D'estate si ride...

D'estate si ride... LETTERE VIENNESI D'estate si ride... VIENNA, Luglio. Un giornale datosi u spulciare il registro uegu orami uui Kiuinu di un umico i. r. rcefe.ii.-.-:. ■ ■ vi iiu irovaui non di questo genere: « Ai 14 aprile uei corrente anno, ain. ure -i pouieiiuiaue, saia consacrato nuovo cimitero militale, li cauaveie per la cerimonia vena fornito uat u.o uuuaguone ». « l'er andare domenica in chiesa, la truppa si riunirà prima uella chiesa aieuo la chiesa e uopo la chieda davanti la chiesa >. « tssenuosi assodato che il castrato Primus e una giumeiua, ua domain m poi lo si cniamera La tanta ». • L ordinanza oiacuuue Lauseclcer, ai servigi uel signor capuano l'aiouier, viene iinuieuiaium?iue sostituita per aver solleticalo la cuoca del sìgnor capitano eu avere coscientemente risposto con una menzogna alla doinanua: • Dove? ». « il volontario ui un anno caporale Monz Hecht resterà agii arresti in caserma, tino a quando non avrà imparato a rientrare per lempo ». « Viene punito il soldato Wenzet Asineier, delia seconda compagnia, per aver lutto passare la mone delia zia per quella delia maure. spostando la medesima di due ami:, e strappando cosi quattro giorni di licenza ». «La conferenza del signor capitano medico Lisenschimmel sul tema: «Col' me si rimane sempre sani » è rinviala per malattia del signor capitano medico ». « Colui che sulla piazza d'armi del genio ha buttato in acqua la tabella con la scruta: • E' proibito buttale oggetti nell'acqua » e invitalo a presentarsi volontariamente, essendo stato riconosciuto >. - . • E' punito con cinque giorni di cella il caporale Ostermayer, della 13.a compagnia, perchè imitava la voce del signor comandante del battaglione, urlando come un bue ». Il tenore Leo Slezak, uno dei beniamini del pubblico viennese e umorista incorreggibile, una volta fu invitato a prendere parte ad un concerto dei medici viennesi, i quali con la loro orchestra sarebbero stati lieti di accompagnarlo. Slezak però oppose un rifiuto: «Prima di lasciarmi accompagnare dai medici, disse, preferisco farmi operare di appendicite dai fi larmonici ». Un'altra volta Slezak cantava a Brùnn, in Moravia. Durante le prove la suggeritrice lo esasperò talmente che il tenore, impugnata una rivolte! la che gli serviva per la recita, sparò contro di lei un colpo a vuoto. La suggeritrice, fuor di sè per la paura presa, ne disse su Slezak di ogni colore. L'anno appresso Slezak tornò a Briinn e per riconciliarsi con la suggeritrice le diede una sua fotografia, con la seguente dedica : « Purtroppo mancai il bersaglio ». dgipfa^cpuPaivitacmnnsnccdzFpitmvv«cFrancesco Giuseppe era uomo assai parco, ma tuttavia trovò che l'unico panino datogli giornalmente per il caffè e latte fosse misera cosa. Fece al lora chiamare il conte Bellegarde, dal quale dipendevano le imperiali cucine, e gli chiese: « Mi dica un po', signor conte, quanti chilogrammi di farina al giorno ci vogliono per il panino che mi danno col caffè e latte? ». — Sedici chili, Maestà — rispose il conte stupito dalla domanda inattesa. — Bene, da oggi in poi ne faccia prendere trentadue e mi lasci servire due panini. * # Nell'attesa di diventare Leone XIII 11 giovane conte Peccì prestò servizio presso la Nunziatura viennese. Una sera un aristocratico Impertinente ere dè di metterlo nell'imbarazzo, dandogli ad esaminare un bellissimo portasigarette, con una miniatura raffigurante Eva, diciamo, prima che Adamo, rivolgendosi ai grandi sarti del l'epoca, riuscisse a provvederla di un abitino vegetale. Senza scomporsi, il giovane ecclesiastico guardò ed ammirò la miniatura e Infine, restituen do il portasigarette all'aristocratico