Una storia dell'arte italiana

Una storia dell'arte italiana Una storia dell'arte italiana Quella « Nuova storia monumentale dell'arte italiana,» annunziata tiri dall'anno scorso col titolo Collezione Pantheon dalla casa eaitrice Apollo di Bologna, e eiie in un paese aove il libro costoso comincia appena adesso a non esser più guaraato cori duuitoso stupore pareva costituire un insolubile problema editoriale (pensate: una storia dell'arte che comprenderà venticinque volumi a un prezzo ui circa cinquecento lire ciascuno...), ha avuto 11 suo lieto e promettente battesimo con la pubblicazione dei due primi grandiosi tomi:. La pittura fiorentina del Trecento di Pietro Toesca (con 119 tavole, ed. A piena pelle L. 700, ed. B mezza pelle L. 560) e La pittura del Cinquecento nell'Alta Italia di Corrado Ricci (con 81 tavole, ed. A. L. 580, ed. B L. 450). Sono in corso di stampa ed in preparazione La pittura italiana prima di Giotto di B. Berenson, La pittura dell'Italia settentrionale nel Quattrocento e La pittura emiliana del Quattrocento di A. Venturi, La pittura fiorentina del Quattrocento del Toesca, La pittura senese del Trecento di G. H. Weigelt, La pittura umbra del Quattrocento di U. Gnoli, La pittura italiana del Quattrocento a Roma e a Napoli e La pittura italiana del Quattrocento nelle Marche di A. Colasanti, La Pittura del Seicento nell'Italia meridionale di A. De Rinaldis, La pittura romana del Cinquecento di H. Voss, La pittura veneziana dei Seicento di Giuseppe Fiocco, La pittura fiorentina del Cinquecento di H. Voss, La pittura dell'Italia centrale nel Seicento di Bober to Longhi, La scultura italiana preromanica e La scultura romanica di A Haseloff. Seguiranno gli altri volumi; e poiché' s'aveva da parlare di gloria italiana, opportunamente è stato scelto per la stampa il « carattere • italiano per eccellenza: il rotondo, fluente, classico, architettonicamente razionale Bodonl, che a Dio piacendo sarà bene non considerar « superato » neppure nel secolo felice del dinamismo, del macchinismo ecc. Abbiamo apposta trascritto i titoli perchè anche in tempi reclamistici, cioè di sopra valutazione di ciprie e d'i lame di sicurezza, i titoli, non di Borsa ma dei libri, possono ancora voler dire qualche cosa. Nel caso nostro vogliono dire che al tentativo eroico, pònlamo, di un Adolfo Venturi di farsi storico, interprete e giudice di tutta quanta la creazione artistico-plastica d'un popolo come l'italiano, si con frappone ora la specializzazione. Un pezzo a me, un altro a te; i fiorentini a Tizio, i ferraresi a Caio; vale a dira la storia — in quanto storia, e ciascu< no m'intende' — morta: al pari d'un romanzo (e non ha la storia vera da essere una personale visione lirica del fatti proprio come un romanzo è Indi viduale interpretazione poetica d'una realtà?) i cui capitoli siano stati stesi da differenti scrittori. Che sopravvive? Il carattere monografico: 'con la sua indiscussa utilità, magari con la sua perfetta parziale compiutezza, e tuttavia col suo frammentismo. Perciò, me glio che Nuova storia dell'arte italiana, io chiamerei la iniziata Collezione Pantheon una raccolta imponente d! monografie. Ciò che non diminuisca affatto V Importanza dell' iniziativa perchè 6e tutti i volumi potessero riuscire del valore di 'questo del Toesca, il successo- sarebbe magnifico e l'impresa tale da dar lustro alla cultura d'una gente civile. Giotto e i giotteschi Quando si dice pittura fiorentina del Trecento, il genio miracoloso di "Giotto giganteggia protagonista, cosi com il nome di Dante sfolgora abbagliante sulla volgar poesia dello stesso periodo. Il parallelo è ormai luogo comune. Eppure quando si legge : « Nel capolavori di Giotto l'Uomo è davvero al centro: tutto il sensibile è sottoposto a lui, per dargli rilievo. Quasi 11 bera da accidentalità esteriori, in as-pettt semplici ed essenziali — volume movimento, tratti che ne differenziano sommariamente il temperamento la sua natura corporea ha pieno ri salto entro lo spazio necessario e sufficiente perchè egli possa stare ed ope rare », ci s'accorge che la comparazlo ne, fattasi nostro malgrado retorica, cessa d'esser tale, che le contingenze temporali benché storicamente chiarificatrici diventano meschine e inerti speculazioni d'eruditi, che soltanto una necessità d'arte connessa a una fatalità di stirpe comanda e coordina fra loro certe apparizioni di gran lunga trascendenti i limiti spirituali dell'epo ca e la somma delle facoltà espressive di essa, e che 11 supremo segreto, infine, del verso dantesco null'altro è se non quello della pennellata giottesca — segreto che risiede nella sintesi poetica di tutti gli affetti umani. Allora il miracolo appare più grande o più mo desto secondo il punto di vista, ma ad ogni modo in giusta luce, e si fa manifesto « quanto si erri considerando Giotto un primitivo che prepari l'avvenire dell'arte, e la cui opera sia da giustificare con la ragione del tempi mentre invece egli raggiunge tutto il