Il Papa esce oggi dal Vaticano

Il Papa esce oggi dal Vaticano Il Papa esce oggi dal Vaticano n a o n n a n e n a e. L'ultima uscita cai Fio ix ROMA, luglio. Chi avrebbe mai detto a quei romani che il .19 settembre del 1870 si affollavano intorno alla berlina di Pio IX supplicandolo di non abbandonarti, che sarebbero dovuti passare cinquantanove anni prima che un altro Pontefice fosse uscito dalla cinta del Vaticano! Certo, di coloro che assistettero a quell'antica cerimonia, ben pochi potevano esservene oggi, in piazza San Pietro, per assistere a questa nuova uscita.. Oltre mezzo secolo è uno spazio di tèmpo straordinariamente vasto per la vita umana. Cosi per esempio di quei gentiluomini che la vigilia dell'investimento appresero al Circolo la notìzia che 1 soldati di Cadorna avrebbero aperto il fuoco la mattina dopo contro la cinta aurei iana, due soli sopravvivono e sono ancora soci di quello stesso Circolo rinnovato: il duca Grazioli Lante e il comm. SilvestrelH, antico ambasciatore del Re d'Italia. Coloro poi che quella notizia apportarono — il pittore Scipione Vannutelli e il principe Emanuele Ruspoli — sono morti an che essi dà gran tempo. Nè è da credere che la loro notizia potesse essere avventata, perchè 11 Vannutelli era cognato del generale Kauzler, comandante le forze pontificie ed Emanuele Ruspoli era intano di quel ministro prussiano' Arnim, che pur essendo protestante, non ci fu amicò In quei giorni. E'.verp che agendo cosi egli non faceva che interpretare, forse con un po' troppo di zelo, le intenzioni del principe di Bismarck che appunto qualche giorno prima lo aveva chia mato presso di sè, per dirgli che fra gl'italiani di Vittorio Emanuele e i romani di Pio IX era meglio mostrarsi favorevole a questi ultimi. Ultimi rancori, forse, del '66, o più precisamente diffidenza per le trattative che il Migra aveva condotto direttamente con Napoleone alla vigilia della guerra. ^ «A Roma non entrerete ma)» Del resto che il Corpo d'Armata del generale Cadorna dovesse o prima o dopo investire « la piazza forte di Ro ma > nessuno dubitava più, nè meno lo stesso Pontefice, il quale per conto suo tutto chiuso in un misticismo pieno di passione, aspettava sempre quel miracolo per cui aveva risposto al conte Ponza di San Martino, inviato speciale del Re Vittorio : • Io non sono nè profeta nè figlio di profeta, ma vi dico che a Roma non ci entrerete mai! ». E intanto, continuava le sue passeggiate e le sue visite, mostrando una forza d'animo che non doveva lasciarlo fino all'ultimo momento. Già il 10 settembre aveva tenuto a inaugurare il nuovo acquedotto di quell'antica Acqua Marcia che in suo onore era stata ribattezzata Pia. Battesimo del quale si compiacque, anche perchè gli permise di fare una delle sue solite freddure su quel nome aggettivato di marcia, riferentesi alla più pura e alla più fresca delle acque romane. La cerimonia fu impron tata a una grande solennità: ila società del nuovo acquedotto aveva fatto una grandissima vasca, nel luogo do ve è oggi l'obelisco commemorativo ai caduti di Dogali. Nessun ornamento d'arte, ma solo un colossale zampillo, che s'innalzava a una ventina di metri nell'aria, tanto da sorpassare l'attico del palazzo Massimo che allora esisteva sempre nella sua architettura primitiva. E' contro la facciata di questo palazzo — già villa di Sisto V, che per eredità di matrimoni era passato in dominio dei Massimo — che fu innalzato il trono di velluto rosso, avente ai due lati due tribune una per il Corpo diplomatico, l'altra per l'aristocrazia romana. Ma questa — bisogna pur riconoscerlo — non era numerosa. La stagione offriva, una comoda scusa a coloro che volevano rimanere lontani da ogni guaio, si che nel loro palchettone si vide sol tanto il conte di Caserta in rappresen tanza del Re di Napoli Francesco II, allora alloggiato nel suo palazzo Farnese; il duca Salviati, il conte Negroni, il marchese Cavalletti, il principe Altieri e il barone Kauzler che in quei giorni — come ministro delle Armi — era molto corteggiato. Per contro, la folla era densissima e tutta piena di entusiasmo per il Pontefice a cui gridava: «Viva il Papa Re, sempre Re!» e gettava fiorii e batteva le mani. Fatto tanto più da notare in quanto si era sparsa la notizia che proprio quella mattina due • patrioti • travestiti da butteri — ed erano infatti 11 conte Ugolini ed Ettore Mazzolani — erano entrati a Roma dalla Porta Salaria, recando in una bigoncia di mele un certo numero di bombe che avrebbero dovuto scoppiare durante il corteo pontificio. Fortunatamente però se 1 • patrioti di fuori » erano pronti a tutte le audacie, ausili • de drento » preferivano conservare la pancia per 1 fichi, e le bombe finirono, come le armi per 1 fratelli Cairoli, neUe torbide acque del Tevere. Tutto ciò fece si che la cerimonia riuscisse più sontuosa che cordiale: Pio IX accettò dalla figlia del marche se Cavalletti un bicchiere della nuova acqua, l'assaggiò e lo passò a Monsi¬ U gnor de Bisogno che lo ha conservato Uno all'ultimo giorno della sua vita come un cimelio prezioso. Poi, dopo aver lodato la bontà dell'acqua, la bellezza della fontana e la grandiosità dell'impresa, scese dal