L'"intellighenzia,, russa la rivoluzione e la letteratura di Ettore Lo Gatto

L'"intellighenzia,, russa la rivoluzione e la letteratura L'"intellighenzia,, russa la rivoluzione e la letteratura gativa! Ha essa aiutato o ostacolatolil suo svolgimento ( Ila raggiunto la .pletteratura la sua p:u alta emcienza chquando i problemi sociali e politici mino son diventati la sostanza èssen- voziale, o quando, rinnegando quasi le cuproprie 1.adizioni, essa si e sforzata ,ddi cacciarli via dal suo campo, e non , esper osservarli fuori di sé, ma per voiguoiarh, escluderli addirittura dalscproprio orizzonte? ghNclla critica letteraria russa, svol- at*>::. paraii-i>lament« alla letteratura creativa, e nella quale si potrebbe raveder proprio la storia di questo que-,v6Ìto, la risposta, salvo glaciazioni di tono, è stata quasi sempre la stessa: qla letteratura non può e non deve | riastrarrò dalla vita, e siccome questa'aè asocialità» e «politica», non deve.simai perdere di vista i problemi so-. vciali e politici. Quando la letteratu- jiira non riflette questi problemi, è in 1 decadenza, perchè estranea alla vita. La risposta in fondo non risponde ad uno dei corni del dilemma, quello estetico, ma è evidente che essa è implicita, in qnanto che solo ad artisti veramente tali può essere riuscito di riflettere nelle loro opere la bccovlentrealtà effettiva, chiamiamola pure sp«politica* e- «sociale», creando una letteratura così ricca e caratteristica quale la letteratura russa. In altri termini il contenuto dell'opera creativa, essenziale di essa, non si sareb- sodtvphe imposto senza una rispondenza'(qformale alle esigenze dell'arte. E reciprocamente questa rispondenza formale, senza quella del contenuto, non avrebbe che valore di esperimento, di elaborazione e non di realizzazione sostanziale. La stessa nuova scuola formalistica, ohe si è assunta il com- j pito di riesaminare dal punto di vieta formale tutta"la storia della letteratura russa, farebbe opera vana lcrrcrlesklaleee volesse prescindere del tutto dalla crealtà effettiva di un contenuto ca- uratteristico e inscindibile dalla sua .drealizzazione artistica. Noi non vogliamo dar qui una va lutazione di queste posizioni critiche cespiù o meno schematiche; ci preme jsconetatarle per le nostre ulteriori .sconsiderazioni intorno al valore del vprincipio generale dello stretto rap- [eporto tra la letteratura e la realtà j dpolitica e sociale. Frequentissimo è infatti il caso che della letteratura ! 1fbì sia fatto un indice della realtà sociale rispecchiantevisi e della realtà sociale ci si sia serviti per spiegare fenomeni ed atteggiamenti del mondo letterario. A intendere più chiaramente l'interdipendenza e le conseguenze del distacco, bisogna ricordare che la letteratura"'russa è stata nel suo complesso (e in particolar modo nel secolo XIX) una creazione della cosiddetta «intellighenzia» (la classe intellettuale russa) alla, quale spetta appunto il merito di aver tenute vive «politicamente» e «socialmente» le coscienze nel corso della storia «reazionaria» o «rivoluzionaria» della Russia. La storia della letteratura russa si presenta così come storia dell' «intellighenzia» russa, delle sue concezioni, dei suoi atteggiamenti, dei suoi entusiasmi e delle sue «défaillances». iTJn notissimo critico, l'Ovsjaniko'Kulikovskij, ha scritto appunto una storia della letteratura russa del secolo XIX col titolo di Storia dell' « intellighenzia » russa, e non si può negare, prescindendo da questa o quella conclusione, che i tipi letterari da lui esaminati sono precisamente tipi tratti dalla vita sociale e strettamente legati alle varie tappe di sviluppo o evoluzione del pensiero sociale russo. Ammesso questo rapporto per tutto il secolo XIX e per gli anni del secolo XX precedenti la rivoluzione, come ci si presenta la situazione dopo la rivoluzione? Il tema atferaentissimo, soprattutto dopo alcuni anni di esperienza, ha sedotto un critico comunista, il Polonskij, che ne ha fatto; oggetto a varie riprese di considerazioni e di studio. H Polonskij parte proprio dal concetto che la letteratura russa è stata una creazione dell' «intellighenzia». Con questa affermazione s'apre il suo volume di Saggi sul movimento letterario dell' epoca rivoluzionaria («Ocerki literaturnogo dvizenija revoljucionnojepochi», Mosca, Ed. governativa, 1929, 2.a ed,). Ma essa è subito limitata dall'aggiunta che ciò è vero fino al periodo proletario della storia russa. Evidentemente l'abitudine di chiamar proletario tutto quanto s'è verificato dopo la rivoluzione d'ottobre, ha preso la mano al critico, :ome gliel'aveva presa in un libro