La Conferenza politica per le riparazioni

La Conferenza politica per le riparazioni La Conferenza politica per le riparazioni e le opposte tesi dulia Francia e della Germania Parigi, 3 notte. Nuovi sforzi vengono messi in opera dal Governo per incanalare l'azione della Camera verso l'adozione, per il tramite delle Commissioni, di una procedura di riserva che non metta in pericolo la validità della ratifica. Poincaré continua a propugnare sotto mano la sua prima proposta di ratifica per via di decreto, onde sgravare il Parlamento dalla responsabilità diretta del testo di legge da votare e, in pari tempo, restare solo giudice della formula da impiegare, lasciando alla Camera soltanto 'a cura di votare un ordine del giorno o, come si dice in questo moment , una «mozione legislativa», cioè di carattere esclusivamente unilaterale, benché provvista di valore costituzionale, nella quale vorrebbero liberamente espresse tutte le riserve che si vogliono. In adesione a preghiera del Presidente del Consiglio, oggi, un numero di sena tori influenti si sono dati a raccomandare tale soluzione ai loro compagni di gruppo della Camera, pre-' sentandola come l'unica giudicata possibile dal Senato. In complesso», sebbene tutto questo lavorìo compii . cato qual'è, fra le quinte, dagli in fcrighi nascosti dei soliti fautori j li orisi, sia destinato a durare ance/ -a qualche giórno, la convinzione d h> la ratifica verrà votata in condiz ioni accettabili dall'America tende;' ad affermarsi. , D'altronde, l'agitazione che j i è voluta creare intorno alla rati fica del debiti interalleati minacci?. di distogliere l'attenzione della GaJ aera e del Paese da problemi più af ttuali e gravi, e molti cominciano a I leplorarla, impazienti di- vedere l'or1 izzonte sbarazzato da una questioi ne secondaria che lo ingombra ci .tre la misura consentita dal buoni senso. Quegli altri problemi sono,, per il momento, studiati in camertx charitati* da Briand e da Poijicaré, e poco si sa delle conclusi©'! i che si preparano in vista della fu/ura Conferenza politica. Se dobbifu no credere alle voci che corrono, il i Gabinetto di Parigi, preoccupato de l proprio attuale isolamento inteif nazionale, verrebbe iniziando una i campagna diplomatica per ottenere./ che alla Conferenza partecipino, .1 non solo i sei firmatari della conv/r ìzione ginevrina del 6 settembre» 1928, ossia Francia, Inghilterra, li alia, Germania, Belgio e Giappone,' ma anche i rappresentanti di que« li altri Stati che parteciparono nel Ìi924 alla Conferenza di Londra peri l'adozione del piano Dawes, ci-oè B^ amanda, Cecoslovacchia, Jugoslavi e., Grecia e via di seguito. La tesi di / Parigi è che le decisioni del piano ' Young hanno messo in causa inte (essi non trascurabili di tali Stati i ninori, come provano le recenti prriteste greche contro le decisioni fu t anzi arie applicate a quello Stato, e», che se la partecipazione di tali Paesi ad un accordo venne già rltemjrta legittima nel 1924, quando non Jsi trattava di mettere in piedi se n on un accordo provvisorio, ancora i «ù deve esserlo oggi che si tratta di èva accordo, almeno secondo la fra'mi sacramentale invalsa, « definiti1 pd ». Nei circoli pa j-iginl non si manca di aggiungere, per calmare eventuali apprensioni, ; che gli Stali In questione dovrebb èro occuparsi solo degli aspetti finanziari del piano Young e nonf delle altre questioni .sussidiarie di Ijf carattere politico, che dovranno venire esaminate in pari tempo, e dìo'è evacuazione renana e Commissione Edi constatazione e di conciliazione. ' Ma è facile prevedere che l'idèa d^ allargare di tanto il numero dei lartecipanti alla Conferenza non aderberà alla Germania, la quale si J servirà dell'amico MacDonald per/ farla bocciare. Una delle ragioni 'per cui Parigi non avreb¬ bsCdppspootspmmlptlpUts" be ancor5 a aderito ufficialmente alla Iscelta d/. Londra come sede della Conferei ìza, starebbe nella speranza di barattare l'accettazione della capitale § nglese con l'accettazione, da parte j>deiringhiiterra, dell'ammissione j degli Stati minori. Fedele al proprio atteggiamento della prima ora, il Governo francese osserva, ad ogni j nodo, su tutti questi argomenti il ,• riserbo più geloso, preferendo spenf lere minor numero di parole possi bile in spiegazioni, in un momen/ co in cui l'opinione pubblica si matf cifesta estremamente suscettibile. , per non dire allarmata, dalla piel_ra inopinata che l'arrivo al pòtea a dei laburisti ha conferito all'af Qdamento della politica europea. jtn quanto al possibile atteggiami ento dell'Italia alla Conferenza, pi 'eannunziandolo con alquanta U etta in base alle correnti dominanti! nella stampa della penisola, questi circoli non si mostrano sorpre" >i> dati gli incerti rapporti francoitaliani, della prospettiva che il Governo di Roma abbia ad accordare il suo appoggio alle tesi anglo-tedesche, ma si domandano se l'Italia abbia suffioientemente considerato che l'evacuazione, non solo anticipata, ma senza alcuna forma di smilitarizzazione della Renania, potrebbe essere il preludio dell'AJWchluss e di altre complicazioni avvenire. C P. La