suo scopo, e con tanta pienezza e di rlttura che nell'arte fiorentina trovano paragone soltanto in Michelangelo ». Giotto, Masaccio, Michelangelo: I tre cardini sui quali, coerente a se stessa per tre secoli, ruota la pittura floren fina tutta quanta. Ma la limpidezza della loro perfetta armonia di spiriti e di forma potrebbe risultare anneb blata dai pregiudizi della concezione _pgtrilddznvtsuszgamctcrn _torica se, abolendo le distanze temporali, non si studiasse l'opera loro guardando all'indole del genio fiorentino con la misura classica ed il senso realistico di cui il Toesca è maestro mpareggiabile. Fermo, in questo voume, a Giotto e ai giotteschi da Taddeo Gaddi a Bernardo Daddi, dal grande Maso a Giusto de' Menabuoi (Lorenzo Monaco, operante a Firenze ma senese, sta a sè col suo goticismo derivato dallo stile proprio di Simone Martini, Lippo Vanni e Bartolo di Fred!), subito lo storico ti pone di fronte a una realtà tersa e magnifica che ti sosterrà lungo il cammino delle parziali indagini : « Rivelare l'Uomo, e gli umani, nell'aspetto nel moti negli affetti, fu intenzione costante e suprema della pittura fiorentina; e se anche altrove la pittura si propose ugnai intenti, a Firenze 11 persegui con tanta forza e tenacia che ne ebbe 11 suo carattere più persistente, comune alla molteplice varietà dei suol artefici: di essere soprattutto rivolta a esprlere e ad esaltare l'intima e l'esteriore forma umana, sempre, anche variando 11 suo raggio e I suol mazzi, dalla precisione plastica di Giotto a Michelangelo ni vibrante disegno del Rotticeli! o all'Indefinito di Leonardo, dalla osservazione flnanco burlesca d'ogni accidentalità alla intuizione di rrtianfo è più profondo ad atarno nello spirito ». Senza il viatico di tale realtà non si entra nè nella Chiesa Superiore di S. Francesco in Assisi, nè nella Cappella dell'Arena a Padova, nè nella Cappella Bardi in S. Croce. // Correggio e Leonardo Se la pittura fiorentina del Trecento suggerisce spontaneo il raffronto con lo stile poetico dell'Alighieri, comprendiamo viceversa che Corrado Ricci, trattando della Pittura del Cinque cento nell'Alta Italia, abbia potuto scrivere: «Cosi il rigoglio fisico di quel paese, il carattere festevole e franco de' suol abitatori, produssero due superbi frutti: 11 poema cavalleresco del Boiardo e dall'Ariosto, e l'arte.del Correggio, stretti da questa singolare affinità. Dante aveva incluse le figure e gli episodi nello scompartimento simmetrico dei canti. Era l'alto e com plesso polittico gotico del suo tempo Nel poema bojardesco e in quello dell'Ariosto si svolge invece un libero intreccio di fatti e di figure senza delimitazione di sorta. Cosi il Correggiodivenuto sicuro nel possesso delle forme pittoriche, rompe per primo i vincoli architettonici imposti sino allora alla pittura e con una sola composizione invade la cupole ». Il parallelo regge, ma per Antonio Allegri soltanto, e forse per il suo se guace migliore. Francesco Mazzola il Parmigianino; che se dall'Emilia placida e ubertosa ci spostiamo verso la Lombardia fra i leonardeschi Solario e Boltrafflo, T>>. Predis e Melzi, Salai e Marco d'Oggiono, Cesare da Sesto a Giampetrlno, Cesare Magni e Francesco Napoletano; se ci accostiamo al Luini erede ultimo della tradizione artistica derivati dal vecchio ceppo lombardo quattrocentesco; se passiamo nePiemonte di Gian Martino Spanzottidi Defendente Da Ferrari, di Girolamo Giovenone, del Sodoma e di Gaudenzio Ferrari; è tutto un variar di forme e di precetti da regione a regione, da città a città, da bottega a bottegaLeonardo, genio molteplice che non potè esser subito compreso, lascerà potraccia di sè — oltre l'arida schiera dei diretti discepoli — in ogni pittore che s'accosterà alla attualità eterna della sua arte; Gaudenzio ritroverà nella critica moderna l'esatta valutazione già anticipata da Roberto d'Azeglio; 11 Correggio rinascerà ancor dopo due secoli persino nella pittura de•piccoli maestri» francesi; ma quell'unità stilistica, quell'identità di pensare e di agire che da Giotto a Michelangelo, da Dante al Machiavelli ritrovi nell'arte fiorentina, le ricercheresti Invano a Ferrara o a Vercelli, a Genova o a Milano. Venezia sola fa eccezione, nell'alta Italia, ed è paragonabile a Firenze pel detti caratterie ognun sa che cosa significhi nella storia della pittura italiana la pittura veneta dai Vlvarlnl al Guardi e al Canaletto, sia pure saltando a pie partutto il Seicento. Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia, quattro regioni studiate nella pittura d'un secolo come il Cinquecentoerano forse un campo un po' troppo vasto perchè bastassero cinquanta pagine ad esplorarlo. Corrado Ricci ad ogni modo, trattando una materia dsua perfetta conoscenza, ha voluto più che altro fornirci una visione d'Instarne, quasi un'introduzione alle belle tavole unite al volume della Pantheonvolume che una bibliografia quale IRicci sarebbe statj in grado di darciavrebbe fatto più completo. Bar. bir.