La torbida situazione parlamentare in Francia

La torbida situazione parlamentare in Francia La torbida situazione parlamentare in Francia Manovre e nostalgie del radicali e ambigui tentativi contro il Ministero o e e e o è a l i à e r a 5 . a e i a n i . o o i e o , o e sogno dell' affratellamento delle de¬ Parigi, s, notte. « Gli stessi iniziati vedono sempre meno chiaro nella situazione parlamentare francese ». La frase è delVEcho de Paris, ma la faremmo nostra volentieri. Il solo elemento che emerga dalla confusione regnante è il desiderio dei gruppi più avanzati della Camera di sbarazzarsi di Poincaré. Senonchè, anche su questo terreno, l'equivoco non ha perduto i proprii diritti. Se i socialisti si mostrano oggi compatti contro la ratifica, salvo che contro una ratifica in condizioni tali da equivalere ad una non ratifica, i radicali non han-no ancora finito di esitare e di àgitarsi in una confusione grottesca e tumultuosa. I loro ordini del giorno si accavallano, ma nessuno di essi 06a dire pane al pane e vino al vino. L'agitazione dei radicali Discorde come sempre, il gruppo si serve di formule atte a consentirgli qualunque speculazione parlamentare, come qualunque ritirata. E la ragione di tante incertezze non sta soltanto nella s^ia effettiva esi tazione tra il desiderio di non im pegnare la Francia allo scoperto e quello di non esporla ad un nuovo scacco a Washington, ma in con siderazioni che, per essere estrinseche, non paiono meno forti. Una di tali considerazioni è che i radicali sanno benissimo, come lo. sanno i socialisti, che. se domani andassero al Governo, la prima cosa che farebbero sarebbe di ratificare i debiti e probabilmente, anche senza riserve ; di guisa che un minimo di prudenza si impone rggi nel formulare delle riserve clamorose, che domani dovrebbero clamorosamente ripudiare. La seconda considerazione è che un atteggiamento troppo apertamente anti-minisleriale potrebbe, in questo momento, avere quale effetto — come accennavamo ieri sera — di ri fare, come per incanto, la concordia in seno ai moderati ed al centro della Camera, spingendo anche i ma riniani a volare come un solo uomo per Poincaré, pur di evitare di peggio. Per non incappare nè nell'uno, nè nell'altro di tali inconvenienti i radicali si ammantano di nuvole, sforzandosi a giuocare con la folgore. Ma questo giuoco dura ormai da un pezzo e l'atmosfera comincia a diventare irrespirabile al Paese, ehe assiste, impotente, allo spettacolo ed anela alla restaurazione del buon senso. Ed lì buon senso gli dice che la vera battaglia in corso, al momento attuale, non ha, come osgetto, la questione dei debiti interalleati, che è, in realtà, una questione interamente accademica ed ozio sa, dalla quale non uscirà assolutamente nulla, tra ne, ferse, una nuova mortificazione per la Francia, qualora gli uomini che la governano commettessero la follìa di presentare suj serio a Washington un testo di ratifica inaccettabile. Il vero oggetto della battaglia Il vero oggetto della battaglia sta nell'evacuazione della Renania. Se i socialisti — e, sussidiariamente, una parte dei radicali — sono stati ripresi da un accesso di anti-poincarismo acuto, la causa ne va cercata, come già più volte accennammo, nel vivissimo prurito di costituire, finalmente, anche a Parigi, un Governo di sinistra che getti a mare, in un amen, le ultime clausole del Trattato di Versailles, che impediscono l'inizio della luna di miele anglofranco-tedesca, e, prima di ogni altra, naturalmente, l'occupazione renana. Tale è, almeno, il piano dei socialisti, opportunamente addottrinati dal deputato Ereitscheld, il quale è venuto apposta da Eerlino per piantare le proprie tende ad un tiro di schioppo da Palazzo Borbone e dirigere la manovra. Iri quanto ai radicali, come vi ho spiegato a più riprese, le intenzioni sono meno rette, perchè, voglia, o non voglia, il Partito annovera uomini che posseggono, ad onta di tutto, un senso di responsabilità nazionale meno atrofizzato di quello dei dirigenti socialisti capitanati dall'ebreo Blum. Disgraziatamente, in pratica, il Partito fa, anche oggi, quello che sempre ha fatto dal 1924 in poi. Si lascia rimorchiare