L'isola felice della regina Binao di Arnaldo Cipolla

L'isola felice della regina Binao ATTRAVERSO IL CONTINENTE NERO L'isola felice della regina Binao —(Dal nostro inviato) — Da TANANARIVA. Chi raggiunge la grand'lsola tran 'pese del Madagascar venendo dal nord, la anzitutto la conoscenza con Manjunga che è il principale, anzi l'unico porlo, della costa occidentale, nella baia di Bombetuk. Passa quindi a tiessi Bè, ancora al nord, arcipelago presso l'unitissima ed alta riva dell'isola maggiore, dove ha l'impressione di trovarsi in pieno mondo malese, e raggiunge all'estremità settentrionale la stupefacente ma sterile Diego Sitarci chiave strategica del dominio e della Attesa del Madagascar. Da Diego Suarez. discende al sud sino a Tamatava, devastata or è un anno e mezzo da un terribile ciclone e di qui, per la ferrovia che sale sull'altipiano malgascio, arriva in quindici ore alla capitale del ricco ma spopolato impero gallico dell'Oceano Indiano, cioè a Tananariva. Il Madagascar, grande quasi una volta e mezza la Francia, benché appartenga geograficamente al Continente Nero è assdi più asiatico che africano. I suoi caratteri s'avvicinano molto a quelli di Sumatra e dava, la sua popolazione (tre milioni) è intima parente dei malesi e va considerata come assolutamente civile. Rimasta indipendente sino a poco più di un trentennio fa, vide se stessa ed il suo paese diventare l'oggetto di cure e di sviluppi costanti, da parte dei francesi che vanno trasformando il mortale Madagascar d'un tempo in una terra tassai attirante per i coloni europei. La città rossa Manjunga, superba di vegetazione, J>en costrutta, con una grande agglomerazione negra immigrala nel villaggio vicino [al Madagascar l negri con 'gli arabi e gli indiani sono stabiliti lungo la coste mentre i malgasci, gli huva autoctoni abitano le alte regioni, interne) collocata non lungi dallo sbocco del massimo fiume dell'isola, dovrebb'esscre più viva di guanto appaia. Invece il porto è sonnolento e deserto 'a causa dell'assenza di buone comunicazioni, che lo leghino all'hinterland, agli altipiani, dove risiedono la ricchezza ed il pensiero direttivo di que'sta specie dì mezzo continente. Il fiume {Be.lslbuk) è véramente percorso dà piccoli vapori, ma la navigazione è un seguito di arenamenti sui banchi 'di sabbia e quindi di scarsissimo rendimento. Ma il luogo. Manjunga. t d'uno 'splendore eccezionale, nel quadro rosso porpora che è il dominante della terra dov'essa giace. La città dorme in vìi eterno sorriso. Ogni ora del giorno la sua magica veste cangia c sembra impossibile concepire che gii), si è svolto uno del drammi coloniali francesi più impressionanti, il quale assomiglia molto, nel complesso d'incuria e di errori di audacie, e. di eroismi, al nostro >nassau1n.o di mezzo secolo fa. Sollan•o, questo /■ più recente. Qui morirono soldati di Francia a falangi sbarcati sulla riva con 42 gradi di calore, sotto il sole micidiale, vestiti con le pesanti divise d'Europa, con lo zaino sulle spalle e ih ichcpl*. E da Manjunga partirono. vg.rs.a il cuore dell'isola, attiain'fso paludi, montagne e foreste, ottomila francesi, assottigliatisi per le perdile e le malattie a tremila, per conquistare l'immenso paese difeso da 150 mila guerrieri huva. ti tragitta da Manjunga a Nossi Bit, nel canale di Mozambico, agitato dalla violenta risacca del monsone, prendi ima notte. SI arriva all'alba e, attorno, le isole sorgono rotonde ed azzurre-, la Gran Terra, Nossl Com.bi, Rossi Falli e. in lontananza, imprecisa come una nube, Nossi Missili. Non son che 'cespi di intensa verzura dalle rive alle 'sommità, giardini posati sull'oceano, parchi montuosi sorgenti dall'onda. Il mare d'opale culla la loro immagine rovesciata. 