Come la Banca Popolare italiana è giunta al ((deficit)) di 18 milioni

Come la Banca Popolare italiana è giunta al ((deficit)) di 18 milioni Come la Banca Popolare italiana è giunta al ((deficit)) di 18 milioni ò a a . e a a é r à i » i . e e u n V , a o r n , na. roe, lonae aù i e di Il Procuratore del Re aggiunto com-llimemi. Di Majo ha presentato in que- Csii giorni la sua requisitoria nel prò- cedlmento a carico degli ex-SIndaci mamministratori della Banca Popolare mltal-iana. Società Anonima, dichiarata; gfallila con sentenza 13 giugno 1927 .del dTribunale di Torino, Il documento del P. M. è assai voluminoso, constando di un centinaio circa di foglili dattilografati. Come sempre, il cornm. Di Maio, attraverso la consueta lucida c precisa disamina dei fattri, riesce a tracciare un quadro vivo e completo, risalendo dalle lontane origini della Banca fino al crollo. Premetta, il rappresentante della legge, che molto difficilmente è occorso un fenomeno singolare, quale è offerto dalla Banca Popolare Italiana, istituto che porta in sè, fin dalla nascita, i germi della dissoluzione e par quasi trovare, nella sua stessa debolezza, una strana forza che gli permette di prolungare una esistenza, apparentemente florida, per circa nove anni. Fondamenta gettate nella sabbia D Magistrato viene quindi a ricostruire il passato della Popolare Italiana la quale sorse il 16 gennaio 1913 sono forma di Anonima Cooperativa, con la finalità di aiutare specialmente i proprietari fondiari, accordar credito ai soci, erogare fondi di beneficenza. Fin dal principio però si rivela un funzionamento irregolare: ad uno strano esercizio provvisorio succede un nuovo oscuro periodo, durante II quale il Consiglio d'Amministrazione cambia continuamente 1 suoi membri, va alla ricerca disperata di capitali liquidi. Accerta che le spese sono costantemente superiori al profitti, stabilisce che esistono responsabilità non solo civili, ma anche penali a carico di ex-amministratori. Ciò non pertanto, in aperto contrasto con l'andamento disastroso della Cooperativa, si continuavano a costituire filiali, affrontando ingenti spese di esercizio: alla fine del 1921 era fissata una perdita di circa L. 260 mila su un capitale versato di L. 580.000 e cioè di quasi metà. Il 29 gennaio 1922, su proposta dell'ing. Mario Barberis, è nominato condirettore Vittorio Arietlo e finalmente il presidente, Adriano Vaccari, l'8 gennaio 1923 fa nominare consigliere e direttore generale il sig. Ettore Zoccola. E'- di questo periodo una relazione del Consiglio di amminlstrazio ne che considerando le fasi preceden ti, una preparatoria ed illusoria, l'altra addirittura nefasta, si compiace definire la successiva • realistica e ricostruttrice » La trasformazione poi della Cooperativa in Anonima si deliberò nell'assemblea del 18 febbraio 1923, con un aumento del capitale a dieci iniiioni. » Il bilancio del 31 dicembre 1922 — afferma senza esitazioni il P. M. — se pur abilmente presentato in pareggio anzi con accantonamento di utili, era falso perchè in realtà il capitale so ciale appariva del tutto perduto, men tre si presentavano già intaccati i de positi per oltre un milione e mezzo » Cosi l'Anonima sorgeva con la perdita, oltre il capitale della Cooperati va, di circa due milioni di depositi ed a Quell'epoca."si'erano già usati ti toli ricevuti in cauzione per L. 201.000 dandoli in anticipazione alla Banca d'Italia ed alla Banca Commerciale. Alla presidenza Vaccari subentra lo Zoccola, coadiuvato... egregiamente, fino al settembre dei 1926 dall'Arietto, eratifiche di 200.060 lire Lo Zoccola, accolto fin dall'inizio co me un banchiere provetto ed onesto allo