Una montagna è scomparsa nella Nuova Zelanda

Una montagna è scomparsa nella Nuova Zelanda Una montagna è scomparsa nella Nuova Zelanda Parigi, 24, sarà, n Direttore delle Poste di Tanakà nella Nuova Zelanda annunzia che da lunedi scorto il monte Stevens, la cui altezza fi ài 3950 piedi e che si trova a circa 16 miglia dalla città, è scomparso. Scivolamenti di terreno continuano a prodursi nei dintorni della ctttà In seguito al recenti terremoti. Dalla Nuova Zelanda giungono no tizie sempre più gravi sul grave terremoto che si accanisce a seminare terrore e rovine nel paese. Le maggio ri scosse avvennero sabato sulla costa occidentale, costringendo la popolazione a vagare tutta la notte per le strade. Automobili sovraccariche di gente ti spingevano da Murchlson a Nelson, m cerca di scampo. I treni erano e sono ancora fermi, giacché le strade ferrate hanno riportalo danni non indifferenti dal movimento tellurico. Anche nelle regioni di Nelson e Tanafte le scosse si sono ripetute, spargendo nuovo panico e desolazione. Il fenomeno tellurico continua-. La terra degli «uomini eccessivamente felici», quella che Kipling cantò liricamente («lesi, lonelleat, oveliest exquisdte apart... ») la « lunga nuvola bianca » dei marni autoctoni, ci manda da qualche tempo messaggi di catastrofi telluriche assai impressionanti. Gli eventi determinati da cotesti enomeni sono veramente i soli di cai la Nuova Zelanda riesca a darci notizia con la sicurezza di venire ascoltata. Old altri inerenti alla vita del milione e mezzo di bianchi che abitano le due grandi isole australi è ben raro che riescano ad occupar di sè l'attenzione dei Continenti per la semplice ragione che non v'è luogo al mondo dove l'esistenza umana sia meno tormentata e tormentosa, la natura appaia più benigna, le differenze sociali meno aspre, i limiti deila vita degli uomini più lunghi, il benessere più diffuso. Ma ogni tanto anche laggiù, al nostri antipodi poiché come tutti sanno la Nuova Zelanda sorge dall'Oceano Pacifico, e 1500 miglia dalla terra più vicina — l'Australia — sull'altra faccia dela sfera planetaria e se si potesse arla combaotare con la nostra penisola si troverebbe che la punta setentrionale dell'isola superiore coincide con il Brennero, mentre l'estrema isoletta meridionale — la Steward — si sovrapipone alile coste algerine), la fatalità tellurica e vulcanica comune a tutte le isole del Grande Oceano prende il sopravvento e gli orgogliosi discendenti caucasici divenuti neo-zelandesi ci gettano il grido disperato della loro angoscia. Cosicché noi, compiangendoli ci ricordiamo che la Nuova Zelanda, malgrado la felicità che promette e largisce, è soprattutto una terra precaria al seme d'Adamo o per lo meno ai suoi progressi materiali, come il Giappone, dove converrebbe vivere come vi vivevano i gagliardi e intelligenti maori venuti da Tahiti cinque secoli fa ad abitar le isole, le quali prima d'essi ignoravano assolutamente l'uomo. ftlSftcpcsecrpmilcddptlgmnaNdtfcclcmddsvrpsNmpndealmlnIevzRpmtèg Città monumentali Viceversa dalia metà del secolo scorso, da quando cioè 1 britannici incominciarono la dura conquista della «lunga nuvola bianca» scoperta da Tasman sullo scorcio del '600 (e dico dura perchè 1 maori si batterono come leoni contro l'invasore, giungendo persino ad andarsi a procurare al di là dell'oceano con le loro grandi canoe a bilanciere cannoni e fucili di cui avevano sempre ignorato l'esistenza) non ha fatto che progredire con un ritmo di poco inferiore alla maggior sorella, l'Australia. Cosicché a chi le immagina un paese di leggenda o tutto al più una colonia molto progredita; le due isole maggiori e la Steward pure, grandi in superficie un quarto più dell'Italia, offrono al viaggiatore la sorpresa di una serie di città monumentali, di ima rete ferroviaria e stradale amplissima, di un incivilimento raffinato, in complesso di una nazionalità d'origine caucasica (i maori non sono che 70 mila e altrettanto civili dei bianchi) pienamente formata e gelosissima della sua personalità e della funzione del « dominion » nell'Impero. La quale funzione non è solo d'ordine utilitario, vale a dire non si manifesta soltanto con l'esportare nella metropli e altrove prodotti agricoli e minerali di gran pregio e sopratutto lana, altrettanto fine dell'australiana, ma si vanta, dinanzi agli atteggiamenti di piena indipendenza dell'Australia, di esser depositario di una profonda devozione alla madre patria. Tutto questo per concludere che le catastrofi del genere di quelle accadute e che minacciano di prolungarsi sulle incantevoli rive della baia di Tasman, all'estremità settentrionale dell'Isola del Sud, precedute