1 villaggi accecanti di candore frangiano le rive. Le piante dei profumi 'Appena sorge il sole tutto diventa azzurro: mare, cielo, isole. Accorrono U sciami le piroghe a bilanciere, le piroghe -malesi sotto i fianchi del bastimento chi pare incastonato in un immenso zaffiro Portano tutte fruiti, montagne di frutti: noci di cocco, 'canna da zucchero, banane e assalgono la nave con altissime urla come 'se venissero all'arrembaggio. Si va a ferra e, come mezzo di locomozione, si trovano i rlsciova di Ceylon, cioè le vetturette trainate dagli uomini e 'degli altri stravaganti veicoli ad una sola ruota con due. paia di stanghe una innanzi e l'altra dietro, fra le quali si ficcano ( • coolies ». Con una di queste mono-ruote si penetra sotto gallerie di enormi manghi pieni di tiepida penombra fra il tubare delle tortore e il brusio degli in'selli. E si passano in rivista campi 'senza fine di vlang ylang, seguiti da 'distese di rossa canna da zucchero ornate sulla cima da densi ciuffi, di lanceolate foglie verde chiaro. Colture 'che scaturiscono dalla terra spessa e 'grassa quasi con violenza e che costituiscono la ricchezza dell'arcipelago. Dalla prima si estrae l'olio base dei più raffinati profumi moderni per cui l'industria francese in questo genere è maestra nel mondo. Questa delle piante del profumi, è una cultura che gli europei hanno appreso dagli indigeni. Nossi Bè, vera sorella di Tahiti, ebbe la sua ultima regina (dalla anale i francesi nel 1&S8 f numerarono l'isola per una rendita annuale di 12(10 franchi!) che assomiglia moltissimo alle sovrane. Pnmarè tahi liane. SI chiamava Binao ed era amabile ridente, molle e popolare. Fu assai in voga al suol tempi nelle cronache parigine. Sotto le ombre di Ampasimcne, la cavitale della Gran Terra, come a Noss) Bè; Binao teneva corte nel Mahabut o rifugio sacro confidato alla guardia del « toro nero immortale », ispirandosi alla legge che pare arfeora 'sovrana nell'arcipelago : « La pare per tutti, la danza, l'amore e la gioia per ciascuno e ciascuna ». DI modo che la vita del sudditi, dall'alba al 'crepuscolo e molto Innanzi nella notte, non era che una lunga partita di pia'cere. Avendo al suo fianco la diletta sorella Kavé, scortata dalle cento più •gentili fanciulle delle isole, la regina portava o spasso, da un cono all'altra 'del suo piccolo impero oceanico, la sua passione di feste e di movimento H suo bisogno di sole, di musica e di varietà nell'esistenza. Il buon popolo vedeva passare lo icintillante corteo femminile e sorrideva con tenerezza a quella visione che corrispondeva perfettamente alla sua concezione della vita. Che è poi quella di passeggiare in comitive gioconde e numerose lungo II mare calmo, sotto i grandi alberi dlspcnsatorl d'ombra e di frescura, cantando, danzando e chiaccherando ad altissima voce. La baia incantata Tult'altro luogo è la baia il Diego Suarcz, lago enorme nel quale si accede per il varco fra due roccio vicinissime, una specie di Scbcnlco dell'Oceano Indiano, dove l francesi hanno stabilito una grande stazione navale fortificandola. Infatti fra tulle le rade dei mondo questa è una delle ,>lù chiuse e sicure. Venti flotte potrebbero manovrarvi comodamente. La sua singolarità deriva dall'armoniosa proporzione . delle montagne e delle isole che l'avviluppano In un cerchio quasi perfetto. La costa della rada è una for¬ o a i a o ù a o o i o i e a , e r a , a i , i e e e , l e a o n , , e a , è e a a i i i a e e . i i è è o a a S8 na i au oa a aa , a e a o al e, aa ù a a a o di o ie midabile itioaia di roccie sterllissimc quasi quanto quelle di Aden e dello stesso colore ferrigno. La città soryc su di un promontorio le cui pareti cadono lisce, d'un sol colpo, nel mare. Moronl nelle Comore, Manjunga e Sassi Bè, rappresentano la realizzazione del tepore ombroso ed invitante. Dtcuo Suarcz viceversa ha un aspetto ingrato, desertico, bruciante. Niente alberi o quasi a Diego Suarcz che è la metropoli dell'estremo nord malgascio. La natura cosi prodiga dovunque sulla terra madagascariana qui è d'un avarizia assoluta. Malgrado questo, lo splendore della baia ora argentea, ora d'oro, ora rossa, ora d'ametista pare più che sufflcente per costituire uno spettacolo di eterna bellezza. Cangia continuamente il colore delle acque e cangia pure quello delle roccle. Cosicché la banalità della città, vero centro di un conglomerato minerario, è ravvivala dall'immenso specchio d'acqua, sede di ina inesauribile armonia di colori. Clima senza pietà a Diego Suarez. Fra la doppia fornace del cielo e della terra, il sougiorno vi è penoso, pieno di storie tragiche di europei venu- li qui a fare i cercatori d'oro e di pie- tre preziose, soggiacenti e sepolti in belle bare di palissandro, ch'è ti legno « ad hoc » dell'isola, nel