Gerbi parla dei suoi bei tempie dell'attuale decadenza del ciclismo

Gerbi parla dei suoi bei tempie dell'attuale decadenza del ciclismo Gerbi parla dei suoi bei tempie dell'attuale decadenza del ciclismo (Nostra intervista col campione) Asti, 19 notte. Gerbl: un nome che si Incomincia a leggere arrivando nella città motiferrine, sotto ia tettoia delia stazione, che si rilegge fuori sul piazzale e più lontano lungo la strada ferrata do ve le case sono pochine e la città la 6Cla il posto alla campagna verde e bella. — Gerbl — domando ad un vettu rale. — A quest'ora il sor Giovanni dovrebbe essere in negozio. In officina va pili tardi. Tutti conoscono le abitudini del SOr Gìovan. E come potrebbe essere altrimenti? L'astigiano non è forse stato un'autentica gloria sportiva conosciuta da tutto il mondo? Provatevi a dire a chiunque, al ragazzetto che va a scuola od all'uomo attempato che colla pipa In bocca fa la siesta al tavolo del caffè, il nome del campione di un tempo. Il ragazzetto vi dirà che conserva gelosamente una fotografia ritagliala da un giornale dell'epoca in cui il campione era celebre, ed il vecchio risponderà Invariabilmente: • Quelli erano corridori, non quelli di oggi che paiono tante signorine quasi avessero paura di sporcarsi la maglia sudando troppo ». Il vecchio evidentemente dicendo questo esagererebbe, ma attenuando un po' la frase si troverebbe in fondo alla stessa un certo sapore di verità. Gerbl al negozio non c'p. Più attivo di quanto lo crede il vetturale, è già andato nel torrido meriggio, all'officina. E' lui che viene incontro alla lenta vettura quando oltrepassiano 11 porticato d'ingresso Qualcuno deve averlo avvertito della visita. Lui e Panoera al « Giro di Francia » Mi Termo alcuni momenti senza avanzare verso il sor Giovanni che mi attende davanti al suo ufficio. Sono piacevolmente sorpreso. Quel volto ammirato non so più quante volte da ragazzetto sulle fotografie, è ancora tale quale. Anche ora l'ex-campione ha 1 capelli rasati come quando correva e l'aspetto energico e volitivo. Espongo lo scopo della visita: «Vorrei sapere da lei, per i lettori della Slampa, cosa ne pensa il campione di un tempo dai ciclismo d'oggi e principalmente di Pancera e del Giro di Francia ». — Ormai non conosco più nessuno: 6ono tutti giovani (la frase è accompagnata da un sospiro), ma si accomodi. Faremo due chiacchiere. — Già. il Giro di Francia — riprende Gerbi nel silenzio alto — l'ho cors anch'io e mi pare ieri. Era nell'anno che andavo forse meglio, nel 19U8. Ma a lei questo non interessa — interrompe Gerbl pentito. — Al contrario, dica, dica... — Nel 1908 ero andato in Francia coll'eqtfipe di Petit-breton, ma già a quei tempi la Casa per cui correva il Iran co-argentino aveva adottato il sistema oggi molto in auge. Anche tra le Case Italiane, ì gregari erano considerati dei garzoni meno che degli aiuti. Nella tappa Nizza-Nimes ricordo che stae cai tutti. Avevo una forza quel giorno che mi sentivo di arrivarmene solo so lo al traguardo e con un buon van faggio, ma il direttore della mia Casa ai un certo punto mi si avvicinò do mandandomi se ero improvvisamente Impazzito. « Vada piano, mi disse, non vi è fretta. Non bisogna danneggiare Petit-Breton, a Nimes arriverà lui Ed io fui servito: rientrai tra le file deluso e mortificato. Ma adesso basta col ricordi personali — soggiunge l'a stigiano. — Lei voleva sapere cosa penso di Pancera mi pare. — Appunto. — Non conosco 11 veneto, ma so che In Italia pur essendo considerato un buon elemento non fece mai cose sbalorditive. Ebbene devo dichiarare