Città italiane

Città italiane Città italiane è , e e CittàLa storia locale, che pure ha gloriosi ed insigni tradizioni nei nostri studi, non ha sempre buona riputazione e favore nel mondo scientifico ed in quello culturale, soprattutto perete troppo sovente, negli ultimi decenni, la si è negletta ed abbandonata alle cure volonterose ma spesso inette di modesti curiosi, digiuni di ogni seria e severa disciplina, i quali credono di poter scrivere la storia del natio paese compilando alla meglio su fonti e su studi d- cui non sempre sanno comprendere il valore, senza alcuna critica e senza alcuna vera attitudine allo scrivere di storia. Ne vengono cosi intere biblioteche di volumi mal composti e peggio stampati, nei quali le vicenda di un borgo assai poco illustre vengono magnificate senz'alcuna chiara coscienza dell'importanza che può aver avuto, nella storia di un grande popolo, nel divenire d'Italia e d'Europa, il fatterello e la piccola cronaca d'un agglomerato di poche migliaia d'anime. Tuttavia la curiosità di conoscere e capire la storia della propria città, del' proprio paese è assai legittima, e si è sempre giustamente desiderato, anche dai più avveduti e meno ingenui storici, che la cultura italiana potesse avere delle buone monografie storiche sulle maggiori città, e ciò non soltanto pei appagare le campanilistiche ambizioni di qualche municipalità ansiosa di poter vantare e dimostrare i proprii tito'i di nobiltà, ma pe>- assolvere ad una vera e propria esigenza degli studi. La storia d'Italia fu infatti per molti secoli anzittutto e soprattutto la storia delle diverse città italiane: e per questo si sono compilate ingenti ss ime quantità di referti, di cartarii, si sono raccolti diplomi, bolle, atti pubblici e privati, leggi e statuti, non sempre e non tutti editi e non sovente, purtroppo, In condizioni tali da poter essere durevolmente e sicuramente messi a disposizione degli studiosi Si tratta di fasci, di ceste, di casse di preziose carte tenute assieme con la più stupefacente imperizia archivistica in raccolte civili o ecclesiastiche, destinate a distruzione per la umidità, i topi, i pericoli di Incendi. Ed In questi fragili ed effimeri tesori giacciono talvolta notizie insperate ed interessantissime sui momenti più oscuri della storia delle città italiane. Appunto per questo la storia locale, di città e di paesi o regioni, è un campo aperto alla migliore critica storica su cui è bene attrarre l'attenzione. A questo compito vuole assolvere la iniziativa assai opportuna di una collezione di « Storie Municipali d'Italia », animata da intenti di seria divulgazione, che si presenta al pubblico italiano con tre riusciti e decorosi volumi. Forlì La raccolta si apre con un « Forlì » di Arnaldo Mussolini II direttore del Popolo d'Italia ha saputo, malgrado le sue molte, altissime cure, trovare 11 modo di darci un volume esauriente ed interessante sulla terra della sua famiglia, sulla patria del Duce. E non era tacile impresa: dacché nella forte città romagnola si scontrano e si urtano continuamente lo più Implacabili lotte di parte del medioevo italiano; si appuntano cupidigie ed interessi di stranieri e di italiani, e non si o .Placano odii e contese nè sotto il doi \f$?t J™™?}?\n**v»r™°n SU dell Italia unita, sotto 1 incerto ordine o i a i i l l a a e . i l a l i a « o a o ù i o dell'esperimento liberale. Dapprima centro militare romano, sulla via Emilia, contesa da Longobardi e Bizantini, passò poi con le principali città della Romagna al dominio papale, per imposizione di Re Pipino a Re Langobardo Astolfo. Ma, lasciata in relativa autonomia, in essa fiori la famiglia degli Ordelaffl, e poi fu dilaniata dalle lotte fra Guelfi e Ghibellini, per lungo tempo indipendente dal Papa, e poi soggiogata dall'abilità del cardinale Egidio Albornoz, il quale, con la diplomazia e con le armi riuscì a rovesciare, per breve tempo, gli Ordelaffl ed a sopprimere la autonomia forlivese. Sisto IV sostituì suo nipote Gerolamo Riario, marito della celebre Caterina Sforza, agli Ordelaffl nel governo della città: e le cronache raccontano con quale e quanta solennità il nuovo signore sia entrato in Forlì, con la moglie e con una brillante scorta di nobili romani e dì giovani vestiti