scrupolo, potè lacilmente impadro nirsi della direzione dell'Istituto ccompletamente dominarlo. Allo scopo di attirare la fiducia e la stima gene rali riuscì ad inscrivere nel Consiglio gentiluomini i quali però rimasero ben poco. Indi formò un « Comitato direttivo » con potere deliberativo, in caso d'urgenza e la prima deoi6ione — 30 giugno 1923 — fu quella dt conce de re allo Zoccola stesso una gratificazione di L. 50.000 in contanti e di L. 150.000 in azioni, per il lavoro espletato a profitto dell'istituto ed i risul tati insperati conseguiti... All'epoca della Cooperativa si era formato il cosi detio Sindacato Ing. Vaccari e C. composto dal fratello del presidente della Banca e da un flnan ziere francese, per collocare le azioni in base al deliberato aumento del capitale a dieci milioni. 11 30 giugno 1923 si diede al Sindacato un primo compenso di L. 200.000 per collocamento di azioni, mentre devesi notare che in tutto quell'anno risultano sotto scritte in totale solo per L. 1.352.400 d azioni e versate L. 1.215.374. Su queste basi si compila un altro falso bilancio in data 31 dicembre 1923 Il bilancio del 1924 ha le stesse tare di quelli precedenti. Il Consiglio di Amministrazione muove appunti allo Zoccola che trascura la sistemazion rclacnlaseAtCrgmdpdpLnsCmpgBocsdTadEtsedDcvcrqctscdelle vecchie pratiehe e dei conti so-ispesi, ma naturalmente la protesta non Iha nessun effetto. iLo Zoccola confessa esplicitamente che almeno la sede centrale non rea- lizza guadagni sufficienti per coprire le spese, e tuttavia l'assemblea consta- ta il proficuo andamento dell'esercì- naio, o è te elo r15 re si sa a. < * : : oi « r o h; zio... E intanto le filiali seminata ovunrpie seguitano a pullulare in luoghi diversissimi! Il comm. Di Maio passa quindi ad esaminare 1» relazioni della Banca con altri organismi, mentre continuano i rapporti eoi Crédit Franco-Italien. I (rutti della gestione Zoccola Nelle diligentissinie e veramente perspicue relazioni del curatore rag. Ilicchiardi, è diniosrraio come alla fine del 10,26, epoca in cui può dirsi si chiuda la'gesiione Zoccola-ATietto, la situazione della Banca era caiastroftca, perchè1'il capitale sociale era del tutto assorbito e vi era inoltre un deficit di sette milioni e. mezzo. Il 24 febbraio 19?6. Zoccola insistette nelle sue dimissioni, perchè aveva bisogno di recarsi all'estero per importanti iniziative. Quindi si allontana dall'Italia, ed i suoi rapporti con la Banca rimangono puramente epistolari tino a cessare del unto. Arietto rimane ancora qualche mese per compiere nuove malelaue e per preparare, a sua volta, con certezza, ia fuga propria e de'.la famiglia. E con tutto ciò osavano spudoratamente rassicurare il dirìgente di una filiale, affermando che il Consiglio assumeva la garanzia anche personale del depositi della liliale stessa, ed. a proclamare con i soliti pomposi elogi, che la Banca poteva esseri: annoverata « se non tra i grandi Istinti, ceno fra quelli — e noii smio molti — che per una amministrazione saggia e prudente non hanno nulla a rimproverarsi nel loro passato e d'spongonò d! unti i mezzi p»r raggiungere :! più belio avvenite »l!l [Rei. Zoccola all'As -.-ml.lea dei i'1 Febbraio 1056). Nella [>r?