Un grande satirico rasso

Un grande satirico rasso Un grande satirico rasso I Russi hanno ricordato in quefeti giorni il quarantesimo anniversario della morte del loro più grande scrittore satirico, Saltykov-Scedrin, che gli italiani già conoscono attraverso il suo capolavoro, cioè La famiglia GolovlioV (Traci. Verdinois, Carabha editore) e alcune fra le più jcaratterisfcdche fatvole di colorito politico (Favole e racconti innocenti, ITrad. Lo Gatto, Ed. Stock). Saltykov-Scedrin appartiene a (quella schiera di scrittori russi, la cui attività» nella valutazione sia del pubblico che della critica è stata sopraffatta dalla preminenza di genf quali Tolstoj, Dostojevskij, Turghemjev, ma che riservano ancora la gioia della rivelazione: tali, con lui, per esempio, Pisemskij, Ljeskov, .Uspienskij. Senza la conoscenza di tutti questi scrittori in generale non earà mai chiara la storia spirituale del secolo XIX in Russia; senza quelila di Saltykov-Scendrin in particolare rimarrà sempre nell'ombra quel periodo che dall'abolizione della servitù della gleba arriva alla prima penetrazione del marxismo, di quel periodo cioè che precede immediatamente e prepara la storia sociale contemporanea della Russia. Per ampiezza di vita e d'opera Saltykov può essere avvicinato a Turghenijev e a Tolstoj, di più forfè al primo in quanto che le epoche della sua esistenza si riflettono nella sua opera quasi cronologicamente, sebbene alterate nella veste esteriore. Ma su Turghenjev, che fu soprattutto un geniale osservatore da lontano, egli ebbe, come rappresentante del suo tempo, il vantaggio di averne vissuta direttamente la vita. - 32 bisogna tener presente che i due ; limiti estremi della sua vita toccano «■due epoche non solo diverse ma op^poste. Che massa di avvenimenti in Questi tre decenni; dalla liquidaziojme della servitù della gleba e deljil'organizzazione burocratica ormai 'Fjtijfcta fessure, all'impoverimento delxJ3a' piccola nobiltà, dalla comparsa di domini nuovi, provenienti da classi £ifmora diseredate, all'andata al po'iipolo dei cosiddetti « nobili peniten•nfci » desiderosi di pagar di persona fai privilegio avito. Quale mutamento di rapporti sociali e conseguente Scambiamento della psicologia indivi,',«iuale e collettivo; quale messa abbondante per un osservatore e scrit■jtore di genio! Di questo periodo di storia spirituale della. Russia Saltykov-Scedrin ^'jvide tutte le torture, tutti i difetti, " tutte le tragiche debolezze e con la potenza di una penetrazione, che solo in Gogol aveva avuto un predecessore, spietatamente le fustigò, ansioso di vedorle diminuire, scomparire, trasformarsi in forza e bene. Se del riso di Gogol si potè dire che nascondeva lacrime, dell'ira di Saltykov si può egualmente dire che essa nascondeva amore. In Russia ■ non erano mancati scrittori satirici prima di Gogol: •Kantenir, Vonvizin, Gribojedov, ma nò questi, nò lo stesso Gogol, nonostante il carattere educativo della loro satira, fecero della fustigazione dei mali della loro patria una vera e propria missione come Saltykov-Soedrin. Una delle ragioni esteriori di questa differenza fu che Saltykov, oltre che artista, fu quel che si dice un pubblicista di genio. Egli seguì la vita del suo tempo giorno per giorno, ora per ora, ed anche là dove dall'avvenimento quotidiano, dalla vicenda di cronaca non sgorgò l'ispirazione del capolavoro artistico, non venne tuttavia meno la possibilità per lo scrittore di nascondere sotto la forma allegorica, fiabesca, a esopica t, secondo la sua stessa eepressione, uno spunto di valore universale. Uno dei meriti maggiori di Saltykov, che egli ebbe del resto in comune con altri nobili spiriti del tempo, fu di non aver creduto che l'abolizione della servitù della gleba sarebbe stata la panacea a tutti i mali che avevano tormentata la Russia nel corso dei secoli. Egli comprese che l'abolizione legale e amministrativa non significava quasi nulla in confronto del necessario risanamento dei costumi é della stessa concezione della società, nella quale la servitù della gleba con tutte le sue conseguenze morali e spirituali continuava ad avere il suo nido, e che perciò contro questa concezione e questi costumi bisognava volgere gli strali. Prima di tutto nella vita della società provinciale, a contatto della quale lo scrittore visse molti anni, poi in quella della città, poi infine in quella di intere categorie di persone che possono ritrovarsi e nella provincia e nelle città: dagli Schizzi provinciali alla Storia di una città, da I signori di Taskent a 1 Pompadoun e le Pompadours, da Le antichità di Posccchon a La famiglia Golovliov, è sempre lo stesso processo di disfacimento e putrefazione sociale e morale che Io scrittore colpisce senza pietà. Il grado della satira % diverso secondo il periodo e l'ambiente, ma anche secondo il grado di fede nella possibilità della giustizia, da cui l'opera dello scrittore è accompagnata. Egli soleva dire infatti, a giustificazione della violenza dei suoi attacchi alle tradizioni e agli usi che da tanti erano considerati sacri, che solo il desiderio della giustizia lo muoveva, ma & base di questo desiderio di giustizia era un idealismo che non poteva trovar sod disfazione se non nel sogno di una vita futura. Dopo 8altykov, la letteratura russa conobbe ancora una volta, seb bene in tono diverso, quest'idealisti ca aspirazione ad una vita avvenire che apporterà la giustizia e la feli cita: l'aspirazione degli eroi di Cechov. Ma