gli fece : « Veramente una bella donna; è sua sorella? ». rplPcFnvrvnmsptplgdssIglCplsmte Questa l'hanno raccontata a Vienna degli austriaci sbarcati di recente a Genova. Un piccolo battello veniva ostinatamente seguito da un grosso pescecane. Il capitano, vedendo la sua nave in pericolo, afferrò una cesta d'arameie scaraventandola nelle fauci della be stia. II pescecane non si staccò di un palmo e il capitano cercò di saziarlo buttandogli una panca nella gola. Il pescecane si fece anche più ardito e il capitano gli buttò in bocca un biel lese. Ma il pescecane non si allontanò e 11 capitano gli buttò In bocca un ge novese. Quando infine l'equipaggio riuscì ad uccidere il mostro, tròvaron il genovese seduto sulla panca eh vendeva le arancie al blellese. A Vienna, malgrado la crisi, I viaggiatori di commercio battono ostinatamente la piazza. Uno di essi, entra to in un negozio, s'è sentito subito dire dal padrone: «Non ho bisogni di nulla ». « Però, obbietta il viaggiatore, do vrebbe almeno vedere le nostre colle zioni ». «Non hn bisogno di nulla». « Ma vedere non costa nulla », Insl ste il viaggiatore mettendosi ad apri re il baule. « Lasci i suoi stracci 11 dentro, grl da il negoziante furioso, peroni 1» ho ' detto già due volte che non ho bisogno di nulla ». « Mio caro e buon signore, sospira il viaggiatore, faccia a me il piacere personale di lasciarmi almeno tirare fuori il campionario, perchè sono io a desiderare di vederlo. Pensi che da ^ei settimane non ci riesco ». Il ministro desìi tsteri czeco-slovacco, dottor Benes, ni quale certamente piace godere di notorietà, si trovava unr volta solo soletto a Parigi, in Piazza della Concordia. Memre lui ammirava la piazza si avvicino un ignoto che gli chiese, in czeco, quale via dovesse prendere per raggiungere il Bois de Boulogne. Sorpreso, il dottor Benes forni quei chiarimenti ed altri ancora, sempre parlando in czeco. Infine l'ignoto, avendolo cortesemente ringraziato, fece per allontanarsi. « Un momento, esclamò il ministro trattenendolo, sapeva lei che io sono Benes? ». « Nossignore, rispose l'altro; per niente ». « Ma allora perchè mi ha parlato in czeco? ». «Glielo dirò subito: perchè è l'unica lingua che conosco ». Un altro ministro czeco, non troppo erralo in lingue straniere, giorni addietro ha dovuto partecipare, alla stazione di Praga, al ricevimento di He Fuad d'Egitto. Il minestro era molto perplesso e perde la testa vedendo che il sovrano, conosciuto quale importante dicastero dipendesse da lui, incominciava a fargli delle domande. Invece di rispondere all'ospite illustre, colpo il ministro si voltò furibondo verso 1 colleghi, esclamando in czeco : « Adesso ci credete che parla francese? ». Viveva anni fa a Vienna una signora Pollak. la quale era famosissima per certe sue frasi sconclusionate dete con la maggiore indifferenza. Al lorchè le mori il marito, la signora Pollak, che aveva larghe relazioni, ricevè numerose visite di condoglianza. Fra gli altri, un amico le disse: «La notizia che avete sepolto il vostro povero marito mi ha semplicemente terrorizzato... ». « Dato ch'era morto, gli rispose la vedova, era l'unica cosa che mi rimanesse da fare Il figlio della signora Pollak, ili famoso piccolo Moriz, era di una fantastica avidità di sapere. 11 disgraziato padre un giorno, dopo d'essersi lasciato interrogare per ore e ore, perde la pazienza: «Adesso lasciami tranquillo, esclamò, perchè debbo leggere il giornale... ». • Papà, insiste Moriz, ancora una domanda: quando la vespa si posa sull'ortica, è l'ortica che punge la vespa, o è la vespa che punge l'ortica?...» II Feace.

Luoghi citati: Egitto, Genova, Parigi, Praga, Vienna