*:<i- nza della Banca, allo Zoccola succedette il signor Gino Lazzaro Dina Si df-iiherò frattanto di impiantare ancora una ventina di liliali, di cede Agenzie, del Bergamasco, esclusoni sia *. e-li la! Casuigo, aila Banca di S. Alessandro Idi Bergamo con un pieni o dì nw.uuo re. e di rilevare l'esattoria di Pont amavese. Il Procuratore del Re aggiunto enumera quindi una serie di tentativi messi in opera dal Dina per rinsanuare la Banca. Infatti nella seduta el 17 maggio 1926 venne affidato ai ag. Ulderico Rossi il mandato di prò edere ad una revisione generale dela contabilità, però iniziati 1 primi acertamenti, furono subito Interrotti. Nello stesso aprile 1926 si effettuaroo operazioni da cui la Banca Popoare ebbe non lievi danni. Una di ese riguarda il Consorzio Idroelettrico Alpi Cozie. Ritorna in scena Pescarmona Si trattava di acquistare vari diriti di derivazione di acqua nelle Alpi Cozie, donde si sarebbe potuto ricavae un grandioso quantitativo di energia elettrica in regioni ove erano numerose le filiali della Banca. Ma non essendosi, per le vicende ella Banca potuti effettuare gli impianti, la "curatela, ad evitare decaenze, dovette cedere I relativi diritti per L. 265.000. con perdita qulndà di L. 200.000. Altra operazione pure dovuta al Dina, rifletta l'acquisto della tenuta Falini del dott. Prospero Pescarmona. Costui, possessore di un vasto patrimonio immobiliare, acquistato In gran parte con debiti e con ipoteche, Impegolato in una miriade di relazioni con Banche poco sicure, per cui mise in opera una vasta azione truffaldina, che lo portò al fallimento ed all'arresto, con relativa recente grave condanna pronunziata dal Tribunale di Torino, aveva già nel 1925 fatto capo alla Banca Popolare, per una cessione di stabili in territorio di Alessandria. E' della stessa epoca lo sconto effetuato dalla Banca di L. 608.000 di cessioni della Ditta Pregliasco di Savona e Carrara e l'avallo di altre L. 100.000 di effetti Pregliasco a favore della Ditta Fr.lli Tonetti di Pietrasanta, per cui la Banca, secondo il curatore, avrà una perdita di oljtre L. 200.000. Il Dina venne quindi arrestato e ciò fece naturalmente cessare ogni ulteriore manifestazione della sua attività. Un'oscura operazione e rovinosa fu quella infine della Banca Litoranea di Viareggio eh? diede come risultate un versamento di L. 400.000 In contanti contro rilascio di quattro cambiali ipotecarie di L. 50.000 caduna intestate alla Banca Popolare. Amministratori In fuga Intanto l'Arietto visitò ancora le fiiali per trovare denaro, onde far fronte a richieste di rimborsi ai correntisti; ma gli eventi Incalzavano. Egli aveva già la famiglia a Boxdighera dal 15 maggio e spesso si recava a Nizza colla sua automobile. Il 22 settembre spari da Torino e dall'Italia con la moglie ed i figli. Contemporaneamente Zoccola Inviò da Parigi una lettera di dimissioni, affermando di non aver da oltre un anno partecipato all'amministrazione della Banca, mentre era ancora intervenuto alla seduta del 6 agosto precedente. Un ultimo colpo veniva inferto alla precipitante compagine, dal Pescarmona che, avute per lo «conto, cambiali per oltre 2 milioni di lire se ne appropriava rimanendo debitore di quasi due milioni di lire nei confronti della Banca Popolare. In questi frangenti gli amministratori decisero infine di chiedere la moratoria che venne accordata dal Tribunale 11 2* gennaio 1927 per sei mesi. La perdita complessiva raggiungeva un totale di oltre 15 milioni, che in sede fallimentare saliva ad oltre 18 milioni su un passivo di 23 milioni ed un attivo di cinque. Una imputazione che dovrà per prima essere valutata nei suoi estremi, è quella che contempla il reato di truffa in sede di società, i cui elementi il P. M ravvisa tra l'altro, nel fatto che gli effetti cambiari hanno tutti un bollo insufficiente. Tale circostanza prova come fosse già preesistente l'intenzione da pane della Banca di sfuggire, attraverso quell'espediente all'adempimento del propri obblighi. aGGVTmMmscvissads1ccbrCrlfrb«—dLe conclusimi del P. M. Il comm. Di Maio profila quindi le varie ipotesi delia bancarotta