransigenza che in sostanza ha soltanto un valore ideale. Alfredo Signoretti Netta sfiducia in Germania Berlino, 5 notte. Oggi la più netta sfiducia accompagna in Germania l'apertura della Conferenza dell'Aja, sulla quale questa opinlone pubblica vede decisamente addensarsi il cielo più buio. La sfiducia che nel primo tempo, all'indomani delle conclusioni del piano Young, quando da questi giornali si cominciò a invocare la Conferenza, era soltanto una prerogativa dei circoli di destra, ha ora, con l'andaTe del tempo e con l'approfondirsi preventivo delle polemiche e degli assaggi reciproci, guadagnato totalmente anche gli ambienti di sinistra e perfino i social-democratici. Per questi, la sfiducia diventa qualche cosa di peggio e di più amaro ; diventa diffidenza e scherno verso l'ex-compagno Briand, il quale appare sempre più un transfuga dei suoi stessi ideali di pace. L'infido Briand « La Conferenza dell'Aja — scrive il Servizio di Stampa social-democratico — ci dimostrerà finalmente se Briand merita ancora quel resto di credito di cui ancora gode in Germania unicamente in grazie al fatto che non si riuscirebbe a trovare In Francia un fautore della politica di intesa meglio di lui. Ovvero la Conferenza ci - dirà se egli, a furia di manovre e di piccoli mezzucci tattici, abbia Unito per perdere di vista il fine sapremo della politica di intesa franco-tedesca. Le dichiarazioni da lui fatte alla Camera recentemente ci ammoniscono a non Ada/rei troppo. La sola verità è questa, che la delegazione francese all'Ala è rappresentante di un Governo di destra con alla testa un uomo di sinistra troppo cauto e troppo pavido ». E da questo estremo social-democratico passando all'altro estremo della destra nazionalista, si trova la Kreuz Zeitung, la quale scrive: « Vista la intransigenza francese, la lotta all'Aja promette di diventare ancora più difficile e più aspra e ostacolata di quella che sia stata la stessa Conferenza delle riparazioni a Parigi. Ma soprattutto abbiamo fondato motivo di elevare gravi dubbi sulla sincera volontà di liquidazione del signor Briand Le speranze di un risultato palpabile all'Aja sono così quasi nulle ». E un altro autorevole organo provinciale di destra, lo Slesiscke zeitung scrive che ciò a cui Briand tende, è innanzi tutto di intascare il piano Young e poi bellamente passare al sabotaggio generale dello sgombro ponendo allo sgombro stesso nuove condizioni. • E abbiamo motivo — conclude anche questo giornale — di guardare con diffidenza quest'uomo, malgrado il suo frasario pacifista » Ma il massimo del pepe con cui l'apostolo della pace Briand è condito in .queste acri salse berlinesi, lo mette la Deutsche Allgemeine Zeitung. Il giornale comincia con l'affermare molto gratuitamente che finora Briand si è scusalo di essere stato impedito nel pieno spiegamento delle sue intenzioni pacifiste dal cerbero Poincaré. Ma ora — dice il giornale — egli stesso è il capo responsabile. Tuttavia, naturalmente, non gli mancherà la scusa della maggioranza ancora poincariEtn della Camera. Ecco dunque come si reca all'Aja Briand: egli ci si reca — afferma con aria di scherno il giornale — con mani e piedi legati: meglio non potrebbe stare. I nemici della sua politica lo sostengono e gli amici gli votano contro. Tale è la sfiducia del giornale In un Briand in questa situazione, che esso arriva a rimpiantrere clic all'Aja non d sia addirittura Poincaré, in questo' spiegamento monstre di 5(10 diplomatici. Avrebbe almeno tolto a onesto «piegamento stesso quella sua fisionomia di ipocrisia e di ambicmltà che lo distingue e '1 mondo avrebbe certamente avuto da ascoltare assai meno frasi oratorie eravide di pace, ma In compenso si sarebbe capito un poco più la reale situazione d'Europa. « La cascala delle frasi » « Invece — scrive il giornale — prepariamoci a difenderci coulro la cascata delle frasi Briand Io conosciamo: amabile conversatore e raccontatore di fiabe, tenore eroico della Società delle Nazioni. Nei suoi vecchi giorni etrlf si è innamorato cotto degli sta ti Uniti di Europa e ba promesso a Kiidenhnvi-Kalerei perfino la luna Ma se il siimor Briand non è un buffone, allora, se vuole parlare desr'i Stati Imiti d'Europa, bisogna cominciare Innazi tutto con rirnetru're la sovranità delV terre tedesche ». E qui lo scrittore, dopo avere concluso cosi la beneficiata del signor Briand, ripete le note tesi tedesche e termina sintetizzando il suo giudizio e le sue previsioni circa la Confercn-' I za dell'Aja in un ammonimento al Governo di negare, tutto considerato, la sua approvazione al piano Young. « Il consenso al plano Young — scrive — sarebbe una elargizione cosi enorme, e la responsabilità che il Governo si assumerebbe di fronte all'opinione pubblica del paese, che è sempre più ostile a questo piano, sarebbe così grave che la piena ricostruzione della sovranità territoriale e lo sgombro della Sarre sarebbero l'estre mo limite che ci si potrebbe offrire In compenso ». O. P. Resistenza in Francia Parigi, 5 notte. I giornali dedicano ormai 1 loro soli articoli politici alla Conferenza dell'Aja, sforzandosi di costituire, davanti all'opinione pubblica una specie di fronte di resistenza contro gli anglo-tedeschi, che pochi esitano, nella circostanza, ad associare in un unico partito. Come sempre, la Francia si trova in una posizione giuridica fortissima e, ciò non ostante, come sempre, l suoi delegati partono chiedendosi a quali nuove rlsunzle non saranno costretti ad acconsentire. Pel momento la consegna è di attendere l'avversarlo di pie' fermo. « Il piano Young — scrive U • Petit Parisien » — rappresenta per la Francia molte concessioni a quella che viene chiamata la causa della pace. Essa le ha pesate e le ha ammesse. Non andrà al di là. Il piano Young è il suo statuto. Gli esperti che lo hanno firmato, lo hanno terminato con questa dichiarazione solenne: « Noi consideriamo Il nostro rapporto come un tutto indivisibile. Noi riteniamo che non è possibile giungere ad un lieto risultato adottando alcune delle nostre raccomandazioni e scartandone altre, e teniamo a liberare la nostra responsabilità per quello che concerne il risultato di un tal modo di fare o in caso di ritardo anormale nella esecuzione del progetto». Questa dichiarazione non è per noi una vana formula. Essa rappresenta gli sforzi sovrumani fatti durante più di tre mesi dagli esperti americani, tedeschi, Inglesi, belgi, italiani, giapponesi, francesi per giungere ad un regolamento completo e definitivo del problema delle riparazioni. Essa ba condotto, da parte della Francia, alla ratifica degli accordi sul debiti;, se vi si tocca, sia pure in minima parte, è l'Ingranaggio, è i) regolamento rimesso in cantiere; sono — non ce lo dissimuliamo — nuovi sacrifici da imporre alla Francia. Snowden imparerà, senza molto tardare, che Briand sa dire " no " ». Le decisioni di Ginevra punto fermo II « Temps » è meno generico nella sua presa di posizione e si limita a sostenere che tutte le speranze in un esito favorevole della Conferenza riposano sulla applicazione fedele della decisione di Ginevra del 16 settembre scorso: « La pretesa di ottenere un impegno formale per quello che concerne lo sgombero anticipato della Renania prima dell'adozione del piano Young, e insostenibile in diritto ed in fatto. Il Reich non può esigere il ritiro delle truppe alleate in virtù dell'articolo 431 del Trattato di Versailles, il quale non prevede lo sgombro anticipato altro che « se prima dello spirare del periodo di 15 anni, la Germania soddisfi a tutti gli impegni risultanti