che la sua corsa al Giro di Francia è sem plicemente fenomenale. Non bisogna dtafremmstototuandctrtpcmcitmspèsnscnmmnceuqbmsvrgmggrma dimenticare ch'egli fu alquanto avvanaggiato nel correre con macchina rancese e che nella sua equipe non vi rano astri di prima grandezza, ma malgrado tutto questo Pancera ha dimostrato di possedere un'altissima clase. Il secondo posto che si è conquistao in classifica generale non è dovuo per niente nè al caso nè alla foruna, ma solamente alla sua tattica ed alla sua volontà. E' un peccato che nella tappa delle Alpi sia stato vittima di quei due incidenti. Senza quello le cose forse sarebbero andate in tuffairo modo... Inoltre non bisogna dimenicare che il Giro di Francia è molto più duro di quello d'Italia e che le corse francesi sono combattute severamente. Uno speri diventato mestiere — Cosa ne pensa della decadenza del ciclismo su strada? Gerbi che ormai è... lanciato e che infiorisce il suo dire con motti pretamente monferrini mi guarda un momento e poi risponde: — Per me la cosa è molto logica: stia a sentire il mio ragionamento e poi mi dirà. Il ciclismo oggi altro non è che un mestiere, un commercio. Se si resta «caporali» addio... Il corridore non porta l'entusiasmo tra la folla semplicemente perchè novanta volte su cento non può farlo. — E per qual ragione? — Per la ragione semplicissima che non è lui che dispone dei suoi alti, ma la sua ■ casa •. La « ditta commerciale » s'impone seguendo un pia no già tracciato, già studiato in pre cedenza. Per far vincere Binda, ad esempio, vi sono alle volte otto o dieci uomini, od anche meno, ognuno dei quali ha un compito ben preciso e ben limitato... — Una volta non era così? — Le posso garantire di no, special mente in Italia. Niente calcoli, nessun aiuto. Esaurirsi, ma vincere. Gerbi ha gli occhi lucidi ed è infervorato nel discorso. 1 ricordi fanno ressa ormai nella sua testa. — Partivo in una corsa, decidevo a grandi linee il mio programma, e via me ne andavo dove « sentivo » che gli altri non mi avrebbero potuto se guire. Non come oggi che si fa addi rimira un piano di guerra un mese prima della corsa. — Bei tempi quelli di Gerbi, vera mente — dico. — Noi lottavamo per la lotta sino alla fine. La sconfina ci recava trop po avvilimento, troppo dolore. Oggi il più delle volte sono contenti di arrivar primi, come secondi, ed il corri dorè non risolve più la corsa coi prò prl mezzi. C'è l'equipe, c'è la Casa Oggi, difficilmente si arriva esauriti in una corsa, non ci si affatica lnu tinnente. « Ai miei tempi — continua l'asti giano — si faceva la guerra dal pria cipio alla fine della corsa e si arrivava esauriti alle volte anche al punto di doversi mettere a lètto e restarvi parecchi giorni. « Come le ho già detto — conclude Gerbl — io non conosco bene i corridori d'oggi, ma so soltanto una cosaChe quando correvo io su strada l'arrivo avveniva sempre su strada e non su una pista per dar modo di guadagnar quattrini. Allora agli arrivi, volate se ne vedevano pochine veramente. « I bei tempi di Ganna. Petit-Breton e Cuniolol — soggiunge l'astigiano. — Ci saremmo mangiati tra di noi a piccoli bocconi se l'avessimo potuto (e qui Gerbi sorride al ricordo dei compagni). Quando sulle salite ci eravamo esauriti fino all'ultimo grado, allora mettevamo piede a terra e cercavamo di staccarci cosi, camminando uno più forte dell'altro, sino allo spasimo... Oggi l'industria ha ucciso lo sport' ■. E con questa frase Gerbl, tentennando la testa, mi saluta, cacciando glultimi ricordi di quegli anni. 1 bellanni di Gerbi... Giuieppe Tortelli.