in bianco e recanti ramoscelli d'ulivo. Per alcuni giorni feste sontuosissime furono Indette per celebrare l'avvenimento. Ma anche la signoria del potenti e ricchissimi Riario durò poco. Approfittando d'una malattia del signore e del malcontento delle popolazioni per le tasse, Antonio Ordelaffl suscitò una ribellione, che fu dominata dall'ener gica ed eroica Caterina, in una resistenza memorabile e notissima. Salito alla sede pontificale Alessandro VI, Caterina Sforza, reggente per conto del piccolo Ottaviano Riario dopo l'uccisione del consorte, dovette sostenere l'urto delle forze Borgiane che tendevano a preparare lo stato per Cesare Borgia, 11 Valentino, ii quale era già stato solennemente ricevuto in Forlì: e Caterina, che aveva tentato di resi stergli. fu imprigionata per 18 mesi in à , i . e e e r a , o e e à e n Castel S. Angelo e privata di ogni potere. Con Giulio II, Forlì passava all'assoluto dominio della Chiesa cne vi governò indisturbata sino al 1796, anno in cui vi giunsero le truppe vittoriose del generale Bonaparte. Da allora la forzata quiete di circa quattro secoli fu nuovamente turbata, e la generosa città di Romagna partecipò attivamente a tutti 1 moti per il Risorgimento, come diede, insieme a tanti altri del suo sangue, un eroe quasi simbolico all'Ultima guerra nell'indimenticato Fulceri' Paulucci de' Caiboli, forlivese, medaglia d'oro. La coronata aquila nera dello stemma storico di Forlì fu sempre simbolo di orgoglioso slancio e di sacrificio appassionato: ed e con passione e con serietà di studioso che Arnaldo Mussolini ha inaugurato la collezione delle storie municipali d'Italia parlando di una vicenda cittadina tutta risonante di nomi grandi, di eroismi, d'armi e d'armati: vicenda d'una città forte e gentile. _ Genova Uno dei nostri storici più insigni, il prof. Manfroni. tratta, nel secondo volume della collana, con lunga esperienza e perizia, della grande storia di Genova. Città europea ed italianissi'ma ad un tempo, fra le nostre antiche repubbliche è di quelle che maggiormente operarono, soprattutto nel medioevo, ed ebbero un posto non piccolo nella storia del Mediterraneo. Nell'alto medioevo, abbandonata dal poteri feudali, da sola si difese dalle incursioni saraceniche, e .grazie a questa iniziativa di forti uomini divenuti liberi, gettò le basi dei suoi ordinamenti autonomi sin dal tempi del secondo Re Berengario.- la compagna di tutti coloro che posseggono navi, diveniva il fondamento della vita comunale, essenzialmente marinara, tanto che verso la fine del secolo XI Genova, già pervenuta ad una prestigiosa posizione sui mari, si governava indipendente sotto i Consoli .della compagna, primeggiava sulle Riviere e sulle terre di Liguria, e mirava apertamente alla signoria più ambita, quella dei mari. La prima rinuncia alla vita autonoma si ebbe all'inizio del =r colo XIV quando la città, stanca di lotte che forse sembravano inutili alla miopia di certi ceti commerciali, ofirl la signoria all'imperatore Arrigo VII del Lussemburgo, il quale vi lasciò un suo vicario; ed alla morte di colui cn« aveva rianimate le speranze dei Ghibellini d'Italia, Re Roberto di Napoli tu chiamato dai Guelfi alla signoria ai Genova. Nel 1339, con l'assunzione al supremo potere di un ricco borghese, Simon Boccanegra, ebbe inizio il dogato, che si conservò, con molte interruzioni, sino alla fine del secolo XV'lil, e che assunse, in principio, un netto carattere antinobiliare e ghibellino. Mentre fiorivano, con l'istituzione delle private società, dette maone, le iniziative che dovevano far sempre più grande la potenza di Genova, le discordie intestine portavano ad approcci con varii signori fra cui Amedeo VI e VÌI di Savoia, sino a che, verso la fine del secolo XIV, la signoria fu data a Carlo VI Re di Francia. Nel Rinascimento giganteggia, nella storia genovese, la figura di Andrea d'Oria, il più grande capitano di mare del suo secolo, che servi orima Francesco I di Francia, poi Carlo V, e che, con le sue opere e la sua attività, segno dei momenti decisivi nella storia di Genova e d'Italia; e domina pure un istituto, li Banco di S. Giorgio, classica organizzazione finanziaria italiana, che ebbe grandissima parte nella storia e nella vicenda di un grande impero