semplice, fraudolenta, falsa indicazione del capitale, distribuzione di dividendi manifestamente insussistenti, prelevamenti dolosi, elencando poscia le più caratteristiche operazioni clic furono causa del fallimento: l'apertura di numerosissime filiali col solo fine dà attirare ingenti depositi, che dovevano essere malversati e sottratti, i .traffici nel collocamento di azioni fatti allo scopo unico di giustificare le corresponsioni di fortissimi premi, la relazione col Crédit Franco-I tal ien che puù essera consideralo come- una creazione dei dirigenti della Popolare Il comm. Di Maio ha parole roventi noi confronti dello Zoccola e dell'Arietto, che per la loro posizione predoml a»ante. furono i principali artefici co scienti della rovina della Banca, II P. M. conclude chiedendo venga ordinato il rinvio, avanti al Tribunale, l,i Ettore Carlo Zoccola di Francesco, d'ann: 4o, di Rossignana, già residente a Torino ed ora all'estero, nonché di Vittorio Arietto di Inonesto, d'anni 35, . Lazzaro Giustina fu Vittorio, danni 39,di Carrara, per bancarotta semplice. di Caluso. pure latitante, perche rispon dano dell'imputazione di appropriazione indebita qualificata continuata di titoli, affidati dai clienti alla Banca Popolare, di cui erano amministratori, per l'importo complessivo di L. 677.400, o più, di occultaz'one e distrazione rispettivamente della somma di franchi 1)00.000 e 700/00, stati loro versati dal Crédit Franco-ltalien di Nizza, di truffa commerciale, in sede di società, di falsità in bilancio, di bancarotta semplice e fraudolenta anche nei riflessi del Sindacato Vaccari e C. Parimenti il comm. Di Maio chiede vengano rinviati a giudizio: Adriano Vaccari fu Luigi, di anni 42, di Valenza Po, residente a Genova. In corso Firenze. 33-8, sotto l'imputazione di truffa commerciale in sede dt società, bancarotta semplice e falsità in bilancio, e Come la Banca Popolare italiana è giunta al ((deficit)) di 18 milioni Come la Banca Popolare italiana è giunta al ((deficit)) di 18 milioni ò a a . e a a é r à i » i . e e u n V , a o r n , na. roe, lonae aù i e di Il Procuratore del Re aggiunto com-llimemi. Di Majo ha presentato in que- Csii giorni la sua requisitoria nel prò- cedlmento a carico degli ex-SIndaci mamministratori della Banca Popolare mltal-iana. Società Anonima, dichiarata; gfallila con sentenza 13 giugno 1927 .del dTribunale di Torino, Il documento del P. M. è assai voluminoso, constando di un centinaio circa di foglili dattilografati. Come sempre, il cornm. Di Maio, attraverso la consueta lucida c precisa disamina dei fattri, riesce a tracciare un quadro vivo e completo, risalendo dalle lontane origini della Banca fino al crollo. Premetta, il rappresentante della legge, che molto difficilmente è occorso un fenomeno singolare, quale è offerto dalla Banca Popolare Italiana, istituto che porta in sè, fin dalla nascita, i germi della dissoluzione e par quasi trovare, nella sua stessa debolezza, una strana forza che gli permette di prolungare una esistenza, apparentemente florida, per circa nove anni. Fondamenta gettate nella sabbia D Magistrato viene quindi a ricostruire il passato della Popolare Italiana la quale sorse il 16 gennaio 1913 sono forma di Anonima Cooperativa, con la finalità di aiutare specialmente i proprietari fondiari, accordar credito ai soci, erogare fondi di beneficenza. Fin dal principio però si rivela un funzionamento irregolare: ad uno strano esercizio provvisorio succede un nuovo oscuro periodo, durante II quale il Consiglio d'Amministrazione cambia continuamente 1 suoi membri, va alla ricerca disperata di capitali liquidi. Accerta che le spese sono costantemente superiori al