Conferenza politica per le riparazioni La Conferenza politica per le riparazioni e le opposte tesi dulia Francia e della Germania Parigi, 3 notte. Nuovi sforzi vengono messi in opera dal Governo per incanalare l'azione della Camera verso l'adozione, per il tramite delle Commissioni, di una procedura di riserva che non metta in pericolo la validità della ratifica. Poincaré continua a propugnare sotto mano la sua prima proposta di ratifica per via di decreto, onde sgravare il Parlamento dalla responsabilità diretta del testo di legge da votare e, in pari tempo, restare solo giudice della formula da impiegare, lasciando alla Camera soltanto 'a cura di votare un ordine del giorno o, come si dice in questo moment , una «mozione legislativa», cioè di carattere esclusivamente unilaterale, benché provvista di valore costituzionale, nella quale vorrebbero liberamente espresse tutte le riserve che si vogliono. In adesione a preghiera del Presidente del Consiglio, oggi, un numero di sena tori influenti si sono dati a raccomandare tale soluzione ai loro compagni di gruppo della Camera, pre-' sentandola come l'unica giudicata possibile dal Senato. In complesso», sebbene tutto questo lavorìo compii . cato qual'è, fra le quinte, dagli in fcrighi nascosti dei soliti fautori j li orisi, sia destinato a durare ance/ -a qualche giórno, la convinzione d h> la ratifica verrà votata in condiz ioni accettabili dall'America tende;' ad affermarsi. , D'altronde, l'agitazione che j i è voluta creare intorno alla rati fica del debiti interalleati minacci?. di distogliere l'attenzione della GaJ aera e del Paese da problemi più af ttuali e gravi, e molti cominciano a I leplorarla, impazienti di- vedere l'or1 izzonte sbarazzato da una questioi ne secondaria che lo ingombra ci .tre la misura consentita dal buoni senso. Quegli altri problemi sono,, per il momento, studiati in camertx charitati* da Briand e da Poijicaré, e poco si sa delle conclusi©'! i che si preparano in vista della fu/ura Conferenza politica. Se dobbifu no credere alle voci che corrono, il i Gabinetto di Parigi, preoccupato de l proprio attuale isolamento inteif nazionale, verrebbe iniziando una i campagna diplomatica per ottenere./ che alla Conferenza partecipino, .1 non solo i sei firmatari della conv/r ìzione ginevrina del 6 settembre» 1928, ossia Francia, Inghilterra, li alia, Germania, Belgio e Giappone,' ma anche i rappresentanti di que« li altri Stati che parteciparono nel Ìi924 alla Conferenza di Londra peri l'adozione del piano Dawes, ci-oè B^ amanda, Cecoslovacchia, Jugoslavi e., Grecia e via di seguito. La tesi di / Parigi è che le decisioni del piano ' Young hanno messo in causa inte (essi non trascurabili di tali Stati i ninori, come provano le recenti prriteste greche contro le decisioni fu t anzi arie applicate a quello Stato, e», che se la partecipazione di tali Paesi ad un accordo venne già rltemjrta legittima nel 1924, quando non Jsi trattava di mettere in piedi se n on un accordo provvisorio, ancora i «ù deve esserlo oggi che si tratta di èva accordo, almeno secondo la fra'mi sacramentale invalsa, « definiti1 pd ». Nei circoli pa j-iginl non si manca di aggiungere, per calmare eventuali apprensioni, ; che gli Stali In questione dovrebb èro occuparsi solo degli aspetti finanziari del piano Young e nonf delle altre questioni .sussidiarie di Ijf carattere politico, che dovranno venire esaminate in pari tempo, e dìo'è evacuazione renana e Commissione Edi constatazione e di conciliazione. ' Ma è facile prevedere che l'idèa d^ allargare di tanto il numero dei lartecipanti alla Conferenza non aderberà alla Germania, la quale si J servirà dell'amico MacDonald per/ farla bocciare. Una delle ragioni 'per cui Parigi non avreb¬ bsCdppspootspmmlptlpUts" be ancor5 a aderito ufficialmente alla Iscelta d/. Londra come sede della Conferei ìza, starebbe nella speranza di barattare l'accettazione della capitale § nglese con l'accettazione, da parte j>deiringhiiterra, dell'ammissione j degli Stati minori. Fedele al proprio atteggiamento della prima ora, il Governo francese osserva, ad ogni j nodo, su tutti questi argomenti il ,• riserbo più geloso, preferendo spenf lere minor numero di parole possi bile in spiegazioni, in un momen/ co in cui l'opinione pubblica si matf cifesta estremamente suscettibile. , per non dire allarmata, dalla piel_ra inopinata che l'arrivo al pòtea a dei laburisti ha conferito all'af Qdamento della politica europea. jtn quanto al possibile atteggiami ento dell'Italia alla Conferenza, pi 'eannunziandolo con alquanta U etta in base alle correnti dominanti! nella stampa della penisola, questi circoli non si mostrano sorpre" >i> dati gli incerti rapporti francoitaliani, della prospettiva che il Governo di Roma abbia ad accordare il suo appoggio alle tesi anglo-tedesche, ma si domandano se l'Italia abbia suffioientemente considerato che l'evacuazione, non solo anticipata, ma senza alcuna forma di smilitarizzazione della Renania, potrebbe essere il preludio dell'AJWchluss e di altre complicazioni avvenire. C P.

Persone citate: Briand, Dawes, Macdonald, Poincaré