trono e ritornò in Vaticano, mentre la banda di un reggimento di fanteria lo salutava con l'inno pontifìcio. M giorno dopo — l'il settembre, cioè — di fronte alle notizie che erano sempre più allarmanti, fu decretato lo stato d'assedio, e Roma si vesti da guerriera. Ma era una guerra curiosa, perchè se da un lato la grande massa della popolazione rimaneva fedele al papa, dall'altro dimostrava chiaramente di non volersi battere nè per gli uni nè per gli altri. Forse aspettava gli avvenimenti, e forse anche sapeva benissimo che «la causa era condannata e che fra i funzionari che stavano accanto al Pontefice, ve n'erano di quelli che giocavano più o meno palesemente un doppio giuoco. Il barone Rodolfo Krauzler, figlio dei generale e la cui morte improvvisa ha impedito che si pubblicassero le curiose e importanti memorie di cui pure stava correggendo le bozze, mi raccontava che di uno almeno di quei funzionari vaticani, finito più tardi senatore del Regno, egli aveva le prove del tradimento. E anzi, essendo stato incerto se pubblicarle o no, nel suo volume autobiografico, per scrupolo di coscienza si era rivolto al Papa — non dirò quale dei tre che succedettero a Pio IX — domandandogli che cosa avrebbe dovuto fare. E il Papa gli aveva risposto di pubblicare esattamente tutto, che la storia non si distrugge distruggendo un documento. 19 settembre 1870 Questa di Pio IX fu l'ultima uscita, diremo cosi ufficiale: due altre volte però uscì dal Vaticano nei giorni che precedettero la breccia. La prima fu il 16 settembre, per recarsi alla chiesa di Santa Maria in Aracoeli, per adorarvi il Bambino Miracoloso; e la secondo il 19, proprio alla vigilia dell'ostilità quando si recò a San Giovanni in Laterano, per salire con umiltà cristiana la Scala Santa. Ma questa fu, si può dire, oltre che una visite religiosa, anche una rassegna militare. Perchè sul vasto piazzale che dalla basilica lateranense va sino alla chiesa di Santa Croce in Gerusalemme, era ammassato il grosso delle truppe pontifìcie, perchè si credeva che a Porta S. Giovanni sarebbe tentato lo sforzo maggiore. E infatti l'osservatorio più importante era stato stabilito sul grande campanile di Santa Maria Maggiore, dove il tenente De Buttet si manteneva In comunicazione continua col Comitato di difesa a Piazza Colonna e col ministero della Guerra alla Pilotta. Fu una malinconica passeggiata quella di Pio IX in quel tardo pomeriggio settembrino, sfolgorante di tutta la bellezza dell'autunno romano. In semplice carrozza cardinalizia, senza scorta e accompagnato soltanto da due dei suoi camerieri segreti — monsignor de Bisogno e mons. Samminiatelli — si recò alla Scala Santa, che volle salire in ginocchio, appoggiandosi di tanto in tanto sull'omero del de Bisogno. Arrivato in alto, cominciò a pregare, ma fu vinto dalla commozione, si che abbreviò quella sua visita e scese in piazza, salendo sotto la Tribuna del Triclinio leonino, da cui si vedeva la grande distesa dei prati, non ancora invasi dalle costruzioni odierne. « Santità non partite » Singolare riscontro storico, quella figura di un vecchio Pontefice romano, tutto vestito di bianco, sotto 1 mosaici che un suo predecessore aveva fatto fare per ricevere degnamente Carlo magno, venuto coi suoi paladini a farsi incoronare nuovo Imperatore Romano! Mille anni prima era un Papa trionfatore, che poteva raffigurarsi in quei mosaici in atto di consegnare lo stendardo della Chiesa all'Imperatore ed invocare per lui la vittoria : « Beati Petre, dona vitam Leoni et victoriam lìeot Karolo dona », dice l'iscrizione in esergo. Ed ecco oggi un altro Papa, dopo un millennio di fasti senza nome, invocare per sè e per le sue armi la stessa vittoria, che sapeva pur bene non sarebbe venuta! Mentre stava guardando i soldati bivaccati sulla nuda terra, si avvicinò a lui il colonnello De Charette e pregò di benedire l'esercito. Per un istante Pio IX ritrovò se stesso, si drizzò sulla vita e con la sua voce potente imparti la benedizio ne apostolica ai soldati, che risposero con un triplice urrali! Poi, dopo avere incoraggiato gli ul'liciali, che gli si era no fatti incontro, rimontò in carrozza e ritornò al Vaticano, mentre il popolo, inginocchiandosi al suo passaggio, gridava: ^Santità, nun ce lassate! Santità, nun vanite! ». Era stato detto Infatti'che al primo colpo di cannone 11 Papa si sarebbe imbarcato sul Te vere, dove per Fiumicino avrebbe raggiunto Civitavecchia, nel cui porto la fregata francese L'Orenoque era stata messa a sua disposizione e a sua di fesa dall'imperatrice Eugenia, reggente dell'Impero. Queste cose avvenivano 11 10 settembre del 1870, alle 0 di sera. Da allora molta acqua è passata sotto gli archi dei ponti tiberini, e molti regni sono nati e molti imperi sono stati distrutti. Quattro Pontefici si sono succeduti sul trono di Pietro, due Re d'Italia su quello del Quirinale, si sono avute guerre e sconfitte, vittorie e rivoluzioni, ed ecco che a mezzo secolo di distanza un altro Pio — l'undecimo nella serie dei vescovi romani — * nuo vamente uscito sotto il cielo di Roma passando da quella simbolica porta di bronzo che da cinquantanove anni non si era aperta più! Diego Angeli.