profitti, stabilisce che esistono responsabilità non solo civili, ma anche penali a carico di ex-amministratori. Ciò non pertanto, in aperto contrasto con l'andamento disastroso della Cooperativa, si continuavano a costituire filiali, affrontando ingenti spese di esercizio: alla fine del 1921 era fissata una perdita di circa L. 260 mila su un capitale versato di L. 580.000 e cioè di quasi metà. Il 29 gennaio 1922, su proposta dell'ing. Mario Barberis, è nominato condirettore Vittorio Arietlo e finalmente il presidente, Adriano Vaccari, l'8 gennaio 1923 fa nominare consigliere e direttore generale il sig. Ettore Zoccola. E'- di questo periodo una relazione del Consiglio di amminlstrazio ne che considerando le fasi preceden ti, una preparatoria ed illusoria, l'altra addirittura nefasta, si compiace definire la successiva • realistica e ricostruttrice » La trasformazione poi della Cooperativa in Anonima si deliberò nell'assemblea del 18 febbraio 1923, con un aumento del capitale a dieci iniiioni. » Il bilancio del 31 dicembre 1922 — afferma senza esitazioni il P. M. — se pur abilmente presentato in pareggio anzi con accantonamento di utili, era falso perchè in realtà il capitale so ciale appariva del tutto perduto, men tre si presentavano già intaccati i de positi per oltre un milione e mezzo » Cosi l'Anonima sorgeva con la perdita, oltre il capitale della Cooperati va, di circa due milioni di depositi ed a Quell'epoca."si'erano già usati ti toli ricevuti in cauzione per L. 201.000 dandoli in anticipazione alla Banca d'Italia ed alla Banca Commerciale. Alla presidenza Vaccari subentra lo Zoccola, coadiuvato... egregiamente, fino al settembre dei 1926 dall'Arietto, eratifiche di 200.060 lire Lo Zoccola, accolto fin dall'inizio co me un banchiere provetto ed onesto allo scrupolo, potè lacilmente impadro nirsi della direzione dell'Istituto ccompletamente dominarlo. Allo scopo di attirare la fiducia e la stima gene rali riuscì ad inscrivere nel Consiglio gentiluomini i quali però rimasero ben poco. Indi formò un « Comitato direttivo » con potere deliberativo, in caso d'urgenza e la prima deoi6ione — 30 giugno 1923 — fu quella dt conce de re allo Zoccola stesso una gratificazione di L. 50.000 in contanti e di L. 150.000 in azioni, per il lavoro espletato a profitto dell'istituto ed i risul tati insperati conseguiti... All'epoca della Cooperativa si era formato il cosi detio Sindacato Ing. Vaccari e C. composto dal fratello del presidente della Banca e da un flnan ziere francese, per collocare le azioni in base al deliberato aumento del capitale a dieci milioni. 11 30 giugno 1923 si diede al Sindacato un primo compenso di L. 200.000 per collocamento di azioni, mentre devesi notare che in tutto quell'anno risultano sotto scritte in totale solo per L. 1.352.400 d azioni e versate L. 1.215.374. Su queste basi si compila un altro falso bilancio in data 31 dicembre 1923 Il bilancio del 1924 ha le stesse tare di quelli precedenti. Il Consiglio di Amministrazione muove appunti allo Zoccola che trascura la sistemazion rclacnlaseAtCrgmdpdpLnsCmpgBocsdTadEtsedDcvcrqctscdelle vecchie pratiehe e dei conti so-ispesi, ma naturalmente la protesta non Iha nessun effetto. iLo Zoccola confessa esplicitamente che almeno la sede centrale non rea- lizza guadagni sufficienti per coprire le spese, e tuttavia l'assemblea consta- ta il proficuo andamento dell'esercì- naio, o è te elo r15 re si sa a. < * : : oi « r o h; zio... E intanto le filiali seminata ovunrpie seguitano a pullulare in luoghi diversissimi! Il comm. Di Maio passa quindi ad esaminare 1» relazioni della Banca con altri organismi, mentre continuano i rapporti eoi Crédit