Preziosi autografi dei Duchi di Savoia trafugati e ritrovati in misteriose circostanze

Preziosi autografi dei Duchi di Savoia trafugati e ritrovati in misteriose circostanze Preziosi autografi dei Duchi di Savoia trafugati e ritrovati in misteriose circostanze r a i , , o l Nel settembre del 1927 la signora Gemma Falco in Casoloni, residente nella nostra città, si recava nel negozio dell'antiquario Carlo Ettore Bourlot, in Torino, piazza S. Carlo 4, con un non grosso pacco contenente qualcosa che non era affatto comune nemmeno per un negoziante di cose antiche: un libro con rilegatura in legno costituito da 36 fogli e relativi allegati tutti in pergamena manoscritti, costituenti il codice civile di Mombasiglio: due pergamene, pure manoscritte, contenenti antichi diplomi con fir- me autografe dei Duchi di Savoia: Vlt-Mtorio Amedeo ed Emanuele Filiberto; una reliquia religiosa Jsl 1500. In auto alla cascina Il signor Bourlot, da buon intenditore, capì tosto che si trovava di fronte a documenti di grande importanza. Interrogò la signora Gemma sulla provenienza di quel materiale: e la signora gli rivolse senz'altro l'invito a recarsi con lei a Mombasiglio, perchè, presso persone ili sua conoscenza, in una cascina, si trovavano altri manoscritti- antichi dello stesso genere. La gita fu effettuata, per le insistenze della Falco, pochi giorni dopo, ma senza alcun risultato. I manoscritti di cui la signora dava per certa la esistenza non si trovarono. Capitò un fatto imprevisto. Il Bourlot (bfferma che pochi giorni dopo la consegna, avendo dovuto procedere a lavori ed a modifiche nei propri magazzini di piazza S. Carlo, gli antichi codici erano andati provviso riamente smarriti, nè fu possibile rintracciarli per parecchi mesi. Sta di fatto che, non appena rintracciati, l'antiquario, che aveva appurato come il Codice degli statuti di Mombasiglio, secondo la Bibliografia Statutaria del Fontana, era di proprietà del Comune di Mombasiglio, 'si rivolse per consiglio al Sovraintendento bibliografico per il Piemonte e la Liguria che gli fece tosto formale ingiunzione di rimetterglieli nel suo ufficio. Gli altri manoscritti cadevano poi in sequestro ordinato dalla autorità di pubblica sicurezza. La signora Falco Gemma, rimasta priva dei ricchi ed interessanti codici e della reliquia, con citazione 27 febbraio 1928 evocava in giudizio il Bourlot perchè venisse condannato, nonostante l'ingiunzione ed il sequestro, a restituirle quanto gii aveva insegnato provvisoriamente perchè le inviasse eventualmente un amatore. Sì istituì regolare contradditorio: l'attrice sostenne la circostanza che il Bourlot avesse a lungo tergiversato ad ogni sollecitazione di restituire le cose avute in deposito, offrendole somme irrisorie. , e e a Una brutta proposta La faccenda divenne interessante quando il convenuto affacciò l'istanza che "li atti del giudizio venissero trasmessi alla Procura del Re per even tualì accertamenti sulla provenienza dei codici e chiedeva la propria assolutoria, previa produzione della ingiunzione avuta del Sopraintendente. n Tribunale ha dato torto al Bourlot Rileva innanzitutto la sentenza che mentre la citazione della Falco porta la data 27 febbraio '28. la data della lettera del Sopraintendente ha quella posteriore del 19 marzo sue cVssiVO e poi afferma che, se mal, avuti del sospetti sulla provenienza eh quegli oggetti, questi avrebbero dovuto essere rimessi alla Questura e condanna quindi il convenuto alla resti t-uzione di quanto ebbe in consegna curandone il recupero come meglio potrà. Ora le armi si affilano per 1 appello che è già stato presentato. A fugare ogni dubibo sulla sua versione, il Bourlot ha formulato dei chilometrici e quindi esaurienti capitoli di prova e per convincere il Tribunale che la sua tesi non è affatto artificiosa ha prodotta la Bibliografia statutaria del Fontana. La Falco Gemma prospetta il dubbio che il Codice rimesso al Sopraintendente non sia quello da lei lasciato in deposito presso il Bourlot e questi si ripromette di provare che la donna é in errore. Il Codice di Mombasiglio Il Bourlot imposta la questione su un terreno giuridico morale che non è ceno antipatico: sulle disposizioni di legge che fissano delle norme per la inalienabilità delle antichità e delle belle arti ed affidano ai Sopralntendenti bibliografici la tutela del patrimonio bibliografico della Nazione. Poteva egli, riconosciuta la provenienza di quel codice, non rivolgersi al Sopraintendente? E, ricevuta l'ingiunzione, poteva egli non eseguirla? F.' quello che diranno prossimamente i giudici della nostra Corte d'Ap pello. Per la cronaca sarà bene aggiungere che anche il Podestà del Comune di Moinlinsiglio si e interessato della vicenda, convinto che il Codice a mani del Soprainitendente e proprio quello che fu « trafugato » da parecchio tempo da quell'archivio comunale. Sempre per la cronaca diremo ancora un particolare che non è privo di interesse. La signora Gemma dice che i codici e la reliquia in qaestone, nelliestate del 1927, erano stati regalati a suo figlio quindicenne dalla contadina Maddalena Raimondi di MombaSjgii0 cne \[ aveva trovati ab- bandonati sul solaio cash. della propria

Luoghi citati: Comune Di Moinlinsiglio, Comune Di Mombasiglio, Liguria, Mombasiglio, Piemonte, Torino