cimitero locale. Vi st ammira tuttavia lo sforzo francese di avervi creata l'attrezzamento più moderno della colonia per la riparazione delle navi, oltre al forti e alle caserme. Ma la curiosità più attraente per il turista è il Campa d'Ambre, la villeggiatura di Diego Suarez. Per raggiungerlo, si sale per una bella strada nel paesaggio desoluto, su, su sino a che il calore si attenua e, ai trenta chilometri dalla baia, la verzu-\ ra riappare attorno la stazione climatica [un albergo, due o tre botteguccie e, sparse fra il verde, delle fattorie). Sotto, lontanissima, Diego macula di punti pallidi l'altipiano giallastro e bruciato dal sole, al di là del quale la baia stende il suo tappeto di seta azzurra che il cerchio delle isole e delle montagne frangia di ocra rosso bruna. SI vede, st sente, dall'acceqante chiarità che circonda di vivo argento la città, che laggiù si cuoce. Gii effetti di un ciclone Questi sono i caratteri generali del nord malgascio, paese di miniere tn basso e di allevamento di bestiame in alto. La prosperità delle società minerarie e delle fabbriche di carne in conserva che vi sono stabilite testimoniano la sua ricchezza. A eoo chilometri al sud di Diego Suarcz, sorge o meglio sorgeva Tamatava, rasa, come ho detto, al suolo da un ciclone recente ed in via di rinascita. Tutto fu distrutto, maciullato, asportato, abbattuto dall'uragano prima e quindi dal maremoto-, alberghi, edifici, stazione della ferrovia. La catastrofe ebbe una profonda ripercussione nella colonia, polche Tamatava è il suo approdo maggiore, ilporlo della capitale, benché sia aperto compietornente. Si vede ancora un bastiinenlo scagliato in secco a mezzo chilometro dalla riva fra le rovine di due alberghi, come pure è ancora visibile la decapitazione subita dai colossali alberi di cocco che costeggiavano la bella passeggiata a mare. I cicloni sono assai frequenti lungo la Untare costa orientale malgascia, senza una insenatura, un rifugio, un promontorio per quasi mille chilometri, sino a Fort Dauphin, ed è da meravigliarsi come gli uomini qui non abbiano imitato t cinesi, che non costruirono mai città importanti lungo le coste del Mar Giallo, sapendole condannate a priori ad essere distrutte dai tifoni. Assai notevoli a Tamatava sono gli antichi canali o . panoalanes » che sino al tracciamento della ferrovia per l'altipiano, rappresentavano le vie di comunicazione fra la costa e l'interno e che denotano il grado di civiltà de gli huva che II scavarono in fittissima rete. Inoltre esiste a Tamatava un giardino botanico che rivaleggia con i celebri di Ceylon e di Gìava per l'esuberanza pletorica di ricchezza vegetale che contiene; la stessa che dona alle immense foreste del Madagascar II lo ro inestricabile e folle aspetto d'ani blente di racconti di fate. Il treno che da Tamatava conduce a Tananariva Impiega dunque 15 ore per c o c . e z d i o e e , e . - raggiungere i 1400 metri d'altezza ai quali è collocata la originalissima capitale del Madagascar. La linea a scartamento di un metro è oltremodo pittoresca svolgendosi in un paesaggio caotico e grandioso di dorsali, di cime, di contrafforti, risonanti di torrenti e di cascate. Dove la montagna non scompare sotto il manto della vegeta zlone densissima, il color rosso tipico della, terra malgascia domina costante. La T. C. E. [Tananarlva-Cosla Est) che i francesi si compiacciono di parafrasare chiamandola • la tris couteuse cn treprlse » a co asci del suo rendimento non eccessivo e delle sue innumerevoli curve, controcurve, salite e discese a zig zag che danno al trenino un andamento di rollio senza tregua; è lunga 500 chilometri circa e dà l'impressione di non riuscire mal a raggiungere un versante o uno spartiacque. E' un viaggio in paese lunare tutto gobbe e enormi buche, parecchi tun nels che hanno l nomi del più celebri generali francesi passati quasi tutti per il governatorato dell'isola (Joffrc, Llau ley, Gallleni) e che ricorda ad ogni istante le necessità strategiche origl narie le quali imposero un tracciamento della -ferrovia il più rapido possibile fra le alle terre de Vlmeme ed II mare. Un popolo di poeti Afa dopo la formidabile crisi di crescila attraversata dal Madagascar, quest'isola dalle immense risone e dalle