Franco-Italien. I (rutti della gestione Zoccola Nelle diligentissinie e veramente perspicue relazioni del curatore rag. Ilicchiardi, è diniosrraio come alla fine del 10,26, epoca in cui può dirsi si chiuda la'gesiione Zoccola-ATietto, la situazione della Banca era caiastroftca, perchè1'il capitale sociale era del tutto assorbito e vi era inoltre un deficit di sette milioni e. mezzo. Il 24 febbraio 19?6. Zoccola insistette nelle sue dimissioni, perchè aveva bisogno di recarsi all'estero per importanti iniziative. Quindi si allontana dall'Italia, ed i suoi rapporti con la Banca rimangono puramente epistolari tino a cessare del unto. Arietto rimane ancora qualche mese per compiere nuove malelaue e per preparare, a sua volta, con certezza, ia fuga propria e de'.la famiglia. E con tutto ciò osavano spudoratamente rassicurare il dirìgente di una filiale, affermando che il Consiglio assumeva la garanzia anche personale del depositi della liliale stessa, ed. a proclamare con i soliti pomposi elogi, che la Banca poteva esseri: annoverata « se non tra i grandi Istinti, ceno fra quelli — e noii smio molti — che per una amministrazione saggia e prudente non hanno nulla a rimproverarsi nel loro passato e d'spongonò d! unti i mezzi p»r raggiungere :! più belio avvenite »l!l [Rei. Zoccola all'As -.-ml.lea dei i'1 Febbraio 1056). Nella [>r?*:<i- nza della Banca, allo Zoccola succedette il signor Gino Lazzaro Dina Si df-iiherò frattanto di impiantare ancora una ventina di liliali, di cede Agenzie, del Bergamasco, esclusoni sia *. e-li la! Casuigo, aila Banca di S. Alessandro Idi Bergamo con un pieni o dì nw.uuo re. e di rilevare l'esattoria di Pont amavese. Il Procuratore del Re aggiunto enumera quindi una serie di tentativi messi in opera dal Dina per rinsanuare la Banca. Infatti nella seduta el 17 maggio 1926 venne affidato ai ag. Ulderico Rossi il mandato di prò edere ad una revisione generale dela contabilità, però iniziati 1 primi acertamenti, furono subito Interrotti. Nello stesso aprile 1926 si effettuaroo operazioni da cui la Banca Popoare ebbe non lievi danni. Una di ese riguarda il Consorzio Idroelettrico Alpi Cozie. Ritorna in scena Pescarmona Si trattava di acquistare vari diriti di derivazione di acqua nelle Alpi Cozie, donde si sarebbe potuto ricavae un grandioso quantitativo di energia elettrica in regioni ove erano numerose le filiali della Banca. Ma non essendosi, per le vicende ella Banca potuti effettuare gli impianti, la "curatela, ad evitare decaenze, dovette cedere I relativi diritti per L. 265.000. con perdita qulndà di L. 200.000. Altra operazione pure dovuta al Dina, rifletta l'acquisto della tenuta Falini del dott. Prospero Pescarmona. Costui, possessore di un vasto patrimonio immobiliare, acquistato In gran parte con debiti e con ipoteche, Impegolato in una miriade di relazioni con Banche poco sicure, per cui mise in opera una vasta azione truffaldina, che lo portò al fallimento ed all'arresto, con relativa recente grave condanna pronunziata dal Tribunale di Torino, aveva già nel 1925 fatto capo alla Banca Popolare, per una cessione di stabili in territorio di Alessandria. E' della stessa epoca lo sconto effetuato dalla Banca di L. 608.000 di cessioni della Ditta Pregliasco di Savona e Carrara e l'avallo di altre L. 100.000 di effetti Pregliasco a favore della Ditta Fr.lli Tonetti di Pietrasanta, per cui la Banca, secondo il curatore, avrà una perdita di oljtre L. 200.000. Il Dina venne quindi arrestato e ciò fece naturalmente cessare ogni ulteriore manifestazione della sua attività. Un'oscura operazione e rovinosa fu quella infine della Banca Litoranea di Viareggio eh? diede come risultate