dalla prima ala sinistra, in omaggio al nume demagogico. Lo stato d'animo dei radicali francesi è oggi quello di un partito polarizzato intorno al mocrazie europee e, quando si coltivano aspirazioni mistiche di tanto metro, come accordare importanza eccessiva ad un anticipo di cinque anni nella restituzione di un territorio altrui ? Basta por mente a quanto precede, per rendersi conto dell'allarme che questa agitazione di corridoi e di Commissioni giustifica in seno all'opinione francese, consapevole dei problemi del domani. Nessuno mette in dubbio che anche Briand, anche Poincaré sappiano che l'evacuazione renana scaturisce naturalmente dalla decisione ginevrina del 16 settembre 1028, di cui il piano Young è la prima tappa di realizzazione. Ma, tanto Poincaré che Briand non sono uomini da commettere mai la suprema imbecillità di rinunziare alla Renania/ dalla tribuna della Camera francese un mese prima dell'inizio di una Conferenza politica, del cui esito nessuno sa nulla ed è per questo che la Francia tiene a mantenerli al potere. L'occupazione renana è. ancora oggi, una carta di prim'ordine e solo in un accesso di follìa un Governo, che non sia social-radicale, potrebbe indursi a privarsene prima del tempo e p'ima che Stresemann si sin, per lo meno, rimangiata 'a sua famosa dichiarazione che il piano Youner non potrà durare più di dieci anni. L'Isolamento diplomatico di Poincaré Quando la settimana scorsa preconizzavamo qui le complicazioni che quella — per lo meno imprudente — confessione del capo della Wilhelmstrasse avrebbe cagionato al Gabinetto Poincaré, non credevamo di essere così buoni profeti. Tutti i grattacapi del Ministero francese datano da quel momento. Briand e Poincaré sono oggi, in Europa, diplomaticamente isolati, è vero, ma non lo sono al punto da dover rinunziare a salvare, come suol dirsi, la faccia, di fronte all'opinione nazionale. Ora, perchè la salvino, è necessario che, almeno sino alla conclusione dell'accordo finale, la Germania faccia, se non altro, le viste di credere nella propria volontà di eseguire in teramente 11 piano Young. Vaticinare la caducità del piano Young e pretendere V evacuazione anticipata del Reno, sono due cose che fanno a pugni. La Francia tiene, dunque, ad un minimo di garanzia prima di pronunziare il « sì » fatale ed è, ap punto, questa la garanzia, di cui la andata al potere di un Gabinetto cartellista la priverebbe. Per tali motivi non crediamo, riassumendo, ad onta di tutte le folgori addensate sul Parlamento francese, che i moderati ed il centro, che hanno sempre sostenuto Poincaré, possano decidersi ad abbandonarlo, per favorire l'avvento di Herriot, di Paul Boncour e di Vincent Auriol. Tentativi oontro il Ministero Oggi era corsala voce che un assalto di fianco dovesse venire sferrato contro il Gabinetto per abbatterlo di sorpresa su una questione di importanza accessoria, evitando così agli attaccanti l'incresciosa necessità di prendere posizione aperta davanti al Paese. Ma, come era da prevedere, la manovra è abortita. Si trattava dì provocare un voto contro Tardieu, a proposito di un'interpellanza del mutilato Dormann, di cui il ministro degli Interni smentì, giorni or sono alla Camera, l'affermazione secondo.cui durante la dimostrazione dei combattenti contro la ratifica una donna avrebbe schiaffeggialo il Prefetto di Polizia. Dormann aveva manifestato stamane la intensione di attaccare il ministro e mantenere la propria affermazione, provocando, all' occorrenza, un tumulto. All'atto pratico, l'interpellanza Dormann venne svolta nei termini più moderati, tal che Tardieu potè rispondervi con altrettanta moderazione, evitando di offrire il fianco alle treccie dei soliti parti. «Dicendo quello che credevo la verità — dichiarò il Ministro — ho voluto offendere il signor Dormann? Ho messo in dubbio la sua perfetta buona fede? Io penso tuttora che egli si sia ingannato, ma che, dal primo all'ultimo momento, sia stato sincerissimo Un insieme di prove materiali ha fondato la mia convinzione. Ho pure delle prove morali. Sono trent'anni che conosco il Prefetto di Polizia. Non dirò nulla che possa diminuire la sua persona. Quando dà la