dai terremoti che hanno devastato pochi giorni or sono la più artistica delle città neozelandesi, Christchurch sulla costa orientate della stessa isola, colpiscono nel vivo autentici fedelissimi e numerosi sudditi britannici. L'Itola del Sud Questa volta il commovimento tellurico si è avventato sull'Isola del Sud smentendo la presunzione che fra. le due grandissime isole, la settentrlonals fosse la più duramente e comunemente provata. La zona colpita è impressionante di vastità poiché comprende quasi nn terzo delia superfìcie dell'isola, avendo alle sue estremità Nelson si nord e Christchurch al sud, congiunte da una ferrovia di 230 chilometri di lunghezza. La prima delle due città conta una popolazione di circa 12 mila anime, mentre la seconda sta per superare in nùmero di abitanti la stessa Wellington, la capitale (110 mila), colio cata nell'Isola del Nord sullo Stretto di Cook ad una notte di piroscafo da Nelson. Questa, malgrado la sua piccola popolazione, è molto importante per la positura di sbocco della ricca pianura granaria che degrada dalla catena montana formante l'ossatura dell'Isola (la catena culmina al sud nel Monte Cook, alto quasi 4000 metri). Tutto il percorso ferroviario fra Nelson e Christchurch è un seguito di piccoli centri agricoli che la catastrofe ha abbattuto o sconvolto con fa ferrovia medesima. Si tratta di cittadino vere e proprie, costruite con molta cura poiché in Nuova Zelanda il villaggio è sconosciuto, un centro che conti appena due o tre mila abitanti si considera « town » città — e lo è difatti come accade nelle città nord-americane, possedendo spesso edifici cospicui per le scuole, ospedali, istituzioni delle più varie, alberghi, banche, ecc. Il terremoto quindi non può non avere prodotto danni rilevantissimi. Le montagne Vive Nella valutazione di questa catastrofe occorre tener presente che la Nuova Zelanda è forse il paese del mondo dove gli uomini viaggiano più intensamente pur rimanendo nelle isole. Infatti, su 6000 chilometri di ferrovie tracciate nel «dominion» ed una popolazione totale che, come abbiam detto, non raggiunge il milione e mezzo, si constata annualmente la strabiliante cifra di 10 milioni di viaggiatori. Sinora, o almeno da che gli europei occupano le Isole, i fenomeni tellurici più gravi e di più funeste conseguenze si erano verificati in quella singolarissima zona dell'Isola Superiore detta di Rotorua, vasta come il Piemonte, percorrendo la quale si riceve veramente 11 senso dell'instabilità della terra neozelandese. Impressione che è efficacemente espressa dalle leggende maore, nelle quali le più alte montagne diventano personaggi che si muovono, scompaiono o risorgono com'è avvenuto in questi giorni delle alture di più di mille metri d'altezza sul golfo di Tasman. Quindi la leggenda in questo caso va presa come storia, poiché cerca di darsi una ragione dell'instabilità sismica dell'arcipelago. Si tratta della montagna più alta dell'Isola Superiore, clie s aderge sull'oceano ad occidente, l'Egmont. Qualche decennio prima che le navi del bianchi imbrogliassero le vele in vista delle palizzate che circondavano l'antico villaggio situato nella località dove oggi sorge la città più popolosa dell'Isola Nord, Auckand (180 mila ab.) l'Egmont, con il monte Tongariro ed il monte Ruaphen che gli sorgono vicini (sono cime fra i 2500 ed i 3200 metri d'altezza), vivevano in pace nel cuore della «lunga nuvola bianca ». Venne però il giorno nel quale l'Egmont ed il Tongariro s'innamorarono assieme della bella vergine bianca rappresentata dal monte Ruaphen. Il Tongariro, geloso, si risenti subito delle profferte d'amore del suo rivale a Ruaphen e dal cratere gli scagliò addosso un bolide da interpretarsi come provocazione grave. S'adirò l'Egmont per l'offesa e, durante la notte, si mise a camminar per la campagna con l'intendimento di avvicinarsi materialmente alla montagna del suo desiderio, seminando la distruzione lungo il cammino ed aprendo una vasta ferita nel seno della madre terra. Il Tongariro avrebbe voluto inseguire il rivale, ma non riuscì a liberarsi i piedi da certi impacci e rimase fermo ad urlare, vomitar bile, cioè lava, ed a fremere cosi paurosamente che anche gli iddi! si accorsero di quel che accadeva nella Nuova Zelanda e fecero retrocedere l'Egmont e lo inchiodarono definitivamente nel punto dove ora si trova, isolato, sull'oceano, e lontano dalla signora Ruaphen. Soddisfatto per la decisione degli dei, il Tongariro si acquetò, anzi, mosso a pietà per la ferita aperta nel seno della terra, le versò il balsamo di acqua copiosa, generando il fiume Wanganiii (il maggiore dell'Isola Superiore). 