incalcolabili possibilità, considera questa ferrovia come un vero glo cottolo. La salita verso * la città dei mille » come è chiamata Tananariva o verso il . paese che si vede da Ionia no » cioè l'altipiano, continua attraverso un rosario di stazionane bian che, per i fianchi delle colline rosse, delle gole a picco, sino all'ora del crepuscolo e della brezza che obbliga 1 viaggiatori a infilarsi i soprabill. Nella oscurità della notte discesa d'un colpo, si scorgono delle luci allineate che scompaiono e ricompaiano, e arriva. La prima impressione di Tananariva è confusa e seducente nello stesso tempo derivando da un caos di sensazioni che ben corrispondono alla strana capitale montana, dal cento aspetti, dalle mille sfumature, dal contrasti Innu merevoll. La vecchia città huva è mul Uformc come l'anima del popolo che l'ha fondala e l'abita Un popolo anzitutto poeta, come poetici e immaginosi sono gli asiatici donde deriva. L'imerne, cioè l'a'.tlpia no che domina l'intera isola, è il pae se che st vede da lungi e Tananariva è la città dei mille; gli uni dicono dei mille villaggi gli altri dei mille guerrieri, altri ancora dei mille colori. Nessun'altra capitale è cosi personale co me questa nell'inestricabile ginepraio delle sue casette che salgono all'assalto delle colline, che s'abbarbicano sui fianchi del burroni, che prolettan nel vuoto le terrazze e i giardinetti pensi li dai muri tappezzati di fiori e di liane, mentre in basso verdeggiano le distese delle risaie La città (100 mila abitanti di cut 4000 bianchi) è un conglomerato di borgate che coprono senza interruzioni un an fltealro di colline. Fa pensare a certe città turche d'Anatolia o albanesi per la prodigiosa diversità degli aspetti nelle varie ore del giorno e delle notti lunari. Città assolutamente proteo, do ve la parte europea, alta, bianca, vasta, non ha menomamente modificato quella indigena, di modo che sul lago Anusc, dinanzi al palazzo del Governo', i pescatori sulle piccole zattere di bambù gettano e ritirano le reti con lo mpcsriappGnccsasnml'dnrtacppAecmI- s(esso gesto del loro antenati dei secoli n o o a e . a u ai -\ e . i e a e . a l n i ao io, ii, asa enoe e li a oono rt e t à llontani, dove la carretta tirata dagli zebù con la schiena di pulcinella, incrocia le auto di più recento modello e dove infine nella piazza maggiore circondata da negozi eleganti pieni delle novità parigine, l'antica •zumai (mercato) aduna ed agita la folla vestita di bianco attorno al venditori riparati da enormi om.brelll che vendono le droghe raccomandate dal medici indigeni mentre passano nella calca le « fllanzane », le portantine sorrette da robusti giovani sulle quali troneggiano le donne con i bambint sulle ginocchia. Proverbi del Madagascar Cosi, accanto al palazzo di Ranavalo ili, l'ultima regina della dinastia, e all'altro palazzo detto d'argento e ad altri ancora, sorge l'umile capanna malgascia che fu quella di Andrianponimerne, l'Enrico IV del Madagascar e le sette tombe dove riposano i re. La storia di Tananariva sembra molto remota, ma in effetto risale solo alla metà del 17.0 secolo. Fu allora che i condottieri d'origine malese del guerrieri huva penetrarono nella « foresta azzurra », cioè sull'altipiano, e fondarono la città. I francesi hanno trovato negli huva, intelligenti e miti almeno quanto i giavanesi, dei preziosi alleati per sviluppare senza notevoli scosse l'Incivilimento del Madagascar. Senonchè i giavanesi sono 40 milioni, mentre i malgasci, come dissi, arrivano appena a tre. Quindi il dominio dell'isola è mollo più agevole. Tanto più che l marìagascariani hanno una virtù di a(lattamento supeilore al loro parenti rimasti di là dell'oceano e la esprimono in una folla di pittoreschi proverbi, fra i quali i più efficaci per tradurre l'Indole huva sono i seguenti: * Andare senza scopo a condizione di arrivare senza inquietudine » - « Testa che consente non rischia di essere fenduta » - « Meglio mostrarsi pigro dinanzi al piatto coperto » - « Non si deve respingere con il piede la piroga con la quale, si è passata l'acqua », ed infiniti altri ancora della stessa bonaria e rassegnata filosofia. Arnaldo Cipolla. prlbcLnqsrdvovlmibnzisdrtassssts

Persone citate: Dauphin, Diego Suarez, Enrico Iv, Sassi Bè