sua parola, L a egli deva essere creduto. E' un uomo che non ha mai mancato di coraggio. Convinto che il Prefetto di Polizia ha detto la verilà ed avendo controllato le sue affermazioni, se non lo avessi coperto, non sarei degno di essere a questo posto. Ed è mio dovere, all'avvicinarsi di eventi che qualcuno prepara per la fine di questo mese, di non lasciare diminuire la persona morale del Prefetto di Polizia. Queste spiegazioni mi sembrano essere la sola conclusione di un dibattito che ha avuto luogo in presenza di un'eguale buona fede ». La Camera applaudì e le cose non andarono cltfe. Un'altra manovra era stata tentata da! deputato Goy, interpellando Poincaré sul modo, a suo avviso, inefficace, in cui fu fatto a Washington il passo della scorsa settimana. L'interpellante sperava di provocare Poincaré a singolare tenzone e fare nascere uno scompiglio capace di mettere il Ministero in minoranza. Ma bastò che il Presidente del Consiglio chiedesse il rinvio dell'interpellanza perchè la Camera gli desse ragione, approvando il rinvio per alzata di mano. Di tutta la procella soffiata nell'aula dalle gote degli Eoli cartellisi!, non è rimasto, dunque, se non un venticello insignificante. Ciò prova che, ad onta di tutto, a Parigi la bussola non sia interamente perduta. Certo, le cose vanno meno bene nella Commissione delle Finanze, dove lo schiacciante predominio dell'elemento cartellista crea un'atmosfera di perpetuo isterismo. Ma, in sostanza, nemmeno qui si è saputo concludere gran cosa ai danni del Gabinetto. Il deputato Pietri, che iersera era stato provvisoriamente sostituito nella carica di relatore dal radicale Palmade, è stato oggi definitivamente sostituito da un deputato di miti consigli, Chappedelaine, il cui passato sembra offrire sufficienti garanzie di serietà. Chappedelaine dovrà tentare, a sua volta, di trovare la quadratura del circolo, ossia il modo di ratificare gli accordi sui debiti senza precludersi la possibilità della ritirala, in caso di insolvibilità tedesca. Un ordine del giorno . cartellista _ Ma, siccome questa ricerca comincia ad avverarsi estremamente difficile ed imbarazzante, i cartellisi pare vogliano manovrare soprattutto in un altro senso; ottenere dal Governo, prima di ogni altra cosa, una dichiarazione sulla sua politica estera, vale a dire sulla Renania. L'ordine del giorno presentato dal deputato Auriol, ma non ancora esaminato, dice infatti: « La Commissione delle Finanze, considerando che gli accordi internazionali relativi ai debiti e crediti della Francia non potranno essere approvati e migliorati che grazie ad una politica di intesa e di pace internazionale; decide di chiedere al Governo ed alla Camera, prima di ogni esame degli accordi relativi ai debiti, di affermare chiaramente la loro volontà di una tale politica, fondata sulla cessazione delle occupazioni militari, non appena avvenuta la ratifica del piano Young da parte di tutte le Potenze interessate: sui trattati di arbitrato sulla riduzione progressiva delle spese di guerra in tutti i Paesi, sull'organizzazione economica dell'Europa ». L'ordine del giorno di Auriol rap presenta la cristallizzazione del sentimento che vi esponevamo in principio, e, cioè, che la vera questione del momento è l'evacuazione della Renania. Ma, questo spostamento delle batterie migliorerà, forse, le condizioni del Gabinetto, anziché peggiorarle. Se è una dichiarazione politica di Briand che si vuole, Briand non si rifiuterà, di sicuro, a farla, naturalmente senza dire nulla di compromettente sul terreno diplomatico e riportandosi, puramente e semplicemente alla deliberazione ginevrina del 16 settembre scorso. La speranza dei cartellisti di creare nuove difficoltà tra il Ministero ed i moderati, obbligando il primo a compromettersi, promettendo lo sgombro della Renania, incondizionato, è assurda più di ogni altra. Tolto dalle strettoie di una questione precisa ed inequivocabile, come quella della ratifica dei debiti, il Ministero potrà spaziare liberamente sui prati della rettorica a doppio uso e cqloro che 9i illudono di tenergli un ginocchio sul petto, se lo vedranno, probabilmente ancora una volta, sfuggire di