marittimo. Decadendo progressivamente nei secoli XVII e XVIII, Genova assistette, al tempo della Rivoluzione francese, al crollo della sua repubblica aristocratica ed alla rovina del suoi commerci e delle sue industrie, al pullulare di avventurieri e di falliti, sino a che, con la Restaurazione, appartenne allo Stato Sabaudo: mutamento di cui assai r-i dolse, e da cui. per contro, trasse grandissimo vantaggio, per il rifiorire del suo porto grazia alia Intelligente azione del De Geneys e poi, soprat tutto, del Cavour. Parma Se nella lucida prosa e nella sapiente sintesi di Camillo Manfroni si ha un quadro equilibrato, completò ed armo nioso di Genova armata, dominante sui mari, ricca e superba di commerci e possessi, il volume del Paltrinierl su Parma tende a rievocare la storia inquieta e fastosa della città dei Farnesi e dei Borboni, nel lusso delle sue corti e nelle lotte delle sue fazioni. Affermatasi assai presto nelle libertà comunali, sin dall'inizio del secolo XIV iniziò con Giberto da Correggio il periodo signorile. Passata, nel corso del secolo, per diverse mani, verso il 1346 fu presa con la forza da Luchino Visconti, e presto ebbe a gemere sotto il dominio di Bernabò, che impose, con crudeli supplizi, la pacificazione fra le fazioni cittadine, e per legge ordinò fosse mozzata la lingua a chiunque si dichiarasse guelfo o ghibellino; fece accecare ed impiccare chi uccideva selvaggina nelle sue ristelstnbpctccpmCuctLdtgzinvargrilcdfrnrtPzdqsrRmdlcipncglsnnvzCMPgnDlcuuta riserve di caccia, ed impose un durissimo fiscalismo, giungendo d'altra parte ad imporre che, al suo passaggio per la città, tutti i cittadini si inginocchiassero. Dopo un secolo di dominio visconteo, il biscione milanese fu sostituito, nelle insegne di Parma, dall'aquila bianca estense, con Niccolò d'Este, che però, dopo qualche tempo, rese la città a Filippo Maria Visconti, nuovo tiranno che infierì duramente con i consueti sistemi della sua casa. Dopo un 'brevissimo periodo repubblicano, e dopo un dominio francese e poi pontifìcio, con il Papa Paolo III, la famiglia Farnese staccò dagli Stati della Chiesa Parma e Piacenza, e ne fece un ducato per Pier Luigi figlio, che il Papa aveva avuto prima di en trare nei sacri Ordini. Il Duca Pier Luigi, oggetto di turpi accuse, e certo di vita privata assai discutibile, fu tuttavia ottimo ed energico principe, rior ganizzatore della giustizia, delle finanze e delia amministrazione del suo Staio. Con i duchi Ottavio, Alessandro, Ranuccio I ed 1 loro successori, la nuova dinastia ebbe ottimi principi, che amministrarono saggiamente e signorilmente lo Stato, facendolo crescere a grandissimo splendore. I Farnese durarono sino al 1731, con il Duca Antonioil quale, privo di discendenza maschile, lasciò aperto il problema della sue cessione. Parma era divenuta capitale di uno Stato autonomo, italianissimo e felicemente governato; e si può ben dire, col Paltrinierl, che « città Farnesene mantenne le tradizioni e le caratteristiche anche attraverso 1 successivi tempi », ed ancor oggi la provincia di Parma ha per stemma i sei gigli azzurri in campo d'oro di quella Casa ducale. Ai Farnese successero 1 Borboni, quali, con più o meno lunghe parentesi, governarono sino al movimento diretto da L. C. Farmi ed all'unione aRegno d'Italia. Dopo un periodo di dominazione austriaca successo al breve ducato di Don Carlo di Borbone, vi fu la dominazione dei prefetti napoleonici e poi quella di Maria Luigia: e fra i Borboni e gli Absburgo, Parma trovò principi spesso affettuosi, paterni, be neflci, e saggi amministratori. Con questo volume del Paltrinierl sconchiude, per ora, il primo breve gruppo di volumi della promettente collezione « municipale ». Tutti e tre saggi della utile iniziativa si presentano come opere ampiamente e modernamente informate, concepite con vivacità e condotte con accurata disciplina di ricerche. Libri per aliro di piacevole lettura, ornati di curiose illustra zioni, possono assai bene corrisponde re alle esigenze di storie locali non ardue, ma ispirate a serietà di studi. M. A. L. Collezione a storie Municipali d'Italia »Casa ed. Tlber, Roma. L. 15 al voi. — (1. ARNALDO MUSSOLINI, Forlì; 2. CAMILLO MANFRONI. Genova: 3. VINCENZO PALTRINIERL Parma).