per essa dal presente trattato ». Essa non vi avrà soddisfatto affettivamente che quando il regolamento completo e definitivo delle riparazioni si troverà acquisito, cioè in realtà quando il piano Young sarà stato applicato effettivamente e la sua esecuzione sarà cominciata. Vi sarebbe In tali condizioni una vera sfida al buon senso a pretendere di subordinare l'adozione del regolamento definitivo delle riparazioni allo sgombro anticipalo dei territori renani. L'errore è d! sostenere che il piano Young implica per il Reich un sacrificio considerevole, che Berlino fa una concessione importante agli Alleati sottoscrivendovi. E', invece, il contrario che è vero. L'adozione del piano Young è una necessità imperiosa per la Germania, la quale, in mancanza di questo regolamento definitivo sarebbe costretta a continuare ad ese guire il piano Dawes. Se il piauo Young dovesse rimanere lettera morta, la Germania dovrebbe pagare di più senza nessuna speranza di ottenere la liberazione del suo territorio prima dei limiti di tempo fissati dal trattato di pace. Tale è la verità sulla quale conviene insistere ». L'incognita inglese Questo terreno e indubbiamente solido. Ma c'è l'incognita inglese, con la quale bisogna fare i conti. E su questo punto l'organo repubblicano è meno esplicito, per non dire esitante: « Si comprenderà come una grande riserva si imponga per quello che concerne le intenzioni attribuite al signor Filippo Snowden, e ciò malgrado tutte le dichiarazioni che ha creduto dover fare in questi ultimi giorni. Che il Cancelliere dello Scacchiere difenda con energia gli interessi del proprio paese, non vi è nulla di più naturale e di più giusto. E' il suo dovere. Che egli voglia, come certe informazioni tentano di far supporre, spingere questa difesa tino a compromettere il successo della Conferenza ed a votare il regolamento definitivo delle riparazioni ad uno scacco, nessuno lo crederà. E' del tutto Inverosimile che il primo atto importante del Governo laburista Inglese possa essere di ostacolare un accordo che contempla liete conseguenze per l'organizzazione di una pace duratura. E' possibile che i laburisti cerchino di far prevalere, per quello che concerne le riparazin ni, come per quanto riguarda la Ren;inia. delle concezioni particolari. Ma non vi sono probabilità perchè vi riescano, polche il ritiro delle sole truppe britanniche non risolverebbe il problema renano, anzi io complicherebbe e, facendo andare a monte il piano Young, il Governo laburistacommetterebbe un errore che le demo-crazie europee ed americane non gli perdonerebbero. All'Aja I negoziatori dovranno liberarsi dall'atmosfera creata dalle controversie di queste ultime settimane. Essi si troveranno in presenza di realtà che non è In potere di nessuno di sopprimere e ciascuno dovrà in coscienza assumere le proprie responsabilità». Come si legge fra le righe del commento che precede, l'atteggiamento di Snowden preoccupa Parigi molto di più che non l'atteggiamento di Stresemaon, Il quale si mostrerà più o memo malleabile a seconda del minore o maggiore appoggio che gli verr.à dal capo della delegazione britannica. Ancora un po', ed i francesi rimpiangeranno dì non aver lasciato tenere la Conferenza a Londra, dove Snowden sarebbe passato in seconda linea dopo MacDonald, la cui tattica prudente da una settimana sembra loro infinitamente preferibile all'ostilità senza quartiere di Snowden. Per spezzare la virulenza dei primi assalti, si prevede qui che Briand cercherà di portare gli avversari sul terreno procedurale, difendendo la tesi che le questioni all'ordine del giorno non possono venire trattate contemporaneamente, ma che l'accordo sulla accettazione o meno del piano Young debba precedere l'Inizio delle discussioni sulla evacuazione renana. C P.