mano. C. P. elhscasciczgt La torbida situazione parlamentare in Francia La torbida situazione parlamentare in Francia Manovre e nostalgie del radicali e ambigui tentativi contro il Ministero o e e e o è a l i à e r a 5 . a e i a n i . o o i e o , o e sogno dell' affratellamento delle de¬ Parigi, s, notte. « Gli stessi iniziati vedono sempre meno chiaro nella situazione parlamentare francese ». La frase è delVEcho de Paris, ma la faremmo nostra volentieri. Il solo elemento che emerga dalla confusione regnante è il desiderio dei gruppi più avanzati della Camera di sbarazzarsi di Poincaré. Senonchè, anche su questo terreno, l'equivoco non ha perduto i proprii diritti. Se i socialisti si mostrano oggi compatti contro la ratifica, salvo che contro una ratifica in condizioni tali da equivalere ad una non ratifica, i radicali non han-no ancora finito di esitare e di àgitarsi in una confusione grottesca e tumultuosa. I loro ordini del giorno si accavallano, ma nessuno di essi 06a dire pane al pane e vino al vino. L'agitazione dei radicali Discorde come sempre, il gruppo si serve di formule atte a consentirgli qualunque speculazione parlamentare, come qualunque ritirata. E la ragione di tante incertezze non sta soltanto nella s^ia effettiva esi tazione tra il desiderio di non im pegnare la Francia allo scoperto e quello di non esporla ad un nuovo scacco a Washington, ma in con siderazioni che, per essere estrinseche, non paiono meno forti. Una di tali considerazioni è che i radicali sanno benissimo, come lo. sanno i socialisti, che. se domani andassero al Governo, la prima cosa che farebbero sarebbe di ratificare i debiti e probabilmente, anche senza riserve ; di guisa che un minimo di prudenza si impone rggi nel formulare delle riserve clamorose, che domani dovrebbero clamorosamente ripudiare. La seconda considerazione è che un atteggiamento troppo apertamente anti-minisleriale potrebbe, in questo momento, avere quale effetto — come accennavamo ieri sera — di ri fare, come per incanto, la concordia in seno ai moderati ed al centro della Camera, spingendo anche i ma riniani a volare come un solo uomo per Poincaré, pur di evitare di peggio. Per non incappare nè nell'uno, nè nell'altro di tali inconvenienti i radicali si ammantano di nuvole, sforzandosi a giuocare con la folgore. Ma questo giuoco dura ormai da un pezzo e l'atmosfera comincia a diventare irrespirabile al Paese, ehe assiste, impotente, allo spettacolo ed anela alla restaurazione del buon senso. Ed lì buon senso gli dice che la vera battaglia in corso, al momento attuale, non ha, come osgetto, la questione dei debiti interalleati, che è, in realtà, una questione interamente accademica ed ozio sa, dalla quale non uscirà assolutamente nulla, tra ne, ferse, una nuova mortificazione per la Francia, qualora gli uomini che la governano commettessero la follìa di presentare suj serio a Washington un testo di ratifica inaccettabile. Il vero oggetto della battaglia Il vero oggetto della battaglia sta nell'evacuazione della Renania. Se i socialisti — e, sussidiariamente, una parte dei radicali — sono stati ripresi da un accesso di anti-poincarismo acuto, la causa ne va cercata, come già più volte accennammo, nel vivissimo prurito di costituire, finalmente, anche a Parigi, un Governo di sinistra che getti a mare, in un amen, le ultime clausole del Trattato di Versailles, che impediscono l'inizio della luna di miele anglofranco-tedesca, e, prima di ogni altra, naturalmente, l'occupazione renana. Tale è, almeno, il piano dei socialisti, opportunamente addottrinati dal deputato Ereitscheld, il quale è venuto apposta da Eerlino per piantare le proprie tende ad un tiro di schioppo da Palazzo Borbone e dirigere la manovra. Iri quanto ai radicali, come vi ho spiegato a più riprese, le intenzioni sono meno rette, perchè, voglia, o non voglia, il Partito annovera uomini che posseggono, ad onta di tutto, un senso di responsabilità nazionale meno atrofizzato di quello dei dirigenti socialisti capitanati dall'ebreo Blum. Disgraziatamente, in pratica, il Partito fa, anche oggi, quello che sempre ha fatto dal 1924 in poi. Si lascia rimorchiare dalla prima ala