1 laghi bollenti Qualcuno, dinanzi alla portata davvero terrificante delle catastrofi che vanno verificandosi nell'Isola del Sud può essere tratto a pensare se la Nuova Zelanda o per lo meno l'Isola del Sud non sia minacciata di far" la fine dell'Atlantide. E* l'estensione del movimento sismico che si svolge su di un territorio ampio come l'Italia peninsulare dalla linea, di Perugia a quella di Napoli, che giustifica l'ipotesi. Occorre però considerare che l'ossatura dell'isola è potente, starei per dire continentale con la sua eccelsa catena montana lunga 800 chilometri e ohe nel suo complesso il fenomeno non supera per ora quelli già verificatisi nell'Isola Nord, una cinquantina d'anni or sono, dove pure si ebbe il crollo di qualche alta montagna, l'aumento improvviso della temperatura di laghi, non inferiori in estensione ai nostri, sino a sessanta gradi (qualcuno di questi specchi d'acqua sopravvive spandendo perennemente nel cielo masse di vapori) e modificando la topografia nel paese a settentrione del Taupo. E' questa una delle regioni maggiormente frequentata dai turisti americani che a falangi visitano oggi la Nuova Zelanda attrattivi dalla sua affascinante peculiarità. Si parte dal lago di Rotorua nel cuore dell'asola e attraverso montagne deserte si vanno a vedere due amplissimi crateri vicini, molto profondi, diventati laghi bollenti. Su questi laghi non si naviga, sono troppo scottanti. Ci si accontenta di raggiungere il ciglio dei crateri e di guardar giù a duecento metri gli specchi azzurri che fumano intensamente e a pensare che finalmente si è trovata la vera realtà dantesca. Tln poco nifi lungi si stende il grande lago di Rotomahana separato da un istmo da un altro lago amplissimo chiamato Tarawera. Il primo lago scolta ma lo si attraversa bravamente in motoscafo, dall'altro si contemnla il vulcano omonimo che nel 1886 (ultima eruzione) ha perduto ottocento metri di cima. Nella regione inoltre, fumano « gbei«<s&rs » che scaraventano ad intervalli nel cielo getti d'acqua e di vapore di trecento metri d'altezza, in vista di distese di fanuo che occupano le valli, di fango biianco che furiosamente bolle come^una densa pasta destinata in sempiterno a non arrivare mai alla cottura. II fascino di una terra vergine Innumerevoli punti della Nuova Zelanda presentano questi straordinari aspetti o possono presentarlo da un giorno all'altro. Malgrado questo, forse per questo, la seduzione delle isole sul viaggiatore è indicibile. Non sono gli uomini che la ispirano, ma le cose, gli aspetti del paese soprattutto. I nep-zelandeel caucasici sono troppo felici per offrire "un'esistenza degna di essere raccontata. Sono nella loro stragrande maggioranza degli inglesi che hanno organizzato un paese anglicamente. Riproducono esattamente suite, terra australe una Gran Bretagna in diciottesimo. La seduzione maggiore dunque di quel mondo insulare, distantissimo da tutti, gli altri, peculiare, con una flora ed una fauna particolari, non deriva dagli immigrati la cui condizione di padroni non esclude che sian degli intrusi. Essa vi afferra in guisa speciale, inattesa, nelle solitudini ambigue del cuore delle isole, sulla vetta dei monti, mentre lo sguardo erra dagli occhi azzurri dei laghi che fumano alle chine ammantate dalla foresta sud-tropicale. Foreste degne d'esser l'asilo di animali antidiluviani come del resto lo furono sino ad un secolo e mezzo fa, quando ospitavano li « moa », il mostruoso uccello pachiderma, alto cinque metri. Terra veramente vergine, effettivamente nuova, che è stata l'ultima occupata dall'uomo civile e l'ultima ad essere scoperta e conquistata da lui, dove tutto sembrava preparato per la felicità di coloro che sarebbero venuti ad abitarla definitivamente. Infatti gli uomini civili vi accorsero in proporzione assai più numerosa che nell'immensa ed aurifera Australia e furono cosi soddisfatti che si proposero di escludervi o quasi coloro privi del beneficio di esser nati anglo-sassoni. E' per questo che bisogna interpretare questi sgomentevoli ominoviimeinti della natura, queste ribellioni indomabili della « lunga nuvola bianca» al caucasici andati a stabiHrvlsi e a moltiplicarvisi come una specie di avvertimento trascendentale al loro inguaribile egoismo. Non altrimenti vennero sopportate dai giapponesi le catastrofi memorabili di Rei anni or sono che distrussero Tokio e Yokohama nell'epoca di maggior prosperità e potenza dell'Impero, quando l'ambizione dei Agili di Amaterasu era giunta a tal punto che per misurarla, i pochi occidentali dimoranti nello Isole del Sol Levante, non trovavano paragone... Arci. NUOVA ZELANDA)

Persone citate: Cook, Kipling, Stevens, Steward, Tasman