precedente : Russia che scompare (« Uchodjascaja Rus», Mosca, a Krasnaja Nov», 1924), facendogli dire che gli avanzi sconfitti dell' «intellighenzia» hanno finito col raccogliersi sotto la bandiera della rivoluzione operaia vincitrice. Egli sa bene che non è proprio così, in quanto che egli stesso afferma che la rivoluzione ha avuto i suoi propri quadri di una «intellighenzia» altamente classificata. E che la rivoluzione, anche quella « proletaria » sia stata pre- rrata e fatta dall' « intellighenzia » fatto storico indiscutibile, non meno dell'altro che la parte di essa che si schierò contro la rivoluzione di ottobre, è andata dispersa in seguito rstststgrmlbsdcpdoalrlidcnttFrssrssPlalla vittoria del proletariato. In ogni modo non bisogna dimenticare che la rivoluzione di| ottobre.fu una con- ìt\ lì ù *m*a della quale non si sarebbe molto prò-quale non si sareobe molto prò babilmente realizzata. La distinzione acquista nel quadro del Polonskij il ■no valore solo con la designazione borghese per quella parte del- nla» sconfitta sotto lai bandiera dell tproletariato c un errore in quanto ]dche I'«intellighenzia» russa, non fu [dmiai avversa, nelle sue aspirazioni ri- |cvoluzionarie, al proletariato. Le ac-jgcuse di tradimento di cui fu coperta ldaiia stampa comunista, potrebbero !cessere capovolte in quanto che la ri-|gvotazione comunista fu in un certo j pcnso un tradimento alla «intelli- 8ghenzia» che da decenni e decenni ;paveva preparata la rivoluzione. |rMa qui usciamo dal campo lette- |srario, nel quale soprattutto si muo- evono le indagini del Polonskij, delle ipquali ci occupiamo. il quadro uel movimento lettera- rio nel corso del ueceimio seguito alla rivoluzione di ottobre, è abbasi.anza cliiaro. 1 primi anni delia rivul azione nei campo letterario, signiicarono lo.siacelo della letteratura lnvpocpborghese che, secondo le parole del pcinico, «tacque non solo perchè le tcondizioni doli epoca della guerra ci- svile furono sfavorevoli alio sviluppo cetterario, ma prima di tutto perchè lnon aveva forza di sviluppo Ma che cosa si sostituì a questa letteratura venuta meno perchè non ri¬ spoudente alle necessità politiche o sociali del momento? A prescindere da poche manifestazioni che si potrebbero chiamare di letteratura rivoluzionaria, nel senso pratico della parola, la vita letteraria trovò per rczpqualche tempo un surrogato nel «pro¬ lctkult» organo ufficiale della cultura proletaria, che doveva formare e rafforzare con l'organizzazione, anche nel campo della creazione culturale, la posizione dominante del proletariato. Dal punto di vista più strettamente letterario il «proletkult» si doveva occupare anche della creazione e dello sviluppo di una letteratura proletaria. Mar era sorta con la rivoluzione proletaria anche una letteratura proletaria? Senza dubbio tentativi di creazione artisti ca furono fatti a varie riprese, ma erano essi tali da permettere una designazione così generica e larga nella sua apparente limitazione? Non bisogna dimenticare che la rivoluzione vincitrice aveva trovata la sua prima espressione in una corrente letteraria di origine prettamente borghese, il 1' « intellighenzia » si era valsa a più futurismo, e che la letteratura del- e i o riprese nel suo svolgimento «borghese» di elementi di origine proletaria. Che cosa intendere dunque per letteratura proletaria? Quanto inchiostro sia stato versato in Russia intorno a queste apparentemente così semplici parole sa solo chi abbia avuta la pazienza di sacrificare intere giornate all'esame non solo delle opere letterarie, ma anche dei programmi e delle giustificazioni critiche dalle prime avv^aglie ad oggi ! Il dubbio espresso dal poeta Valerio Brjusov fin dal 1921, nel primo numero della sua rivista «La parola artistica», su chi debba essere chiamato Uj DU XJU.M. VJVV U>JB VkWW a w u.u«u>4~uwt.v l poeta proletario, se colui che è uscito \ ...... . . i dalle file del proletariato, anche se ormai si è dedicato esclusivamente all'attività culturale, o colui che nello stesso tempo continua il suo lavoro di proletario, o colui che dedica la sua aspirazione alla vita e alla ideologia del proletariato, indipendentemente dalla propria origine di classe, e così via — questo dubbio non è ancora risolto. Solo che la situazione è oggi cambiata, in confronto del tempo in cui scriveva Brjusov. Finita la guerra civile, dopo una serie di tentativi diversi senza successo, la Russia proletaria ha avuta la sua nuova letteratura da una schiera di scrittori non proletari, anche se talvolta di origine proletaria; da scrittori che — secondo le parole del Polonskij — non