sinistra, in omaggio al nume demagogico. Lo stato d'animo dei radicali francesi è oggi quello di un partito polarizzato intorno al mocrazie europee e, quando si coltivano aspirazioni mistiche di tanto metro, come accordare importanza eccessiva ad un anticipo di cinque anni nella restituzione di un territorio altrui ? Basta por mente a quanto precede, per rendersi conto dell'allarme che questa agitazione di corridoi e di Commissioni giustifica in seno all'opinione francese, consapevole dei problemi del domani. Nessuno mette in dubbio che anche Briand, anche Poincaré sappiano che l'evacuazione renana scaturisce naturalmente dalla decisione ginevrina del 16 settembre 1028, di cui il piano Young è la prima tappa di realizzazione. Ma, tanto Poincaré che Briand non sono uomini da commettere mai la suprema imbecillità di rinunziare alla Renania/ dalla tribuna della Camera francese un mese prima dell'inizio di una Conferenza politica, del cui esito nessuno sa nulla ed è per questo che la Francia tiene a mantenerli al potere. L'occupazione renana è. ancora oggi, una carta di prim'ordine e solo in un accesso di follìa un Governo, che non sia social-radicale, potrebbe indursi a privarsene prima del tempo e p'ima che Stresemann si sin, per lo meno, rimangiata 'a sua famosa dichiarazione che il piano Youner non potrà durare più di dieci anni. L'Isolamento diplomatico di Poincaré Quando la settimana scorsa preconizzavamo qui le complicazioni che quella — per lo meno imprudente — confessione del capo della Wilhelmstrasse avrebbe cagionato al Gabinetto Poincaré, non credevamo di essere così buoni profeti. Tutti i grattacapi del Ministero francese datano da quel momento. Briand e Poincaré sono oggi, in Europa, diplomaticamente isolati, è vero, ma non lo sono al punto da dover rinunziare a salvare, come suol dirsi, la faccia, di fronte all'opinione nazionale. Ora, perchè la salvino, è necessario che, almeno sino alla conclusione dell'accordo finale, la Germania faccia, se non altro, le viste di credere nella propria volontà di eseguire in teramente 11 piano Young. Vaticinare la caducità del piano Young e pretendere V evacuazione anticipata del Reno, sono due cose che fanno a pugni. La Francia tiene, dunque, ad un minimo di garanzia prima di pronunziare il « sì » fatale ed è, ap punto, questa la garanzia, di cui la andata al potere di un Gabinetto cartellista la priverebbe. Per tali motivi non crediamo, riassumendo, ad onta di tutte le folgori addensate sul Parlamento francese, che i moderati ed il centro, che hanno sempre sostenuto Poincaré, possano decidersi ad abbandonarlo, per favorire l'avvento di Herriot, di Paul Boncour e di Vincent Auriol. Tentativi oontro il Ministero Oggi era corsala voce che un assalto di fianco dovesse venire sferrato contro il Gabinetto per abbatterlo di sorpresa su una questione di importanza accessoria, evitando così agli attaccanti l'incresciosa necessità di prendere posizione aperta davanti al Paese. Ma, come era da prevedere, la manovra è abortita. Si trattava dì provocare un voto contro Tardieu, a proposito di un'interpellanza del mutilato Dormann, di cui il ministro degli Interni smentì, giorni or sono alla Camera, l'affermazione secondo.cui durante la dimostrazione dei combattenti contro la ratifica una donna avrebbe schiaffeggialo il Prefetto di Polizia. Dormann aveva manifestato stamane la intensione di attaccare il ministro e mantenere la propria affermazione, provocando, all' occorrenza, un tumulto. All'atto pratico, l'interpellanza Dormann venne svolta nei termini più moderati, tal che Tardieu potè rispondervi con altrettanta moderazione, evitando di offrire il fianco alle treccie dei soliti parti. «Dicendo quello che credevo la verità — dichiarò il Ministro — ho voluto offendere il signor Dormann? Ho messo in dubbio la sua perfetta buona fede? Io penso tuttora che egli si sia ingannato, ma che, dal primo all'ultimo momento, sia stato sincerissimo Un insieme di prove materiali ha fondato la mia convinzione. Ho pure delle prove morali. Sono trent'anni che conosco il Prefetto di Polizia. Non dirò nulla che possa diminuire la sua persona. Quando dà la sua parola, L a egli