un versamento di L. 400.000 In contanti contro rilascio di quattro cambiali ipotecarie di L. 50.000 caduna intestate alla Banca Popolare. Amministratori In fuga Intanto l'Arietto visitò ancora le fiiali per trovare denaro, onde far fronte a richieste di rimborsi ai correntisti; ma gli eventi Incalzavano. Egli aveva già la famiglia a Boxdighera dal 15 maggio e spesso si recava a Nizza colla sua automobile. Il 22 settembre spari da Torino e dall'Italia con la moglie ed i figli. Contemporaneamente Zoccola Inviò da Parigi una lettera di dimissioni, affermando di non aver da oltre un anno partecipato all'amministrazione della Banca, mentre era ancora intervenuto alla seduta del 6 agosto precedente. Un ultimo colpo veniva inferto alla precipitante compagine, dal Pescarmona che, avute per lo «conto, cambiali per oltre 2 milioni di lire se ne appropriava rimanendo debitore di quasi due milioni di lire nei confronti della Banca Popolare. In questi frangenti gli amministratori decisero infine di chiedere la moratoria che venne accordata dal Tribunale 11 2* gennaio 1927 per sei mesi. La perdita complessiva raggiungeva un totale di oltre 15 milioni, che in sede fallimentare saliva ad oltre 18 milioni su un passivo di 23 milioni ed un attivo di cinque. Una imputazione che dovrà per prima essere valutata nei suoi estremi, è quella che contempla il reato di truffa in sede di società, i cui elementi il P. M ravvisa tra l'altro, nel fatto che gli effetti cambiari hanno tutti un bollo insufficiente. Tale circostanza prova come fosse già preesistente l'intenzione da pane della Banca di sfuggire, attraverso quell'espediente all'adempimento del propri obblighi. aGGVTmMmscvissads1ccbrCrlfrb«—dLe conclusimi del P. M. Il comm. Di Maio profila quindi le varie ipotesi delia bancarotta semplice, fraudolenta, falsa indicazione del capitale, distribuzione di dividendi manifestamente insussistenti, prelevamenti dolosi, elencando poscia le più caratteristiche operazioni clic furono causa del fallimento: l'apertura di numerosissime filiali col solo fine dà attirare ingenti depositi, che dovevano essere malversati e sottratti, i .traffici nel collocamento di azioni fatti allo scopo unico di giustificare le corresponsioni di fortissimi premi, la relazione col Crédit Franco-I tal ien che puù essera consideralo come- una creazione dei dirigenti della Popolare Il comm. Di Maio ha parole roventi noi confronti dello Zoccola e dell'Arietto, che per la loro posizione predoml a»ante. furono i principali artefici co scienti della rovina della Banca, II P. M. conclude chiedendo venga ordinato il rinvio, avanti al Tribunale, l,i Ettore Carlo Zoccola di Francesco, d'ann: 4o, di Rossignana, già residente a Torino ed ora all'estero, nonché di Vittorio Arietto di Inonesto, d'anni 35, . Lazzaro Giustina fu Vittorio, danni 39,di Carrara, per bancarotta semplice. di Caluso. pure latitante, perche rispon dano dell'imputazione di appropriazione indebita qualificata continuata di titoli, affidati dai clienti alla Banca Popolare, di cui erano amministratori, per l'importo complessivo di L. 677.400, o più, di occultaz'one e distrazione rispettivamente della somma di franchi 1)00.000 e 700/00, stati loro versati dal Crédit Franco-ltalien di Nizza, di truffa commerciale, in sede di società, di falsità in bilancio, di bancarotta semplice e fraudolenta anche nei riflessi del Sindacato Vaccari e C. Parimenti il comm. Di Maio chiede vengano rinviati a giudizio: Adriano Vaccari fu Luigi, di anni 42, di Valenza Po, residente a Genova. In corso Firenze. 33-8, sotto l'imputazione di truffa commerciale in sede dt società, bancarotta semplice e falsità in bilancio, e