l'hanno rotta con le tradizioni dell' « ieri » letterario. Sono questi i cosiddetti «poputeiki» o compagni di strada, i cui nomi, Pilnjak, Vsevolod Ivanov, Leonov, Babel, Sejfulina, Lidin, Fedin, Nikitin, ecc. rappresentano la nuova letteratura anche all'estero. Intorno ad alcuni di essi si muovono i saggi che lo stesse Polonskij ha raccolto col titolo Sulla letteratura contemporanea («O sovremennoj literature», Mosca, Ed. governativa, 1929, 2.a edizione) Il Polonskij distingue fra i «po- puteiki», oltre un centro, un'ala destra ed un'ala sinistra, delle qilali la prima si sarebbe appoggiata e si appoggerebbe a gruppi letterari antisovietici e controrivoluzionari e quella sinistra invece sarebbe strettamente legata al proletariato. L'abuso delle distinzioni invece che ad'un chiarimento minaccia di portare ad una vera e propria confusione di concetti, in quanto che si perde di vista proprio quello che ò essenziale al gruppo dei «poputeiki» nel loro complesso: l'accettazione della realtà come contenuto della creazione insieme alla conservazione dei canoni formali tradizionali, contro i quali si sono dimostrati infruttuosi i tentativi di capovolgimento fatti dagli scrittori proletari. Più chiaramente ha visto forse, dal suo punto di vista comunista, il critico Gorbacov .nella sua Letteratura russa contemporanea («Sovremennaja russkaja literatura», Leningrado, « Priboj », 1928) parlando non più di «poputeiki» ma addirittura di letteratura piccolo borghesei |accanto ad una corrente di vera e e [propria letteratura neo-borghese rap- |pI.esenrata da Alessio Tolstoj, daa Ebrenburg ed altri. Nella letteratu-1 .6, . ,. e l e - ra piccolo-borghese bisognerebbe vedere infatti un grave pericolo per la letteratura proletaria che nel suo svi¬luppo in quanto letteratura, o ne resta soffocata o ne è attirata e tra- volta. Nonostante tutti gli sforzi, una cultura proletaria indipendente non esiste ancora come realta, ma sem- pliccmente come compito. Dei resto nella concezione stessa di Lenin quel u ineoneep l turalo senza un'acquisizione critica ]di fcutte le conf.uisto delie «.lonze e [delle arti, ereditate dallo sviluppo |culturale dei secoli passati. Consejguenza di questa concezione è stata la formazione di uno strato medio !culturale tra la vecchia cultura bor|ghese e l'aspirazione culturale del j proietariato Nella letteratura que 8to gfcrato medio è rappresentato^ap;punto da; »p0putciki ». A giustifica|r6 j] ]oro Wame COn l'arte del pas- |sato della quale essi sono e vogliono essere i continuatori, il Polonskii ne iparla come di un ponte gettato tra l'arte di ieri e quella di domani. Ma non è ogni momento di qualsiasi movimento un ponte tra il momento precedente e il seguente? Il criticoosserva ancora che gli ulteriori successi della letteratura soviettista dipenderanno dal processo più o meno profondo di formazione d'elle corren ti e scuole letterarie. Ma che cosa di specifico per la letteratura soviettista c'è in questa dipendenza? Non vale la stessa cosa per tutte le letteratu-re, soprattutto nei periodi detti di crisi? Che la letteratura «borghesizzante» dei poputicilri sia la principale e più profonda corrente della letteratura soviettista, è chiaro: tan- to chiaro che contro di essa si ap- : puntano gli strali delle correnti che. non sono riuscite a conquistar la vit- tona. Del resto che cosa c i- di diver- ! so tra il centro, l'ala destra e l'ala sinistra della nuova letteratura e le o a a o ricorda un fenomeno d'altri tempi I Se si vuole ammettere che sia mutato il significato delle distinzioni, bisogna riconoscere anche che si tratta più di mutamenti di tono che di sostanza. La realtà «politica» e «sociale» come contenuto della letteratura creata dalla vecchia «intellighenzia» continua ad essere il canone della letteratura della nuova «intellighenzia». Ed anche ora come prima la vittoria ò là dove sono reali forze creative, non dove sono da salvaguardare principii estranei al campo dell'arte. Obbiettivamente è questo un fenomeno favorevole all'ulteriore sviluppo della letteratura russa. Che se per oiil suo successo, per la sua afferma- o i a e - i a zione, questa letteratura incontrerà nuove difficoltà ed opposizioni (come sembrano indicare le nuove coercizioni della censura) 1' «intellighenzia» che ne è la creatrice scriverà un'altra pagina di quel «martirologio» secolare che ne forma la forza e la grandezza, indipendentemente da chi tenga in mano lo strumento della tortura. Ettore Lo Gatto.

Persone citate: Alessio Tolstoj, Babel, Fedin, Lenin, Leonov, Nikitin, Pilnjak, Vsevolod Ivanov

Luoghi citati: Leningrado, Mosca, Russia