deva essere creduto. E' un uomo che non ha mai mancato di coraggio. Convinto che il Prefetto di Polizia ha detto la verilà ed avendo controllato le sue affermazioni, se non lo avessi coperto, non sarei degno di essere a questo posto. Ed è mio dovere, all'avvicinarsi di eventi che qualcuno prepara per la fine di questo mese, di non lasciare diminuire la persona morale del Prefetto di Polizia. Queste spiegazioni mi sembrano essere la sola conclusione di un dibattito che ha avuto luogo in presenza di un'eguale buona fede ». La Camera applaudì e le cose non andarono cltfe. Un'altra manovra era stata tentata da! deputato Goy, interpellando Poincaré sul modo, a suo avviso, inefficace, in cui fu fatto a Washington il passo della scorsa settimana. L'interpellante sperava di provocare Poincaré a singolare tenzone e fare nascere uno scompiglio capace di mettere il Ministero in minoranza. Ma bastò che il Presidente del Consiglio chiedesse il rinvio dell'interpellanza perchè la Camera gli desse ragione, approvando il rinvio per alzata di mano. Di tutta la procella soffiata nell'aula dalle gote degli Eoli cartellisi!, non è rimasto, dunque, se non un venticello insignificante. Ciò prova che, ad onta di tutto, a Parigi la bussola non sia interamente perduta. Certo, le cose vanno meno bene nella Commissione delle Finanze, dove lo schiacciante predominio dell'elemento cartellista crea un'atmosfera di perpetuo isterismo. Ma, in sostanza, nemmeno qui si è saputo concludere gran cosa ai danni del Gabinetto. Il deputato Pietri, che iersera era stato provvisoriamente sostituito nella carica di relatore dal radicale Palmade, è stato oggi definitivamente sostituito da un deputato di miti consigli, Chappedelaine, il cui passato sembra offrire sufficienti garanzie di serietà. Chappedelaine dovrà tentare, a sua volta, di trovare la quadratura del circolo, ossia il modo di ratificare gli accordi sui debiti senza precludersi la possibilità della ritirala, in caso di insolvibilità tedesca. Un ordine del giorno . cartellista _ Ma, siccome questa ricerca comincia ad avverarsi estremamente difficile ed imbarazzante, i cartellisi pare vogliano manovrare soprattutto in un altro senso; ottenere dal Governo, prima di ogni altra cosa, una dichiarazione sulla sua politica estera, vale a dire sulla Renania. L'ordine del giorno presentato dal deputato Auriol, ma non ancora esaminato, dice infatti: « La Commissione delle Finanze, considerando che gli accordi internazionali relativi ai debiti e crediti della Francia non potranno essere approvati e migliorati che grazie ad una politica di intesa e di pace internazionale; decide di chiedere al Governo ed alla Camera, prima di ogni esame degli accordi relativi ai debiti, di affermare chiaramente la loro volontà di una tale politica, fondata sulla cessazione delle occupazioni militari, non appena avvenuta la ratifica del piano Young da parte di tutte le Potenze interessate: sui trattati di arbitrato sulla riduzione progressiva delle spese di guerra in tutti i Paesi, sull'organizzazione economica dell'Europa ». L'ordine del giorno di Auriol rap presenta la cristallizzazione del sentimento che vi esponevamo in principio, e, cioè, che la vera questione del momento è l'evacuazione della Renania. Ma, questo spostamento delle batterie migliorerà, forse, le condizioni del Gabinetto, anziché peggiorarle. Se è una dichiarazione politica di Briand che si vuole, Briand non si rifiuterà, di sicuro, a farla, naturalmente senza dire nulla di compromettente sul terreno diplomatico e riportandosi, puramente e semplicemente alla deliberazione ginevrina del 16 settembre scorso. La speranza dei cartellisti di creare nuove difficoltà tra il Ministero ed i moderati, obbligando il primo a compromettersi, promettendo lo sgombro della Renania, incondizionato, è assurda più di ogni altra. Tolto dalle strettoie di una questione precisa ed inequivocabile, come quella della ratifica dei debiti, il Ministero potrà spaziare liberamente sui prati della rettorica a doppio uso e cqloro che 9i illudono di tenergli un ginocchio sul petto, se lo vedranno, probabilmente ancora una volta, sfuggire di mano. C. P. elhscasciczgt