in Saltykov il fondo idealistico dell'aspirazione non attenuapvcsirmvcvcrnsdbsrvrm a a a per nulla la visione realistica della vita, che l'artista riproduce perciò con i suoi colori più vivaci, più aspri, più stridenti. Si direbbe anzi che la visione di una vita futura ideale dia allo sguardo dello scrittore una forza di penetrazione ancora maggiore, una forza che non può avere chi, anche superficialmente, si concilii con la realtà, dopo averne visti i lati negativi. Da questo rapporto tra gli ideali e l'ambiente, dal confronto tra l'« utopia » dell'aspirazione e la realtà politico-sociale, nasce appunto la satira. La veste estoriore può essere una caratteristica della satira stessa, ma non basterebbe a renderla così efficace senza lo sfondo idealistico da cui prende le rnosse. La veste esteriore è anzi talvolta solo un pretesto per sfuggire alle feroci grinfie della censura, ma 10 sfondo idealistico è una realtà spirituale. « Sfuggire alle grinfie della censura! ». Bisogna leggero il racconto 1 funerali di un letterato, per capire che cosa ciò significasse ai teirìpi in cui Saltykov pubblicò le sue opere principali. Scrivere sempre con la preoccupazione di sfuggire a queste grinfie maledette ! Ecco come lo scrittore descrive questa tragica commedia : o Lo scrittore non sa in quale inchiostro intingere la sua penna per esprimere il proprio pensiero, non sa di quale abito solenne rivestirlo, perchè non sia troppo facilmente alla portata di tutti. Lo avvolge, lo traveste con ogni specie di circonlocuzioni e di allegorie, e solo dopo aver compiuto, come si dice, tutto il complicato rito del travestimento, respira, a quanto pare, liberamente ed esclama: « Grazie a Dio, adesso nessuno se ne accorgerà? Nessuno se ne accorgerà? E il pub blioo? Non se ne accorgerà neanche 11 pubblico? ». Veramente, quando i travestimen ti riuscivano a o far passare » quel che lo scrittore voleva far arrivare al pubblico, il pubblico se ne accorgeva e l'efficacia della faticosa conciliazione che lo scrittore compiva tra la realtà e l'idea]g, non mancava. Anzi, a dire il vero, sembra oggi quasi impossibile che un romanzo come La storia di una città, nei cui personaggi più colpiti è abbastanza facile riconoscere favoriti e ministri degli zar, sia potuto sfuggire alle grinfie della censura; ma la storia della letteratura russa ci insegna che casi simili non erano mancati, primo fra tutti quello di Gogol col suo Ispettore generale e le sue Anime morte. E idei resto anche la censura bolscevica, della cui severità si parla tanto, ha pur t lasciato passare » romanzi come / dilapidatori di Katajev, Il diario di Kostja lijahev di Ognev, Il vicolo dei cani di Gumilevskij, e tanti altri che non sono meno aspri contro la società attuale, di quel che i racconti di Saltykov fossero contro tutta la società del suo tempo. Si capisce con le debite proporzioni dal punto di vista della realizzazione artistica. Quel che in Saltykov colpisce è la molteplicità dei bersagli contro cui immutabilmente egli scaglia i suoi strali: nulla afugge al suo sguardo penetrante, nulla alla sua santa ira: dagli abusi governativi a quelli dei proprietari che continuano a tormentare i loro contadini emancipati dalla legge liberatrice, dalla superficialità dei liberaleggianti all'ipocrisia della nuova borghesia, dalla miseria morale della invadente burocrazia a quella dei profittatori delle sofferenze altrui. Le armi di cui egli si servì per suscitare l'indignazione nel lettore contro situazioni, a risolvere le quali sarebbe bastata solo una maggiore umanità in chi poteva disporre a proprio talento della vita altrui, erano talvolta di una semplicità che sgomenta: basti pensare ai due fanciulletti servi della gleba nel racconto Miscia e Vania che decidono di uccidersi per sfuggire ai maltrattamenti della padrona. Da questa semplicità di mezzi, che è a base non solo della serie dei racconti intitolati Eacconti innocenti, a cui appartiene Miscia e Vania, ma anche di di tutte le sue opere più caratteristiche, lo scrittore sa trarre effetti di potenza addirittura shakesperianacome nella Famiglia Golovliov. Se alle opere precedenti a questo romanzo famosissimo, si può rimproverare una soverchia abbondanza di particolari e considerazioni che spesso intralciano lo svolgimento della narrazione, nella Famiglia Golovliov si può dire non ci sia una sola pagina, un solo rigo che non serva direttamente all'effetto terrorizzante che l'autore si propone dipingendo nella degradazione e corruzione desuoi eroi le conseguenze di una organizzazione sociale maledetta. Ma in nessun'altra delle opere come in questa con tanta evidenza, attraverso le tenebre sorride la luce della possibile espiazione, la luce della bontà che questo terribile analizzatore di orrori vedeva in fondo anche alle coscienze apparentemente perdute per sempre. Negatore di ogni « feticcio », qualunque nome esso portasse, in quanto che anche le cose più sacre diventano odiose nella loro veste di feticci, Saltykov-Scedrin appare ancooggi un maestro di vita e d'amoreriuscendo appunto con i suoi attacchi alle falsità di cui la vita umana si riveste, a rivelare i tesori di verità che essa contiene. Anche per questa ragione di alta umanità oltre che per il suo valordi documentazione artistica di un periodo essenziale della storia russaSaltykov meritava di essere ricordato e meriterebbe di essere più da vicino e più ampiamente conosciutoEttore Lo Gatto.

Luoghi citati: Russia, Taskent